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\\ROMANZI STORICI
DI
WALTER- SCOTT.
TOMO XCV.
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CONTE DI PARIGI
ROMANZO STORICO
DI
WAL7EE»SC0TT
VERSIONE DALL’INGLESE
DI GAETANO BARBIERI
Duoseparatilidi, e sìvicino Questoaquel,che adEuropaAsiaèpresente
—
Lamole cheilNipotediGiustinoErse,ed'orohalacupola lucente— -
Iboschide' cipressi
—
leuatauti Isoleiuduodenostuol—
l'algenteDorso del'altoOlimpo,epiùdiquanti Obbiettiaduomsognar,nè pingerlice, Souoilconserto che produsse incanti
AMariaMontagu,d'incautiautrice.
DonJuan.
TOMO
IILNAPOLI
R.
HAROTTA
EVANSPANDOCH
1833.
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IL CONTE
sDiaiat® m mmm
CAPITOLO PRIMO.
Vedi estraneodestìn!copialatente Ciaceadi zolfo e nitro inmortegore.
Ambizion sua folgore dormente Inquellesotterrane atredimore
A
grand’uoppserbò.Quidirepente ConlafacellasuapenetraAmore;Etutto èincendioallor,scoppioe rovina, Cheilcredea raenchi fabbricò lamina.
D'un Anonimo.
Era
all’incirca l’ora delmezzogiornodiquel dìmedesimo,allorchéAgelasteeAchilleTazio, il comandantedella guardia varenga, conven- nero fra quellerovine delTempio
egiziano,ove inostrileggitori siricordano avere veduti incolloquioÈrevardo cil Filosofo;
ma
ben diumore
diverso l’uno dall’altro, aquanto sembrò, viconvennero.Torvo
,malinconico, avvilito parcal’Accolito;serbaval’altroquel- l’apparenza dicalma chegliprocurò, e in certotalqualmodo
glimeritò, ilsoprannome di Elefante.«nTudaiaddietro,AchilleTazio,or che
tisci con tuttalapienezza della tuavolontà esposto ai rischiinterposti fra te e lagran-
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7
«
Le
pietre de’muri odono! disseAchille Tazio abbassandolavoce. Il tiranno Dionigi, 10hoIetto io, avevaun
Orecchio cheglipor- tava idiscorsi tenutinelpiùgransegreto entro leprigionidi stalo di Siracusa. »«
E
qucst’Orccchio restalàaSiracusa.Dim- mi
un poco , il mio caroamico buono tre volte, t’immagineresti forse, divenutosimile aiLatini nel creder fole, che questo porten- tosoOrecchiofossestato trasportato per mi- racolo lanottescorsa? »«
No
;ma
inunaffareditaleimportanza lecautele non sono mai troppe. »>«
Or
bene ; sappi, il mio più cautofra quantimai furono candidatidiun
trono,che11Cesareessendosi ficcatointesta, iopenso,
chenon visicno probabilità d’impero fuor- chéa suofavore,considera giàcheilsucce- dereegli adAlessiosiacosa pianissima e di verificarsidisua natura appena saremoalcaso dinominare unaltroImperatore. Inconseguen- za di ciò,siccome lecose pianenon ne
mo-
vonoa lambiccarci continuamente il cervelli»per esse, il nostroCesare ha rimessi in te e in
me
tutti i proprj interessi su questa me- schinafaccenda,csenza prenderseneulteriore fastidio dedicatuttiisuoi pensieriadun nuovo capriccioamoroso, e non-indovini per chi!Qualche cosatrailmascolino eilfemminino;
cheèdonnanelle fattezzeenelle forme, ed inparteanchene’ vestiti;
ma
che, perSan
Giorgiodi Cappadocia! èmoltopiùuomo
nel restantede’ vestiti stessi enelle sue inclinazioni, e nellasuaprofessione. »8
« T’intenderesti dell’Amazzone, moglie dì quel Francodalla
mano
diferro,chelanotte scorsamiseinpezziconunpugno
illeone d’oro di Salomone?ÌPerSan GiorgiodiCappadocia!dirò anch’io, la
men
fataleconseguenza che glipossa fruttareèl’averefracassateleossa.»«Questacosanonètahtoimprobabile quanto
il sarebbe che l’Orecchio diDionisio volasse quidaSiracusa in unasola notte;
ma
questo Cesare è baldanzosoinamore, e lo fa tale lapreponderanza chegli haacquistatasugli animi delle più insigni fra le greche bel- lezzemerito diavvenenza generalmenteattri- buitogli.»«
h
se lo attribuisce,cred’io, tantoanche egli stesso,chenon calcolacome
questa pre- ponderanzadi cui parli,sia inmoltapartedo- vutaalsuo gradodi Cesarecallapossibilità cheun giornodivenga Imperatore.»«Intanto, disseAgelaste,io gliho promesso procurargliuncolloquioconlasua
Bradaman-
te,cheprobabilmenteinguiderdone de’teneri epiteti
Zo
'e'kaiPsychè(amor mio!
vitamia!)
farà faredivorzio alla suaanima
dalsuoim- pareggiabile corpo.»«'Intantoperò,non nedubito,sarannonelle tue mani quegli ordinicheilCesarepuòavere dati perchè proceda innanzila trama.»
« Certamente; nonècosache dovesse essere trascurata. Così questasmania, improvvisad’a-
more
,o dipazzia, allontanandolasuaatten- zionedai progressi dellacongiura, lo ha ac- cecato tanto che noi possiamo condurre l’ac- quaalnostromolino contuttasicurezza,eim-DigitizedbyGoogle
9
munì
dasospetti.So
bene che attenendomi a questavia, dessacalquantodisdicevole a’mici anni c al miocarattere;ma
pensandopoi alla meta,cheèquellad’innalzareun degno Acco- lito all’imperiale dignità, non mi vergogno nelFofferirc questomodo
di trovarsi insieme eall’AmazzoneealCesare,così chiamatofi-nora, cheneètantospasimato.-r-
Or
dimmi, qualiprogressi haitufatti,Co’tuoiVarcnghi?Sonodessi, tuilvedi,nella partealmenoese- cutiva,ilbraccio destro della nostra' impresa.»
« Progressi pochi inproporzionediquanto avrei desiderato, Achille rispose.
Mi
sonoperò assicuratodi dueotreventinedicostoro,che trovaipiù accessibili; nòho puntodidubbio chequando
ilCesaresarà postodabanda, le loroacclamazioninonsiano per AchilleTazio.»«
E
che cosa è diquel gagliardo, chein- tervennealleletturedella Principessa, di quel- l’Eduardo,comeAlessios’intestòchiamarlo?»«
Su
costui non ho fattobreccia; eme
ne - spiace assaiperchèè ingrandecreditopressoisuoi compagni, iqualisarebberotuttidalla nostraseegli lofosse. Intanto lomisi
come
sentinella aggiunta presso quellatesta diferro del ContediParigi,perchè avendo entrambi un inveteratodesiderio di rompersi le corna, vi èuna grande probabilità cheilprimoam-
mazzi ilsecondo;chesepoi in appressoiCro- ciatiallegassero ciòcome un motivod’intimar- nelaguerra,si fa prestoa consegnarenelle loromani il Varcngo,alcuiastio personale contraiNormanni
ènecessarioimputaretutta lacolpa della catastrofe.Tuttequeste cosesonoJO . .
eiapredisposte.
Ti
domanderò adesso,come
e
quando
ci metteremo a spedirele faccende con l’Imperatore?» ‘. . ..
n
«Intorno a ciòènecessario consultareilL.c- sare.
