pletamento della costruzione dello scurolo (“noviter fabricati”), di farne ornare la volta con stucco e profilature dorate e che a comporne il disegno2, da
tradursi successivamente in opera, sia Pellegrino Tibaldi.
Così inizia la vicenda della decorazione della volta dello scurolo, episodio che, come è noto, si segue nelle sue linee essenziali già negli Annali della
Fabbrica3, ma i cui dettagli appaiono sfumati e poco
chiari già dalle fasi iniziali dell’appalto dell’opera. Dopo la delibera dell’aprile 1570, infatti, nel luglio
Desidero ringraziare per le aperte discussioni e i suggerimenti John Alexander, Gianpaolo Angelini, Giulia Benati, Andrea Bonavita, Stefania Buganza, Ulderico De Piazzi, Mauro Pavesi, Francesco Repishti, Richard Schofield, Elena Uslenghi e Susanna Zanuso.
(1) 1570, 6 aprile; AVFDMi, Archivio Storico, O.C. 13, ff. 14r-14v; Annali della fabbrica del Duomo di Milano dal-
l’origine fino al presente, IV, Milano 1881, pp. 103-104: “Super
propositione facta in capitulo dicte fabricae, quod bonum esset facere aliquod ornamentum de stucho ad celum scuroli noviter fabricati in templo maiiori Mediolani, juxta alias ordinata per capitulum dicte fabricae, ut scurolus ipse habeat aliquam corispondentiam magnitudini dicti templi, super quibus praehabita diligenti consideratione, collectisque votis, ordinaverunt et ordinant celum dicti scuroli esse de prae- senti ornandum de stucho cum aliquo auro perfilato in dicto ornamento stuchi, prout res expostulat; sed prius faciendum esse modellum per dominum Peregrinum ingenierium dicte fabricae, eoque facto et viso ac firmato per dictum capitulum, postmodum quamprimum opus sive ornamentum ipsum esse
incipiendum et successive perficiendum, juxta formam dicti modelli ut supra firmati, eliguntque magnificos dominos pro- vinciales provinciae dicti templi simul cum domino rectore pro tempore ad praedicta exegui faciendum. Signatus Johannes Baptista vicarius generalis”.
(2) Il termine utilizzato nel documento è modellum, tuttavia che si tratti specificamente di un disegno è chiarito in un documento successivo (11 maggio) nel quale si ribadisce che Pellegrino debba comporre prima possibile il disegno per l’ornamento in stucco e oro della volta dello scurolo, perché possa poi essere comparato con disegni presentati da periti nel- l’arte dello stucco, affinché il capitolo della cattedrale scelga a suo piacimento (1570, 11 maggio; AVFDMi, Archivio Storico, O.C. 13, f. 17r: “Item ordinaverunt et ut supra quod Peregrinus de Peregrinis ingenierius predicte fabricae quam primum faciat dessignum seu modellum circa ornamentum scurolli noviter fabricati in templo maiioris Mediolani, iuxta alias ordinata per praedictum Capitulum sub die proxime presente, deindeque exponantur caedule in locis solitis, quod predicta fabrica vult ornari facere scurolum ipsum de stucho et auro in praesentiam, ad effectum ut omnes in simili opera peritos possint comparere et sua designa et modella exhibere, et eis per predictum Capitulum visis, possit exinde per predictum Capitulum deliberari circa dicta designa et modella prout eis placuerit”). L’oscillazione nei documenti tra i termini “des- signus” e “modellus” (“dessignus seu modellus”, come in questo caso) è del resto molto comune e ben nota.
(3) La vicenda trova infatti riscontro già in G. ROCCO, Pelle-
grino Pellegrini: l’architetto di S. Carlo e le sue opere nel Duomo di Milano, Milano 1939, pp. 73-80; A. SCOTTI, L’ar-
chitettura religiosa di Pellegrino Pellegrini, in “Bollettino
CISA A. Palladio”, XIX, 1977, pp. 221-250 (in particolare nota 18); A. SCOTTI, Un disegno di architettura militare di Pellegrino
Pellegrini e qualche riflessione a margine di alcuni fogli, in
“Studia Borromaica”, 11, 1997, p. 123, e poi recentemente in A. MORANDOTTI, Milano profana nell’età dei Borromeo, Milano
2005, p. 238; qualche osservazione ancor oggi interessante in G. ROCCHI, Di alcune architetture attribuite a Pellegrino
Tibaldi: valutazione, in “Arte Lombarda”, 94-95, 1990/3-4, p.
