1.7 L’approccio pedagogico-educativo: la Pedagogia Speciale
1.7.1 La persona con disabilità
Uno dei principi fondanti che accompagna la Pedagogia Speciale è la per- sona, la cui individualità viene definita dall’insieme delle caratteristiche fi- siche, temperamentali e psicologiche che fanno di un individuo una realtà irripetibile, diverso dagli altri e originale.
rinvia da un lato alla sua eccezionalità ed irripetibilità, alla sua capacità di agire secondo il principio di libertà (purché si intenda quest’ultima sempre come libertà condizionata) ed alla sua conse- guente capacità di percepire e di costruire determinati valori spiri- tuali come la responsabilità, l’impegno, la consapevolezza […] e capace di un’autentica e fondamentale vita sociale (p. 426)11.
La valorizzazione della persona acquista necessariamente una particolare centralità all’interno dell’approccio educativo-pedagogico alla disabilità; la persona quale variabile imprescindibile di ogni discorso educativo che ri- fiuta di considerare le persone come l’insieme “causale” delle condizioni della propria esistenza (es. un deficit). L’approccio educativo-pedagogico intende considerare la persona in relazione a un progetto sociale e educati- vo che tende alla realizzazione autentica di ciascun uomo e ciascuna donna, in forte contrasto con la forza vincolante esercitata sia dall’ approccio me- dico sia da quello assistenzialistico.
Come indica Lepri (2011) “affermare che un disabile è una ‘persona’ non è un dato scontato che vale per tutti e per sempre, proprio perché si tratta di una rappresentazione profondamente culturale e non di una acquisizione ‘naturale’ per l’umanità” (p. 78).
Si evince che sono stati conquistati dei traguardi importanti per la persona disabile, soprattutto se pensiamo alle prime rappresentazioni mentali e so- ciali della disabilità, ma che occorre sempre una costante pre-occupazione per ciò che potremmo definire la cittadinanza della parola “disabilità”, non- ché delle stesse persone che la vivono.
11 Bertolini P., 1996, “Persona”, in Dizionario di Pedagogia e Scienze dell’Educazione, Bologna: Zani-
A tal proposito, da un punto di vista culturale e politico, il 2003 è stato indicato come l’anno europeo delle persone con disabilità12: dire “persona
con disabilità” significa puntualizzare la sua appartenenza esistenziale a quella di tutti gli altri esseri umani. Per tali ragioni, la persona con disabilità è da considerarsi irripetibile, non sovrapponibile a categorie e identificabile con le sue connotazioni umane (fisiche, psichiche, socio-affettive, emotive, spirituali, ecc.) e portatrice di dignità. D’altro canto, la parola “disabilità”, come abbiamo già scritto, richiama una delle caratteristiche specifiche della persona che è il risultato di una complessa relazione tra la sua condizione di salute (e non di una malattia), i suoi fattori personali e quelli ambientali che rappresentano il contesto nel quale vive (OMS, 2001). La parola “disabili- tà” diventa una parola ombrello con una connotazione neutra, non giudican- te e non più focalizzata sulle “parti” mancanti della persona.
La persona con disabilità, anche qualora si trovasse in condizioni di vulne- rabilità e/o in presenza di una severa compromissione fisica o intellettiva, deve essere sempre inserita in un percorso socio-educativo e esistenziale nel quale ricercare e intravedere costantemente il suo miglioramento. In al- tre parole, il valore della persona, al di là della sua situazione di handicap (Canevaro, 1999), della quale è necessario avere un’attenta considerazione senza eccessivi riduzionismi o esagerate amplificazioni, va considerata co- me il nucleo vitale da preservare e che nessuno può schiacciare in virtù dell’inviolabilità della persona stessa (ONU, 2006).
E’ possibile affermare che l’ “inviolabilità” è intrinsecamente legata al ri- spetto – nel senso etimologico, ossia dal latino re-spicere, cioè “aver ri- guardo”, “tenere in considerazione”, “prendersi cura” – per la persona con disabilità che richiama la necessità di “tenere in considerazione”, appunto, la persona nelle globalità delle sfere della vita anche con un’attenzione alla
12 Il 3 dicembre 2001 i Ministri del Lavoro e degli Affari sociali dell’Unione Europea hanno adottato
all'unanimità la proposta della Commissione europea di dichiarare il 2003 "Anno Europeo delle Persone con Disabilità".
sua età anagrafica, a favore di un orizzonte temporale ampio che riesca a guardare l’intero percorso di vita, spostando il baricentro educativo sempre in avanti, anche dopo l’esperienza scolastica. A tal proposito, Larocca (2003) afferma che occorre assumere come modello di uomo da educare quello della persona che va sostenuta nel perseguire le caratteristiche pecu- liari della sua natura e cioè la sua personalità libera, in quanto libera di dar- si un proprio Progetto di Vita.
La persona con disabilità, dunque, si presenta nella sua dignità la quale esige rispetto e tutela e non soltanto a livello legislativo e politico, ma an- che nel contesto di vita ordinario dove la persona possa trovare reali oppor- tunità per esercitare un proprio ruolo sociale all’interno della comunità di appartenenza. Infatti, sono state rilevanti tutte le battaglie socio-culturali e politiche sostenute per arrivare a considerare la persona disabile come una persona educabile, nonché un cittadino, uguale – sulla base dei diritti – a tutti gli altri, libero, tutelato da un sistema di garanzie universali e che può partecipare alla vita comunitaria.
Tali conquiste, seppur mai pienamente raggiunte una volta per tutte, hanno oltrepassato l’immagine di una persona disabile come di una persona priva di un progetto esistenziale, immersa in un tempo presente senza aperture alla dimensione del futuro; una persona non in grado di costruire una pro- pria identità, né di aprirsi al miglioramento di sé o capace di scegliere. Come indica Pavone (2004a), è proprio nel valore-persona che si smorza la separazione tra “normale” e “anormale”:
l’essere persona trascende il singolo individuo legato al tempo e allo spazio: è presenza molteplice e multiforme ed è comunanza di destino umano. Il concetto di persona è complesso e sistemico, in quanto vede compresenti l’individualità e la tensione verso l’universale appartenenza alla specie umana (p. 19).
In tal senso, la persona è sempre “oltre”, trascende il dato (noi diremmo il deficit), senza negarne però la realtà fattuale, il che consente di collocarla in una dimensione antropologica, etica e valoriale.
E’ certamente l’educazione che supera la medicalizzazione della disabi- lità, attraverso un’azione educativa volta alla conoscenza della persona per scoprirne i suoi potenziali di sviluppo e di realizzazione di sé, senza trascu- rare l’influenza (il peso) del contesto di vita che può facilitare e/o ostacola- re l’effettiva partecipazione nella società su una base di uguaglianza – dei diritti – con le altre persone.
Come indica Bertolini (1988) l’esperienza educativa si realizza come pro- pensione al futuro, ossia come progettazione che ha nel tempo futuro la sua dimensione temporale di riferimento principale, ma tale propensione verso il futuro non può partire dal presente e dalla situazione data in ciascuno dei momenti in cui essa si realizza (o cerca di realizzarsi). E poiché il presente emerge, seppur non in modo deterministico, dal passato, risulta evidente, secondo tale prospettiva pedagogica, che l’esperienza educativa debba tener conto di tutte e tre le dimensioni (passato-presente-futuro) in una logica dialettica, per il quale “l’essere […] si fa storia non secondo la forma della certezza o della necessità, ma secondo la forma dell’apertura, del rischio, del non totalmente prevedibile” (pp. 146-148).