È
verochelasuasperatafelicitàd’ogginon èpiù certa dellacoronach’eglisiaspetta cinger(domani; è vero che lesue idee sono ansiose del
buon
successo amorosodi questa giornata, più diquantosiestendanoallessere salutatoImperatoreneldìventuro;ma
nonemeno
vero che per accelerareilsecondodique- sti avvenimenti eglis’immagina chedobbiamo
ricevere gli ordini dalui,come
capoprinci- pale dell’impresa.Perdirtiperò quel che credo, valorosissimoTazio,domani
dovrebbeessere l’ultimo giornodi regno perAlessio.»«
Appena
avrai certezza di ciò, disse1Ac- colito.fammelo
sapereilpiùpresto,athnchc io possadarneavvisoa que’nostricontederati chehanno
inserbocittadini perlasommossa,come
pureaquegl’Immortali che avendoi loro quartieriin vicinanzadella Corte, sintesero già connoi csonopronti, eaffinché, soprat- tuttoio possa sparpagliare inlontane fazioni diguardiaque’Vareoghi
ne’ quali io nonab-biafiducia.» .
«Lasciala curaiame,rispose Agelaste,din- viarti lepiùesattenotiziecistruzionitostoche avrò veduto Niceforo Briennio.--Permetti
una
parola ancora.Della mogliedelCesare chesha
a farne
?»
. .« Metterlaintalparte,oveiononsiapiu .
costrettoadudire la suastoria. Se nontosse quel flabello delle sue lettureditutte le sere,
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sarei anche
uom
di buon cuoreal puntodi prendermipensiero del destino dileiiomede*simo,e insegnarlequal differenzavisiafra un Imperatorecoronatocquelsuovanaglorioso Bricnnio.»
Qui
si separarono; nèpuòdirsi quantol’aspetto eimodidel l’Accolito mostras- serosproporzionetralaboria incui era al- lorasalito, cl’avvilimento cheglisilcggcasul volto al principiodi questoconvegno.'Agelaste gli guardòdietro con un sogghi- gnodi scherno.«
Va
purlà!Ecco unmatto»che può ringraziare il suo poco giudizio se
non
hagli occhiabbarbagliatidaquella fiam-ma
che non puòameno
d’incenerirlo.Vero
tapino, permetà istrutto,per metà operoso, per metàardito, per metà, ente pensante!
mentre i più meschini de’suoipensieri, e certo quelli che sipossono chiamare in lui pensierisono meschini, nonglivengonosug- geritidal suo intendimento. Immaginarsi egli di sopraffare un
uomo
impetuoso, orgoglioso, valorosoqualèNiceforoBricnnio? Searrivasse a ciònonsarebbe meritodi politicasuapro- pria,emoltomeno
disuo proprio valore.— E
Anna Comnena
, quell’anima impastata d’in- gegno edi genio, non sidubiti chesiamai
congiunta ad untalp tronco disemi-barbaro, privo d’ogni immaginazione.Oh
no!Anna
Comnena
avràun maritodipuro sanguegreco, ebennodritodiquel sapereche tramandaronoRoma
cGreciane’ giorni del loro lustroedella loro grandezza. ]Nè saràlaminordeliziadelmio
trono imperialeilfarne partecipecolei,che dalle sue nozioni proprieavrà imparatoa va-J2
lutareetenerein pregio quelle delsuoImpe*
ratorc.» Fece un passoo
due
non capendoin se stesso per l’orgoglio che lo avea invaso,
quando
una speciedirimorsodi coscienza in- trodusse nellasuamentealtripensieri,aiquali con soffocatavoce diè sfogo.«Ma
sevogliamo farla imperatrice, la mortediAlessio diviene inevitabile. Sarebbe impossibilefar calcoli sul consensodelpadre atalinozze.— E
che rileva questo?La
morte d’unuom
danullaèbencosa di poco al confrontodi metteresul tronoun
filosofo.
E
doveequando
sicmai veduto chei possessorid’untrono fossero curiosi disapere
E
eroperadichimorironoiloropredecessori?—
iogene! olà! Diogene! »
Lo
schiavo tardò primadicomparirealcunimomenti, chelascia- ronoadAgelaste,interamenteassorto nelle idee dellasua futuragrandezza, ilcampo
a diverse successive meditazioni.Fraqueste vene furono altreancora,alcunealte aricordargli qué’punti disana dottrina, lacuiesistenzaper lomeno
costuinonpotea ignorare, sulcontocheavrebbe dovuto rendereal Ciclo. Ileggitoriconoscono da lungo tempoAgdaste
,e s’immagineranno chequesta partedimeditazionefulapiùbreve e lapiùprestosuperata dall’empietàdicostui.«
Quanto
algiudizio degliuomini,continuò,vi sonoventi manieredi uccidere Alessiosenza cheil biasimo nericada sume.Ilsangue cheavremo
sparso potrà lordare lenostremani
guardando più davicinolacosa,nontingerà granchelanostra fronte.»Diogeneintanto ar- rivò. «La
Contessa franceseèstatalevata?» glidomandò
il filosofo.DigitizedbyGoogle
Lo
schiavo risposesi.«
Come
la.intesedi.venirqui?» Piuttostobene,quando
seppe chetalprov- vedimentoera stato immaginato da VostraSi«gnoria.
Andò
primainfuriaalvedersiseparata dal marito,ctenuta prigioniera nelpalazzo;commise violenze suglischiavi della casaIm-
E
criale;si dice cheneabbia ucciso alcuni,
encbè m’immagini nonsiaaccadutoprobabil- mente nulladi peggio dalla solennepaura che ebbero.
Mi
riconobbealprimo vedermi,equan- do leoffersi anome
vostro il ricovero d’un giorno nelle vostre case, finchesia invostra facoltàl’ottcncre laliberazione delConte,non esitò nell’accettare l’offerta.Ellastaadesso in deposito nelle stanze segrete del giardino di Citerà. »« Ti seiportato a meraviglia, fedele
mio
Diogene!-Tu
seida paragonareaiGenjcustodi de’Talismanidell’Oriente.Non
hocheadin-<.dicarti i mieivoleri; sonoeseguiti. » Diogenefeceun profondoinchinocsiritirò.
« Ricordati però, schiavo (cosìcontinuava aparlareconsestessoAgelaste) chesovrasta granderischio achi nesapiù del bisogno;
e semailamiacondotta venisseadesserescan- dagliata, t’hofattopadroneditroppide’mici segreti! »
Fu
interrotto intanto questo soliloquio da untriplicebuccinamento venuto da untripliceS
icchiofattosopra unode’simulacri posti al
i fuori,i quali essendo architettati contal arteche
mandavano
pertal guisa isuonial- l’interno,simeritarono perciòilpomposo nome
di statue vocali.
»4
« Questoè ilpicchiodi unode’uostri.
Ad
orasìtarda....eglisolopuòessere.»
Toccò
lastatua d’Isideconlasua verga; ed apparve
ilCesareNiceforo Briennio, messo contutta
1eleganzacricchezza del grecoabbigliamento, in cui scorgcasilostudio usatodachilovestiva peradattarloalmigliore spicco delle proprie forme. « Possosperare,parlòprimo Agelaste ricevendo il Cesare con molta apparenzadiri- guardo ad
un
tempo cdi filosoficagravità,
cheil mio Signoresia qui per dirmid’avere cambiatodiparereedivoler differirequalunque parlamentodesiderasseconquella nobileFran- cese,sintantoalmeno che la parte principale del nostrosegretodivisamento abbia ottenuto il suo effetto?»
