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POJ Non appena (presto povero sgraziato

Nel documento Digitized by Google (pagine 111-149)

d’Im-pcratoreaveainqualche

modo

postoarginead unacorrented’acqua, aperse in effettolavia ad una pienaassai più formidabiledella

pri-ma.

«rCosatantopiùda vergognare, padre mio, nella vostra imperiale saggezza! esclamò

Anna Comnena

: sr, cosada vergognare,che

un uo-mo

saggio,

un

barbassorovostropari

,si fram-metta in follie sconvcnevolitantoda metter*

discordie nelleprivate famiglie; csitratta 'qui della famigliadivostrafigliuola!Chipuò-adesso accertarese ilCesare Niceforo Brieunioavesse

mai

pensato a deviare dai suoiconiugali do-veri,a corteggiare altradonna,se l’Irapera-torenongliavesseinsegnato a fare così,e

non

loavesseegli medesimocondotto pertalguisa entroquelviluppoditradimenti,chelo

hanno

trattoa mettere io pericolola vitadelproprio suocero?»

u Figlia! figlia!figlia! l’fpiperalrice grido.

Non

se’già figlia d’una fieraper esserestata allevata atormentaretuopadreinun

momento

incuiha bisognodi tutt’altro, c

quando ha

appena quel

tempo

cheglibasta perdifendere la propriavita!»

« Finitelatutt’adue,ve ne prego,le

mie

donne,finitelaco’vostri insulsi cicalecci, Ales-sio dicea;clasciatemi

dunque

pensarea salvare

3

ucsta

mia

vita, liberoalmeno dal frastuono elle vostre pazzie. Dio mi vedenelcuore s’io sia

Tuomo

fattoper incoraggiaregliscandali, iochenon nevorrei vederenonsololarealtà

,

ma nemmeno

l’apparenza! »

Nel chiamare intestimonianza la Divinità

ioB

sifoce ilsognodellaCrocee

mandò un

divoto sospiro. Intanto lamoglie sua Irene gli pas-savadinanzi,eglidisseconamarezzadisguardo ed’accentotaliparole,attea spiegareun coniu-gairancore cheella avessepremuto da lungo temponel seno, cchetutto in unavolta al-loraprorompesse: «Alessio, terminatequesta faccenda

come

volete voi.Sietevissutoda ipo-crita, nè potetenon mantenervitalesino alla morte. » Ciòdetto,conaria d'alterosdegno, cconduccndosisecola figlia, entrambe abban-donaronoquellastanza,

L’Imperatore seguì con Torchio la moglie dandoa divedere nella fìsonomia qualche spe-ciedi confusione. Poitornalosubitamente pa-droneditsèmedesimo,sivolsealVarengo con uno sguardo attoadindicare lamaestà nella tristezza. «

Ab

!

Eduardo

mio!(perchègià^vca fattoleradicinellasua

memoria

questa parola, cheglipiacque piùdell’altra

meno

armoniosa perlui diErevardo).

Tu

vedi achesiriduce Ja stessagrandezza! tu vedi

come

ne’momenti delladifficoltàanchel’Imperatoredivengascopo asinistre interpretazioni, non

meno

delpiù umilecittadino di Costantinopoli!

Nondimeno,

osservaquanto siagrande laconfidenza fami-liareche horiposta nellatuapersona! vorrei farti persuaso che

mia

figlia

Anna Comnena

non èdell’indoledi sua

madre, ma

s’avvicina piuttostoalla

mia

; tisarai accortocon quale religiosa fedeltà ellaonorassepersino quegl’in-degnilegami,ch’iospero vedere presto infranti, e soppiantati da altreamorosecateneben più leggeredasopportarsiT

Eduardo

,lamia

prin-109 cipalcfiducia èintccollocata. Ilcasone pre-senta un’opportunità

,lapiùfeliceopportunità diquante poteanoimmaginarsi,sene sappiamo profittare,per avere inbel

campo

e alla no-stra presenza tutta la raccolta deitraditori.

Pensa allora, in quel giorno,

come

dicono

iFranchi al propositode’lorotornei, pensa,

Eduardo,

quali begli occhitistarannoa con-templare!

Tu

nonpuoi desiderare cosachesia in miopotere, ech’ionon fossigiubilantein concederti!»

Non

famestieriditanto, rispose con qual-che freddezzailYarengo.

La

mia piùalta

am-bizioneèmeritarmiquestocpitafiosulmio sepol-cro: Erevardo

fu

fedele.

