• Non ci sono risultati.

Digitized by Google

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "Digitized by Google"

Copied!
188
0
0

Testo completo

(1)
(2)

DigitizedbyGoogle

(3)
(4)
(5)
(6)

f .

»

_ »

r,

v

\\

ROMANZI STORICI

DI

WALTER- SCOTT.

TOMO XCV.

DigitizedbyGoogle

(7)
(8)

CONTE DI PARIGI

ROMANZO STORICO

DI

WAL7EE»SC0TT

VERSIONE DALL’INGLESE

DI GAETANO BARBIERI

Duoseparatilidi, e sìvicino Questoaquel,che adEuropaAsiaèpresente

Lamole cheilNipotediGiustino

Erse,ed'orohalacupola lucente-

Iboschide' cipressi

leuatauti Isoleiuduodenostuol

l'algente

Dorso del'altoOlimpo,epiùdiquanti Obbiettiaduomsognar,nè pingerlice, Souoilconserto che produsse incanti

AMariaMontagu,d'incautiautrice.

DonJuan.

TOMO

IIL

NAPOLI

R.

HAROTTA

E

VANSPANDOCH

1833.

DigitìzedbyGoogle

(9)
(10)

IL CONTE

sDiaiat® m mmm

CAPITOLO PRIMO.

Vedi estraneodestìn!copialatente Ciaceadi zolfo e nitro inmortegore.

Ambizion sua folgore dormente Inquellesotterrane atredimore

A

grand’uoppserbò.Quidirepente ConlafacellasuapenetraAmore;

Etutto èincendioallor,scoppioe rovina, Cheilcredea raenchi fabbricò lamina.

D'un Anonimo.

Era

all’incirca l’ora delmezzogiornodiquel dìmedesimo,allorchéAgelasteeAchilleTazio, il comandantedella guardia varenga, conven- nero fra quellerovine del

Tempio

egiziano,

ove inostrileggitori siricordano avere veduti incolloquioÈrevardo cil Filosofo;

ma

ben di

umore

diverso l’uno dall’altro, aquanto sembrò, viconvennero.

Torvo

,malinconico, avvilito parcal’Accolito;serbaval’altroquel- l’apparenza dicalma chegliprocurò, e in certotalqual

modo

glimeritò, ilsoprannome di Elefante.

«nTudaiaddietro,AchilleTazio,or che

tisci con tuttalapienezza della tuavolontà esposto ai rischiinterposti fra te e lagran-

DigitizedbyGoogle

(11)

7

«

Le

pietre de’muri odono! disseAchille Tazio abbassandolavoce. Il tiranno Dionigi, 10hoIetto io, aveva

un

Orecchio cheglipor- tava idiscorsi tenutinelpiùgransegreto entro leprigionidi stalo di Siracusa. »

«

E

qucst’Orccchio restalàaSiracusa.

Dim- mi

un poco , il mio caroamico buono tre volte, t’immagineresti forse, divenutosimile aiLatini nel creder fole, che questo porten- tosoOrecchiofossestato trasportato per mi- racolo lanottescorsa? »

«

No

;

ma

inunaffareditaleimportanza lecautele non sono mai troppe. »>

«

Or

bene ; sappi, il mio più cautofra quantimai furono candidatidi

un

trono,che

11Cesareessendosi ficcatointesta, iopenso,

chenon visicno probabilità d’impero fuor- chéa suofavore,considera giàcheilsucce- dereegli adAlessiosiacosa pianissima e di verificarsidisua natura appena saremoalcaso dinominare unaltroImperatore. Inconseguen- za di ciò,siccome lecose pianenon ne

mo-

vonoa lambiccarci continuamente il cervelli»

per esse, il nostroCesare ha rimessi in te e in

me

tutti i proprj interessi su questa me- schinafaccenda,csenza prenderseneulteriore fastidio dedicatuttiisuoi pensieriadun nuovo capriccioamoroso, e non-indovini per chi!

Qualche cosatrailmascolino eilfemminino;

cheèdonnanelle fattezzeenelle forme, ed inparteanchene’ vestiti;

ma

che, per

San

Giorgiodi Cappadocia! èmoltopiù

uomo

nel restantede’ vestiti stessi enelle sue inclinazioni, e nellasuaprofessione. »

(12)

8

« T’intenderesti dell’Amazzone, moglie dì quel Francodalla

mano

diferro,chelanotte scorsamiseinpezziconun

pugno

illeone d’oro di Salomone?ÌPerSan GiorgiodiCappadocia!

dirò anch’io, la

men

fataleconseguenza che glipossa fruttareèl’averefracassateleossa.»

«Questacosanonètahtoimprobabile quanto

il sarebbe che l’Orecchio diDionisio volasse quidaSiracusa in unasola notte;

ma

questo Cesare è baldanzosoinamore, e lo fa tale lapreponderanza chegli haacquistatasugli animi delle più insigni fra le greche bel- lezzemerito diavvenenza generalmenteattri- buitogli.»

«

h

se lo attribuisce,cred’io, tantoanche egli stesso,chenon calcola

come

questa pre- ponderanzadi cui parli,sia inmoltapartedo- vutaalsuo gradodi Cesarecallapossibilità cheun giornodivenga Imperatore.»

«Intanto, disseAgelaste,io gliho promesso procurargliuncolloquioconlasua

Bradaman-

te,cheprobabilmenteinguiderdone de’teneri epiteti

Zo

'e'kaiPsychè

(amor mio!

vita

mia!)

farà faredivorzio alla sua

anima

dalsuoim- pareggiabile corpo.»

«'Intantoperò,non nedubito,sarannonelle tue mani quegli ordinicheilCesarepuòavere dati perchè proceda innanzila trama.»

« Certamente; nonècosache dovesse essere trascurata. Così questasmania, improvvisad’a-

more

,o dipazzia, allontanandolasuaatten- zionedai progressi dellacongiura, lo ha ac- cecato tanto che noi possiamo condurre l’ac- quaalnostromolino contuttasicurezza,eim-

DigitizedbyGoogle

(13)

9

munì

dasospetti.

So

bene che attenendomi a questavia, dessacalquantodisdicevole a’mici anni c al miocarattere;

ma

pensandopoi alla meta,cheèquellad’innalzareun degno Acco- lito all’imperiale dignità, non mi vergogno nelFofferirc questo

modo

di trovarsi insieme eall’AmazzoneealCesare,così chiamatofi-

nora, cheneètantospasimato.-r-

Or

dimmi, qualiprogressi haitufatti,Co’tuoiVarcnghi?

Sonodessi, tuilvedi,nella partealmenoese- cutiva,ilbraccio destro della nostra' impresa.»

« Progressi pochi inproporzionediquanto avrei desiderato, Achille rispose.

Mi

sonoperò assicuratodi dueotreventinedicostoro,che trovaipiù accessibili; nòho puntodidubbio che

quando

ilCesaresarà postodabanda, le loroacclamazioninonsiano per AchilleTazio.»

«

E

che cosa è diquel gagliardo, chein- tervennealleletturedella Principessa, di quel- l’Eduardo,comeAlessios’intestòchiamarlo?»

«

Su

costui non ho fattobreccia; e

me

ne - spiace assaiperchèè ingrandecreditopresso

isuoi compagni, iqualisarebberotuttidalla nostraseegli lofosse. Intanto lomisi

come

sentinella aggiunta presso quellatesta diferro del ContediParigi,perchè avendo entrambi un inveteratodesiderio di rompersi le corna, vi èuna grande probabilità cheilprimo

am-

mazzi ilsecondo;chesepoi in appressoiCro- ciatiallegassero ciòcome un motivod’intimar- nelaguerra,si fa prestoa consegnarenelle loromani il Varcngo,alcuiastio personale contrai

Normanni

ènecessarioimputaretutta lacolpa della catastrofe.Tuttequeste cosesono

(14)

JO . .

eiapredisposte.

Ti

domanderò adesso,

come

e

quando

ci metteremo a spedirele faccende con l’Imperatore?»

