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2.2 Semiotica per l’informatica e semantic Web

2.2.2 Pertinenza semiotica del Web semantico

Già questa breve descrizione mostra che nell'ambito del Web semantico uno dei principali obiettivi di ricerca sia comprendere quali tecniche e quali algoritmi permettono di “capire” automaticamente il significato delle pagine web e di tutte le risorse digitali che si trovano in rete. Poiché per Charles Sanders Peirce, uno dei padri fondatori della semiotica, questa è “la dottrina della natura essenziale e delle varietà fondamentali di ogni possibile semiosi” (CP 5.488), possiamo considerare il semantic Web come una branca della semiotica, visto che, tra le altre cose, si occupa di processi

105 semiosici automatizzati o automatizzabili. Anche la definizione di semiotica che diede Umberto Eco, un altro dei grandi padri fondatori della disciplina, conferma il pensiero di Pierce e garantisce indirettamente la pertinenza semiotica del Web semantico. Per Eco, infatti, la semiotica deve essere “capace di spiegare ogni caso di funzione segnica in termini di sistemi soggiacenti correlati da uno o più codici” (1975, p. 13), e questo concetto può essere esteso alla spiegazione di funzioni segniche in termini di micro- teorie computazionali (Incardona 2012).

L'enorme lavoro fatto finora per realizzare il Web semantico ha d'altro canto prodotto numerose discussioni filosofico-semiotiche su cosa significhi “dare significato” a una pagina web. Come abbiamo visto, in ambito informatico la risposta a questa domanda è stata data sotto forma di precise tecniche e metodologie finalizzate all'implementazione di software. Questioni come questa però sono interessanti anche dal punto di vista semiotico-filosofico. Partendo da queste premesse, Legg (2007) ad esempio contrappone due concezioni filosofiche generali del significato – quella di Descartes, che considera il significato come connesso alle intenzioni del suo produttore, e quella di Peirce, che vede invece il significato come risultato del processo di interpretazione di un segno – per mostrare come la scelta di uno dei due punti di vista teorici porti a conseguenze concrete nel modo in cui gli sviluppatori decidono di ingegnerizzare il semantic Web.

Anche la semiotica dei nuovi media non può ignorare il Web semantico come possibile campo di studi. Già oltre quindici anni fa Blasi (2003) si interrogò sulla necessità per la semiotica di tener conto degli aspetti tecnologici del Web semantico nel momento in cui analizza pagine web, sottolineando come questi dovessero essere scandagliati dalla semiotica per ottenere un quadro completo e il più possibile oggettivo del significato dei documenti web. Rinunciando a questo tipo di analisi infatti – osservava Blasi (2003) e a maggior ragione è oggi ancor più evidente – non potremmo prendere in considerazione, ad esempio, l'influenza della codificazione semantica nel percorso di reperimento e navigazione tra i testi, che svolge una funzione paratestuale invisibile, né capiremmo le pratiche di produzione testuale legate all'uso di ontologie, che fanno rientrare la classificazione e catalogazione dei testi nel lavoro di progettazione degli stessi (pensiamo ad esempio all’uso degli hastag per rendere i contenuti recuperabili).

106 La semiotica sembra quindi guardare al Web semantico come a un oggetto di studio pertinente e degno di essere indagato da diversi punti di vista. Innanzitutto, la sua esperienza nello studio dei processi umani di significazione le permette di contribuire a garantire l'adeguatezza dei modelli formali implementati dagli informatici per il Web semantico rispetto alla complessità dei fenomeni di senso che questi modelli devono trattare, valutando limiti e possibilità degli strumenti automatici per l'analisi dei testi che sono chiamati a elaborare.

La semiotica inoltre offre possibilità teoriche e concettuali allo sviluppo di tecnologie semantiche: pensiamo ad esempio alla semiotica computazionale proposta da Incardona (2012), che mostra come la disciplina possa essere considerata un serbatoio di spunti per la progettazione di nuovi strumenti automatici di analisi dei testi. Incardona (2012, p. 203) definisce la semiotica computazionale come “lo studio dei fenomeni di significazione attraverso la costruzione di o la riflessione su intelligenze artificiali o strumenti informatici per l'analisi e la produzione di contenuti”e cerca di implementare alcuni metodi di analisi semiotica in strumenti automatici, ipotizzando di usare l’analisi semiotica delle passioni66 per estendere la gamma di contenuti estratti

dalle procedure di sentiment analysis, che molto spesso offrono risultati che non vanno oltre il positivo, negativo e neutro, e considerando il metalinguaggio della grammatica narrativa di Greimas un ottimo strumento per il supporto di agenti artificiali che interpretano e producono testi narrativi.

Ma l’aspetto qui più rilevante è la capacità della semiotica di indagare in profondità il significato dei testi presenti sul Web, in questo caso per agevolare lo sviluppo di strumenti informatici dotati di una conoscenza più simile a quella umana. Solo analizzando sistematicamente grandi insiemi di testi che rappresentano interpretazioni umane della realtà, è infatti possibile sviluppare applicazioni che “sanno” come le persone percepiscono e usano ad esempio un luogo (ma anche un oggetto qualunque) e la semiotica sembra essere una buona candidata per svolgere questo compito. Con il primo caso di studio che presenterò spero di mostrare proprio questo, chiarendo come l’analisi semiotica di una selezione di user-generated contents

66 Per approfondire la semiotica delle passioni, cfr. Greimas, Fontanille (1991); Pezzini (1991, 1998);

107 possa arricchire la conoscenza degli strumenti semantici con informazioni legate alla sfera percettiva ed esperienziale delle persone sugli spazi in cui agiscono, informazioni che generalmente sono escluse dai processi di organizzazione della conoscenza.

2.2.3 Alcune potenzialità di una collaborazione multidisciplinare: analisi degli