Nondimeno

,iosto perimplorare da voi

una

provadella vostra imperialeconfidenza,uncontrassegno diessa sìgrande,chelamiapreghiera viparràforse tale da fartrasecolare. »

« Davvero?

Udiamola

subito. >*

«

La

licenzaditrasferirmial

campo

del

Duca

diBuglioneperpregarloadessere spettatore alla lizza,ove questa straordinaria singolare batta-gliasarà guerreggiata. »

«Valea direch’egli tornico’suoifrenetici diCrociati

,cordiniilsaccodiCostantinopoli colpretestodi far giustizia ai suoi due confe-deratifrancesi.Questoalmeno, Varengomio,

èspiegarsi chiaro! » ~

«

No

, quantoèvero Iddio! fuprestoa rc-plicareErcvardo:il

Duca

diBuglione nonverrà accompagnato da un

numero

disuoi cavalieri, maggioredi quanti possanoofferirgliuna ra-gionevole guarentigia,se in

un momento

di

tu-jro

multo rcnisscusata qualchesopcrchieria aliai Contessadi Parigi. »

«

Ebbene

; mi hai date tanteprove di fe-deltà.... ancheinquesto voglio appagarti.

Ma

avverti,

Eduardo

1',secontraccamLii lamia

fi-ducia coltradimento, nonsolo tisei giocato tutto ciòchela

mia

benevolenzatihagiàprò» ,

messo,

ma

incorriin oltre nellacondanna do-vutaa quegli spergiurichetradisconocon

un

bacio. »

«

Quanto

alle tuepromessedi ricompensa, o

Monarca

,rispose consublime ardimentoil

Varengo,

rassegnodaquesto istante ogni pre-tensione sul loroadempimento.

Appena

avrò veduti piùfermi eildiademasu la tua fronte eloscettronelle tuemani, sesaròanchevivo, setantosi saranno meritatoipoveri mici ser-vigi, nonti

domanderò

che i soccorsi della tuaimperialemunificenzaperabbandonare que-sta Corte, e ricondurmi nella lontana isola ov’ebhilavita.Intanto non abbassarti, o Si-re,acredermiinfedeleperchè per pochi

mo-menti stannoinmio potere imodidiesserlo.

La

tuaImperialeMaestàconosceràchcErevardo è fedele alsuoSovrano, quantolatua

mano

destra alla tua

mano

sinistra. »

Con

un profondo inchinosicongedò.

< L’Imperatore gliguardòdietrofacendo una fisonomiaincui laperplessità con l’ammira-zionesiconfondea.

«Gliho conceduto,dicea frasestesso,tutto quelloche

mi

hadomandato! Stainluiil ro-vinarciaffatto se locredea proposito.

Non ha

che afiatare

una

parola; tuttala ciurma

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«II derCrociali posti in furore,cavròspeso in-vanoetantenicnrogneetantopiùoro per con-ciliarmeli,

me

la troverò addossodi nuovo;

metteranno a ferro e fuocoCostantinopoli;

spargeranno ilsalesul terreno raso della reg-giaove slommi inquesto momento.

Ho

fatto ciòch'io avcarisoluto di non fare

giammai

?

Ho

rischialo il

mio

regno, la Oliavita nelle mani d’un

uomo

natoda una donna!

Quante

volte hodetto,giurato anzia

me medesimo

, chenon misareimaiespostoad unsimile ri-schio!eppure,

un

passo dietro l’altro

mi

ci sonoridotto!

Non

so spiegarlo a

me

stesso;

nella fìsonomia, nelle parole di quell’uomo regna

un

talcandore che

mi

predomina; e ciò cheè quasi incredibile,lamiafede inlui s’ac-crescca a proporzione del poco conto incui mostravatenerelapossanzain

me

direnderlo mio. Io gli hobuttato innanzi a guisa d’a-stuto pescatore qualunque genere di esca

mi

sapessiimmaginare;talesca,inpiùd’uncaso, che nessunredella terralaavrebbe avutaa dis-degno;nonvifu specie di escachepotesse con-durloa galla;cadessohaingozzato

,puòdirsi così, l'ignudorampinodell’amo,csièmesso al

mio

servigiosenza un’ombradiproprio in-teresse!Sarebbeunaperfidiaadoppia fodera?

O

veramente quel nobile disinteressechegli uomini sannofigurarsi inidea?

— Ma

se lo so-spettoinfedele,sonoanche intempo.

Non

ha ancorapassato il ponte levatojo; non ha an-coratraversate tutte le trafile delle guardie del palazzo,lequalinon sannofinorachecosa sia titubare o disobbediread un mio comando.

i12

Ma

no.Allorarimarrei solo sulaterra,e sen-unconfidente o

un

amico.