. . ..

n

«Intorno a ciòènecessario consultareilL.c- sare.

È

verochelasuasperatafelicitàd’oggi

non èpiù certa dellacoronach’eglisiaspetta cinger(domani; è vero che lesue idee sono ansiose del

buon

successo amorosodi questa giornata, più diquantosiestendanoallessere salutatoImperatoreneldìventuro;

ma

none

meno

vero che per accelerareilsecondodique- sti avvenimenti eglis’immagina che

dobbiamo

ricevere gli ordini dalui,

come

capoprinci- pale dell’impresa.Perdirtiperò quel che credo, valorosissimoTazio,

domani

dovrebbeessere l’ultimo giornodi regno perAlessio.»

«

Appena

avrai certezza di ciò, disse1Ac- colito.

fammelo

sapereilpiùpresto,athnchc io possadarneavvisoa que’nostricontederati che

hanno

inserbocittadini perlasommossa,

come

pureaquegl’Immortali che avendoi loro quartieriin vicinanzadella Corte, sintesero già connoi csonopronti, eaffinché, soprat- tuttoio possa sparpagliare inlontane fazioni diguardiaque’

Vareoghi

ne’ quali io nonab-

biafiducia.» .

«Lasciala curaiame,rispose Agelaste,din- viarti lepiùesattenotiziecistruzionitostoche avrò veduto Niceforo Briennio.--Permetti

una

parola ancora.Della mogliedelCesare ches

ha

a farne

. .

« Metterlaintalparte,oveiononsiapiu .

costrettoadudire la suastoria. Se nontosse quel flabello delle sue lettureditutte le sere,

DigilizedbyGoogle

(15)

sarei anche

uom

di buon cuoreal puntodi prendermipensiero del destino dileiiomede*

simo,e insegnarlequal differenzavisiafra un Imperatorecoronatocquelsuovanaglorioso Bricnnio.»

Qui

si separarono; nèpuòdirsi quantol’aspetto eimodidel l’Accolito mostras- serosproporzionetralaboria incui era al- lorasalito, cl’avvilimento cheglisilcggcasul volto al principiodi questoconvegno.'

Agelaste gli guardòdietro con un sogghi- gnodi scherno.«

Va

purlà!Ecco unmatto»

che può ringraziare il suo poco giudizio se

non

hagli occhiabbarbagliatidaquella fiam-

ma

che non puòa

meno

d’incenerirlo.

Vero

tapino, permetà istrutto,per metà operoso, per metàardito

, per metà, ente pensante!

mentre i più meschini de’suoipensieri, e certo quelli che sipossono chiamare in lui pensierisono meschini, nonglivengonosug- geritidal suo intendimento. Immaginarsi egli di sopraffare un

uomo

impetuoso, orgoglioso, valorosoqualèNiceforoBricnnio? Searrivasse a ciònonsarebbe meritodi politicasuapro- pria,emolto

meno

disuo proprio valore.

— E

Anna Comnena

, quell’anima impastata d’in- gegno edi genio, non sidubiti chesia

mai

congiunta ad untalp tronco disemi-barbaro, privo d’ogni immaginazione.

Oh

no!

Anna

Comnena

avràun maritodipuro sanguegreco, ebennodritodiquel sapereche tramandarono

Roma

cGreciane’ giorni del loro lustroedella loro grandezza. ]Nè saràlaminordeliziadel

mio

trono imperialeilfarne partecipecolei,che dalle sue nozioni proprieavrà imparatoa va-

(16)

J2

lutareetenerein pregio quelle delsuoImpe*

ratorc.» Fece un passoo

due

non capendoin se stesso per l’orgoglio che lo avea invaso

,

quando

una speciedirimorsodi coscienza in- trodusse nellasuamentealtripensieri,aiquali con soffocatavoce diè sfogo.«

Ma

sevogliamo farla imperatrice, la mortediAlessio diviene inevitabile. Sarebbe impossibilefar calcoli sul consensodelpadre atalinozze.

— E

che rileva questo?

La

morte d’un

uom

danullaèbencosa di poco al confrontodi metteresul trono

un

filosofo.

E

dovee

quando

sicmai veduto che

i possessorid’untrono fossero curiosi disapere

E

eroperadichimorironoiloropredecessori?—

iogene! olà! Diogene! »

Lo

schiavo tardò primadicomparirealcunimomenti, chelascia- ronoadAgelaste,interamenteassorto nelle idee dellasua futuragrandezza, il

campo

a diverse successive meditazioni.Fraqueste vene furono altreancora,alcunealte aricordargli qué’punti disana dottrina, lacuiesistenzaper lo

meno

costuinonpotea ignorare, sulcontocheavrebbe dovuto rendereal Ciclo. Ileggitoriconoscono da lungo tempo

Agdaste

,e s’immagineranno chequesta partedimeditazionefulapiùbreve e lapiùprestosuperata dall’empietàdicostui.

«

Quanto

algiudizio degliuomini,continuò,vi sonoventi manieredi uccidere Alessiosenza cheil biasimo nericada sume.Ilsangue che

avremo

sparso potrà lordare lenostre

mani

guardando più davicinolacosa,nontingerà granchelanostra fronte.»Diogeneintanto ar- rivò. «

La

Contessa franceseèstatalevata?» gli

domandò

il filosofo.

DigitizedbyGoogle

(17)

Lo

schiavo risposesi.

«

Come

la.intesedi.venirqui?» Piuttostobene,

quando

seppe chetalprov- vedimentoera stato immaginato da VostraSi«

gnoria.

Andò

primainfuriaalvedersiseparata dal marito,ctenuta prigioniera nelpalazzo;

commise violenze suglischiavi della casaIm-

E

criale;si dice cheneabbia ucciso alcuni,

encbè m’immagini nonsiaaccadutoprobabil- mente nulladi peggio dalla solennepaura che ebbero.

Mi

riconobbealprimo vedermi,equan- do leoffersi a

nome

vostro il ricovero d’un giorno nelle vostre case, finchesia invostra facoltàl’ottcncre laliberazione delConte,non esitò nell’accettare l’offerta.Ellastaadesso in deposito nelle stanze segrete del giardino di Citerà. »

« Ti seiportato a meraviglia, fedele

mio

Diogene!-

Tu

seida paragonareaiGenjcustodi de’Talismanidell’Oriente.

Non

hocheadin-<.

dicarti i mieivoleri; sonoeseguiti. » Diogenefeceun profondoinchinocsiritirò.

« Ricordati però, schiavo (cosìcontinuava aparlareconsestessoAgelaste) chesovrasta granderischio achi nesapiù del bisogno;

e semailamiacondotta venisseadesserescan- dagliata, t’hofattopadroneditroppide’mici segreti! »

Fu

interrotto intanto questo soliloquio da untriplicebuccinamento venuto da untriplice

S

icchiofattosopra unode’simulacri posti al

i fuori,i quali essendo architettati contal arteche

mandavano

pertal guisa isuonial- l’interno,simeritarono perciòil

pomposo nome

di statue vocali.

(18)

»4

« Questoè ilpicchiodi unode’uostri.

Ad

orasìtarda....eglisolopuòessere.»

Toccò

lastatua d’Isideconlasua verga; ed apparve

ilCesareNiceforo Briennio, messo contutta

1eleganzacricchezza del grecoabbigliamento, in cui scorgcasilostudio usatodachilovestiva peradattarloalmigliore spicco delle proprie forme. « Possosperare,parlòprimo Agelaste ricevendo il Cesare con molta apparenzadiri- guardo ad

un

tempo cdi filosoficagravità

,

cheil mio Signoresia qui per dirmid’avere cambiatodiparereedivoler differirequalunque parlamentodesiderasseconquella nobileFran- cese,sintantoalmeno che la parte principale del nostrosegretodivisamento abbia ottenuto il suo effetto?»

«

No

, filosofo.

Non

permetto che una

mia

risoluzione, prèsaunavolta,divenga zimbello dellecircostanze.Credimi;non sono maitanti

i lavorida

me

terminati, ch’iononsiapronto ad intraprendernealtrettanti.

