5. Youssou 5 Febbraio
5.2.2. Percorso migratorio e inserimento in Italia
Youssou è arrivato in Italia l'undici settembre del 2004; gli chiediamo come si trovi per adesso, e lui risponde:
"Eh!.. Sai che io sono venuto qui per cercare soldi [ride] tu lo sai! Lo sai che io sono uno [...] come si chiama in Italia? [...] lavoro con il governamento de Senegal, sono un insegnante de francese [questo particolare ci sfugge, sul momento capiamo che lavora per il governo], io fatto domanda a questo governamento, vuoi andare emigrato per quattro anni, si... si va bene posso dimissionare, se non va bene, io ritorno."
Chiara: "Ma se va bene torni comunque, oppure rimani qui?" Youssou: "Rimani qua."
Chiara: "Ah rimani qua?? Per sempre? "
Youssou: "Eh, non lo so! Non lo so, si trovo qualcosa chi puoi rimanere qui [...]" Ci dice che sua moglie è in Senegal, e si mostra perplesso all'idea di farsi raggiungere da lei nel caso che finisse per restare qui. Sembra non dare molta importanza alla cosa, tanto che gli chiedo: "Non ti dispiace che siete così lontani? "
Youssou: "Sì! Ma che fa?... che fa?... così è la vita!" la sua espressione preferita!
Gli domandiamo se gli piacerebbe che lei venisse a conoscere l'Italia, la sua vita attuale, risponde di sì, ma specificando: "per un mese o quindici giorni, poi ritorna, va bene." Chiara: "E perché a vivere no?"
Risponde che è soltanto un problema di soldi: vivere qui con la moglie sarebbe troppo costoso.
Hanno tre figli, due femmine di sei e quattro anni, e un maschio di due anni, che è nato, ci
160 Audio min. 10.30. 161 Audio min. 20.07.
racconta, il giorno in cui lui ha ottenuto il Visto per l'Italia; aveva meno di venti giorni quando è partito, e da allora non l'ha più rivisto.
Non ha ancora idea di quando tornerà a trovarli.
Torniamo a parlare del suo lavoro, quello che fa qui162, e quello che faceva in Senegal, perché all'inizio non avevamo afferrato bene la situazione; viene fuori così la sua laurea in lingue, e la passione per il lavoro di insegnante, che ha dovuto lasciare (momentaneamente) solo per questioni economiche... ancora una volta tutto è subordinato ai soldi. Il fatto che insegnare gli piacesse, sembra non essere minimamente determinante: se dovesse trovare qui un buona occupazione, rinuncerebbe senza incertezze al suo lavoro nonché alla convivenza con la sua famiglia e al suo paese!
5.2.3. Vita sociale in Senegal e in Italia163
Gli chiediamo se in Senegal partecipasse a qualche associazione, fosse impegnato socialmente in qualche maniera;
Youssou: "La politìca!" Martina: "La?"
Youssou: "La politìca..."
Martina: "Ah facevi politica! Ti occupavi di politica?"
Youssou: "La... della democrazia! Con l'actual... Il Presidente ora." [...]
Martina: "E cosa facevi? [...] in che modo partecipavi alla vita politica?"
Youssou: "La comonità... Come si chiama? La comunità senegalese dietro me, io... a Ziguinchor sempre, io lavoro a Ziguinchor, e sono il Secreterio Generale de Ziguinchor [...]"
Ci spiega che fino a qualche anno fa tutta la regione meridionale faceva parte di uno stesso dipartimento amministrativo, la Casamance, mentre adesso è divisa in due, una delle quali fa capo a Ziguinchor; ci sembra di capire che lui sia il Segretario Generale del partito governativo non solo per la città di Ziguinchor, ma per tutta la regione corrispondente. Ci dice poi di sua spontanea iniziativa che lì convivono molte etnie e ce le elenca. 164
Una volta partito da Senegal è stato quattro giorni a Parigi, ma aveva già intenzione di venire qui.