«
No
, filosofo.Non
permetto che unamia
risoluzione, prèsaunavolta,divenga zimbello dellecircostanze.Credimi;non sono maitantii lavorida
me
terminati, ch’iononsiapronto ad intraprendernealtrettanti.Le
graziediVc-
nercsono il compensodelle fatichediMarte.Nè
vedrei un prezzo dell’opera ncll’adorareilD
io Armipotente assoggettandomiatuttiitra- vaglie i rischiconnessi contale adorazione, senon avessianticipatamentequalchecertezza d’acquislarmilaghirlandadimirto, contrasse- gnodc’favori della bellasovranadiqucstoDio..»« Chiedo perdono della
mia
temerità.Ma
pensò Vostra Altezza Imperiale che ella sta giocando,con una intrepidezza che nonèdel caso
, un impero,ed in oltre lavita propria, la
mia
edi tutti quelliche sisono collegati conl’AltczzaVostrainquestoarduo divisamento?TTigitizedbyCoorte
i5
E
con qualevista diguadagnolattequeste cose sono giocate?Con
quella del favore di una creatura,che insostanza partecipadi donna e di furia infernale, eche sotto entrambi gli aspettipuòessere fatale alpresente nostro disegno, siache aderiscaallevostrebrame,sia che lamovano
asdegno. Nella prima suppo- sizione, vorrà tenersi a fiancoilsuoadoratore, esottrarloal pericolodi avventurarsiinuna
rischiosacongiura;se siconserva, e tale è il concettoin cui èriguardata generalmente, costantealmaritoe aisentimentichegligiurò dinanziall’altare,lasciogiudicare a vóiquat motivodirisentimentolesomministratecoll’o- stinarvi in unadomanda
, che vennegià sì maleaccoltainprincipio. »«Zittolà,vecchio!
Tu
aimiei occhi diventiun
imbecille,ein mezzoal tuogransapere su tantealtre cosehai trascuratiglistudjpiù degnid’esserecoltivati,quelli della più bella parte di tuttoilcreato.
Non
t’accorgidell’im- pressioneche, secondo ognivcrisimiglianza, unuomo
valoroso, posto innonignobile con- dizione, nonaifatto mal raccomandato dalle prerogative del proprio aspetto,deeprodurre sopra una donna, la quale per soprappiù deetemereleconseguenzed’unrifiutodato in cattivaora?Finiscila, Agelaste;nehoassai di quel tuo canto;èproprio quello delmal augurio cheilcorvo intona dalramo
golpato della-quer- ciapostaasinistra.Sevuoideclamare, perchè non dirmi che un cuor pusillanime noncon- quistòmai unabella?Perchè nonmi
diciessere l’uom piùdegno d’impero coluiche intrecciòi6
imirti di Venere agli allori di Marte?
Su
via,amico, aprimil’ingresso segreto del recinto clicaccoppia questemagicherovine a boschetti foggiati all’usodiquellidiCiterà odiNasso.»»« Conviene farequel chevolete! » disseil
Filosofo
mandando
un profondocpassabilmente ostentatosospiro.
«
Qua
Diogene,chiamò il Cesare adalta voce.Ove
seichiamato tu,ildio delMale
non è lontanodi lì. Vieni; apriquesto ingresso.Ildio del
Male
, mio fedeleAffricano,non è tantodistante chenonpossa rispondere al primo rumore di questepietre. »L’Affricanodiede un’occhiataad Agclaste, cheglielacontraccambiò con un cennod’ade- sioneaidesiderjdelCesare.Diogene quindili
S
recedèverso
un
avanzodimuraglia,coperta adiversi arbusti avvezziadarrampicarsi fraidiroccamenti, de’qualiDiogeneesattamentela rimondò;ed in alloraapparvelibera daquel verdeggianteingombro unaporticclla chiusain i
bizzarra guisa,perchèdalla sogliaallacima lanascondca unafoderadigrosse pietre riqua- drate,chetuttevennerolevate via dalloschiavo;
indi ammucchiatea partecon apparentepro- posito di rimetterlein appressoalloroluogo.
«
Tu
rimarrai qui,disse Agelastc aDiogene, per custodire questa porta, dalla quale, a rischio della tua vita,nonlasceraipassare ve-j
runoche nontidia l’intesosegnale.Sarebbe cosa pericolosacheessa rimanesse orapriva di guardia. »
OssequiosissimamenteDiogeneportòla
mano
allasciabola c allafronte, usatomodo
onde/
. I
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*7 glischiavi soleàrroprometterediesserefedeli omorireai comandi deiloro padroni.Accese indi unapiccola lanterna,etratta fuori
una
chiave,aperse quella porta cheeradilegno, apparecchiandosi a far lumea’suoisuperiori.«
Fermo
lì, amico Diogene! esclamòilCe- sare.A
tenon mancano
lanterneper iscoprirc onest’uomini,laqualmercanziasetu cercassi qui, mi vedocostretto dirti.chesarestivenuto ad una cattiva piazza pertrovarne
un
solo.Rimetti qaeSti arbusticom’erano,ct’appiatta dietroadessifino al nostro ritorno,per rin- tuzzare
come
già tièstato ordinato qualun- quecuriositàchelavistadi questo passaggio segreto potessefarnascere. »Lo
schiavopensòalle fcizioniordinategli,dopoavereconsegnata lalanterna alCesare., cheprecedi:Agelaste per traversoad unlun- go
ma
strettoandito a volta,provvedutoatratto a trattodi ventilazione, nè inelegante’nelle sue interne parti,comedall’esternoaspettosi sarebbe potutoargomentare.« Io nonentrerò convoi, diepa Agclastc a INiceforo, ne’giardini one’frascatidi Ci- terea;sontroppovecchio per esserneadora- tore.
Tu
sì, Imperiai Cesare, conosci bene questa strada che orfai,perchehai viaggiato lungo essa diversevolte; e,senon m’inganno, per motivi più belli. »«
Tanto
piùio devo ringraziamenti almio
eccellente amico Agelaste, che dimentica iproprj anni per prestare servigio a’suoigio- vani amici. »
.8
CAPITOLO
11.Ne
famestieri tornare alle carceri delBla- chernale, oveuno straordinariocomplessodi circostanze hastretti intemporanea lega ilVarengo
eil Conte Roberto di Parigi,due valorosi cheaveano fra lorouna
somiglianza discambievoli inclinazioni,maggiorediquanto probabilmentefosseroel’unoe l’altropropensi a convenirne.Le
dotidelVarengo
appartenea- no tutte aquel genere di virtù primitiva e nonraffinata, chelanaturadettaadun uomo
icuiattributicaratteristicidell’intera vita sieno stati ilnonconoscere
un
solo istanteiltimore, euna determinataa.lacritànell’affrontareipe- ricoli.Univa
il Conte a tutta la prodezza,generosità,passione perleavventure, chepos- sedea l’altro più grezzocampione, levirtù, inpartereali, fantastiche in parte, infuse dalledottrinedella cavalleriaerrante in ogni individuo dellasuanascita cdel suo paese.
T*otea il primoessereparagonatoal diamante quand’escedellasua cava,nè ccommesso an- cora alla ruotadell’artefice che allostato di brillanteilconduca; l’altro ad ornata
gemma,
che lavorata a punte e faccette e sontuosa- mentelegata inoro, perde forse alcun poco della suaoriginaria sostanza
, pureall’occhio chela contempla si mostra vistosaefiammeg- giantealquanto più chenoi fosse quand’era grezza,, cheè fra igioiellieri l’aggiunto tec- nico deldiamanteprimitivo.