Le

graziedi

Vc-

nercsono il compensodelle fatichediMarte.

vedrei un prezzo dell’opera ncll’adorareil

D

io Armipotente assoggettandomiatuttiitra- vaglie i rischiconnessi contale adorazione, senon avessianticipatamentequalchecertezza d’acquislarmilaghirlandadimirto, contrasse- gnodc’favori della bellasovranadiqucstoDio..»

« Chiedo perdono della

mia

temerità.

Ma

pensò Vostra Altezza Imperiale che ella sta giocando,con una intrepidezza che nonèdel caso

, un impero,ed in oltre lavita propria, la

mia

edi tutti quelliche sisono collegati conl’AltczzaVostrainquestoarduo divisamento?

TTigitizedbyCoorte

(19)

i5

E

con qualevista diguadagnolattequeste cose sono giocate?

Con

quella del favore di una creatura,che insostanza partecipadi donna e di furia infernale, eche sotto entrambi gli aspettipuòessere fatale alpresente nostro disegno, siache aderiscaallevostrebrame,sia che la

movano

asdegno. Nella prima suppo- sizione, vorrà tenersi a fiancoilsuoadoratore, esottrarloal pericolodi avventurarsiin

una

rischiosacongiura;se siconserva, e tale è il concettoin cui èriguardata generalmente, costantealmaritoe aisentimentichegligiurò dinanziall’altare,lasciogiudicare a vóiquat motivodirisentimentolesomministratecoll’o- stinarvi in una

domanda

, che vennegià sì maleaccoltainprincipio. »

«Zittolà,vecchio!

Tu

aimiei occhi diventi

un

imbecille,ein mezzoal tuogransapere su tantealtre cosehai trascuratiglistudjpiù degnid’esserecoltivati

,quelli della più bella parte di tuttoilcreato.

Non

t’accorgidell’im- pressioneche, secondo ognivcrisimiglianza, un

uomo

valoroso, posto innonignobile con- dizione, nonaifatto mal raccomandato dalle prerogative del proprio aspetto,deeprodurre sopra una donna, la quale per soprappiù deetemereleconseguenzed’unrifiutodato in cattivaora?Finiscila, Agelaste;nehoassai di quel tuo canto;èproprio quello delmal augurio cheilcorvo intona dal

ramo

golpato della-quer- ciapostaasinistra.Sevuoideclamare, perchè non dirmi che un cuor pusillanime noncon- quistòmai unabella?Perchè non

mi

diciessere l’uom piùdegno d’impero coluiche intrecciò

(20)

i6

imirti di Venere agli allori di Marte?

Su

via,amico, aprimil’ingresso segreto del recinto clicaccoppia questemagicherovine a boschetti foggiati all’usodiquellidiCiterà odiNasso.»»

« Conviene farequel chevolete! » disseil

Filosofo

mandando

un profondo

cpassabilmente ostentatosospiro.

«

Qua

Diogene,chiamò il Cesare adalta voce.

Ove

seichiamato tu,ildio del

Male

non è lontanodi lì. Vieni; apriquesto ingresso.

Ildio del

Male

, mio fedeleAffricano,non è tantodistante chenonpossa rispondere al primo rumore di questepietre. »

L’Affricanodiede un’occhiataad Agclaste, cheglielacontraccambiò con un cennod’ade- sioneaidesiderjdelCesare.Diogene quindili

S

recedèverso

un

avanzodimuraglia,coperta adiversi arbusti avvezziadarrampicarsi frai

diroccamenti, de’qualiDiogeneesattamentela rimondò;ed in alloraapparvelibera daquel verdeggianteingombro unaporticclla chiusain i

bizzarra guisa,perchèdalla sogliaallacima lanascondca unafoderadigrosse pietre riqua- drate,chetuttevennerolevate via dalloschiavo;

indi ammucchiatea partecon apparentepro- posito di rimetterlein appressoalloroluogo.

«

Tu

rimarrai qui,disse Agelastc aDiogene, per custodire questa porta, dalla quale, a rischio della tua vita,nonlasceraipassare ve-

j

runoche nontidia l’intesosegnale.Sarebbe cosa pericolosacheessa rimanesse orapriva di guardia. »

OssequiosissimamenteDiogeneportòla

mano

allasciabola c allafronte, usato

modo

onde

/

. I

DigitizedbyGoogl

(21)

*7 glischiavi soleàrroprometterediesserefedeli omorireai comandi deiloro padroni.Accese indi unapiccola lanterna,etratta fuori

una

chiave,aperse quella porta cheeradilegno, apparecchiandosi a far lumea’suoisuperiori.

«

Fermo

lì, amico Diogene! esclamòilCe- sare.

A

te

non mancano

lanterneper iscoprirc onest’uomini

,laqualmercanziasetu cercassi qui, mi vedocostretto dirti.chesarestivenuto ad una cattiva piazza pertrovarne

un

solo.

Rimetti qaeSti arbusticom’erano,ct’appiatta dietroadessifino al nostro ritorno,per rin- tuzzare

come

già tièstato ordinato qualun- quecuriositàchelavistadi questo passaggio segreto potessefarnascere. »

Lo

schiavopensòalle fcizioniordinategli,

dopoavereconsegnata lalanterna alCesare., cheprecedi:Agelaste per traversoad unlun- go

ma

strettoandito a volta,provvedutoatratto a trattodi ventilazione, nè inelegante’nelle sue interne parti,comedall’esternoaspettosi sarebbe potutoargomentare.

« Io nonentrerò convoi, diepa Agclastc a INiceforo, ne’giardini one’frascatidi Ci- terea;sontroppovecchio per esserneadora- tore.

Tu

, Imperiai Cesare, conosci bene questa strada che orfai,perchehai viaggiato lungo essa diversevolte; e,senon m’inganno, per motivi più belli. »

«

Tanto

piùio devo ringraziamenti al

mio

eccellente amico Agelaste, che dimentica i

proprj anni per prestare servigio a’suoigio- vani amici. »

(22)

.8

CAPITOLO

11.

Ne

famestieri tornare alle carceri delBla- chernale, oveuno straordinariocomplessodi circostanze hastretti intemporanea lega il

Varengo

eil Conte Roberto di Parigi,due valorosi cheaveano fra loro

una

somiglianza discambievoli inclinazioni,maggiorediquanto probabilmentefosseroel’unoe l’altropropensi a convenirne.

Le

dotidel

Varengo

appartenea- no tutte aquel genere di virtù primitiva e nonraffinata, chelanaturadettaad

un uomo

icuiattributicaratteristicidell’intera vita sieno stati ilnonconoscere

un

solo istanteiltimore, euna determinataa.lacritànell’affrontareipe- ricoli.

Univa

il Conte a tutta la prodezza,

generosità,passione perleavventure, chepos- sedea l’altro più grezzocampione, levirtù, inpartereali, fantastiche in parte, infuse dalledottrinedella cavalleriaerrante in ogni individuo dellasuanascita cdel suo paese.

T*otea il primoessereparagonatoal diamante quand’escedellasua cava,nè ccommesso an- cora alla ruotadell’artefice che allostato di brillanteilconduca; l’altro ad ornata

gemma,

che lavorata a punte e faccette e sontuosa- mentelegata inoro

, perde forse alcun poco della suaoriginaria sostanza

, pureall’occhio chela contempla si mostra vistosaefiammeg- giantealquanto più chenoi fosse quand’era grezza,, cheè fra igioiellieri l’aggiunto tec- nico deldiamanteprimitivo.