Chiara:"Sei passato perché era più semplice che entrare in Italia?" Youssou (annuendo): "Entrare in Italia..."
Chiara: "Ma entrare in Francia è facile dal Senegal?"
Annuisce. Ci spiega che in quanto funzionario del Governo ha delle agevolazioni per ottenere il Visto alla volta della Francia.
[...] 165
Martina gli chiede che cosa gli manchi di più del Senegal: "Mia moglie! [e il suo tono sembra dire "è ovvio!"]... i miei bambini!"
Chiara: "E del paese in generale?... Queste sono delle persone che ti mancano, no? ma c'è qualcosa che ti manca..."
Youssou: "Le relazione... le relazione... Qui: lavoro-casa. Sempre. Non c'è divertimenti, non c'è nulla."
Martina lo incalza per entrare più a fondo nella questione: gli fa notare che la giornata lavorativa in Senegal dura otto ore proprio come da noi, e chiede: "E quindi cosa cambia
162 Tra il minuto 25.00 e 26.00 sono stati fatti tagli nell’audio, sempre con lo scopo di tutelare la privacy
dell’intervistato.
163 Audio min. 27.21. 164 Audio min. 30.24. 165 Audio min. 32.00.
quando arrivi a casa e..."
Youssou: "Ma c'è la famiglia, la grande famiglia!!! Lì [ intende "qui"] sono solo due!" [...]
Youssou: "Issa e Moustapha, lo conosce Moustapha? [...]"
Scopriamo a questo punto che Moustapha è nipote di Youssou. Chiara è confusa e si mette a ridere, ovviamente di sé, poiché fa confusione con le parentele e le coabitazioni delle persone che intervistiamo, ma lui subito si scusa per il suo italiano, pensando che la sua ilarità dipenda da questo.
Ci dice che anche i rapporti con altri membri della comunità sono diversi da quelli a cui è abituato in Senegal, "Sono di altre zone, non si conosci bene..."; gli chiediamo allora se il progetto del ristorante non sia anche un modo per socializzare, risponde "Sì sì, soprattutto quello, sì. L'idea è così!"
5.2.4. Religione166
Martina: "Di che religione sei tu?" Youssou: "Musulmano"
Martina: "Tutta la tua famiglia?"
Youssou: "Sì ma c'è uno fratello sposato a una cristiana." Martina: "E come viene visto questo in famiglia?"
Youssou: "In famiglia è niente, mio padre è... multu bravo, capito tutti, li ha detto: - Fai come tu vuoi! -
Però c'è tutti le musulma... tutte le lingue nella mia... mia moglie è un' altra... non è Serere, non è Wolof, è Diola, altro ha preso Toucouleur, altro ha preso..."
Martina: "Un po' di tutto insomma!"
Youssou: "Tutto!!" (accennando una risata).
Martina: "Ma con che rito si sono sposati? Musulmano o cristiano?" Youssou: "Che?"
Martina: "Tuo fratello, con questa signora cristiana..." Youssou: "E' cristiano ora."
Chiara: "Ah, lui è cristiano?" Youssou: "No lei!"
Chiara: "Lei continua ad essere cristiana e lui continua ad essere musulmano? [Youssou annuisce] e il matrimonio era un matrimonio cristiano o era un matrimonio musulmano?"
Youssou: "No cris.. tutte le due... musulmano!! da noi è così." Chiara: "Non esistono matrimoni cristiani?"
Youssou: "Non si fanno da noi, la religione musulmana no..." Chiara: "Ma... se invece fosse un uomo cristiano che sposa..." Youssou: "NO!! No si fa, non si può fare!"
Chiara: "No?? Ah! un uomo cristiano non può sposare una musulmana, e invece un musulmano può sposare una cristiana!?"
[...]
Chiara: "E perché no?"
Youssou: "La religione l'ha vietato."
Chiara: "Ma è la religione musulmana che vieta a una donna musulmana di sposarsi con un cristiano, o è la religione cristiana che vieta a un uomo cristiano di sposarsi con una musulmana?"