Qui
lapreziosità èpiù artifiziale; nel primo esempio erapiù
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19 naturaleereale.—Circostanze casuali
adunque
aveanouniti in temporanea lega due indivi- dui, labasede’cui caratterieratantod’uno stesso genere, cheli separava unicamente là diversità dellaeducazione;
ma
questa educa- zione.,mcn
curata nell’uno, curatasecondo l’indolede’tempinell’altro,lasciòinentrambi falsi principi loro proprj,chenonsenzaim- probabilitàdoveanovenire adurtarsiscambie- volmente. Il\arengoprincipiò lasua conver- sazionecolConte Roberto inuno stiledifa- migliaritàches’accostava allamala creanza piùdi quantoil primo sel’immaginasse, e che
comunque
usalo da Erevardo conlein- tenzioni le più innocenti , dovea facilmente, comesuol dirsi, far pigliare la moscaalsuo fratello d’armi. Conviene però confessarlo;quantod’offensivoscorgcasi nel contegno del V arengo,consistea inuna ruvidaeardita di- menticanza de’ titoli dei personaggiai quali volgea ildiscorso, in ches’atteneva agliusi de’Sassoni suoiprogenitori; laqualdimenti- canza nonpotea nondivenireperlo
meno
in- crescevolecosì aiFranchicome aiNomanni
,imbevutisindalla nascitaetenerissimide’pri- vilegi del feudale sistema,d’ogni araldica ca- ricaturae dique’dirittimilitaricheicavalieri vantavanoall’ordine lorounicamente spettanti.
Fa
d’uopoconfessare in oltre, chementre Erevardoerauomo
fattoper tenere in lievissimo contoledistinzionipreaccennate,aveapoiuna
sufficiente dose d’inclinazionea riconoscerela potenzaelaricchezza delgreco impero, sotto cui serviva,cadamplificarel’ideadella dignità30
quasi ingenitadiAlessio
Comneno,
idea ch’egli inclinava anzichéno ad astendereai capitani grecidalloslessoAléssioposti alcomando
della guardia varenga, esipgolarmcnte ad Achille Tazio.Non
chenons’accorgesse dellacodardia dicostui, e aquando
aquando
dibricconeria noi sospettasse;ma
sembraval’Accolitoilcanale d’ondele imperiali grazie suiVarenghiinge- nerale, esu luiErevardoinparticolare,pio-
veano, perchè coluiebbe sempre la politica didare adintenderecheifavori compartitida Alessio
Comneno
, in via or piùormeno
im- mediata derivasseroda propria intercessione.Prcvalcal’opinionech’eglisposasse esostenesse aspada tratta lacausade’Varenghi per qua- lunque contesa nascesse fraquesti e gli altri corpi militari; liberalee largo di
mano mo-
stravasi;per lui glistipendj correano conla più scrupolosa esattezza; insomma
, eccetto queldifettuzzo allapartita valore che non fu mai il fortedi Achille Tazio,difficilmente iVarenghi avrebbero potutoaugurarsi un co-
mandante
meglio coniato secondo i loro de- siderj. Oltrea che,ilnostroamicoErevardo che si vedeaammesso
in famigliare società dall’Accolito,e chiamalo daluicome vedemmo
nellespedizionisegrete, sieraad onta della suaausteritànaturale buttato più del bisogno, per valerci di una frase espressiva ancorché volgare, inquella servilità da leccazampa,chelamaggiorpartede’Mirmidonisuoi confra- telli tributava a questoAchilledinuovadata.
E
probabilenondimeno
chetutta lapredetta divozione degliesuliAnglo-Sassonialloroco-DigitizedbyC
21 mandante nons’addentrassene’lorocuori,ol- treaquantosi puòtributare omaggio ad
un uomo
lecuiqualitàmoraliin altissimo gradosi sprezzano.
E
certoin questomomento
,ildisegnoconcepito da Erevardoper la libera- zione delContedi Pariginon indicava
mag-
giore fedeltàa1FIm
peralo ree alrappresentante di lui AchilleTazio,diquellache potea con- ciliarsiconlagiustiziadisottrarread unainu-mana
soperchieria il francese straniero.Per progredirequindi insìcaritatevole di- visamente, Erevardo. condusseilConte Roberto fuor delle sotterranee volte delBlachernale,i cuilabirintiayea imparatia
memoria
perri- petute fazioni di sentinella,che quivine.’giorni addietrogli aveaordinatelo stessoTaziocol secondafine di fargliacquistare tale pratica,3
ualsarebbe statanecessaria secredca valersi
iluiall’uopo dellameditatacongiura.
Appena
furono all’ariaaperta, einqualchedistanza dalletetretorridell’imperiale palazzo, ilVa-
rengodomandò
senzapreambolialConte,seco- noscesseAgclasteilFilosofo,.L’altro rispose no.«Badate,serCavaliere!soggiunseErevardo, fatedannoa voimedesimonel volermimostrare luccioleper lanterne. Doveteconoscerlo;
man-
giasteieri allasua tavola,»«
Ab!
quel vecchio letterato!Ho
capito adesso.Non
vedonulla inlui onde dovessi fareun
misterodiconoscerlonè conte.nè con altri.Mezzo
giullare,mezzocantastorie....»
'«
Mezzo
ruffiano, etuttobriccone, loin-
terruppe ilVarengo. Sottouna mascherad’in- genuailaritànascondeilsuomestiere di far
22
da secondoalle altrui dissolutezze;consofismi filosoficivestitidispecioso gergo, pretende fran- care se colsuoargomentare d’ogni credenza religiosa emorale;colsuoargomentare,cser- bando sempreilmantodellapiùdevota fedeltà, pretende, senon lo frenanointempo, fran- care dalla vitaedall’impero
un buon
padrone chesi fidatroppodilui;o
se nonriesce in ciò, vuole colsuoargomentare condurrea pre- cipizioeamortequegli allocchidc’suoicon- federati.»' .«
E
tu sai tuttociò, cpermettiche que- st’uomovada impunito?»«
Oh
adagio,Ser Cavaliere! Ionon hopo- tuto finoraideareun disegno chedaAgelasle nonmi
siacontramminato;ma
verràtempo, anzièin procinto di venire,chel’Imperatore voglia onon vogliaporterà tutta lasuaat- tenzionesopracostui, eallora il filosofo ari diritto,-percheper
San
Dunstano!questo bar- barolomanderà
conlegambe
all’aria! Per adesso non vorrei altro, crcd’io, cheliberare dallesuebrancheunasemplice creatura,cheha dato orecchioalleingannevoli sue filastrocche.»n
Ma
insomma
, che c’entroio con que- st’uomo o conle suecongiure? »«Moltocientrate,Ser Cavaliere,ancorché npn ve lo figuriate. Il personaggio più im- portante dellasua congiura non è nienl’altro cheilCesare,
comunque
obbligato piùdi tutti gli uomini della terraadesserefedeleal suo sovrano;ma
da cheAlessioha nominatoun
Sebasto-crator,un
ufizialesuperioredigrado e più vicino alTrono
delCesare, Niceforo/DigitizedbyGoogle
«
23 Briennio ha concepito tutto quest’astio
, Ben-
ché da quantotempoegliabbiafattolega di trame conl’astutoAgelaste ècosa più difficile asapersi. Ciò èsicuro,che damolti mesiil filosofoalimenta con.munificenza
, lesue ric-
chezze gii permettonofarquesto, i vizjele prodigalità del Cesare.
