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2. LA POESIA OGGI

2.4 E SOEDITORIA DI POESIA NEL XXI SECOLO

2.4.3 Poesia di strada

Basta pensarci un momento per retrodatare la necessità di graffitismo che spinge giovani masse a parlare sui muri delle nostre città, ad una necessità più antica e più tangibile rispetto alle questioni del verso o della rima. La poesia di strada è legata al bisogno di scrivere tout

court, senza mezzi termini, nelle più autentiche intenzioni comunicative, nella piena presenza

dell’atto e del segno. Se la frase scritta sul muro può essere ritrovata nelle strade della città fissa di Pompei è alla fine degli anni ’60 del Novecento che si sviluppa il fenomeno del writing da cui nasce la poesia di strada come la intendiamo oggi. La differenza la ritroviamo nell’intensità comunicativa: il writing si fonda sulle tag (“etichette” in inglese), ovvero

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nikname dell’artista che viene sparso in giro per la metropoli e che può assumere intensità

grafiche anche molto complesse, ai limiti della leggibilità; la poesia di strada vuole invece comunicare con le parole, non semplicemente lasciare il segno di una parola e per questo, spesso, è parola engagé, di intento politico e sociale, in opposizione alla poesie silenziosa delle aule. Quindi se i «writer non sono interessati a farsi capire, ma esprimono il semplice bisogno di espressione»124, il poeta di strada intende usare la strada per comunicare, diffondere un

messaggio che sente come importante, entrare in contatto col passante comune che diventa il suo primo lettore, proprio perché il più difficile da raggiungere con altri mezzi editoriali. Il credo è quello di una poesia di tutti, una poesia del popolo, al di fuori degli ambienti che di solito ne isolano la portanza. Un’affermazione d’intenti simile diventa possibile a partire dall’atmosfera di rinnovamento che si viene a creare grazie a gesti già esplicitati dagli esponenti della beat generation, in particolare si ricorda l’impatto delle letture di Allen Ginberg. Si può dire forse che la poesia di strada nasca sull’onda di quella orale, ma sarebbe meglio affermare che entrambe sono figlie di una maturazione dei tempi che si prestava favorevolmente alle fratture istituzionali. A questo proposito si possono ricondurre le posizioni dei poeti di strada e di quelli orali anche a quelle di molti artisti plastici, protagonisti della crisi delle istituzioni museali che escono dallo spazio fisico del musei e quindi dai circuiti ufficialmente deputati alla circolazione delle opere dell’arte (Land Art e simili). Per ritornare strettamente alla poesia è vero che la necessità di svecchiare in maniera perentoria il sistema della poesia si è fatta prima portavoce di modalità orali, e poi è approdata nella strada; ma la strada era pronta ad accoglierne le potenzialità semiche e le necessità comunicative a seguito della nascita e del affermazione della street art e del writing: il passo era breve.

L’aspetto che assume oggi il fenomeno della poesia si strada deve la sua paternità ad Accìon Poetica, un movimento nato nel 1996 a Monterrey in Messico e al poeta Armando Alanís Pulido: l’opera di Pulido «consiste nel dipingere e intervenire poeticamente nei muri delle città con frasi stimolanti»125. La poesia di strada con queste stesse modalità è arrivata in Italia, nel

2003, grazie al poeta Ivan Tressoldi, che possiamo considerare il fautore delle moderne modalità di diffusione della poesia in strada in Italia. “moderno diffusore” perché ci sono già

124 Andrea Masiero, “Via dalla Street Art: poesia di strada”, (Tesi di Laurea Triennale, Università degli studi di Ferrara, 2015), 14.

125 “Las mejores frases de “Acción Poética” y una breve explicación sobre el movimiento”, Cultura Inquieta, ultima consultazione 1° ottobre 2018, http://culturainquieta.com/es/inspiring/item/8551-las-mejores-frases- de-accion-poetica-y-una-breve-explicacion-sobre-el-movimiento.html.