Riceve una telefonata del cognato dal Senegal (che ci dice essere il sindaco di Ziguinchor) e la domanda cade nel vuoto.167
166 Audio min. 34.37.
167 L’audio è stato tagliato di alcuni minuti durante i quali Youssou parla con il cognato.
Quando riprendiamo Martina gli chiede se riesca a fare tutte le preghiere quotidiane anche qui in Italia.168
Youssou: "Ogni giorno, sì!!" Chiara: "Anche con il lavoro?"
Youssou , accennando una specie di risata: "La preghiera... per pregare... mi prendi solo cinque minuti, tre minuti. La mattina una volta, alle mezzo, alle cinque, alle sette e alle nove, basta!"
Martina: "Quindi non hai problemi."
Youssou: "No problemi: l'essenziale è se ho fatto le cinque preghiere de avere uno buono cuore, e basta! [ breve pausa ] Tutti è eguale per me [...] lavoro con tutti, li ascolti con tutti... Eh!"169
Gli domandiamo se ci siano ancora in Senegal persone che rimangono legate ai culti antichi senza appartenere a nessuna delle due grandi religioni, risponde "Ci sono sì [...] le animisti!" e a suo dire non solo tra gli anziani; sottolinea "Ci sono, eh, ci sono.", specificando poi, su nostra domanda, che si trovano soprattutto nei villaggi, pochi o nessuno nelle città.
5.2.5. Sanità occidentale, senegalese e medicina tradizionale170
Ci troviamo un po' in difficoltà a questo punto non sapendo come indagare il legame tra medicina tradizionale e religione; infine Martina dice:
"Ti volevamo chiedere effettivamente come la medicina tradizionale si inserisce all'interno della religione musulmana. Cioè come fanno a convivere insieme queste due cose?"
Youssou: "Uhm... La religione musulmani... dà una permissione a tutti per la salute... de cercare la salute. Si la... il vino è vietato per la religione musulmana, ma la religione musulmana ha detto: - Si questo vino te da la salute, prendilo. [? min. 44.50] Fai tutto per no fa perdere la vita. -
[...] Questa è un permissione della religione. Però si ce l'hai qualcosa... la testa mi fa male, tu mi dici: - Questo lo porti qui, va bene, e questo tu lo butto, va bene. - [da intendere: Starai meglio se farai un impacco con questo e verserai quest'altro.] io lo prendo."
Chiara: "Ok. E queste persone che... i medici della medicina tradizionale, no? sono cristiani, musulmani o animisti?"
Youssou (divertito dalla domanda): "De tutti! de tutti! Queste... racine... come si chiama? [...] le radici è per tutti! per tutti."
Martina: "E invece durante la tua vita hai mai avuto a che fare con gli ospedali? Ti sei mai sentito male per cui sei stato ricoverato in ospedale?"
[...]
Youssou (ancora più divertito): "Sì! In Senegal io vado sempre all'ospedale!" Chiara: "E perché vai sempre?"
Youssou: "Eh, si sono male io vado lì!" Chiara: "Ah, non c'è un dottore..."
Youssou: "Come qui?! Ogni persona hai un dottore?! No in Senegal!!... Non è così, non è così. C'è l'ospedale, e c'è un posto... uno posto dove pagare, altro posto dove no devi pagare. Si te senti male, c'è l'ospedale lì, così. Ma ogni persona il suo dottore, no!"
[...]
168 Audio min. 40.14.
169 In seguito ritratterà: per quanto ritenga la preghiera in sé molto importante, non considera essenziale farle
tutte e cinque ogni giorno, ciò che conta per lui è non violare i precetti morali della religione.
170 Audio min. 42.41.
Chiara: "I dottori stanno soltanto negli ospedali?" Youssou: "Gli ospedale... sì."
Chiara: "E se no vai dal dottore tradizionale." Youssou: "Tradizionale, è così."
Chiara: "E te da chi preferisci andare?" Youssou: "Da tutti le due."