È
conseguenzadellein- stigazionidiquel cialtrone, seINiceforomanca
dei dovuti riguardi allapropria moglie, ben- ché figliadell’Imperatore; quelmalvagiostes- soha gettatiisemi dei mali umori chepas- sanofra Niceforoel’imperiale famiglia.E
se ilBriennionon
gode piùcome
in passato la riputazioned’uom
savio edi abile capitano,non
dee incolparnealtro chel’avereseguitiiconsiglidiquell’artifizioso adulatore.»
«
E
checosa fa ame
tuttoquesto?soggiunse ilFranco.Che
Agclastcsiaun
galantuomoouno
schiavo delle circostanze, AlessioCom-
neno non ha taliyincoli nè conme
, nè con niente delmio
,ch’io ab(biaa lambiccarmiil cervelloper lebrighedellasuaCorte. »
«
Qui può
stare ilvostro inganno, disse lo schiettoVarengo.Ma
selebrighe sontali cheinvolganolavostra felicitàe la virtù...»«
Per
il sangue dimilleMartiri!È
eglimai
possibile, chele abbiettebrighee ledis- sensioni diuna
Corte di schiavi involgano un’ombra di sospetto,su lanobileContessadi Parigi?Igiuramenti ditutta latua razzanon
varrebberoaprovarmi cheun
capello dilei avessecambiatocolore! »« Bellafrase,valorosissimo cavaliere!
Tu
seiproprioilmarito checivuole in quest’at-
I
*4
mosferadiCostantinopoli,perchè qui c’è bi- sognodi pocavigilanzae digran buonafede!
proverai molti amici ecompagni in-questa
«Ascoltami,riprese a direilFraoeo;sieno finiti qui inostri discorsi, e continuiamo a camminare,uniti sinchési troviin questa in- tricatacittà un luogoremoto, percompiere quivi la faccenda che abbiamo lasciata im- perfetta finora. »
« Fossi tuanche un
Duca
,ilmio SerConte, non puoiinvitare a questo giuoco un’altro che civenga più volentieridime!
Pensa peròalla disparitàdellecircostanzein cuicitroviamo.Seioresto morto, la mia smorfia è presto finita; ma.può mai lamia morterestituire la libertà,atua moglie, se adesso è in potere daltri.
O
potrà renderle il suo onore, seè statomacchiato?A
che gioveràilmiomorire, se nonseadallontanaredatelasolapersona che a proprio rischioepericolo hala buona volontàd’aiutarti, espera riunirtiatuamoglie erimetterli acapo dei tuoiseguaci? h« labili torto, disseilContediParigi
,asso~
lutotorto.
Ma
,mio buon amico, bada aquel chefainell’accoppiarc insiemeilnome
diBre- nildad’Aspramontee laparola di disonore;cinvecedi continuare questo discorso che
mi
irrita,dimmi
piuttosto per dove siamo ora incamminati? »«
Ai
giardini di Agelaste,detti diCiterà, daiquali non siamo mollo distanti. Bisogna peròche costui conoscaunastrada per giu^nervi, anche piùvicina diquesta chenoiteniamo:CoogTe
:i.1
altrimentinonsaprei spiegarelaprestezzaonde
sitrasferiscedai predetti giardini, postifra i
tristidiroccamenti deltempiod’Isideel’impe- rialepalazzodel IWachernale. »
«
h
suclicfondiituoi sospetti,eda quanto nacquero in te per credere ora che la mia Contessa sia custoditainquesti giardini? »Fin da ieri.Mentreioinsiemeadaltrimiei compagni posti in avvertenzada me, stavamo guatandolacondottadelCesaree divostra
mo-
glie,
scorgemmo
chiaramenteicontrassegni di appassionataammirazionedestatasinelprimo;didispetto,aquanto sembrò,cheellaneebbei- concludei da cò la probabilitàche Agelastp, amicodiNiceforonellamanierachevispiegai, avrebbecercatodicondurreaterminelafaccen- da conunodegli espedientialui soliticofsepa- rarvi entrambi dall’esercitodei Crociati; indi fartrasportarelavostramogliene’suddelti suoi giardini
—
che hanno servito precedentemente allostesso usopertantenobili donnegreche—
intantochpavrebbemessovoiinpermanenza nelcastello delJBIachernale. »« Sgraziato! Perchè
dunque
non avvertir-mene
ieri;?«
Era
cosamoltoprobabile ch’iopotessiab- bandonarele file essendo di servigio, per ve- nireafarequesta confidenzaad unuomo
ch’io riguardavaalloracome
miopersonalenemico!Mi
pare veramentecheinveceditenermique- sto linguaggio,Ser Conte, dovrestemostrarvi un po’ grato, osenonaltrocontento dellecir- costanzeper cui finalmente mi sonoindottoa giovarvi esoccorrervi.»RobertoiliParigi. T. ITT. 2 •
afi
IIConte septì la veritàdiuria taleosserva- zione, benché neltempo stessolasya indole irascibilegTinspirassc ridesideriodiprender- sela con qualcheduno,e secondo"il suosolito conchi gii erapiù allamano.
Intanto eranogiunti al luogocheicittadini di Costantinopoli soieanochiamareiGiardini delFilosofo.QuiviErevardo speravaprocurarsi l’ingresso usandod'alcutii segretisegnali con- venuti fra Achille ed Agelaste, ch’egli avea imparali,almenoinparte
, quandogiorniad- dietro era stato introdotto nelle rovine del tempio d’Iside.Coloro, per dirvero, noi fe- cero partecipe del proprio segreto in tutta la suaestensione; nonostante,finche credettero di potersene valere,e tantaapparendol’intrinsi- chezza diluiconl’Accolito, nonsiguardarono dal lasciargli conoscerealcunetracceinterrotte del loro,disegno, lequali poi raccolte da
un uomo
dotatodi,moltonaturaleacume
qualeraf
Anglo-Sassone, non poteano mancarediren- derlo a gradia gradi,ccon l’andar deltem- po, padronedell’interosegreto. Si fermarono entrambi dinanzi alla porta d’un altomuro
fallainvolta, unica che introducesseinquel recinto; e l’Anglo-Sassonc stava per picchiare• allorchéunasubitanea considerazioneilratten- ne.«
E
sevenisseadaprirnelaporta quel bric- conedi Dipgenc!Conviene ammazzarlo prima•ches’affretti a tornare addietroetradirci.
E
vero chediviene caso di necessità,cchequel malvagio hameritataprecedentemente lamorte con
un
centinaio d’orrididelitti.*»«
Ammazzalo dunque
tustesso, rispose il1
DigitizedbyGooglc
Conte Roberto. Eglicd’unaclasse più vicina alla tua, nèiocertamentevogliolordareilno-
me
di CarloMagno
col sangue d’unoschiavo affricano.•*« Vivadio! Bisognerà bene chevi moviate anchevoi, tantopiu che!costui potrebbenon venirsolo,ed iopeivostrinobiliscrupoli po- trei rimaneresopraffatto dalnumero.»
