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La percezione e la prevenzione del rischio della popolazione italiana

CAPITOLO II- L’UE E I RISCHI CATASTROFAL

5.1 La percezione e la prevenzione del rischio della popolazione italiana

Il CINEAS è un consorzio universitario no profit 253, fondato dal Politecnico di Milano nel 1987, con lo scopo di diffondere cultura e formazione manageriale nella gestione globale dei rischi e dei sinistri, creare nuove competenze e professionalità specializzata, e rappresentare il cardine tra il settore assicurativo, industriale, istituzionale, sanitario e il mondo accademico. Tra settembre e ottobre del 2010 ha realizzato un’indagine quantitativa, su un campione di 1200 individui residenti in zone a rischio calamità naturali, su tutto il territorio nazionale. Lo scopo dell’indagine è stato quello di verificare 254

: 1. Il livello di consapevolezza rispetto al rischio potenziale; 2. La diffusione di interventi di prevenzione;

3. La conoscenza e le informazioni relative alle modalità di gestione degli eventi calamitosi;

4. Il tipo di esperienza vissuta;

5. L’efficacia di un potenziale sistema assicurativo contro i rischi da calamità naturale;

6. Il livello di propensione alla sottoscrizione di un’assicurazione contro i rischi da calamità naturali.

Dall’indagine emerse che la maggior parte del campione risiedeva in zone soggette a più e diversi rischi naturali come terremoti, frane e alluvioni. Il 75,4% degli intervistati risultava avere la percezione di vivere un rischio da calamità naturale in misura maggiore rispetto ad altri paesi europei, principalmente legata al rischio sismico. Il 32,5% di chi viveva in zone sismiche riteneva che gli interventi di prevenzione fossero effettuati spesso o qualche volta, mentre per chi risiedeva in aree colpite dalle altre catastrofi naturali la percentuale risultò

253 www.cineas.it 254

R. Stoppa, Rischio da calamità naturali, la percezione dei residenti in zone ad elevato rischio sismico, frane o alluvioni, di 12 novembre 2010

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maggiore. Il 27,4% delle persone che risiedevano in zone altamente sismiche non avevano progettato o adeguato la propria abitazione secondo modalità antisismiche.

Su 1200 intervistati 255 all’incirca 580 persone, dichiarò di aver subito danni e circa 190 di aver ricevuto un contributo totale o parziale destinato al risarcimento, dopo all’incirca 5 anni. Tra chi effettuò la stima dei danni solo il 9,2% sostenne di aver ottenuto l’intero risarcimento, mentre chi non lo aveva ancora ricevuto si aggirava intorno al 43% , mentre il restante 47,7% affermava di aver ricevuto solo una parte del risarcimento o solo la quota a titolo contributivo.

Il 19% degli intervistati riteneva efficace il modello di cui si avvaleva lo stato per risarcire i danni, che tuttora persiste, in cui il Governo interviene solo dopo il verificarsi della catastrofe con provvedimenti ad hoc per reperire capitali sufficienti per effettuare gli interventi di soccorso, emergenza e ricostruzione. Le motivazioni dei rispondenti erano collegate:

1. Alla convinzione che spetti allo stato l’assistenza dei cittadini; 2. Che lo stato fornisca un aiuto certo agli abitanti nelle zone a rischio;

3. Al fatto che lo stato non obblighi il cittadino alla sottoscrizione di un’assicurazione nei confronti degli stessi;

4. All’inesistenza di discriminazioni tra i cittadini residenti in zone rischiose e quelli in zone non rischiose;

Invece il 75,4% lo riteneva non efficace e le motivazioni degli stessi rispondenti risiedevano nel fatto che:

1. I comuni non erano incentivati a realizzare una corretta pianificazione territoriale per un’adeguata prevenzione;

2. L’erogazione dei contributi risultava poco trasparente;

3. L’incertezza nel ricevere un contributo adeguato al danno subito;

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R. Stoppa, Rischio da calamità naturali, la percezione dei residenti in zone ad elevato rischio sismico, frane o alluvioni, di 12 novembre 2010

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4. Tempistiche di erogazione dei contributi eccessivamente lunghe; 5. Illusione di una copertura statale priva di costi;

6. Gli stessi cittadini risultavano non sensibili ai criteri e alle norme di riduzione del rischio;

7. Valutazione dei danni non rigorosa a livello tecnico-economico.

Il 65% del campione si dichiarava favorevole all’adozione di un sistema di gestione Misto in cui lo stato e le assicurazioni garantiscono il risarcimento dei danni subiti, a fronte di un premio assicurativo a carico dello stesso cittadino, l’87% di coloro che ritenevano efficace la soluzione assicurativa, erano dell’idea che il sistema misto potesse comportare un miglioramento rispetto alla gestione degli interventi post catastrofe, mentre non risultò di questa opinione 36,8 % 256. Dall’indagine emerse 257

:

1. Un’elevata percezione al rischio: gli individui risultavano consapevoli di vivere in zone a rischio, e l’89% sapeva di vivere in zone a medio-alto rischio sismico;

2. Scarsa prevenzione: solo il 45% affermava di vivere in case costruite o adeguate ai criteri antisismici;

3. Inefficienza del sistema: una soluzione potrebbe essere l’adozione di un sistema misto dato dalla cooperazione tra stato e assicurazioni;

4. Elevata propensione per una polizza contro i rischi calamità: che potrebbe raggiungere una maggior percentuale se l’importo potesse essere dedotto dalle tasse.

Adolfo Bertani, Presidente del CINEAS, alla luce dei risultati prodotti dall’indagine affermò 258

che lo Stato Italiano non avrebbe più dovuto ricorrere ai decreti di urgenza post catastrofe perché, sia a livello economico che sociale,

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R. Stoppa, Rischio da calamità naturali, la percezione dei residenti in zone ad elevato rischio sismico, frane o alluvioni, 12 novembre 2010

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A.Bertani, Calamità Naturali:assistenzialismo o prevenzione?, Milano 12 novembre 2010, pag.11

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risultavano non più attuabili, “Una soluzione per lo stesso Presidente potrebbe essere una specifica legge sul finanziamento dei danni da calamità naturali”. Nonostante questa indagine risalga al 2010, dopo quasi 7 anni niente è cambiato se non l’esposizione sempre più frequente del nostro paese alle calamità naturali. Il nostro Stato avrebbe dovuto già dotarsi di una legge in materia, visto che il 75% della popolazione che all’epoca risiedeva nelle zone a maggior rischio, risultava insoddisfatta degli interventi post catastrofe da parte dello stesso. Dopo gli ultimi eventi sismici che hanno devastato il Centro Italia, e i cospicui impegni di spesa per la ricostruzione, che il nostro Stato si è assunto dal 2009 dovrebbero quindi convincerlo del fatto che non può più, ex-post, provvedere personalmente alla ricostruzione ma dovrebbe ricorrere al mercato delle coperture assicurative dotandosi di uno specifico sistema di Risk Financing.