Qui

lapreziosità èpiù artifiziale

; nel primo esempio erapiù

DigitizedbyGoogle

(23)

19 naturaleereale.—Circostanze casuali

adunque

aveanouniti in temporanea lega due indivi- dui

, labasede’cui caratterieratantod’uno stesso genere, cheli separava unicamente là diversità dellaeducazione;

ma

questa educa- zione.,

mcn

curata nell’uno, curatasecondo l’indolede’tempinell’altro,lasciòinentrambi falsi principi loro proprj

,chenonsenzaim- probabilitàdoveanovenire adurtarsiscambie- volmente. Il\arengoprincipiò lasua conver- sazionecolConte Roberto inuno stiledifa- migliaritàches’accostava allamala creanza piùdi quantoil primo sel’immaginasse, e che

comunque

usalo da Erevardo conlein- tenzioni le più innocenti , dovea facilmente, comesuol dirsi, far pigliare la moscaalsuo fratello d’armi. Conviene però confessarlo;

quantod’offensivoscorgcasi nel contegno del V arengo,consistea inuna ruvidaeardita di- menticanza de’ titoli dei personaggiai quali volgea ildiscorso, in ches’atteneva agliusi de’Sassoni suoiprogenitori; laqualdimenti- canza nonpotea nondivenireperlo

meno

in- crescevolecosì aiFranchicome ai

Nomanni

,

imbevutisindalla nascitaetenerissimide’pri- vilegi del feudale sistema,d’ogni araldica ca- ricaturae dique’dirittimilitaricheicavalieri vantavanoall’ordine lorounicamente spettanti.

Fa

d’uopoconfessare in oltre, chementre Erevardoera

uomo

fattoper tenere in lievissimo contoledistinzionipreaccennate,aveapoi

una

sufficiente dose d’inclinazionea riconoscerela potenzaelaricchezza delgreco impero, sotto cui serviva,cadamplificarel’ideadella dignità

(24)

30

quasi ingenitadiAlessio

Comneno,

idea ch’egli inclinava anzichéno ad astendereai capitani grecidalloslessoAléssioposti al

comando

della guardia varenga, esipgolarmcnte ad Achille Tazio.

Non

chenons’accorgesse dellacodardia dicostui, e a

quando

a

quando

dibricconeria noi sospettasse;

ma

sembraval’Accolitoilcanale d’ondele imperiali grazie suiVarenghiinge- nerale, esu luiErevardoinparticolare

,pio-

veano, perchè coluiebbe sempre la politica didare adintenderecheifavori compartitida Alessio

Comneno

, in via or piùor

meno

im- mediata derivasseroda propria intercessione.

Prcvalcal’opinionech’eglisposasse esostenesse aspada tratta lacausade’Varenghi per qua- lunque contesa nascesse fraquesti e gli altri corpi militari; liberalee largo di

mano mo-

stravasi;per lui glistipendj correano conla più scrupolosa esattezza; in

somma

, eccetto queldifettuzzo allapartita valore che non fu mai il fortedi Achille Tazio,difficilmente i

Varenghi avrebbero potutoaugurarsi un co-

mandante

meglio coniato secondo i loro de- siderj. Oltrea che,ilnostroamicoErevardo che si vedea

ammesso

in famigliare società dall’Accolito,e chiamalo dalui

come vedemmo

nellespedizionisegrete, sieraad onta della suaausteritànaturale buttato più del bisogno, per valerci di una frase espressiva ancorché volgare, inquella servilità da leccazampa,

chelamaggiorpartede’Mirmidonisuoi confra- telli tributava a questoAchilledinuovadata.

E

probabile

nondimeno

chetutta lapredetta divozione degliesuliAnglo-Sassonialloroco-

DigitizedbyC

(25)

21 mandante nons’addentrassene’lorocuori,ol- treaquantosi puòtributare omaggio ad

un uomo

lecuiqualitàmoraliin altissimo grado

si sprezzano.

E

certoin questo

momento

,il

disegnoconcepito da Erevardoper la libera- zione delContedi Pariginon indicava

mag-

giore fedeltàa1FI

m

peralo ree alrappresentante di lui AchilleTazio,diquellache potea con- ciliarsiconlagiustiziadisottrarread unainu-

mana

soperchieria il francese straniero.

Per progredirequindi insìcaritatevole di- visamente, Erevardo. condusseilConte Roberto fuor delle sotterranee volte delBlachernale,i cuilabirintiayea imparatia

memoria

perri- petute fazioni di sentinella,che quivine.’giorni addietrogli aveaordinatelo stessoTaziocol secondafine di fargliacquistare tale pratica,

3

ualsarebbe statanecessaria secredca valersi

iluiall’uopo dellameditatacongiura.

Appena

furono all’ariaaperta, einqualchedistanza dalletetretorridell’imperiale palazzo, il

Va-

rengo

domandò

senzapreambolialConte,seco- noscesseAgclasteilFilosofo,.L’altro rispose no.

«Badate,serCavaliere!soggiunseErevardo, fatedannoa voimedesimonel volermimostrare luccioleper lanterne. Doveteconoscerlo;

man-

giasteieri allasua tavola,»

«

Ab!

quel vecchio letterato!

Ho

capito adesso.

Non

vedonulla inlui onde dovessi fare

un

misterodiconoscerlonè conte.nè con altri.

Mezzo

giullare,mezzocantastorie.

...»

'

«

Mezzo

ruffiano, etuttobriccone

, loin-

terruppe ilVarengo. Sottouna mascherad’in- genuailaritànascondeilsuomestiere di far

(26)

22

da secondoalle altrui dissolutezze;consofismi filosoficivestitidispecioso gergo, pretende fran- care se colsuoargomentare d’ogni credenza religiosa emorale;colsuoargomentare,cser- bando sempreilmantodellapiùdevota fedeltà, pretende, senon lo frenanointempo, fran- care dalla vitaedall’impero

un buon

padrone chesi fidatroppodilui;

o

se nonriesce in ciò, vuole colsuoargomentare condurrea pre- cipizioeamortequegli allocchidc’suoicon- federati.»' .

«

E

tu sai tuttociò, cpermettiche que- st’uomovada impunito?»

«

Oh

adagio,Ser Cavaliere! Ionon hopo- tuto finoraideareun disegno chedaAgelasle non

mi

siacontramminato;

ma

verràtempo, anzièin procinto di venire

,chel’Imperatore voglia onon vogliaporterà tutta lasuaat- tenzionesopracostui, eallora il filosofo ari diritto,-percheper

San

Dunstano!questo bar- barolo

manderà

conle

gambe

all’aria! Per adesso non vorrei altro, crcd’io, cheliberare dallesuebrancheunasemplice creatura,cheha dato orecchioalleingannevoli sue filastrocche.»

n

Ma

in

somma

, che c’entroio con que- st’uomo o conle suecongiure? »

«Moltocientrate,Ser Cavaliere,ancorché npn ve lo figuriate. Il personaggio più im- portante dellasua congiura non è nienl’altro cheilCesare,

comunque

obbligato piùdi tutti gli uomini della terraadesserefedeleal suo sovrano;

ma

da cheAlessioha nominato

un

Sebasto-crator,

un

ufizialesuperioredigrado e più vicino al

Trono

delCesare, Niceforo/

DigitizedbyGoogle

(27)

«

23 Briennio ha concepito tutto quest’astio

, Ben-

ché da quantotempoegliabbiafattolega di trame conl’astutoAgelaste ècosa più difficile asapersi. Ciò èsicuro,che damolti mesiil filosofoalimenta con.munificenza

, lesue ric-

chezze gii permettonofarquesto, i vizjele prodigalità del Cesare.

È

conseguenzadellein- stigazionidiquel cialtrone, seINiceforo

manca

dei dovuti riguardi allapropria moglie, ben- ché figliadell’Imperatore; quelmalvagiostes- soha gettatiisemi dei mali umori chepas- sanofra Niceforoel’imperiale famiglia.

E

se ilBriennio

non

gode più

come

in passato la riputazione

d’uom

savio edi abile capitano,

non

dee incolparnealtro chel’avereseguitii

consiglidiquell’artifizioso adulatore.»

«

E

checosa fa a

me

tuttoquesto?soggiunse ilFranco.

Che

Agclastcsia

un

galantuomoo

uno

schiavo delle circostanze, Alessio

Com-

neno non ha taliyincoli nè con

me

, nè con niente del

mio

,ch’io ab(

biaa lambiccarmiil cervelloper lebrighedellasuaCorte. »

«

Qui può

stare ilvostro inganno, disse lo schiettoVarengo.