«
Quando
si desse untalcaso, ilcombat- timento prenderebbe unaforma' di mischia,o di generale battaglia, cd iononmi
tiroad- dietroogni qual volta posso,salvoilmio ono- re,frammettermi in una tenzone.»«
Non
nedubito, soggiunseilVarengo.Ma mi
sembra unasottigliezzaaraldicaassaistra- vagante,che prima di difendersi daunne- mico,oassalirlo,siabbiaadomandarglil’al- bero della sua prosapia.»«
Non
abbiatepauradiciò,signormio.Le
stretteregole della cavalleriaportanoper vero dire ledistinzioniche tihospiegate;
ma
quan- do la quistioneè ridotta ai termini, Battiti ono
, dal lato mio vi èscfnpreuna grande tolleranzaper decidermi afsà.»«
D
iamo dunqueilpicchiodell’esorcista,cvediamo
che diavolo sacomparire.» Cosi dicendo picchiò in unmodo
,studiato secondo certenorme
, alla porta che s’aperse dal latointerno. Si presentòsu lasogliaunamora
pigmea,lacuibianca canutacapellatura offeriva unasingolare difformitàconlanerezza del volto,compostoad unaceradisogghigno proprio aquesta razza dischiavi. Siscorgea Dellafisunomiadi costei,un nonsoqual cosa,2s
che minutamente esaminata indicavamaligni- tàe sentimento di compiacenza su le
umane
miserie.« Agclasteè?...*>
La
vecchia nonlasciòter- minarel’inchiesta alVarcngo
,chegl!rispose immantinenteadditandogliun ombrosovialedi quel recinto.L’Anglo- Sassone e il Franco presero tale strada,intantochelastregapronunziòalcune parole le quali sapeanópiù di grugnito che di distinto discorso.«
Tu
seiunodegliiniziati,\
arengo (talenc erailsenso.)Bada
chicon- duciteco, perche èunmomento
chepotresti esseremaleaccettoanchesolo. »Erevardolemostròper cennidiavere inteso, cgiàentrambi non la vedevanopiù. Il viale oveentrarono
,liconduceva per amenigiriin
un
giardino orientale, ove viluppi di rose, labirintidifiorentiarbusti,el’ombrc de’rami d’altialberi da foresta manteneanoquell’au- resoavi e frescheanche nell’ora del mezzo-giorno. ; - '
«
Or
soprattutto bisognausarela massima circospczione, disse Erevardo con voceben sommessaal conte diParigi, perchèèmolto probabile che ilcervodicuiandiamo
intrac- ciastia qui appiattato. Sarà meglio chemi
lasciateandareavanti solo; voi siete troppo profondamente agitato perpossedere la fred- dezzadi mente necessaria adun esploratore.Nascondetevidietro quellaquercia
;e badate che
un
vanoscrupolodionorenonvirattenga dalrannicchiarvi fra- le macchie, efinsotto ferra,seudite ilmenomo
piè sospinto. SegliDigitizedbyGoogle
29 amicisi sono uniti qui, èa presumerò che Anelaste faccia lasuaronda per impedire ogni estranea introduzione. »
« Infernoe morte!ciò non può essere! il focosoFrancoesclamò.
Madonna
delleLancio spezzate, prenditi il tuodivoto piuttostoche farlo tormentarein questa agonia! »
Vide
cionrnondimcno lanecessitàdifareuna grande violenzaa sè stesso; onde astenendosi da rimostranzeulteriori,permise alVarcngo
checontinuasse solo ilcammino
t non senza* peròaecompagnarlo ansiosamente colguardo;e facendosi un picciolissimo trattopiù innan-
zi,videErcvardo avvicinarsicon piè furtivo ad unpadiglione chesorgeva a
non
moltadi- stanza dal sitoove si erano separali; indi accostare prima l’occhio, indi 1’orecchio *aduna
finestradel padiglionestesso, coperta in granparte dai verdi esterni,cpocopenetrabile alla luce a motivodelle spallierediarboscelli infioritura chele facevano ingombro.Tra
il sie ilnocredèanchescorgere nella fisonomia delYarengo
unserio interesse destatoglidalla vistadi qualcheoggetto,e divenne percon- seguenzaansioso di procacciarsipiùdavicino la certezzadi quanto in guisa incerta appa-rivagli.
Si trasse quindi pian piano tra que’verdi del labirintocheaveanoprotettol’avvicinamento di
Erevardo
al padiglione;c tanto furono chetiisuoi passi,chetoccava già l’Anglo-Sas- sone
prima
chequesti sifosseaccortodell'ac- costarsi di lui.Non
sapendo nelmomento
chi gli fossevenutoaddosso,sivolseall’individuochein tal guisaIosorprendea,con volto rossoalpari di bragia.
Ma
veduto cheegli erailFranco, si strinscnellespalleinattodicompassionarequel- la impazienzaincapace di freni, e fattosial*quantoaddietro concedèalConte ilprivilegio di occupare ilsitopiù propizioaspiare,senza dare sospetto achi stava di dentro, fra gli zoccoli delleco'onncllc dellafinestra.Ilgenere didubbialucechepenetravainquelsoggiorno del piacere, eraattoaconciliaretalipensieri quali possonoimmaginarsi più addiccvoli ad un tempietto dedicato alla
Dea
diCiterà. Il Conteviosservavaritratticgruppidiscoltura sulgusto di quelli cheaveavedutinell’eremo dellaCateratta,benché alquantopiù licenziosi de’primi, che però soverchiamente castigati nonerano.Pocotardòadaprirsiil padiglione, entro cui simostrarono laContessa, edAgata ancella dellamedesima.La
prima appenagiunse si gettò,come estenuata dagli affanni, sopra unodi que’letti allagreca; l’ancella sipose con modesta umiltàdietro allaContessa,onde accadeacheleformediquesta seguace,giovane assai avvenente, non fossero bendistinteda chi stavaesplorando al di fuori.«
Come
la pensi tu, chiedea la Contessa all’ancella, sopraun amico cosi sospettocome quest’ Agclastc,sopra un nimico così galante come costui chechiamano Cesare? »«
Che
cosapensaraltro, rispose laseguace, se nonse che quella cheil vecchio chiama amicizia c odio,oche
quanto ilCesarechia-ma amor
dipatriache gl’impedisce metterein3i libertàinemici caduti nelle suemani,èamore che lohapreso per labellasuaprigioniera?»
« Questo amore, teloprometto, disseBre- nilda, avrà tal compenso quall’avrebbese fossevera l’inimicizia ch’eglifaserviredipre- testoall’amore.
Mio
fedeleenobileConte!Ah!
setu avessi avuta un’ideasolamentedelleca- lamità alle quali costoro mi assoggettarono, come tisaresti affrettato asuperareogni Osta- colochetitrattiene per correrealiberarmi!»
« Seitu un
uomo?
disse il Conte Roberto aloompagno
; e uditociò puoiconsigliarmi a rimanere tuttavia inoperoso?»'«Sono un
uomo
,evo*i,signore, nesieteun altro,risposeilVarengo;ma
tutti inostri cal- colinon
ci faranno esserepàùdidue;.eseilCesare,o Agelaste,che con un fischioo un sol grido po.ssonocondurre qui
un
migliaio d’uomini da unistanteall’altro,dessero questa segnale, nonsapremmo
far fronte atalecom- parsa, quand’anche avessimotuttol’ardimcnt»
di Bevis diIlampshrrc.