37.
Jessica Gritti
Pellegrino Tibaldi e la volta dello scurolo
del Duomo di Milano
dello stesso anno i registri delle Ordinazioni Capi-
tolari della Fabbrica parlano di una pubblica
chiamata per disegni da parte di chi volesse con- correre all’appalto4, anche se pochi giorni dopo i
disegni scelti, comparati con quelli degli altri con- correnti, sono comunque quelli dell’“ingegner Pel- legrini”5, che vengono allora sottoposti al parere di
Alessandro Caimi6, in particolare rispetto alla scelta
(4) 1570, 11 luglio; ASDMi, Sezione X, Metropolitana, 63, f. 3: “Se da noticia ad ogni persona qualmente li reverendi illu- strissimi et magnifici signori Deputati della Veneranda Fabricha della chiesa maggiore de Milano voleno dar via la impresa di mettere a stucho il cielo del scuruolo della predicta chiesa con molti belli ornamenti d’oro et magnifico in detto ciclo et quelli che voranno tuorre detta impresa habbiano de far uno modello overo disegno per tal opera. Et però se gli è alcuna persona che voglia tuorre a far detta impresa, voglia comparire inanti alli prefati signori Deputati con il detto suo modello overo dissegno, il dì de giobbia che sarà alli 20 del presente mese di luglio a hore 20 in circa. Perché in tal giorno li predicti signori Deputati, visti tal modelli et dissegni deli- berarano poi quello vorranno fare circa detti modelli, et dis- segni et come meglio piacerà alli predicti signori Deputati”. Un accenno in questo senso vi era stato anche nella delibera dell’11 maggio 1570 (1570, 11 maggio; AVFDMi, Archivio
Storico, O.C. 13, f. 17; cfr. nota 2).
(5) 1570, 20 luglio; AVFDMi, Archivio Storico, O.C. 13, ff. 28v- 29r; ASDMi, Sezione X, Metropolitana, 63, ff. 1v-2r; Annali..., cit. nota 1, IV, p. 105: “Predicti reverendi et magnifici domini Deputati, visis per eos modellis seu designis exhibitis per peritos in arte stuchi [...] cottectis votis conclusus fuit modellum per dictum dominum Pelegrinum factum eis magis placere dummodo poni possit in opere stuchi ita pulchre ut osten- ditur in paginas et propterea ut id cognosci possit. Ordinaverunt quod magnificus dominus rector dictum modellum domini Pelegrini defferat magnifico domino Alexandro Caiimo et ei refferat illud placere venerabile capitulo qualiter ita pulchre in opere poni possit, ut est in pictura ideoque ipse consi- deret, an effiges ille quae sunt in dicto modello debeant esse ut dicitur de basso rilevo vel an aliquid ei sit addendum aut detrahendum pro eius perfectione et intellecta opinione dicti domini Alexandri, eam in dicto venerabile capitulo refferat. Signatus Johannes Baptista Castellus vicarius generalis”. (6) Questi potrebbe essere identificato con l’Alessandro Caimi
di realizzare le figure in basso rilievo.
Il documento del 6 aprile 1570 testimonia il primo caso in cui, all’interno dell’ormai plurisecolare can- tiere del Duomo, ci si affida a un tipo di tecnica decorativa che certamente non rientra nella tradi- zione della cattedrale. L’apparente completezza della documentazione successiva, concernente l’opera realizzata, non illumina tuttavia su problemi che non sono legati alla contingenza della decora- zione stessa e alle scelte formali, a parer nostro inserite in un proprio e specifico canale interpre- tativo. La piana e consueta formula “Super propo-
sitione facta in capitulo dictae Fabricae, quod bonum esset facere aliquod ornamentum de stucho ad coelum scuroli” non permette di capire anzitutto a chi si debba l’idea di adoperare lo stucco per decorare un ambiente che negli intenti dei Deputati e soprattutto dell’arcivescovo si configura da subito come il centro dei maggiori interessi7. Appare
comunque chiaro, anche in questa operazione, il ruolo rilevante di Carlo Borromeo, che deve giu- dicare i soggetti (“figure, immagini e misteri”) che comporranno la decorazione, come consta dall’ap- provazione dell’opera che giunge il 31 luglio 15708.
