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Il periodico «La Parola e il Libro» e la linea bibliografica del regime fascista

2.7 1940: il questionario della Soprintendenza Bibliografica Risale al 4 ottobre 1940 la bozza di risposta ad un questionario d

3. I due Registri d'ingresso della biblioteca «E Pasini»

3.3 Il periodico «La Parola e il Libro» e la linea bibliografica del regime fascista

Quando la Biblioteca «E. Pasini» di Schio si associa alla F.I.B.P., il commissario straordinario di quest’ultima è già Leo Pollini. L’annata 1928 del periodico «La Parola e il Libro» si apre con un saggio del direttore, ancora Pollini, dove si chiarisce fin da subito come:

«la cultura, come la vita, è un campo di lotta, dove chi combatte si sacrifica e anela, si tortura e conquista per vincere: ne deriva un 132 Nievo, Ippolito, Le confessioni di un ottuagenario, Milano : A. Barion, 1926

133 Angelini, Pier Luigi, Quello che io devo al fascismo, Roma : Libreria del Littorio, 1928 134 Belluzzo, Giuseppe, Economia fascista, Roma : Libreria del Littorio, 1928

135 Corso, Giovanni, Lo stato fascista, Roma : Tipografia del Ministero dell'Interno, 1929

136 Miaglia, Maria, Mussolini : la vita e le opere narrate ai giovani, Roma : Libreria del Littorio, 1928

concetto gerarchico e non egualitario della cultura stessa. La cultura popolare, che tanto può influire sulla vita e sulla sanità morale di un popolo, deve avere delle solide, direi piatte, basi religiose, etiche, patriottiche, col bando più assoluto all’eclettismo superficiale ed insidioso che fu causa dei molti mali politico-religiosi dell’Ottocento.137»

Le biblioteche iniziano ad esser sempre più importanti, in quanto primo gradino delle organizzazioni culturali, più facilmente fruibili dal pubblico. Dal 1931 perciò la F.I.B.P. riprende la pubblicazione, interrotta nel 1927, di manuali bibliografici e guide di lettura. Leo Pollini scrive che «la biblioteca non deve formarsi per incrostazioni sovrapposte, come nelle rocce; essa deve nascere organica; in potenza ci devono essere già tutti i libri necessari.» L’idea che si vuole trasmettere è chiaramente che il valore di una biblioteca non è dato tanto da quanti libri essa possiede, ma quali: i libri necessari, fondamentali sono quelli dell’educazione di regime. I manuali bibliografici e le guide di lettura intendevano fornire in poco spazio e con pochi dati indicazioni precise su ogni argomento, costituendo «una indicazione di rotta sufficientemente sicura per chi non voglia perder troppo tempo in ricerche di orientamento personale […] Data la competenza particolare di ciascun compilatore di guide, in genere non sfugge nulla di veramente importante.138» La volontà di indirizzo del lettore è più che

evidente ed è fatta nello spirito fascista d’allora; aggiungiamo poi che in queste guide si dava una netta preferenza al libro italiano rispetto a quello straniero, specificando inoltre che «se proprio non si può fare a meno di ricorrere all’ausilio estero, si ricorre alle traduzioni italiane139».

Ed ecco che, dal gennaio 1933, il mensile «La Parola e il Libro» diventa organo ufficiale dell’Ente Nazionale per le Biblioteche Popolari e Scolastiche e 137 L. POLLINI, La biblioteca popolare in Italia, in «La Parola e il Libro», Milano : Federazione

Italiana Biblioteche Popolari, gennaio 1928, n°1, p.1

138 G. BIANCHI, Manuali bibliografici e guide di lettura, in «La Parola e il Libro» , Milano : Federazione Italiana Biblioteche Popolari, aprile 1931, n°4, p.197

il suo direttore è Guido Mancini. L’avvenire è ora sicuro sotto la gestione di questo nuovo Ente, «l’unico riconosciuto dalle gerarchie». Un saggio di Arrigo Solmi sulla storia delle biblioteche, comparso sul primo numero del 1934, elenca tematiche ormai a noi note: le biblioteche popolari come mezzo principale per la diffusione della cultura e del libro italiano, necessarie per la creazione di una coscienza nazionale e patriottica basata su una «sana e profonda cultura fascista140». In questo volume è pubblicato anche il decreto di

costituzione dell’E.N.B.P.S. e il relativo regolamento. Cambia ora anche la struttura interna di questo periodico: alcune pagine vengono dedicate al panorama italiano, e i saggi improntati si fanno più frequenti, togliendo spazio alle recensioni di libri e autori. Si parla di come la scaduta «Fiera del Libro» dovrebbe mutare al più presto in «Fiera del buon Libro italiano», gli articoli contro i critici e i libri «zavorra» si fanno più taglienti141, mentre al primo

Congresso nazionale degli scrittori emerge, per bocca di Marinetti, la necessità impellente di non favorire più la dannosissima esterofilia del pubblico.