Dunque
tacete equie- tatevi. ISonlodico tantoperlamiavita, per- che coH’imbarcarrni inquesta caccia d’oca sal- vaticacon unsimilcompagno
, hogià provato qual pococontoione faccia,ma
lodicoper lavostra salvezza,cper quella della vostraC
os-tessa chesimostravirtuosaalpariche bella.» Proseguivano intantoi discorsi diBrenilda‘ conlasuaseguace.«
Su
leprimefui tratta In inganno.A
furia di portare in trionfo e la severità della suamorale, c laprofonditàdel sapere, e l’inflessibilità della rettitudine, coluimi
fececredereperunistantealcarattereche2
siarrogava;
ma
il lustrosparveappena mi la- sciòconosceredi essere legatoin amiciziacon queirindegno Cesare; elo schifoso ritrailo di Agelaste èrimasto intutta la sua laidezzaalmio
sguardo. INondimenosemiriesceconsot- tigliezza d'ingegno deludere questo arci-tradi- tore, poichécostui m’haprivatoingranparte d’ogni altro genere di soccorsi, non ricuso quellodell’artifizio, in cuiforse non mitro- verà inferioread esso.*u
La
udite? dicca ilVarengo
al Conte di Parigi. INonfate clic lavostraimpazienzaman-
di a male la tela orditadalla prudenzadella vostra compagna. INon sonioquel talcxlamet- terein bilancia l’ingegnod’una donnacolva- lored’unuomo
, quando, vedo che per l’uomo c'è qualchecosa afare;ma
oradifferiamoilsoccorsodel valore finoal
momento
in cui si mostri necessario per lasalvezza.di lei epel buonsuccesso della nostra impresa.»t<.Così sia!disse ilContediParigi;
ma
nonvi,lusingate, sorSassone
mio,
chela vostra prudenzami
persuada ad abbandonarequesto giardinosenza essermi presauna compiutaven- detta e di queU’indcgno Cesaree diquel pre- teso filosofo, se è veroche abbiavoltata la faccia di saggio in quella....»Qui
ilConte principiava adalzarela voce,quando
ilSas- sone gli coprì senza^complimentolabocca,con tutta la larghezza d’una sua mano.«Ah!
ti prendi tal libertà!...»disseRoberto, abbas- sando peròil tuono alcunpoco.«Sì! che quandolacasaabbrucia rispose Ercvardo,sto ben io acercare sel’acquache verso su l’incendio siaprofumata,o no!»
0-'
DigitìzedbyGoogle
33
La
qualerisposta richiamò'ilFrancoalsen- timentodell’attuale.sua condizione, eancor- chépococontento anchedellamarnerà ondeilSassonesi scusò',tacquesenonaltro. Inque- stafuudi.toundistante strepitochenonisfuggì aipersonaggi della scena interna;e laContessa cambiòdicolore.«Agata,noisiamo
come
cam- pioniinlizza; arriva l’avversario.Ritiriamoci nellastanza,laterale, c differiamo almcnper poco uno scontrod’un genere si irritante. » Cosìdicendo,leduedonnesiritrasseroinuna speciedi anticamerache melicainquella sala stessadallaparte posteriorealseggiooccupato dallaContessa Brcniida.Appena
partite queste,entranodallaquinta opposta ilCesare ed Agelaste; tal sarebbe statal’istruzionedataad unbuttafuorid’uno spettacoloteatrale. Costoro aveanoforseudito le ultime parole profferite da Brenilda, a giudicarnedaldiscorsochecon sommessavoce tennero ISiceforocdAgelaste.aMilitaiomnisamans, habetetsuacastraCupido.
«
Come
va?d.ceaNiccforo Briennio;lanostra bella antagonistahafattaunaritirataper con- centrarmeglio lesue forze? INonimporta; è segno che pensa alla guerra, anche quando non hailnemicodifronte.Che
nepensi,Age-
laste?Questavoltanonavrai, spero,arimpro- verarmi di essere precipitosonei mieiamori, e di privarmi de’piaceri uniti alleconquiste di buonascuola.Per
tuttigliDei!vogliopro- cederecon tanta regolarità, come se portassi su lespallelasoma
deglianni che mette tanta34
diversitàfr*ateeme; perchesospetto fortemente, vecchio
mio,
che pertenonaltriche quell’in- vidiosa villana divinità, dettaTempo
, abbia tarpateleali aCupido. »«
Non
dite così,potenteCesare, rispondeva Agelaste;ditepiuttostocheun’altra divinità, la Prudenza, ha alleggeritodi alcune pennele.ali diCupido, lasciandoglieneperò abba- stanzaper volare d’un volouniformee sicuro.»
« Il tuo volo però,Agelaste mio, saràstato inen regolato
quando
metteviinsieme qucll’ar- nicria di-Cupido,quel magazzino di anelli, fermagli-e altrearmi della voluttà, di cuila tuasola cortesiami
permisearmarmi
, o piut- tostodarnuovospiccoconessealmioarredo.» Cosìdicendosi pavoneggiava contemplando sèstesso, lesfolgorantigemme,
lecatenelle d’oro,inronili,edaltriornamentich’egliavea presi dal Filosofo, postoappenail piedene’giardiniCiterei> eche di conserto con
un
nuovo splendentissimo abito, aggiugneano ab- bellimentoallapersona di questo giovine già avvenente diper sèstessa.«Provo grande compiacenza, soggiugneva Agqlaste,che inmezzoa bagattelle ch’ionon portomai, eche portai di rado anchene’miei giovani anni, abbiate trovatoqualchecosa d’op- portunoad accrescerespicco ainaturali vostri vezzi.
Non
vidimenticateperòunpicciolo pat- io,unitoaquelleinezie chehannofattoparte del vostroornamento inungiorno così segna- lato, edcchenontorninopii»mai ad un
mcn
degnopossessore,,ma
rimanganocome
invio- labile proprietà a quelGrande
di cui furono ornamento una volla.»Digiti
33
« Questoèciò ch’io nonposso permettere, mio degno amico,risposeilCesare.
Non
igno- ro, egli è vero, che tu nonmettivaloreiti questigioielli più di'quanto c lecitoadunfi- losofo l’apprezzarli; oci metti unvaloresol dipendente dalle ricordanze che possonoride- stare. Inquestoanello,peresempio,.è inca- strata lafamosa
gemma
che servivadisuggello a Socrate; ha perte il solòvezzo d’indurtia ringraziaredivota merite il Ciclo^ chenon ha mai posta laJua filosofiaalle prove con una Zantippa. Questi fermagli secoli fa primca- nò mollementeilmobilebelsenodiFrine; ap- partengono ora ad un
uomo
più propensodi Diogene ilCinico aprestare omaggio ai te- sori che essi alternativamente nascondcanoe svelavano. Questefibbie ancora....»«Risparmialatua suppellettile d’erudizione, buongiovine...o piuttosto,nobilissimo Cesare (lointerruppe Agclasto, alquantopunto dalla vivacitàun poco epigrammaticadiquel discorso).
Ticnli in serbo unaparte di.questoingegno- so tuo brio.
Ti
verràbuono adoccasionemi- gliore. »«
Non
aver paura, filosofomio,clasciane far uso con tuobeneplacito di quei doni di spiritochepossediamo,o ce liabbiacompar-titila natura,ola scuola del nostro caroc ri- spettatoamico.
— Oh!
ilcompimentodelle nostre speranze s’anticipa»soggiunsevedendoaprirsi la porta postadietro alluogo ove eradianzi sedutalabella Contessa,chevenivagliincontro.Onorò
egli con un profondissimo inchino Brenilda,cheaveafatta qualche aggiuntaalla36
.splendidezzadel suoabbigliamento neltempo eberimase ritirata in quel gabinetto.
« Vi saluto, nobileContessa. L’intenzione di questa mia visitac scusarmi con voise vi ritengo,in tal qual
modo
a vostromalgrado, in questi stravaganti luoghine’qualivitrovate contro la vostra cspcttazione. »«ISonditein talqual
modo
amio
malgrado,ma
affattocontroda
volontàmia
, che èdi essereinsiemeamio maritoilContediParigi, ea que’ nostri seguacichehannopresalaCroce sottolesue bandiere. »a Talicertamente, si fece adire Agclastc, orano i vostri pensieri
quando
abbandonaste leterred'Occidente;ma,bella Contessa, questi pensieri non hannoprovato adessoun qualche
cambiamento?