Chiara: "Da che cosa dipende?"
Youssou: "Da che cosa... si... di prima, io vado all'ospedale, si no vedo niente, devo capire che è altra cosa."
Chiara: "Ma il dottore dell'ospedale, quando non capisce che cos'hai, ti dice: - Vai da un medico tradizionale -?"
Youssou: "Sì! sì sì sì sì!" Chiara: "Ah, lui te lo dice!"
Youssou: "Lui te lo dice: - Questo no posso niente - o - Questo è più veloce se tu vai lì -"
Chiara: "E lì come si chiama? C'è un nome per queste persone? Ti dicono: - Vai da... - ?"
Youssou: "Da trapati.. da trapraticien171. [...] questa è francese [...] de nostra lingua se dici di... come el Marabout: Serigne come un Marabout, conosci Marabout? Serigne. De... guérisseur. Un guérisseur. "
Ricontrolliamo con quale altro nome ci era stata indicata questa figura... Chiara: "Infatti: Faju Serigne"
Youssou: "Faju Serigne... faju Serigne c'est ,.. FAJU, faju se soigner, c'est... terapetì, terapetì."
Martina: "Terapeuta?"
Youssou: "Terapeuto. Serigne, è un Marabout, qualcuno come un dottore." Chiara: "Però il Marabout è musulmano..."
Youssou: "Musulmano, sì."
Chiara: " Il guérisseur può essere musulmano, può essere cristiano, o può essere animista...?"
Youssou: "Sì, così."172
171 Questa è la trascrizione fornitaci da Youssou. On-line abbiamo spesso incontrato queste figure con il
nome di tradipraticiens.
172 Come ha spiegato in seguito a Chiara, Faju Serigne indica non solo la figura del medico tradizionale, ma
anche, a seconda del contesto della frase, la medicina tradizionale in sé. Infatti, poiché faju significa "curarsi" (se soigner), quando è accompagnato da "docteur" o da “toubab” (“faju docteur” o “faju toubab”), indica la cura effettuata dai medici dell'ospedale tramite la biomedicina, mentre accompagnato da Serigne, indica la cura effettuata da questi ultimitramite la medicina tradizionale.
Inoltre durante questo preziosissimo chiarimento, siamo finalmente riuscite a comprendere la differenza tra "Serigne" e "Saltigué". Ci confondeva non poco il fatto che spesso i nostri interlocutori usassero alternativamente i due termini per indicare una stessa figura. In questa circostanza invece, avendo ormai compreso la parola "Serigne" (cfr. intervista di Yoro pg 205), ci è stato possibile, tramite la contrapposizione con quest'ultima, identificare le caratteristiche distintive dei Saltigué:
"Tutti i Saltigués si chiamano Serigne [ovviamente: si tratta in questo caso dell'accezione più vasta del termine, traducibile con "Signor" e dunque valida per qualsiasi persona di un certo riguardo], e sono dei
guérisseur. [...] Ma invece non tutti i Serigne sono Saltigués."
Non solo, ma anche tra i guérisseur (necessariamente Serigne, sempre nell'accezione vasta del termine) non tutti sono Saltigué: nell’insieme composito dei guaritori "les Saltigués sont les animist, la plu part.” Per ulteriori chiarimenti circa il termine Serigne cfr. intervista di Yoro pg. 205.
5.2.6. Matrimoni tra cattolici e musulmani173
Martina, tornando sul discorso precedente: "Mi dicevi che se sposi una donna cristiana non ci sono problemi, tuo padre non ti dice niente, e se sposi una donna che pratica ancora religioni animiste? uguale?"
Youssou: "Uguale!"
Martina: "Non c'è problema?"
Youssou: "Non c'è problema, no, no. Secondo la religione, non c'è problema. Uno uomo sposa una cristiana, no c'è problema, perché le figlio, sono musulmani. Si no si può, no deve prenderla."
Chiara: "Se la donna non vuole che i suoi figli siano musulmani deve sposare un cristiano."