— Odo

lostridore dell’ultimaporta internachesidischiude; l’ap-prensione del pericoloalcertorendeimiei sensi acuti piùdell’usato.

Chiudono!

Ildadoè tratto. .Egli ègiàinbaliadi sèstesso;cAlessio

Comneno

deerimaneresul trono,o cadere a secondadellafedeincertad’un mercenario

Va-rengo!»Battèla

palma

d’una

mano

contro l’al-tra

; apparveuno schiavo,cui

domandò

vino;

bebbefc ne sembrò ristoratoil suo cuore.

« Sonodeciso; aspetteròcon intrepidezza il

punto dellagettata,sia favorevole, sia

con-trario. » ~

^

Cosìdicendosiritiròallestanze del riposo, nè intuttaquella nottesi lasciò piùvedere.

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CAPITOLO

VI.

n3

Atrosquillarditubeilsuon ne addita Chealafinalrasseguaimortiinvita.

Campbell,

..Il

Varengo

conla mente agitatadalla medi-tazionede’gravisoggetti de’quali siera fatto mallevadore,

camminava

per traversoallestrade diCostantinopoli;di tratto intratto arrcsta-vasi

come

perfermare le separateideechea

mano

a

mano

gli ferivanol’intelletto, e pon-derarle per ogni lato;e mentreisuoi pensieri 10confortavano, avicenda,eadisanimarsi il

traevanociascun d’essi,seguitoda una confusa schiera d’altri pensiericheil primoeccitava,

veniva sbanditodaconsiderazioni d’un nuovo genere. Il caso dilui era

un

di quelli in cui lamente dell’uomo volgare ècostretta soggia-cerealcaricoche

piombò

d’improvviso sovr’es-sa;mentre all’opposto sente ridestarsitutta la propriaenergia,cdaogni eventodell’istantesa prendere

norme

novelleuna mente sostenutada

una

non

comuoc

fortezza, cdaquella prero-gativa, chefula miglioredi quaotc ne posse-desseErevardo,da

un

rettosentire,mantenuto vivo da una continuapresenzaa sèstesso. In

somma

Erevardoelasua mente si corrispon-deano a vicenda

come

il

buon

corridore eil

suo cavalierecoraggioso edesperto.

Stavaegli immersoin una di queste idee, 11cuiimpeto,

come vedemmo,

gl’intimavapause durantela meditabondamilitar camminatadi

114

simil notte, allbrchè udì'il proprio orecchio percossoda unlontano squillarditromba,che

ilmosse asorpresa.

Un

segnodi tromba, in orasì tarda e perle stradediCostantinopoli, alcun chedistraordinario indicara

;perche ogni fazionemilitareessendo legataa speciali ordi-nanze,eradifficile il concepirneuna che an-dasse controalle

norme

per lanotturna quiete prescritte, a

meno

diuna grande cagione; e qualepotesseinallora essere questagrande ca-gione,sidiede ameditare Ercrardo.

La

sommossa sarebbeellamaiscoppiata d’im-provvisoc in guisa diversa da quella chesi eranoprefissagli stessicospiratori?Secosì fosse stato, l’incontrodi Erevardo-conlasua fidan-zata,riveduta dopotanti anni di lontananza, nondivenivapiùnellamentedelmisero amante che

un

sognoforierodella loroeterna separa»

zione.OvveroiCrociati, razzad’uomini sule cui deliberazionieracosa malagevoleilcalco»

lare, avrebberodi repenteprese l’armie tor-nerebberodallaopposta spiaggia asorprendere la città!Nulladipiù possibile.Troppietroppo diversi motivi di doglianzefuronodati a quegli armati palmieri;onde allor

quando

si trova-rono la prima volta raccoltiin

un

sol corpo nell’Asia,eraben naturaleche si raccontas-sero gli uni agli altri le perfidie sofferteper partede’Greci; cdiveniva quindiperlo

meno

altrettanto probabile,eforse scusabile dalcanto loro, che sifosseroconcertati nel disegnodi una rapida vigorosavendetta.

Ma

questo suonoindicava

un

segnodi bat-tagliaregolarmente intimato,anzichéquel

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11

5

multuososquillare di corni e trombei solito adaccompagnare efarilota ad

un

tempola presadiunacittà, allorquandoleorride con*

sequenzeimmediate deil’assaltonon

hanno

an-coradato luogo allatetra pacechela sazietà dellestragi cdellerapineinducefinalmenteii vincitore aconcederea quegli sfortunati abi-tanti.