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state prove artistiche di questo tipo: parte della tradizione poetica sarda; il poeta operaio Ferruccio Brugnaro negli anni ’60 e il festival “Parole sui muri” nel ‘67/68 animato da Spatola; per non entrare nei campi della poesia concreta e visiva. Per ciò che riguarda Adriano Spatola, poeta e autore del saggio Verso la poesia totale, possiamo dire fu una persona chiave per lo sviluppo di relazioni tra i vari ambienti artistici nazionali ed internazionali; lo troviamo intensamente impegnato sia in iniziative editoriali, o meglio esoeditoriali, che nella promozione di eventi destinati alla creazione di uno spazio di incontro tra poeti ed artisti. Tra quest’ultimi diventa di nostra interesse l’incontro internazionale d’avanguardia “Parole sui muri”, del 1967, che contava sull’appoggio di Parmiggiani e Molinari. A proposito di questo festival Spatola ci dice: «la mia tesi era che il libro fosse finito e che bisognasse scrivere solo nelle strade e nelle piazze. Appena tornato a casa, naturalmente, per amor tradito, cominciai ad organizzarmi come ‘piccolo editore di poesia’».

Al momento sono attive diverse realtà poetiche di strada: Ivan Tresoldi, Ma Rea, i poeti del Trullo, il Movimento per l’Emancipazione della poesia, di cui parleremo, ecc.

Il Movimento per l’Emancipazione della Poesia

Il Movimento per l’Emancipazione della poesia, come tutte le pratiche esoeditoriali citate, e più di tutte le pratiche esoeditoriali citate, eredita etica e prassi dalle avanguardie degli anni ’60 e ’70. Nasce nel 2010 ad opera di un gruppo di quattro studenti dell’Università di Firenze e si diffonde spontaneamente in molte città italiane. Il MeP quindi non è un’entità singolare, ma appare come il frutto di una cooperazione tra poeti anonimi, che si prodigano ai fini di una evoluzione positiva della lettura della poesia126. L’“Emancipazione della Poesia” auspicata

prevede precisa volontà di cambiamento, sia nei normali assetti dell’editoria (assenza di un comune indirizzo contenutistico e di una selezione dei testi; autofinanziamento; diffusione coatta delle poesie; copyleft in luogo di copyright)127, sia nelle normali possibilità socio-

culturali di avvicinamento al testo poetico: la volontà di arrivare oltre i luoghi di solito designati alla fruizione delle lettere, per quanti non vengano esclusi del tutto, trova il suo riscontro

126 “Statuto”, Movimento per l’Emancipazione della Poesia, ultima consultazione 1° ottobre 2018, http://mep.netsons.org/beta/statuto.

127 “FAQ”, Movimento per l’Emancipazione della Poesia, ultimo accesso 1° ottobre 2018, http://mep.netsons.org/beta/faq.

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pratico nella scelta della strada come primo luogo di pubblicazione, nella misura in cui questa rappresenta uno spazio libero, inclusivo, che permette un incontro casuale tra testo e lettore, evitando quei pregiudizi socioculturali che spesso precludono all’accesso alla poesia, Emancipare la poesia vuol dire quindi scardinare il componimento in versi dalla idea generalizzata che questo corrisponda ad un’arte dalla fruizione e dalla produzione elitaria, realizzando una libera circolazione di poesie, al fine che le barriere tra il lettore e il poeta siano eliminate.

Il movimento, come detto, non segue una comune tendenza artistica nei contenuti ma si forza all’interno di una veste grafica essenziale, che determina in parte la struttura delle poesie: foglio A4, font nero su sfondo bianco, sigla dell’autore, link alla pagina web, timbro rosso, eventuale titolo. Di solito le poesie si realizzano in un claudicanti esecuzioni orizzontali di A4 attaccati o “leghinati” sulle varie superfici urbane. La disposizione di fogli giustapposti casualmente e disordinatamente allontana il Movimento dalla cura e dall’attenzione con cui lavora di solito lo street artist, nella creazione delle sue installazioni urbane. Ciò dimostra che i poeti del MeP ritengono concluso l’atto della creazione poetica una volta che la poesia viene ultimata e stampata, rendendo infine l’attacchinaggio un’espressione estetica che permette di scendere bene a patti con le potenzialità di pubblico che offre la strada. L’attacchinaggio è dunque un epifenomeno della poesia, finalizzato alla diffusione massiva dei testi, la realizzazione effettiva di una poesia in strada, più che di strada. La diffusione dei testi attraverso modalità dal forte impatto è figlio di un’urgenza condivisa dalle varie realtà esopoetiche di arrivare ad una comunicazione attiva e partecipata nella sicurezza che questa pratica dal forte impatto si mantenga idonea alla realizzazione del cambiamento auspicato. L’attacchinaggio illegale di poesie non è però l’unico strumento, per quanto venga ritenuto il principale: i ragazzi del MeP, come tutte le realtà esopoetiche, non sdegnano la sperimentazione di altri mezzi quando questi vengono considerati idonei all’intenzione preposta.

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