Voi venite da un paese ove scorrea il sangueumano
adognimenoma
pro- vocazione; or vi trovate in un altro, ovela prima fra le massime professateè quella di aumentare la
somma
delle felicitàumane
con quanti modi può mai inventare l’ingegno. In quel vostroOccidente, ilmigliortitoloadot- tenere considerazione,cosìpergliuominicome
per lepersone del vostrosesso, è laforzati- rahnic^nrente usataarendere miserabiliiproprj simili;,inquesti placidireami,lecorone sono serbateallospiritosogiovine,o all’amorevole creatura del vostrosesso e de’ vostrianni,più ubilinel farcontento l’individuochecollocò in essi la sua affezione.»
«
Ma
, venerando filosofo, vorrei sapeste chementre v’adoperateconsìartifiziosa rclto- rica araccomandare insostanzailg:ogo dellaDigitizedbyGoogl
3r
voluttà, andatecontro a quante massime
ho
imparatesino dall’infanzia.Nelpaese ovefui allevatasiamosilontani dall’adottareil vostro catechismo,che anzi per sino nel casodi strin- gerematrimonio, nonci riduciamo a questo vincolo se nonconleregoledelleoneedella leonessa,
iqualinonsi
amano
finche lafem-mina
non.ha riconosciuta una superiorità di valore nel maschio.Questanorma
ne ètanto cara, cheanche una donzella della classe la più ordinariaavrebberibrezzo delle sue nozze, se si vedessemoglied’un
uomo
lacui fama ne'll’armi fossetuttavia sconosciuta. »« Così dunque,nobileContessa, presetosto adireil Cesare,voi infondetequalche raggio di speranza inun
uomo
che era in procinto di morire.Ove
soltantoilsegnalarsi nell’armi offra una probabilità di guadagnarsi da voi sentimenti d’affetto, i quali per dir vero diverrebbero piuttostorapiticheamorevolmente conceduti,quanti.visarannoansiosi d’entrare in lizza per un premio sì allibito!
Qual
v’c impresa chesembri troppo rischiosaasimile patto? Ov’è- l’individuo dotatodisentimento, chedopo avere sguainata la spada percosì bellaconquista,non giurasse non rimetterla più mai nel foderoprima di poteresuperba-„ mentevantarsi
:quelcuoreche
non
ho ancora vinto,lomeritai ? » -« Voi vedete,signora
( s’affrettò con una ufiziosa,osservaz:onc Agelastc, ilquale s’im- maginavache l’ultima parlata delCesareavesse fattoqualche breccia nell’animodi Brenilda) voi vedete cheil fuoco dellagalanteria arde
bellamentene’pctti greci caincnegli occidentali.»
« Sì,cvero, risposeBrcnilda', e ho udito narrare
come
aigiorni del famoso assedio di Troia,un
abbiettocodardo rubasselamoglie d’unuom
voloroso,poi schivasse ognicaso'di dare soddisfazionein
buon campo
almarito oltraggiato,cdivenisse finalmente origine della stragede’suoinumerosifratelli,dell’esterminio dellasua nativacitta edellericchezzechevi si conteneano; morisse finalmenteegli stesso della morte d’un miserabile vigliacco, non compianto che dalla indegnasuainnamorata;e.ciòper provare
come
bene intendessero le leggidella cavalleria i vostri predecessori. »« Prendete unequivoco. Contessa, soggiunse il Cesare. I torti diParide furonoquellid’un Asiatico dissoluto.
Fu
de’Greciilcoraggioche li vendicò. »«Voisieteun
uomo
istrutto, signore,dicea Brcnilda. -Nondimeno noncrederò allevostrepa- role,senon mifatevedereuncavalieregreco, prode abbastanzaperfisargjiocchi su! cimiero dimio
maritosenza tremare.»•v
Mi
sembrache ciònonsaràestremamchtc difficile, ripresea dire Niceforo, senon mihanno
del tutto adulatocoloro chepensarono essermi iomostratoinbattagliauncompetitore degno d’uomini ancora più formidabili del ca- valiere, al qualein guisa così stranadivenne moglielaContessa Brcnilda.»«
La
prova c prestofatta, laContessa ri-r spose.Vorreste difficilmente negarmi che mio marito,separato dame
Con un’indegnasoper- chicrra, rimane ancorainvostro potere,ccheDigitizedbyGoogle
'
quindi può compariresemprechè Io vogliate.
Non
chiedoper lui altraarinadurachelasua solita,nèaltrobrandofuoridelsuobuon
Ta-
gliaferro. Fatelo essere qui in questastanza, oin al-trocampo
ugualmente angusto, e s’egli dàaddietro, odomanda
quartiere, orimane mortosotto loscudo, siaBrenildail premio del conquistatore Diomisericordioso!(escla-
mò
lasciandosicaderesulsuoseggio)perdonamiil delittod’avere suppostaanche perun
mo-
mento questa conclusione di duello, delitto quasi ugualea quellodi dubitare degli infal- libili tuoi giudizj!»«
Prima
ditutto,s’affrettòa direilCesare,, permettetemi afferrare queste preziose parole avanti checadanoin terra.-Concedetemilaspe- ranza che chiavrà valore e forza bastanteper.vincere il rinomato ContediParigi
,glisarà
successorenell’amor diBrenilda; esiate'certa che il soled’ogginon sarà tramontato, ch’io nonadoperiquantapremura dipende da
me
per sollecitare questo scontro.»«
No
perla Santa Croce! susurrò, trattoc
-!»li estremi'deH’impazienza, all’orecehip di Ercvardo il Conte Roberto.
Non
nepossopiù di star qui ad udireun vigliacco diGreco, che nonardirebbenemmeno
resistere allostre- pito del mio Tagliaferro quatidosi congeda dal fodero,sfidarmi mentre miefede lontano, efareintantoilcascamortoamia mogiic!
Ed
anch’essa!... mi pare che Brenilda conceda delie libertà oltreal suosolitoa quella cari- catura diganimede. Sì, per il
Nome
Santo diDio!che saltoadessodentrolastanza,mo-
/fO
slrola frontead entrambi, erintuzzolesue millanterie a quel cialtrone d’una maniera .
chesene ricorderàper un pezzo! »
«
Con
vostra buona licenza( risposeilVa-
rengo,unico ascoltatore disiviolenta parlata) vi lasccreteregolare dalla fredda ragione sin- tantoche iorestoconvoi.
Quando
saremose- parati, nonci penseròpiù seildiavolo della cavalleriaerrante viprende sule spalle evi porta afarelevostre prodezze ov’csso erede.»<; Sei propriounentebrutale!(soggiunseil
Conte,guardandoil
Varengo
con disdegnocor- rispondente ai modiche questi avea usati) e losci perchèmanchi non solamente d’umanità,ma
d’ogni sentimentodinaturaleonore,o ve- recondia. Il più spregevolefra glianimalinon islàtranquillo avederne unaltro chegli vuole rubarelasuacompagna.Iltoromostralecorna al suo rivale; ilmastino, identi; e sinoiltimidocervo diviene furioso eiltrapassa co ra- mi dellasua fronte!»
« Perche sonobestie, disse il
Varengo
,e perchèin oltre le lorofemmine sonoprivediI
mdore
odi ragione, nè sanno che cosasia a santità delmatrimonio.Ma
tu, tu,Conte, non sci buono a conoscerei fini tantochiari dei discorsidiquella poverasignora,che ab-
bandonata datuttoil
mondo
,cercamantenersi fedele ateper fuggire dallereti in cui uo- mini perfidi l’hanno involta?Per
le anime di mio padree di mio nonno!il mio cuoreèsìcommosso
alvedere tantoingegnounito a tanto candore, a tanta tenerezzaconiugale, cheio stesso, senon vi fosseunmigliorecampione,
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