che compare nell’intestazione di due degli elenchi delle cap- pelle da costruirsi al Sacro Monte di Varallo secondo il pro- getto di Galeazzo Alessi contenuto nel Libro dei Misteri, citato come “gentiluomo milanese” che ha “visto et aprobato” il pro- gramma e che era prefetto della Fabbrica di Santa Maria presso San Celso negli anni alessiani (per l’identificazione del personaggio si veda S. STEFANIPERRONE, L’urbanistica del
Sacro Monte e l’Alessi, in Galeazzo Alessi e l’architettura del Cin- quecento. Atti del convegno internazionale di studi, Genova
1975, pp. 501-516, in particolare p. 506 e 509). Compare per esempio nei documenti di Santa Maria presso San Celso pubblicati da Nicole Riegel in relazione alla facciata della chiesa (1563, 3 aprile: ASDMi, Libro di cassa; cfr. N. RIEGEL,
Santa Maria presso San Celso in Mailand. Der Kircherbau und seine Innendekoration 1430-1563, Worm am Rhein 1998,
p. 426) e quelli editi da Baroni nel 1566 e nel 1570 (C. BARONI, Documenti per la storia dell’architettura a Milano
nel Rinascimento e nel Barocco, I, Firenze 1940, p. 260 n. 324
e pp. 263-264 n. 337), nel secondo documento, del 5 set- tembre 1570 stipula tra l’altro il contratto per la realizzazione del coro ligneo, su disegno di Alessi, con l’intagliatore Paolo Gazza, che come è noto realizzò anche il coro del Duomo. Caimi viene menzionato, inoltre, da Martino Bassi nei Dispareri come “gentil’huomo di questa città honoratissimo, integerrimo, et nelle cose d’architettura intendentissimo” (M. BASSI,
Dispareri in materia d’architettura et perspettiva con pareri di eccellenti, et famosi architetti, che li risolvono, Brescia 1572,
p. 12). Probabilmente si tratta anche del giureconsulto milanese che nel 1556 fa coniare una medaglia nella quale si proclama amatore delle belle arti, iscritta ALEXAND(ER) CAYMUSP(ETRI)
PAULIF(ILIUS) MEDIOL(ANENSIS) I(URIS) U(TRIUSQUE) D(OCTOR) ETBON(ARUM) ART(IUM) AMATORMDLVI, della quale si trova
una copia nella Collezione Kress della National Gallery of Art di Washington (G.F. HILL, G. POLLARD, Renaissance medals
from the Samuel H. Kress Collection at the National Gallery of Art, London 1967, p. 65, n. 347b; J.G. POLLARD, Renaissance
medals, volume one, Italy, New York-Oxford 2007, p. 411, n.
397; cfr. anche G. TODERI, F. VANNEL, Le medaglie italiane del
XVI secolo, Firenze 2000, II, p. 509, n. 1512). In merito agli
stucchi dello scurolo Alessandro Caimi sembra coinvolto per una perizia rispetto a un’operazione in realtà già decisa, ma comunque precedentemente alla delibera definitiva. (7) Si ricorda che, sebbene nel cantiere del Duomo l’uso dello
stucco sia assai raro e fino a questo momento pressoché ine- sistente, a Milano questa tecnica, non solo per la decorazione degli interni dell’edilizia civile, ma anche per quella reli- giosa, era invece, come altrove, piuttosto diffusa (affiancata anche in diversi casi alla terracotta). Da questo punto di vista quindi, al di là delle possibili considerazioni legate strettamente al cantiere del Duomo, non stupisce particolarmente che si sia scelto di adottare lo stucco, che consentiva una lavorazione veloce e allo stesso tempo efficace dal punto di vista della resa decorativa, per ornare un ambiente prezioso e riservato come quello dello scurolo.