«E ciò si capisce, a tutto danno delle cose nostre, ma, specialmente, della nostra dignità. È innegabile come le vetrine dei librai rigurgitino libri foresti […] ciò facilita, per accennare soltanto a uno dei molti guai, l’invasione dei nostri teatri da parte del repertorio estero, e contribuisce a ostacolare lo sviluppo del gusto nazionale. […] Ma siamo noi degli xenofobi animati dal proposito di chiudere le porte in faccia al libro straniero? No davvero. Lo spirito italiano è 140 A. SOLMI, La diffusione del libro e le biblioteche per il popolo, in «La Parola e il Libro»,

Milano : Ente Nazionale Biblioteche Popolari e Scolastiche, gennaio 1933, n°1, p.5

141 «Per la maggior parte dei libri v’è bisogno soltanto di becchini: una palata di terra. Per molti dei rimanenti c’è bisogno di medici, di ortopedici, di chirurgi. […] Non fosse altro per impedire che tanti begli alberi vengano sacrificati per offrire carte da scrivere a chi non ha niente da dire che valga la pena di essere ascoltato, da un popolo il quale sta costruendo il suo destino.» IL REVISORE, Statistiche librerie, in «La Parola e il Libro», Milano : Ente Nazionale Biblioteche Popolari e Scolastiche, maggio-giugno 1933, n°5-6, p.144

«È la morale che si trae da un esame anche rapido dell’attuale situazione della editoria e libreria italiana. Perché mai continuare a subissare il pubblico sotto un diluvio di autori e di opere? Scelta, ci vuole, e prima che da parte di chi legge, da parte di chi stampa.»

Pochi libri magari, ma possibilmente buoni, in «La Parola e il Libro», Milano : Ente

troppo universale per essere esclusivista. Però quando vediamo far largo […] alle mediocrità che ci vengono d’oltre frontiera, mentre la nostra produzione letteraria, anche buona e ottima, spesso non riesce ad affermarsi, abbiamo il diritto sacrosanto e il dovere di gridare che anzitutto e soprattutto dobbiamo pensare a noi, e che non siamo una nazione balcanica, una repubblica meticcia per dovere attendere dal di fuori i figurini, i modelli. […] La critica erudita, ultraestetica, raffinata, cavillosa, sofistica sta disservendo la nazione. 142»

Nel Panorama di maggio-giugno 1933 si da notizia dei primi roghi di libri «antinazionali e antieducativi» in Germania, suggerendo di non dimenticare come anche le biblioteche popolari italiane conservino «magari per il semplice vanto di avere più libri», materiale inutile e dannoso; si invoca una buona ripulita, suggerendo che, nell’attesa di un intervento ufficiale, «saranno i singoli bibliotecari a rivedere intelligentemente i cataloghi, gettando al macero quanto non s’addica all’educazione e alla cultura del popolo italiano.143»

Come sappiamo questa situazione di controllo, censura ed esaltazione nazionalistica non farà che peggiorare; leggiamo dal numero 6-7 di giugno- luglio 1934, assieme alle caratteristiche del «libro fascista», la necessità di

« […] allontanare con scrupolosa cura dalle nostre biblioteche i volumi impastati di sentimentalismo vanesio, di preziosità letterarie, di passionalità morbosa; tutta roba non fascista anche e soprattutto perché non italiana, contraria cioè al nostro sangue e alla nostra indole […]. Ma noi diciamo che un bibliotecario si giudica dagli acquisti che fa. I quali acquisti è da escludersi che debbano avere per regola i gusti dei lettori, le richieste, vale a dir, dei frequentatori. Di tali richieste il bibliotecario deve secondare e, potendo, soddisfare soltanto ciò che è degno, buono, utile. Al resto ha il sacrosanto diritto di opporsi.144»

142 Cose italiane e cose straniere, in «La Parola e il Libro», Milano : Ente Nazionale Biblioteche Popolari e Scolastiche, maggio-giugno 1933, n°5-6, p.141

143 Panorama, in «La Parola e il Libro», Milano : Ente Nazionale Biblioteche Popolari e Scolastiche, maggio-giugno 1933, n°5-6, p. 148

144 Che cosa è il libro fascista, in «La Parola e il Libro», Milano : Ente Nazionale Biblioteche Popolari e Scolastiche, giugno-luglio 1934 , n°6-7, p.281

Questa stessa pubblicazione riporta anche i risultati di un’indagine della Commissione di Vigilanza per sondare le preferenze e i gusti dei lettori romani. Riporteremo ora i risultati di questa inchiesta; nel leggerli non va dimenticato però quanto la propaganda fascista fosse forte in questi anni: siamo sicuri che i libri di «cultura fascista» occupassero davvero la quarta posizione tra le preferenze dei lettori?