Ma

selebrighe sontali cheinvolganolavostra felicitàe la virtù...»

«

Per

il sangue dimilleMartiri!

È

egli

mai

possibile, chele abbiettebrighee ledis- sensioni di

una

Corte di schiavi involgano un’ombra di sospetto,su lanobileContessadi Parigi?Igiuramenti ditutta latua razza

non

varrebberoaprovarmi che

un

capello dilei avessecambiatocolore! »

« Bellafrase,valorosissimo cavaliere!

Tu

seiproprioilmarito checivuole in quest’at-

(28)

I

*4

mosferadiCostantinopoli,perchè qui c’è bi- sognodi pocavigilanzae digran buonafede!

proverai molti amici ecompagni in-questa

«Ascoltami,riprese a direilFraoeo;sieno finiti qui inostri discorsi, e continuiamo a camminare,uniti sinchési troviin questa in- tricatacittà un luogoremoto, percompiere quivi la faccenda che abbiamo lasciata im- perfetta finora. »

« Fossi tuanche un

Duca

,ilmio SerConte, non puoiinvitare a questo giuoco un’altro che civenga più volentieridi

me!

Pensa peròalla disparitàdellecircostanzein cuicitroviamo.

Seioresto morto, la mia smorfia è presto finita; ma.può mai lamia morterestituire la libertà,atua moglie, se adesso è in potere daltri.

O

potrà renderle il suo onore, seè statomacchiato?

A

che gioveràilmiomorire, se nonseadallontanaredatelasolapersona che a proprio rischioepericolo hala buona volontàd’aiutarti, espera riunirtiatuamoglie erimetterli acapo dei tuoiseguaci? h

« labili torto, disseilContediParigi

,asso~

lutotorto.

Ma

,mio buon amico, bada aquel chefainell’accoppiarc insiemeil

nome

diBre- nildad’Aspramontee laparola di disonore;

cinvecedi continuare questo discorso che

mi

irrita,

dimmi

piuttosto per dove siamo ora incamminati? »

«

Ai

giardini di Agelaste,detti diCiterà, daiquali non siamo mollo distanti. Bisogna peròche costui conoscaunastrada per giu^nervi, anche piùvicina diquesta chenoiteniamo:

CoogTe

(29)

:i.1

altrimentinonsaprei spiegarelaprestezzaonde

sitrasferiscedai predetti giardini, postifra i

tristidiroccamenti deltempiod’Isideel’impe- rialepalazzodel IWachernale. »

«

h

suclicfondiituoi sospetti,eda quanto nacquero in te per credere ora che la mia Contessa sia custoditainquesti giardini? »

Fin da ieri.Mentreioinsiemeadaltrimiei compagni posti in avvertenzada me, stavamo guatandolacondottadelCesaree divostra

mo-

glie,

scorgemmo

chiaramenteicontrassegni di appassionataammirazionedestatasinelprimo;

didispetto,aquanto sembrò,cheellaneebbei- concludei da cò la probabilitàche Agelastp, amicodiNiceforonellamanierachevispiegai, avrebbecercatodicondurreaterminelafaccen- da conunodegli espedientialui soliticofsepa- rarvi entrambi dall’esercitodei Crociati; indi fartrasportarelavostramogliene’suddelti suoi giardini

che hanno servito precedentemente allostesso usopertantenobili donnegreche

intantochpavrebbemessovoiinpermanenza nelcastello delJBIachernale. »

« Sgraziato! Perchè

dunque

non avvertir-

mene

ieri;?

«

Era

cosamoltoprobabile ch’iopotessiab- bandonarele file essendo di servigio, per ve- nireafarequesta confidenzaad un

uomo

ch’io riguardavaallora

come

miopersonalenemico!

Mi

pare veramentecheinveceditenermique- sto linguaggio,Ser Conte, dovrestemostrarvi un po’ grato, osenonaltrocontento dellecir- costanzeper cui finalmente mi sonoindottoa giovarvi esoccorrervi.»

RobertoiliParigi. T. ITT. 2

(30)

afi

IIConte septì la veritàdiuria taleosserva- zione, benché neltempo stessolasya indole irascibilegTinspirassc ridesideriodiprender- sela con qualcheduno,e secondo"il suosolito conchi gii erapiù allamano.

Intanto eranogiunti al luogocheicittadini di Costantinopoli soieanochiamareiGiardini delFilosofo.QuiviErevardo speravaprocurarsi l’ingresso usandod'alcutii segretisegnali con- venuti fra Achille ed Agelaste, ch’egli avea imparali,almenoinparte

, quandogiorniad- dietro era stato introdotto nelle rovine del tempio d’Iside.Coloro, per dirvero, noi fe- cero partecipe del proprio segreto in tutta la suaestensione; nonostante,finche credettero di potersene valere,e tantaapparendol’intrinsi- chezza diluiconl’Accolito, nonsiguardarono dal lasciargli conoscerealcunetracceinterrotte del loro,disegno, lequali poi raccolte da

un uomo

dotatodi,moltonaturale

acume

qualera

f

Anglo-Sassone, non poteano mancarediren- derlo a gradia gradi,ccon l’andar deltem- po, padronedell’interosegreto. Si fermarono entrambi dinanzi alla porta d’un alto

muro

fallainvolta, unica che introducesseinquel recinto; e l’Anglo-Sassonc stava per picchiare

allorchéunasubitanea considerazioneilratten- ne.«

E

sevenisseadaprirnelaporta quel bric- conedi Dipgenc!Conviene ammazzarlo prima

ches’affretti a tornare addietroetradirci.

E

vero chediviene caso di necessità,cchequel malvagio hameritataprecedentemente lamorte con

un

centinaio d’orrididelitti.

«

Ammazzalo dunque

tustesso, rispose il

1

DigitizedbyGooglc

(31)

Conte Roberto. Eglicd’unaclasse più vicina alla tua, nèiocertamentevogliolordareilno-

me

di Carlo

Magno

col sangue d’unoschiavo affricano.•*

« Vivadio! Bisognerà bene chevi moviate anchevoi, tantopiu che!costui potrebbenon venirsolo,ed iopeivostrinobiliscrupoli po- trei rimaneresopraffatto dalnumero.»

«

Quando

si desse untalcaso, ilcombat- timento prenderebbe unaforma' di mischia,o di generale battaglia, cd ionon

mi

tiroad- dietroogni qual volta posso,salvoilmio ono- re,frammettermi in una tenzone.»

«

Non

nedubito, soggiunseilVarengo.

Ma mi

sembra unasottigliezzaaraldicaassaistra- vagante,che prima di difendersi daunne- mico,oassalirlo,siabbiaadomandarglil’al- bero della sua prosapia.»

«

Non

abbiatepauradiciò,signormio.

Le

stretteregole della cavalleriaportanoper vero dire ledistinzioniche tihospiegate;

ma

quan- do la quistioneè ridotta ai termini, Battiti o

no

, dal lato mio vi èscfnpreuna grande tolleranzaper decidermi afsà.»

«

D

iamo dunqueilpicchiodell’esorcista,c

vediamo

che diavolo sacomparire.» Cosi dicendo picchiò in un

modo

,studiato secondo certe

norme

, alla porta che s’aperse dal latointerno. Si presentòsu lasogliauna

mora

pigmea,lacuibianca canutacapellatura offeriva unasingolare difformitàconlanerezza del volto,compostoad unaceradisogghigno proprio aquesta razza dischiavi. Siscorgea Dellafisunomiadi costei,un nonsoqual cosa,

(32)

2s

che minutamente esaminata indicavamaligni- tàe sentimento di compiacenza su le

umane

miserie.

« Agclasteè?...*>

La

vecchia nonlasciòter- minarel’inchiesta al

Varcngo

,chegl!rispose immantinenteadditandogliun ombrosovialedi quel recinto.