Fa un cenno di assenso e aggiunge: "Si no, una colpa, una colpa grave per loro!" Chiara: "Fare un figlio che non sia musulmano?"
Youssou: "Sì, sì."
Youssou ci dice che ha ancora poco tempo da dedicarci perché deve andare a spedire i soldi in Senegal prima che chiuda l'agenzia.
5.2.7. Medicina tradizionale e occidentale a confronto174
Gli facciamo le ultime domande tornando al rapporto tra medicina tradizionale e medicina occidentale.
Chiara: "Quali sono le differenze più grandi tra la medicina tradizionale e la medicina occidentale? Tra la medicina degli ospedali e la medicina de..."
Youssou: "Non è uguale! Questa è scientifica, altra non è scientifica. Moderna: c'è la macchina che puoi vedere subito la maladia. Altre parti no si vede SUBITO la cosa." [...]
Chiara: "Come fanno a curarti, a sapere qual è la cura, se non vedono il problema?" Youssou: "Perché... di prima... la modernità che te dici: - Questa è una malatia, ce l'hai questa malatia. - Ma c'è dei guérisseur che puoi... si vede, eh, si vede. Non lo so com'è, ti vieni, ti dice: - Ti chiama Chiara, ce l'hai questo -"
Chiara: "Solo guardandoti?"
Youssou: "Guardandoti solo, o fare qualcosa, non lo so. Io credo, io credo, eh! [...] io ce l'ho una cosa, tu la metti qui..."
Chiara: "La cintura! [...]" (avevamo già sentito parlare di questa cintura che rende invulnerabili.)
Youssou: "Nomba [è il nome della cintura] [...] io ce l'ho, si la porto, non posso entrare un coltello, anche una pistola."
Chiara: "Allora uno quando va in guerra basta che si mette quella..." Youssou: "Sì!"
Chiara: "E allora perché tutti non usano quella? [poi tra sé e sé:] ma vabbè stiamo divagando."
Youssou: "C'è delli africano che fanno la guerra de 1939 a '45, tanti africano ritornano... capisco?"
Sarebbe stato interessante vedere come si spiegava il fatto che molti africani invece hanno perso la vita in guerra, ma il tempo stringeva, perciò siamo passate sopra a questa curiosità, dandogli corda.
Youssou aggiunge ridendo: "Alla fine, altri protagonisti, prende questi e li mette!!"
173 Audio min. 50.57
174 Audio min. 52.30.
5.2.8. Sangue 175
Martina gli domanda se nell'Islam o nei racconti tradizionali si dica qualcosa del sangue, ma lui non capisce e allora gli chiediamo se il sangue abbia un ruolo importante negli ambiti suddetti, ma ancora non capisce. Proviamo facendo un raffronto con la biomedicina, per la quale proponiamo l'esempio delle analisi del sangue, fondamentali per visualizzare in modo approfondito lo stato di salute, e gli diciamo "Volevamo sapere se, in un altro modo, per altre ragioni, il sangue ha altrettanta importanza anche o nella medicina tradizionale o nella religione musulmana."
Youssou: "Sì, no la religione... la medicina tradizionale dà un importante il singue... il singue, si c'è maladia, il singue te dà... d'acqua... non lo so questo. Se c'è una maladia de... de sangue... si può se fare... non lo so... Non posso parlare... difficile. Ma vuol dire... come la medicina moderna dà un'importanza del sangue, anche la medicina tradizionale."
Chiara: "Ma ci sono cure che si fanno con il sangue o per il sangue...?"
Non sapendoci rispondere dopo un attimo di esitazione cambia discorso, spostandolo sull'argomento più interessante e pertinente che gli viene in mente, ovvero la collaborazione tra medicina tradizionale e biomedicina: "Ora loro trova... lavorano insieme, ora, in Senegal. [momento di silenzio, poi prosegue:] C'è uno gruppo de loro, sempre va lì l'ospedale, a lavorare con loro."
[...]
Torniamo al sangue.