(8) 1570, 31 luglio; AVFDMi, Archivio Storico, O.C. 13, f. 30v-31r; ASDMi, Sezione X, Metropolitana, 63, ff. 2r-3r;
Annali, cit. nota 1, IV, pp. 105-106: “Visoque etiam in ipso
Capitulo dessigno seu modello alias confecto in forma parva per dominum Peregrinum ingenierium ipsius fabricae et ipsius modelli quadam predicte in forma ipsa sub qua executioni mitti debet et super eo adhibita diligenti consideratione et ad peritiam magnifici domini Alexandri Caiimi in ipsa scientia periti, ad hoc ex ipsius Capituli ordine vocati, omnibusque ad amussim perspectis et votis collectis. Ordinaverunt et ut supra: ornamentum faciendum in scurolo ecclesie maiioris Mediolani in opere stuchi et in auro cum figuris imaginibus ac misteriis decernendis per illustrissimum et reverendissimum cardi- nalem Borromeum Mediolani archiepiscopum laborari ac fieri debere ad formam ipsius dessigni sive modelli dicti domini Peregrini, sed agat quantum comode fieri possit ut loca infe- riora in quibus aliqua pars historie videlicet domini nostri Yesus Christi ponenda est, sint ampliora quod nunc sunt, ut maiorem similitudinem ac proportionem habeant cum locis in medio positis. Item ordinarunt quod opera dicti ornamenti non ponantur ad incantum sed deputaverunt ac deputant prae- dictos reverendum dominum Specianum, illustrissimumque dominos Comitem Sfortiam Moronum et Johannem Arcim- boldum, ad tractandum de conficiendo ornamento predicto cum petitionibus in arte praedicta, prout eis magis ac melius consultum Fabricae pro decore predicto videbitur. Quodque predicti magnifici domini comes Belgioijosus et Litta id opus faciendum esse per litteras seu nuntios notificent et in lon- ginquis partibus ubi eis videbitur adesse ac reperire posse peri- tiones in dicta arte, ut, si eis libuerit, venire possint ad susci- piendum ac efficiendum opus predictum. Signatus Johannes Baptista vicarius generalis”. Un aspetto rilevante di questa
Il disegno di massima approvato dai Deputati, come notato già da Rocco9, può con molta probabilità
essere identificato con quello conservato all’interno della Raccolta Ferrari della Biblioteca Ambrosiana
di Milano (cod. S. 148 sup., n. 5 - fig. 2)10. Si tratta
di uno schema dell’impostazione generale della volta, che deve essere servito per mostrare le par- titure che si desiderava fossero decorate in stucco e per dare un’idea della collocazione delle figura- zioni al loro interno. Le cornici e le figure sono infatti schizzate velocemente e prive di particolari, ma già in una sequenza compositiva che sarà sostan- zialmente quella definitiva, in particolare le grandi delibera è inoltre la decisione che l’opera non venga assegnata
all’incanto, ma a esperti nell’arte dello stucco convocati appo- sitamente: si ricorda che l’assegnazione dei lavori ad incanto, non molto frequentata in realtà in Lombardia, era una delle pratiche caldeggiate proprio da Pellegrino Tibaldi e ampia- mente criticata in Duomo successivamente. In questa specifica occasione si esplicita che la decisione spetta a Cesare Spe- ciano, al conte Sforza Moroni e a Giovanni Arcimboldi, che pensano che la convocazione di maestri ad hoc sia più appro- priata per la migliore riuscita dell’opera e affidano il compito di cercarli al conte Belgioioso e al conte Litta.
(9) ROCCO, Pellegrino Pellegrini..., cit. nota 3, p. 77; Rocco tuttavia interpreta tutte le figurazioni inserite in questo disegno come previste a bassorilievo e attribuisce l’iniziativa di sosti- tuirle con statue a tutto tondo a Francesco Brambilla in fase esecutiva, con un parziale giudizio negativo. Questa lettura può essere oggi forse parzialmente revisionata, proprio in virtù della propensione di Pellegrino per la plastica a tutto tondo e da indicazioni in questo senso contenute nelle delibere della fabbrica già in fase progettuale (si veda oltre).