L’Anglo- Sassone e il Franco presero tale strada,intantochelastregapronunziòalcune parole le quali sapeanópiù di grugnito che di distinto discorso.«

Tu

seiunodegliiniziati,

\

arengo (talenc erailsenso.)

Bada

chicon- duciteco, perche èun

momento

chepotresti esseremaleaccettoanchesolo. »

Erevardolemostròper cennidiavere inteso, cgiàentrambi non la vedevanopiù. Il viale oveentrarono

,liconduceva per amenigiriin

un

giardino orientale, ove viluppi di rose, labirintidifiorentiarbusti,el’ombrc de’rami d’altialberi da foresta manteneanoquell’au- resoavi e frescheanche nell’ora del mezzo-

giorno. ; - '

«

Or

soprattutto bisognausarela massima circospczione, disse Erevardo con voceben sommessaal conte diParigi, perchèèmolto probabile che ilcervodicui

andiamo

intrac- ciastia qui appiattato. Sarà meglio che

mi

lasciateandareavanti solo; voi siete troppo profondamente agitato perpossedere la fred- dezzadi mente necessaria adun esploratore.

Nascondetevidietro quellaquercia

;e badate che

un

vanoscrupolodionorenonvirattenga dalrannicchiarvi fra- le macchie, efinsotto ferra,seudite il

menomo

piè sospinto. Segli

DigitizedbyGoogle

(33)

29 amicisi sono uniti qui, èa presumerò che Anelaste faccia lasuaronda per impedire ogni estranea introduzione. »

« Infernoe morte!ciò non può essere! il focosoFrancoesclamò.

Madonna

delleLancio spezzate

, prenditi il tuodivoto piuttostoche farlo tormentarein questa agonia! »

Vide

cionrnondimcno lanecessitàdifareuna grande violenzaa sè stesso; onde astenendosi da rimostranzeulteriori,permise al

Varcngo

checontinuasse solo il

cammino

t non senza* peròaecompagnarlo ansiosamente colguardo;

e facendosi un picciolissimo trattopiù innan-

zi,videErcvardo avvicinarsicon piè furtivo ad unpadiglione chesorgeva a

non

moltadi- stanza dal sitoove si erano separali; indi accostare prima l’occhio, indi 1’orecchio *ad

una

finestradel padiglionestesso, coperta in granparte dai verdi esterni,cpocopenetrabile alla luce a motivodelle spallierediarboscelli infioritura chele facevano ingombro.

Tra

il sie ilnocredèanchescorgere nella fisonomia del

Yarengo

unserio interesse destatoglidalla vistadi qualcheoggetto,e divenne percon- seguenzaansioso di procacciarsipiùdavicino la certezzadi quanto in guisa incerta appa-

rivagli.

Si trasse quindi pian piano tra que’verdi del labirintocheaveanoprotettol’avvicinamento di

Erevardo

al padiglione

;c tanto furono chetiisuoi passi,chetoccava già l’Anglo-Sas- sone

prima

chequesti sifosseaccortodell'ac- costarsi di lui.

Non

sapendo nel

momento

chi gli fosse

(34)

venutoaddosso,sivolseall’individuochein tal guisaIosorprendea,con volto rossoalpari di bragia.

Ma

veduto cheegli erailFranco, si strinscnellespalleinattodicompassionarequel- la impazienzaincapace di freni, e fattosial*

quantoaddietro concedèalConte ilprivilegio di occupare ilsitopiù propizioaspiare,senza dare sospetto achi stava di dentro, fra gli zoccoli delleco'onncllc dellafinestra.Ilgenere didubbialucechepenetravainquelsoggiorno del piacere, eraattoaconciliaretalipensieri quali possonoimmaginarsi più addiccvoli ad un tempietto dedicato alla

Dea

diCiterà. Il Conteviosservavaritratticgruppidiscoltura sulgusto di quelli cheaveavedutinell’eremo dellaCateratta,benché alquantopiù licenziosi de’primi, che però soverchiamente castigati nonerano.Pocotardòadaprirsiil padiglione, entro cui simostrarono laContessa, edAgata ancella dellamedesima.

La

prima appenagiunse si gettò,come estenuata dagli affanni, sopra unodi que’letti allagreca; l’ancella sipose con modesta umiltàdietro allaContessa,onde accadeacheleformediquesta seguace,giovane assai avvenente, non fossero bendistinteda chi stavaesplorando al di fuori.

«

Come

la pensi tu, chiedea la Contessa all’ancella, sopraun amico cosi sospettocome quest’ Agclastc,sopra un nimico così galante come costui chechiamano Cesare? »

«

Che

cosapensaraltro, rispose laseguace, se nonse che quella cheil vecchio chiama amicizia c odio,

oche

quanto ilCesarechia-

ma amor

dipatriache gl’impedisce metterein

(35)

3i libertàinemici caduti nelle suemani,èamore che lohapreso per labellasuaprigioniera?»

« Questo amore, teloprometto, disseBre- nilda, avrà tal compenso quall’avrebbese fossevera l’inimicizia ch’eglifaserviredipre- testoall’amore.

Mio

fedeleenobileConte!

Ah!

setu avessi avuta un’ideasolamentedelleca- lamità alle quali costoro mi assoggettarono, come tisaresti affrettato asuperareogni Osta- colochetitrattiene per correrealiberarmi!»

« Seitu un

uomo?

disse il Conte Roberto al

oompagno

; e uditociò puoiconsigliarmi a rimanere tuttavia inoperoso?»

'«Sono un

uomo

,evo*i,signore, nesieteun altro,risposeilVarengo;

ma

tutti inostri cal- coli

non

ci faranno esserepàùdidue;.eseil

Cesare,o Agelaste,che con un fischioo un sol grido po.ssonocondurre qui

un

migliaio d’uomini da unistanteall’altro,dessero questa segnale, non

sapremmo

far fronte atalecom- parsa

, quand’anche avessimotuttol’ardimcnt»

di Bevis diIlampshrrc.

Dunque

tacete equie- tatevi. ISonlodico tantoperlamiavita, per- che coH’imbarcarrni inquesta caccia d’oca sal- vaticacon unsimil

compagno

, hogià provato qual pococontoione faccia,

ma

lodicoper lavostra salvezza,cper quella della vostra

C

os-

tessa chesimostravirtuosaalpariche bella.» Proseguivano intantoi discorsi diBrenilda conlasuaseguace.«

Su

leprimefui tratta In inganno.

A

furia di portare in trionfo e la severità della suamorale, c laprofonditàdel sapere, e l’inflessibilità della rettitudine, colui

mi

fececredereperunistantealcarattereche

(36)

2

siarrogava;

ma

il lustrosparveappena mi la- sciòconosceredi essere legatoin amiciziacon queirindegno Cesare; elo schifoso ritrailo di Agelaste èrimasto intutta la sua laidezzaal

mio

sguardo. INondimenosemiriesceconsot- tigliezza d'ingegno deludere questo arci-tradi- tore, poichécostui m’haprivatoingranparte d’ogni altro genere di soccorsi, non ricuso quellodell’artifizio, in cuiforse non mitro- verà inferioread esso.*

u

La

udite? dicca il

Varengo

al Conte di Parigi. INonfate clic lavostraimpazienza

man-

di a male la tela orditadalla prudenzadella vostra compagna. INon sonioquel talcxlamet- terein bilancia l’ingegnod’una donnacolva- lored’un

uomo

, quando, vedo che per l’uomo c'è qualchecosa afare;

ma

oradifferiamoil

soccorsodel valore finoal

momento

in cui si mostri necessario per lasalvezza.di lei epel buonsuccesso della nostra impresa.»

t<.Così sia!disse ilContediParigi;

ma

non

vi,lusingate, sorSassone

mio,

chela vostra prudenza

mi

persuada ad abbandonarequesto giardinosenza essermi presauna compiutaven- detta e di queU’indcgno Cesaree diquel pre- teso filosofo, se è veroche abbiavoltata la faccia di saggio in quella....»

Qui

ilConte principiava adalzarela voce,

quando

ilSas- sone gli coprì senza^complimentolabocca,con tutta la larghezza d’una sua mano.