Martina: "E come si dice sangue in wolof?" Youssou: "Derete."
Martina: "Ma c'è solo una parola? Si dice solo così?"
La domanda cade nel vuoto perché Youssou è impegnato a scriverci la parola che ci ha appena detto.
Gli chiediamo poi se ci sia qualche relazione tra il sangue e il liquido seminale, come ci era sembrato di intendere dall'intervista di suo cugino.
Martina: "... Sangue bianco e sangue rosso; la parola è la stessa? E' questa parola?" Youssou: "Sì! déréte c'è due partito de sangue, de globule rouge e globule blanc, de questo, insieme, si fa il sangue."
Chiara (a voce bassa, come tra sé e sé): "Ah! Allora è tutta un'altra cosa!"
Youssou pensa allora di non aver capito la domanda, ma gli diciamo che probabilmente eravamo noi ad aver frainteso la precedente intervista; ne parliamo ancora un po' e poi lasciamo cadere il discorso.
5.2.9. Donazione di sangue176
Gli chiediamo poi se secondo lui da quando è scoppiata la paura dell'AIDS sia cambiata la percezione del sangue, se la gente lo veda come una cosa pericolosa.
Youssou: "Sì, questo è pericolosa, ma se si fa bene, si può lo prendere e dare. Si per esempio te ce l'hai questo di 0 plus, io ce l'ho 0 plus, posso te dare mio sangue. E' già trat... è già fatto bene, puoi lo prendere... giusto?"
Chiara: "Sì certo, e te l'hai mai fatto?"
Youssou: "Sì, tante volte, io lo faccio sempre!!!" Chiara: "Anche qui in Italia?"
Youssou: "No, qui ancora no."
Chiara: "E a quanti anni hai cominciato?"
175 Audio min. 56.19. 176 Audio h. 1.02.10.
Youssou: "La prima volta io ero al lycée, a la scuola, la prima volta […] e ce l'ho mia carta, mia scheda, tutti! e se io, capisci, qualche parte c'è qualcuno ha bisogno de questo, si puoi lo dare io lo do."
Gli chiediamo se doni regolarmente o solo in occasioni particolari. Risponde "Due volte, tre volte, basta. Non è che sempre!"
Martina: "Bhè certo." Chiara: "E perché lo fai?"
Youssou (con un tono serio e impostato): "Per aiutare la gente. Questa è vita!" Chiara: "E te ti aspetti che se tu un giorno avessi bisogno di sangue..."
Youssou: "Perché io lo faccio! ma se lo fai... qualcuno lo fa, e se io ho bisogno de questo... non si sa mai!"
Gli domandiamo poi se creda che chi dona il sangue abbia più diritto di riceverlo a sua volta rispetto a chi non dona: "Ci sono due persone che hanno bisogno di sangue, c'è poco sangue, basta per una persona sola, ci sono due persone che hanno bisogno di sangue, una di queste persone dona sempre il sangue, l'altra non l'ha mai donato; a chi spetta?"
Ma prima ancora di aver ascoltato tutta la domanda ci dice: "Non è giusto [...] io do sempre, altri no danno mai. Non è giusto! Io solo non posso dare a tutti!! Deve parliamo alla gente: - Deve dare! deve dare... non si sa mai! - Puoi essere mio figlio, può essere mio parente, può essere mio amico, può essere qualcuno che non lo conosco... l'essenziale è de dare la vita a qualcuno. Aiutare qualcuno. Io lo faccio così."
Riproponiamo la domanda, mettendo questa volta lui stesso nella ipotetica situazione di essere un abituale donatore che si trova ad aver bisogno di sangue mentre questo scarseggia; nello specifico Martina sarebbe l'unica possibile donatrice della circostanza, e Chiara sarebbe l'altra persona che necessita il sangue e che però non l'ha mai donato. Gli chiediamo una decisione sulla destinazione dell'unica porzione disponibile, ma ci accorgiamo subito di aver orchestrato male la scenetta: non dirà mai che io devo morire