Qual

si fosse l'origine d’onde l’attuale strepito procedesse,certamente facea mestieri adErevardoilverificarlo; presequindiil

cam-mino

lungo un’ampiastrada dalla quale venir vail suono, e cheposta invicinanza dellasua caserma , nonlo allontanava

nemmeno

dalla metaprimitiva, cuierano anchesenza ciò ad-dirizzatii suoipassi.

Gliabitantidi quel quartiere non pareano grandementescossi da questi segnali ai mili-tare apparecchio.

Su

l’indicata stradailchiaro di lunaalternavasialTombre mandatedalle gi-ganteschetorridel

Tempio

diSantaSofìa, tra-sformato poichégl’infedeli occuparono Costan-tinopoli inunaineschila.

Non

una sola crea-tura

umana

vedeasi intorno,equelliche per

un

istantesi affacciavanoallefinestre

,o alle

gelosie dellecase, davanotostòindiziodi

ap-5

agata curiositàcolritirareleloroteste e chiù-ere gli sportellid’onde serano fatti vedere.

Non

potè stareErevardodal richiamarsi alla

memoria

letradizioni de’ padri dellasua tribù, cheaveanoconlementiloro trasportatene’folti boschi dello

Hampshire

le forestedella Ger-mania,e lafavola del Cacciatore invisibile,che con cavalli e cani invisibili proseguiva

uoa

caccia invisibileperentroai labirinti diquelle

r1

6

selve temute. Tali inpertsieredi Ercvardo es-seredoveanoimuggitionde rintronavanole bo-scaglie abitatedaglispiriti; nedissimilimolto dal suoattualesentire iterrori che quel fra-stuonodovevainspirare.

Ma domò

tosto que-sta quasiingenita propensione asuperstiziosi spaventi, e ne rimproveròsirmedesimo, eIN è ti vergogni,Erevardo?S’ha aperdere in que-stepauredafanciullo un

uomo

, al qualesì rilevanti cosesonoaffidate? dalqualesì rile-vanticosesi-aspettano? » Continuò quindinel suo

cammino

tenendosicu laspalla la fedele

mazza,

finchevedendo

un

abitantechesiera arrischiato a venire sinsu lasogliadellasua portadi stradaa guatare, lointerrogò sula cagionediquesta musicamilitareinun’orasi insolita.

«Scusate,signore,

ma

nonso dirvi nulla:» talfularispostadatagli daquel cittadino,che aquanto parve non avea grande vogliarnè di restare più alungoacieloscoperto nèdi .mettersia colloquioconl’interrogatore,o piut-tostoaveatutta l’intenzione discansarsi da in-terrogazioni ulteriori.

Era

costuiquello stesso dilettantedipolitica,colqualeciincontrammo fuoridella Portad’Oroalprincipiodiquesta storia(

T.

I, Gap. II, p.

55-57)

e frettòadessoachiuderelaporta dinanziasè, eatroncare laconversazione intal

modo.

IlgiostratoreStefano(ivip.58-6o).si

mo-stròanch’egli aduna porla vicina inghirlan-datodi foglie di querciae diellcra,

rimem-branzediqualche suorecente trionfo.Mostrava questiuna certa imperturbabilità,derivatagli

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117 inparte dalsentimentodellapropriaforza

, in

parte da quel generedi salvatilacaparbietà, chespesse volte fralepersonedella razzadi costui colcoraggio reale viene confusa. Ilsuo ammiratore eadulatore, l’artista di disegno Lisimaco,siteneva ascoso dietro lespalledel suomecenate*

Nel passare davanti al giostratore, il

Va-rengoglimossela stessainchiestacheaveafatta aldilettantedi politica. aSapetevoiche voglia direquesto strepito di trombe a tal ora? »

«Toccaav'oiilsaperlo,risposeStefano con

mala

grazia.

A

giudicarne dallamazza che vi sta su lespallee dall’elmoche avete incapo, son vostree

non

nostre quelletrombe che di-sturbano igalantuomini nelleore del primo sonno, n

« Birbante! esclamò il

Varengo

con un’en-fasi che fece dareuno scrolloaquel dispen-satore di sgarbatezze.

Ma

bai ragione.

Quando

latrombasquilla, ilsoldatonon ha tempo per castigare l’arroganza com’essa lomerita. »

Ilgiostratore fu’unsaltoaddietroediede di catenaccio allaportacacciando quasi sossopra nelritirarsi l’artistaLisimaco, chestava attento a vedere

come

la cosaandassea finire.