(10) Pellegrino Tibaldi, Disegno degli ornati di stucco della
volta del sotterraneo al coro detto lo scurolo, BAMi, Raccolta Ferrari, tomo I, ms. S. 148 sup., n. 5; cm. 26,7x42,8; penna
a inchiostro ocra su carta, acquerello ocra; preparazione a punta metallica e compasso per lo schema generale, a matita per le figure e decorazioni; iscrizioni: in basso a destra, “Tutte le figure sarano Propheti et Sibille ch’anno predetto lo aveni- mento di Christo / et angioli con li misterii dela passione con altri hornamenti co’ dechoro di pictura / oro e stucchi di rilievo”; sul verso, “scurolo del Duomo”. Il disegno rappre- senta metà della volta dello scurolo del Duomo, di cui è decorato soltanto il quarto di destra, poiché si presuppone che le altre parti fossero a esso speculari, anche se probabil- mente (come evidenziato dall’opera realizzata) non identiche nelle figurazioni.
Fig. 2. Pellegrino Tibaldi, Disegno degli ornati di stucco della volta del sotterraneo al coro detto lo scurolo, Milano, Biblioteca Ambrosiana.
figure di angeli concepite fin dall’inizio e che rap- presenteranno, come vedremo, la parte dell’opera considerata più importante. Il disegno contiene in sé l’indicazione che i soggetti rappresentati debbano essere profeti e sibille che hanno predetto l’avvento di Cristo e angeli con i simboli della passione e che le decorazioni siano in pittura, stucco e oro11.
Finalmente il 7 settembre 1570 si forma il con- tratto con lo stuccatore cremonese Giovanni Battista Cambi detto il Bombarda12, che deve eseguire l’opera
in stucco e oro, secondo il disegno realizzato da Pellegrino Tibaldi, entro un anno, per il compenso di 850 scudi d’oro, che comprendevano anche i materiali a carico dello stesso Bombarda, esclusi i ponteggi13. Nel contratto si specifica che il disegno
della volta è stato dato a Bombarda stesso e che gli verrà poi consegnato il disegno per le volte delle scale, segnalando che nell’elaborato dovevano essere indicate in giallo le parti che avrebbero accolto le dorature. Bombarda riceve due giorni dopo in acconto la somma di trecento scudi14.
Dalla controversia piuttosto nota15sorta successiva-
mente, che portò all’allontanamento di Bombarda dalla Fabbrica e al sollevamento dall’incarico degli stucchi, si evince che dopo la stipula del contratto lo stuccatore non ricevette i disegni di dettaglio che Pellegrino avrebbe dovuto realizzare e che dovevano costituire la traccia per la traduzione in opera delle figurazioni, tanto che il 19 ottobre dello stesso anno i Deputati ordinano a Pellegrino stesso di realizzare e consegnare detti disegni a Bombarda di lì a un mese16. Tuttavia soltanto l’11 gennaio
1571 si delibera il compenso di Pellegrino17: si sta-
(11) L’opera realizzata, come vedremo più avanti, corrisponde solo in parte a queste indicazioni: in particolare non vennero mai realizzate le profilature dorate previste e finora non si è rintracciata documentazione su eventuali parti dipinte, vero- similmente inserite nelle cornici al centro delle partiture decorative (quelle attuali sono vistosamente non coeve). In merito ai soggetti la delibera del 31 luglio 1570 contiene, inoltre, un’indicazione tuttora oscura, ovvero l’osservazione di premurarsi che i “loca inferiora”, dove sono da porre le storie di Gesù Cristo, siano più ampi, perché si uniformino e pro- porzionino meglio con le altre parti poste nel mezzo. Attual- mente non siamo in grado di spiegare a cosa corrispondano queste indicazioni, poiché non vi è traccia nell’opera rea- lizzata di queste Storie di Gesù Cristo. L’idea che inizialmente fosse l’ornato stesso della volta a prevedere una decorazione istoriata (G. MIGLIORE, Lo scurolo del Duomo di Milano, tesi