Ad ogni modo, ecco come si presentava la situazione romana nel 1934: l’indagine si è svolta consegnando ai lettori delle schede in cui indicare «un determinato numero di libri ritenuti veramente piacevoli e istruttivi145» tra i vari

generi indicati (romanzi, libri di viaggio e di avventure, storia e storia romanzata, cultura fascista, divulgazione scientifica, etc.). Le schede vengono raccolte, e le indicazioni dei lettori risultano 8.458 da cui vengono espressamente omesse le preferenze per i libri di Salgari e Motta, «poiché era facile prevedere che, nel loro genere, questi due autori avrebbero ottenuto sugli altri una maggioranza schiacciante.146»

Del totale delle preferenze dei lettori, ben 3.646 sono indicazioni di romanzi, fornendo un podio così formato: al primo posto, appunto, i «Romanzi» ( 43,11%) seguiti da «Avventure e viaggi» con 2.130 preferenze (25,18%) e, in terza posizione, la «Storia romanzata» (741 preferenze, 8,76%). Seguono i libri di cultura fascista, quelli di divulgazione scientifica, storia, racconti e novelle, teatro, classici e poesia147. Seguono poi grafici sulle percentuali di lettori o di

lettrici e generi letti, dove risulta che gli uomini leggono di più delle donne; e un grafico sulle letture compiute dai lettori «delle varie categorie sociali148».

Superati i dati e i grafici iniziali, questo articolo presenta, in base al genere, gli 145 A. FERRAU’, Libri e autori preferiti nelle biblioteche popolari, in «La Parola e il Libro», Milano : Ente Nazionale Biblioteche Popolari e Scolastiche, giugno-luglio 1934 , n°6-7, p.283

146 Loc. cit. 147 Ibid, p. 284 148 Ibid, p. 285-286

autori e i romanzi più letti: si tratta però di un indagine che sonda la realtà romana, chiaramente molto differente rispetto a quella scledense che analizzeremo tra poco; per la biblioteca di Schio non abbiamo però dati relativi alle preferenze dei lettori: questo articolo è quindi un utile specchio generale.

Sempre nell’indagine romana, nella categoria «Romanzi», spicca il nome di Dumas -padre- con i suoi I tre moschettieri, Il Conte di Montecristo e Venti

anni dopo, (Dumas -figlio- invece è tra i meno letti). Seguono Jack London

( Zanna bianca, Martin Eden, Il richiamo della foresta), Guido Milanesi (Figlia

di re, La sperduta di Allah, L’ancora divelta), Delly (tra i suoi libri non ve ne

sono di decisamente preferiti dai lettori) e Virgilio Brocchi (Mitzi, Il posto nel

mondo, Il destino in pugno)149.

Per quanto riguarda la sezione «Avventure e viaggi», la prima posizione tra le preferenze dei lettori è conquistata da Giulio Verne con Ventimila leghe

sotto i mari, L’isola misteriosa, Cinque settimane in pallone, escludendo però i

sopracitati Salgari e Motta150.

Nei «Romanzi storici» spiccano D’Azeglio, Zévaco e Guerrazzi; nella «Storia romanzata» Ludwig: di quest’ultimo piacciono i libri su Napoleone e Guglielmo II, ma il più letto è Colloqui con Mussolini, «il che certamente si deve, oltre che alla valentia dello scrittore, al fascino che emana dalla figura del suo interlocutore [...]151». Nella sezione «Cultura fascista» spadroneggia

ovviamente Benito Mussolini: i volumi che contengono i suoi discorsi sono tra i preferiti, seguiti a ruota da Vita di Arnaldo; abbiamo poi Dux di Margherita Sarfatti e Un uomo e un popolo di Delcroix152. L’analisi dei risultati di questa

consultazione si concludono, forse inevitabilmente, con delle critiche per l’abbondanza di autori stranieri: tra i romanzieri più letti 4 sono italiani e 8 149 Ibid, p. 287

150 Loc. cit. 151 Loc. cit. 152 Loc. cit.

stranieri, «nel genere dei libri di viaggi e d’avventura due autori molto letti sono Verne e Wallace, ma ad essi si possono contrapporre Salgari e Motta che anzi hanno un maggior numero di letture; nella storia romanzata, l’autore più letto è Ludwig, anche lui straniero.[...]153». L’articolo di Antonio Ferraù non manca di

sottolineare come sia necessaria la piena partecipazione degli editori per arginare questa dilagante esterofilia di una classe popolare che, è evidente, non è in grado di scegliere cosa «è meglio leggere».

«Ma il problema è: come può il libro italiano difendersi dalla concorrenza straniera? Le quantità della traduzioni di romanzi stranieri che appaiono annualmente è veramente eccessivo […]. In altre parole che vi siano buoni scrittori per il popolo non basta: è anche necessario che ad essi non manchi il concorso degli editori [...]154».

Le pubblicazioni mensili de «La Parola e il Libro», col passare degli anni e con l’intensificarsi del controllo dittatoriale, vedranno sempre più ridursi lo spazio dedicato alla recensione di libri e autori, a vantaggio dei sempre più abbondanti articoli di propaganda. Dal 1936 poi, con la creazione dell’Impero italiano, questa tendenza subirà un accelerazione: il bisogno di raccogliere consensi in tutti gli ambiti della vita degli italiani era sempre più impellente.