Erevardositrasferì allacaserma,ove sem-brava chelamusicamilitare avessefattopausa;

ma

poiché ebbeattraversato lasoglia dell’in-gresso di quel vasto cortile, ricominciò essa

<;ontremendo fracasso,chestraziavaquasigli orecchi dellostessoErevardo,

comunque

a tali musiche avvezzi.*«

Che

significa ciò? » chiese alla sentinellacheglipresentavala

mazza

men-trepassava.'

« Il manifesto di unadisfida, diss^la sen-tinella. Ci sonoattorno cose stravaganti, ca-merata! Que’frenetici diCrociati

hanno

mor-sicatoiGreci, e

come

sidicedeicanichesi comunicano larabbiaFirn l’altro, hanno at-taccataai nostri la

manìa

di battersi. »

,Senzaaggiugnerc parolaaguantogli disse lasentinella,Erevardo procedeinnanzicercando lasquadrade’ suoi,cnetrovò raccoltiinquel cortile armatiper metà, o, per parlarepiù propriamente, in

un

assolutodisordinedi ve-stimenti,perchèsaltando giù dal lettoquasi

come

sitrovavano, sierano affollati intorno alletrombedelreggimento, chein qnell'occa-sione vennero trattefuori in gran pompa.Il capo banda,cui spettava notificare gii editti delrimpcratore, eraal suo posto, c attorno alle

banda

musicale,vedeasi di guardia una

mano

diVarenghi,questiarmatidituttopunto, eacapodiessiil

medesimo

AchilleTazio.

Ac-costandosipiù davicino, chei suoi colleghi gliaprivanoilpassaggio,

Erevardo

seppe an-corachesciaraldi imperiali erano atal

uopo

infazione; quattrodiloro

, percheadue alla voltapromulgavanola stessagrida, aveanogià compiutoilloroufizio;rimaneanogli altridue, cuispettava laterza lettura, taleessendo in Costantinopoli l’usoper legride imperiali di grande conseguenza.

Appena

Achille Taziovide Erevardogli fece

un

segno,interpretato dal secondo per undesiderio che avesseil primo diparlargli,compiutalaterzapromulgazione.

Cessato losquillar delle trombe, questa inco-minciò, eneèquitrascrittoil tenore:

1'9

Per T

autorità dellosplendentissimoedivino Principe Alessio

Comneno

, Imperatore del * Santissimo

Romano Impero

,£ Imperiale

Sua Maestà comanda

sia fatto noto

a

tutti e sin-goli isudditi delsuo

Impero

, qualunque ne sia la schiatta, o qualunquelareligione che professino.

Sappiate quindi chenelsecondo giornodalladatadellapresente pubblicazione.

ilnostroamatissimo genero,.lostimatissimo Cesare, si èpreso l'assuntodi venirea sin-golarebattaglia colnostro giuratonemico

Ro-bertoContedi Parigi, eciòperche dia sod-disfazione della temeraria condotta

da

lui te-nuta neirarrogarsi

V

arbitriodi occupare pub-blicamenteilnostroreale seggio,e

non meno

dell'insolente atto diaverealla nostra impe-rialepresenzainfranti que'capolavori dell’ar-te che

ornavano

ilnostroImperiale

Trono

,

eche venivano chiamati

per

tradizionei

Leoni

di Salomone.

E

affinchè

non

vi sia nell'Eu-ropachiardisca direchelaGrecia

rimane

in-feriore

a

nessun’altrapartedel

mondo

in ve-runo decavallereschi esercizjpraticatifra lenazionicristiane, isuddetti nobilinemici, rinunziando

ad

ogni qualunque assistenza che potesse derivareloro

da

artifizio,sortilegio o

magia

, definirannolalitein trecorsecon lancie affilate e in trepassid'armi

a punta

di spada;riservati ilgiudizio e ladecisione sula bontà del

campo

algraziosissimo in-fallibile volere delionorandissimo Imperatore

.

E

con ciò

Rio

mastri di chiè la ragione!

U

n nuovo formidabilefracassaditrombe

tcr-rmnò

la cerimonia. Achille Tazio, licenziati

•%“&(f>- :C.

120

alloraiVarenghichead onoreglistavano in-torno,cmandatialleloroproprie casermegli araldi ei musicanti,si chiamòa fianco

alloraiVarenghichead onoreglistavano in-torno,cmandatialleloroproprie casermegli araldi ei musicanti,si chiamòa fianco

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