di laurea, relatore L. Patetta, Poltecnico di Milano, aa. 1995- 96), sembra per lo meno difficile, si dovrebbe in tal caso pre- supporre che vi fosse un primo progetto di Pellegrino di cui oggi non resta alcuna traccia e che contemplasse anche una suddivisione generale degli ornati della volta molto diffe- rente, dovendo accogliere delle storie al suo interno (volendo credere che le tabelle previste all’interno della decorazione siano troppo piccole per accogliere un ciclo istoriato), e che il disegno conservato presso la Biblioteca Ambrosiana di Milano (cfr. nota 10) costituisca dunque un progetto suc- cessivo, del quale però non emergerebbe alcuna traccia docu- mentaria. Anche nel momento in cui avviene un avvicenda- mento nelle maestranze si ribadisce, infatti, che i disegni sono gli stessi approvati dall’inizio e le differenze riscon- trabili tra il disegno e l’eseguito non riguardano comunque l’im- postazione generale dell’opera o un radicale cambiamento di soggetti.
(12) Per le notizie biografiche su Giovanni Battista Bombarda si veda A. DELGIUDICE, ad vocem, in Allgemeines Künstler-
lexicon. Die Bildenden Künstler aller Zeiten und Völker, 15,
München-Leipzig 1997, p. 656.
(13) AVFDMi, Archivio Storico, O.C. 13, ff. 35v-36v; il con- tratto si trova integralmente in ASDMi, Sezione X, Metropo-
litana, 63, ff. 5r-9v, copia identica in AVFDMi, Archivio Storico, cart. 189, capo XVIII bis, fasc. 2; Annali..., cit. nota
1, IV, pp. 106-108.
(14) AVFDMi, Archivio Storico, R. 342a; AVFDMi, Archivio
Storico, R. 748, f. 156; ASDMi, Sezione X, Metropolitana, 63,
f. 11.
(15) Le notizie relative alla controversia con lo stuccatore cremonese sono già accennate in ROCCO, Pellegrino Pelle-
grini..., cit. nota 3, pp. 81-83. Per motivi di completezza ci si
limita qui a riassumere la questione, puntualizzando su alcuni aspetti che si ritengono utili per la comprensione delle vicende successive.
(16) 1570, 19 ottobre; AVFDMi, Archivio Storico, O.C. 13, f. 40; ASDMi, Sezione X, Metropolitana, 63, ff. 11v-12r. (17) 1571, 11 gennaio; AVFDMi, Archivio Storico, O.C. 13, f. 56: “Predicti magnifici domini dellegati, visa prius per eos ordi- natione dicte sue electionis et dellationis per capitulum ipsius fabricae facta sub die 19 mensis octobris proxime presente, effectus ad decernendum condignam mercedem domino Pere- grino de Peregrinis praedictae fabricae ingenierio pro confec- tione modelli seu designi super quo firmatum est fieri debere ornamentum scuroli ecclesiae maiioris predicte, habitoque insimul inter eos colloquio, ac habita diligenti consideratione tam inventionis et studii quod sedulitatis ac laboris pro eo con- ficiendo, necnon et assumptis debitis informationibus a peritis in dicta arte, omnibusque consideratis vigore facultatis sibi in dicta sua dellegatione atribute. Ordinaverunt et ordinant ac taxaverunt et taxant mercedem predictam in scutis centum auri et in auro, dandis et solvendis per dictam fabricam ipsi domino Peregrino videlicet medietatem de presenti, et alteram medie- tatem postquam ipsum dessignum fuerit perfectum ac tra- ditum domino Baptistae ad structuram ornamenti dicti scuroli electo, scilicet cum quadris sixagintaquattuor, atque cum in eis inscriptis seu designatis hystoriis vite et … domini domini nostri Yesus Christi ac appostolorum et aliorum sanctorum prout ei Domino Peregrino decretum fuerit per reverendum