«Ah!

ti prendi tal libertà!...»disseRoberto, abbas- sando peròil tuono alcunpoco.

«Sì! che quandolacasaabbrucia rispose Ercvardo,sto ben io acercare sel’acquache verso su l’incendio siaprofumata,o no!»

0-'

DigitìzedbyGoogle

(37)

33

La

qualerisposta richiamò'ilFrancoalsen- timentodell’attuale.sua condizione, eancor- chépococontento anchedellamarnerà ondeil

Sassonesi scusò',tacquesenonaltro. Inque- stafuudi.toundistante strepitochenonisfuggì aipersonaggi della scena interna;e laContessa cambiòdicolore.«Agata,noisiamo

come

cam- pioniinlizza; arriva l’avversario.Ritiriamoci nellastanza,laterale, c differiamo almcnper poco uno scontrod’un genere si irritante. » Cosìdicendo,leduedonnesiritrasseroinuna speciedi anticamerache melicainquella sala stessadallaparte posteriorealseggiooccupato dallaContessa Brcniida.

Appena

partite queste,entranodallaquinta opposta ilCesare ed Agelaste; tal sarebbe statal’istruzionedataad unbuttafuorid’uno spettacoloteatrale. Costoro aveanoforseudito le ultime parole profferite da Brenilda, a giudicarnedaldiscorsochecon sommessavoce tennero ISiceforocdAgelaste.

aMilitaiomnisamans, habetetsuacastraCupido.

«

Come

va?d.ceaNiccforo Briennio;lanostra bella antagonistahafattaunaritirataper con- centrarmeglio lesue forze? INonimporta; è segno che pensa alla guerra, anche quando non hailnemicodifronte.

Che

nepensi,

Age-

laste?Questavoltanonavrai, spero,arimpro- verarmi di essere precipitosonei mieiamori, e di privarmi de’piaceri uniti alleconquiste di buonascuola.

Per

tuttigliDei!vogliopro- cederecon tanta regolarità, come se portassi su lespallela

soma

deglianni che mette tanta

(38)

34

diversitàfr*ateeme; perchesospetto fortemente, vecchio

mio,

che pertenonaltriche quell’in- vidiosa villana divinità, detta

Tempo

, abbia tarpateleali aCupido. »

«

Non

dite così,potenteCesare, rispondeva Agelaste;ditepiuttostocheun’altra divinità, la Prudenza, ha alleggeritodi alcune penne

le.ali diCupido, lasciandoglieneperò abba- stanzaper volare d’un volouniformee sicuro.»

« Il tuo volo però,Agelaste mio, saràstato inen regolato

quando

metteviinsieme qucll’ar- nicria di-Cupido,quel magazzino di anelli, fermagli-e altrearmi della voluttà, di cuila tuasola cortesia

mi

permise

armarmi

, o piut- tostodarnuovospiccoconessealmioarredo.» Cosìdicendosi pavoneggiava contemplando sèstesso, lesfolgoranti

gemme,

lecatenelle d’oro,inronili,edaltriornamentich’egliavea presi dal Filosofo, postoappenail piedene’

giardiniCiterei> eche di conserto con

un

nuovo splendentissimo abito, aggiugneano ab- bellimentoallapersona di questo giovine già avvenente diper sèstessa.

«Provo grande compiacenza, soggiugneva Agqlaste,che inmezzoa bagattelle ch’ionon portomai, eche portai di rado anchene’miei giovani anni, abbiate trovatoqualchecosa d’op- portunoad accrescerespicco ainaturali vostri vezzi.

Non

vidimenticateperòunpicciolo pat- io,unitoaquelleinezie chehannofattoparte del vostroornamento inungiorno così segna- lato

, edcchenontorninopii»mai ad un

mcn

degnopossessore,,

ma

rimangano

come

invio- labile proprietà a quel

Grande

di cui furono ornamento una volla.»

Digiti

(39)

33

« Questoèciò ch’io nonposso permettere, mio degno amico,risposeilCesare.

Non

igno- ro, egli è vero, che tu nonmettivaloreiti questigioielli più di'quanto c lecitoadunfi- losofo l’apprezzarli; oci metti unvaloresol dipendente dalle ricordanze che possonoride- stare. Inquestoanello

,peresempio,.è inca- strata lafamosa

gemma

che servivadisuggello a Socrate

; ha perte il solòvezzo d’indurtia ringraziaredivota merite il Ciclo^ chenon ha mai posta laJua filosofiaalle prove con una Zantippa. Questi fermagli secoli fa primca- nò mollementeilmobilebelsenodiFrine; ap- partengono ora ad un

uomo

più propensodi Diogene ilCinico aprestare omaggio ai te- sori che essi alternativamente nascondcanoe svelavano. Questefibbie ancora....»

«Risparmialatua suppellettile d’erudizione, buongiovine...o piuttosto,nobilissimo Cesare (lointerruppe Agclasto, alquantopunto dalla vivacitàun poco epigrammaticadiquel discorso).

Ticnli in serbo unaparte di.questoingegno- so tuo brio.

Ti

verràbuono adoccasionemi- gliore. »

«

Non

aver paura, filosofomio,clasciane far uso con tuobeneplacito di quei doni di spiritochepossediamo,o ce liabbiacompar-

titila natura,ola scuola del nostro caroc ri- spettatoamico.

— Oh!

ilcompimentodelle nostre speranze s’anticipa»soggiunsevedendoaprirsi la porta postadietro alluogo ove eradianzi sedutalabella Contessa,chevenivagliincontro.

Onorò

egli con un profondissimo inchino Brenilda,cheaveafatta qualche aggiuntaalla

(40)

36

.splendidezzadel suoabbigliamento neltempo eberimase ritirata in quel gabinetto.

« Vi saluto, nobileContessa. L’intenzione di questa mia visitac scusarmi con voise vi ritengo,in tal qual

modo

a vostromalgrado, in questi stravaganti luoghine’qualivitrovate contro la vostra cspcttazione. »

«ISonditein talqual

modo

a

mio

malgrado,

ma

affattocontro

da

volontà

mia

, che èdi essereinsiemeamio maritoilContediParigi, ea que’ nostri seguacichehannopresalaCroce sottolesue bandiere. »

a Talicertamente, si fece adire Agclastc, orano i vostri pensieri

quando

abbandonaste leterred'Occidente

;ma,bella Contessa, questi pensieri non hannoprovato adessoun qualche

cambiamento?

Voi venite da un paese ove scorrea il sangue

umano

adogni

menoma

pro- vocazione

; or vi trovate in un altro, ovela prima fra le massime professateè quella di aumentare la

somma

delle felicità

umane

con quanti modi può mai inventare l’ingegno. In quel vostroOccidente, ilmigliortitoloadot- tenere considerazione,cosìpergliuomini

come

per lepersone del vostrosesso, è laforzati- rahnic^nrente usataarendere miserabiliiproprj simili;,inquesti placidireami,lecorone sono serbateallospiritosogiovine

,o all’amorevole creatura del vostrosesso e de’ vostrianni,più ubilinel farcontento l’individuochecollocò in essi la sua affezione.»

«

Ma

, venerando filosofo, vorrei sapeste chementre v’adoperateconartifiziosa rclto- rica araccomandare insostanzailg:ogo della

DigitizedbyGoogl

(41)

3r

voluttà, andatecontro a quante massime

ho

imparatesino dall’infanzia.Nelpaese ovefui allevatasiamosilontani dall’adottareil vostro catechismo,che anzi per sino nel casodi strin- gerematrimonio, nonci riduciamo a questo vincolo se nonconleregoledelleoneedella leonessa

,

iqualinonsi

amano

finche lafem-

mina

non.ha riconosciuta una superiorità di valore nel maschio.Questa

norma

ne ètanto cara

, cheanche una donzella della classe la più ordinariaavrebberibrezzo delle sue nozze, se si vedessemoglied’un

uomo

lacui fama ne'll’armi fossetuttavia sconosciuta. »

« Così dunque,nobileContessa, presetosto adireil Cesare,voi infondetequalche raggio di speranza inun

uomo

che era in procinto di morire.

Ove

soltantoilsegnalarsi nell’armi offra una probabilità di guadagnarsi da voi sentimenti d’affetto, i quali per dir vero diverrebbero piuttostorapiticheamorevolmente conceduti

,quanti.visarannoansiosi d’entrare in lizza per un premio allibito!

Qual

v’c impresa chesembri troppo rischiosaasimile patto? Ov’è- l’individuo dotatodisentimento, chedopo avere sguainata la spada percosì bellaconquista,non giurasse non rimetterla più mai nel foderoprima di poteresuperba-

mentevantarsi

:quelcuoreche

non

ho ancora vinto,lomeritai ? » -

« Voi vedete,signora

( s’affrettò con una ufiziosa,osservaz:onc Agelastc, ilquale s’im- maginavache l’ultima parlata delCesareavesse fattoqualche breccia nell’animodi Brenilda) voi vedete cheil fuoco dellagalanteria arde

(42)

bellamentene’pctti greci caincnegli occidentali.»

« Sì,cvero, risposeBrcnilda', e ho udito narrare

come

aigiorni del famoso assedio di Troia,

un

abbiettocodardo rubasselamoglie d’un

uom

voloroso

,poi schivasse ognicaso'di dare soddisfazionein

buon campo

almarito oltraggiato,cdivenisse finalmente origine della stragede’suoinumerosifratelli,dell’esterminio dellasua nativacitta edellericchezzechevi si conteneano; morisse finalmenteegli stesso della morte d’un miserabile vigliacco, non compianto che dalla indegnasuainnamorata;

e.ciòper provare

come

bene intendessero le leggidella cavalleria i vostri predecessori. »

« Prendete unequivoco. Contessa, soggiunse il Cesare. I torti diParide furonoquellid’un Asiatico dissoluto.

Fu

de’Greciilcoraggioche li vendicò. »

«Voisieteun

uomo

istrutto, signore,dicea Brcnilda. -Nondimeno noncrederò allevostrepa- role,senon mifatevedereuncavalieregreco, prode abbastanzaperfisargjiocchi su! cimiero di

mio

maritosenza tremare.»

v

Mi

sembrache ciònonsaràestremamchtc difficile, ripresea dire Niceforo, senon mi

hanno

del tutto adulatocoloro chepensarono essermi iomostratoinbattagliauncompetitore degno d’uomini ancora più formidabili del ca- valiere, al qualein guisa così stranadivenne moglielaContessa Brcnilda.»

«

La

prova c prestofatta, laContessa ri-r spose.Vorreste difficilmente negarmi che mio marito,separato da

me

Con un’indegnasoper- chicrra, rimane ancorainvostro potere,cche

DigitizedbyGoogle

(43)

'

quindi può compariresemprechè Io vogliate.

Non

chiedoper lui altraarinadurachelasua solita

,nèaltrobrandofuoridelsuobuon

Ta-

gliaferro. Fatelo essere qui in questastanza, oin al-tro

campo

ugualmente angusto, e s’egli dàaddietro, o

domanda

quartiere, orimane mortosotto loscudo, siaBrenildail premio del conquistatore Diomisericordioso!

(escla-

lasciandosicaderesulsuoseggio)perdonami

il delittod’avere suppostaanche perun

mo-

mento questa conclusione di duello, delitto quasi ugualea quellodi dubitare degli infal- libili tuoi giudizj!»

«

Prima

ditutto,s’affrettòa direilCesare,, permettetemi afferrare queste preziose parole avanti checadanoin terra.-Concedetemilaspe- ranza che chiavrà valore e forza bastanteper.

vincere il rinomato ContediParigi

,glisarà

successorenell’amor diBrenilda; esiate'certa che il soled’ogginon sarà tramontato, ch’io nonadoperiquantapremura dipende da

me

per sollecitare questo scontro.»

«

No

perla Santa Croce! susurrò, tratto

c

-!»li estremi'deH’impazienza, all’orecehip di Ercvardo il Conte Roberto.

Non

nepossopiù di star qui ad udireun vigliacco diGreco, che nonardirebbe

nemmeno

resistere allostre- pito del mio Tagliaferro quatidosi congeda dal fodero

,sfidarmi mentre miefede lontano, efareintantoilcascamortoamia mogiic!

Ed

anch’essa!... mi pare che Brenilda conceda delie libertà oltreal suosolitoa quella cari- catura diganimede. Sì, per il

Nome

Santo diDio!che saltoadessodentrolastanza,

mo-

(44)

/fO

slrola frontead entrambi, erintuzzolesue millanterie a quel cialtrone d’una maniera .

chesene ricorderàper un pezzo! »

«

Con

vostra buona licenza( risposeil

Va-

rengo,unico ascoltatore disiviolenta parlata

) vi lasccreteregolare dalla fredda ragione sin- tantoche iorestoconvoi.

Quando

saremose- parati, nonci penseròpiù seildiavolo della cavalleriaerrante viprende sule spalle evi porta afarelevostre prodezze ov’csso erede.»

<; Sei propriounentebrutale!(soggiunseil

Conte,guardandoil

Varengo

con disdegnocor- rispondente ai modiche questi avea usati) e losci perchèmanchi non solamente d’umanità,

ma

d’ogni sentimentodinaturaleonore,o ve- recondia. Il più spregevolefra glianimalinon islàtranquillo avederne unaltro chegli vuole rubarelasuacompagna.Iltoromostralecorna al suo rivale; ilmastino, identi; e sinoil

timidocervo diviene furioso eiltrapassa co ra- mi dellasua fronte!»

« Perche sonobestie, disse il

Varengo

,e perchèin oltre le lorofemmine sonoprivedi

I

mdore

odi ragione, nè sanno che cosasia a santità delmatrimonio.

Ma

tu, tu,Conte, non sci buono a conoscerei fini tantochiari dei discorsidiquella poverasignora

,che ab-

bandonata datuttoil

mondo

,cercamantenersi fedele ateper fuggire dallereti in cui uo- mini perfidi l’hanno involta?

Per

le anime di mio padree di mio nonno!il mio cuoreèsì

commosso

alvedere tantoingegnounito a tanto candore, a tanta tenerezzaconiugale, cheio stesso, senon vi fosseunmigliorecampione

,

DigltTzeJbyTjOOgle

Riferimenti

Documenti correlati

Altri mezzi di raffreddamento per uso esterno si sono adoperati e si adoperano tuttora, come l’alcool, gli eteri, il cloroformio; i quali evaporando sottraggono calorico alla parte

; e sono già pubblicati quattro Ritratti di Donne viventi Italiane nelle arti belle distinte, la Bandettini, la Catalani, la Pallerini c la Marchino- la. Compiuta è 1’ edizione

niera. Fu creduto io appresso , che questa si verificasse nella persona d’ Eudocia , seconda moglie dell’ imperatore Basilio. Eudocia era della famiglia dei Martinaces , e da lei

L’editto di Rotari è importante perché raccoglie per la prima volta in forma scritta le leggi e le tradizioni longobarde, fino ad allora tramandate solo oralmente. L’editto di

addotto Autore ) sono indecentilfimc^e grandemente pregiudicia li ad ogni forte digentcj pvche.moÙo poche fono quelle , cho non fieno di cofe lalciuc » c di Amori ditone fti .ili

Il primo volume corrispon- de per lo più al corso del 1833, e contiene dieci lezioni di prolegomeni intorno alle vicende letterarie della Divina Commedia, allo stato poli- tico

cade , di star così dubbiosi su questa pittu- ra ; imperciocché molti ancora de’ paesani non sanno che significhi. Nè già è un’ obla- zione cittadinesca; ma è gran tempo venne

rotti , e Dott. Antonio Frizzi l’esisten- za de’ primi nostri Vescovi per tre se- coli e più nel Vico- Aventino , detto poscia volgarmente Voghenza^ mi cre- dei , che dimostrata