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La posizione del Miur,in attesa dell'approvazione del Ddl 2037

riconosciuto ai genitori, tramite la nota ufficiale n.348, la possibilità di portare il cibo da fuori in caso di mancata adesione al servizio mensa. (Corlazzoli,2017)

Viene tuttavia consigliato di seguire le disposizioni fornite dalla scuola evitando qualsiasi criticità che potrebbe manifestarsi a seguito di un'alimentazione differente da quella fornita dalla ditta appaltatrice del servizio.

La scuola ha il dovere di vigilare affinché non vi sia scambio di alimenti tra gli alunni e che non si crei una separazione degli alunni, secondo la modalità con cui consumano il pasto. (Corlazzoli,2017)

Il Ministero della Salute ha rimarcato la necessità di creare un confronto costante tra i genitori e le scuole per evitare che i dirigenti scolastici bandiscano dal refettorio scolastico i “bambini panino” e per organizzare le dovute disposizioni di gestione e vigilanza. (Corlazzoli,2017)

Quindi il "panino” andrebbe trattato come un pasto speciale, allo stesso modo di quelli destinati ai bambini con intolleranze.

Tuttavia questa è una presa di posizione provvisoria, in attesa di un'eventuale approvazione del Ddl 2037; intanto il Ministero si è messo all'opera per rivedere le linee guida del 2010 onde evitare incomprensioni sul pasto portato da casa. (Corlazzoli,2017)

Queste posizioni hanno permesso alle Asl italiane di fornire tutte le indicazioni alle scuole e alle famiglie per ospitare i “bambini panino” tramite un tavolo a parte, con sorveglianza apposita onde evitare scambi di cibo ed eventuali contaminazioni.

Tuttavia, nonostante le posizioni del Miur, il parere definitivo spetta al Comune che, nel capitolato, definisce se consentire l’accesso ai “bambini panino” agli ambienti di ristorazione scolastica.

8.Conclusioni

Le pubbliche amministrazioni sono chiamate ad attivarsi verso comportamenti più sostenibili su diversi fronti. “Occorre individuare uno sviluppo sostenibile, dal punto di vista economico, sociale e ambientale, senza che questo sia in contrasto con le leggi europee sulla libera concorrenza, dato che gli acquisti pubblici rappresentano uno strumento potenziale per l’orientamento del mercato.”(Brunori et al, 2012)

Tuttavia, per migliorare il sistema di gestione dell’Occidente, occorre modificare il pensiero e i comportamenti dei singoli. L’uomo deve abbandonare il paradigma di produrre più energia, più cibo e altri prodotti a basso costo a favore di un modello che opti per una produzione rispettosa del benessere dell’uomo e dell’ambiente. (Berrino et al, 2017)

Occorre quindi seguire stili di vita attenti alla salute, personalizzabili in base all’età, alla predisposizione genetica, al profilo metabolico, alle inclinazioni e alle preferenze del singolo. (Berrino et al, 2017)

Il servizio mensa scolastico è un mezzo con cui il cibo si lega all’equilibrio, all’istruzione, alla salute e all’educazione degli alunni. (Brunori et al, 2012)

Il pasto scolastico può quindi formare dei cittadini consapevoli in più argomenti, quali la nutrizione e la tutela ambientale, capaci di diffondere le conoscenze acquisite con le proprie scelte quotidiane e consci di poter portare l’economia verso un modo di produrre attento alla conservazione dell’ambiente.(Berrino et al, 2017)

Tuttavia le “Linee di indirizzo nazionale per la ristorazione scolastica” non sembrano sufficienti per disciplinare il servizio di ristorazione scolastico nazionale né a sviluppare un progetto uniforme di ecosostenibilità.

Urge quindi l’elaborazione e l’applicazione di un regolamento nazionale che sia in grado di: • Fissare dei limiti da rispettare su questioni inerenti all’ecosostenibilità, quali l’apporto

calorico previsto dal pranzo scolastico, la distribuzione dei nutrienti, la produzione di rifiuti, la lunghezza delle filiere ecc.

• Definire i ruoli e le responsabilità di ogni“stakeholder”, in modo da garantire la massima efficienza del servizio.

• Creare dei “modelli” di ristorazione scolastica che considerino le differenze geofisiche, economiche, sociali, ambientali e culturali delle varie zone d’Italia.

• Stilare un elenco di iniziative e programmi per la creazione di un servizio di refezione scolastico all’avanguardia.

Come si evince dalle interviste, principalmente quelle tenute a Collecchio e a Capannori, è possibile individuare delle iniziative che potrebbero essere riportate in un regolamento

nazionale della refezione scolastica con lo scopo di fornire un riferimento a tutte le Amministrazioni comunali. Tra le scelte lodevoli figurano:

• L’applicazione di pratiche ecologicamente mirate ( la raccolta differenziata, l’uso della rete idrica comunale, la scelta di posate e stoviglie riutilizzabili ecc)

• L’educazione scolastica al cibo, alla salute e all’attività fisica tramite lezioni, corsi, incontri e iniziative.

• Il potenziamento delle forze economiche dell’area, coinvolte nel fornire gli alimenti per la mensa, con la relativa valorizzazione culturale dei prodotti.

• La creazione di filiere a basso impatto ambientale.

• Il progetto educativo nella formazione civica degli alunni ( il rispetto della fila, il rispetto degli spazi altrui, il mantenere un corretto tono di voce ecc)

• La creazione di comitati mensa e la collaborazione degli “stakeholders”per migliorare la qualità del servizio.

• La valorizzazione delle cucine interne, qualora le condizioni logistiche ed economiche lo consentano, a scapito del servizio veicolato.

La leadership politica deve cogliere che non è possibile elaborare un unico “modello”di ristorazione scolastica e che vanno considerate le differenze tra le aree: ad esempio il modo di fare mensa di un piccolo comune di montagna non potrà essere identico a quello di una metropoli.

Bisogna quindi individuare le difficoltà che ogni comune può presentare, quali la

disoccupazione, lo spopolamento, l’inquinamento, lo scarso grado culturale ecc e utilizzare la scuola e la mensa come canali per correggere i comportamenti “non ecosostenibili”.

Molti “stakeholders” hanno sviluppato una forte sensibilità verso il ruolo formativo del servizio mensa:gli ottimi esiti di certe realtà servono a formare alunni attenti a non far parte dell’attuale sistema socioeconomico “occidentale”.

Lo Stato dovrebbe tutelare la permanenza del servizio mensa sia nelle aree in forti difficoltà economiche, come in tanti comuni del Sud Italia, e in aree soggette ad una forte perdita di servizi, come nei casi di Valmozzola e Terenzo. In questi casi potrebbero servire dei sussidi economici per queste realtà in modo che non si vedano privare di un servizio di enorme utilità educativa.

È fondamentale ricordare come, ad esempio, la suddivisione delle fasce Isee sia un’ottima politica di riduzione delle iniquità sociali, tutelando il diritto collettivo alla corretta

Lo Stato deve “alfabetizzare” la popolazione, dal punto di vista sanitario, culturale,economico ed ambientale, sul ruolo ricoperto dalla mensa scolastica e sulle carenze culturali a cui è esposto un alunno che non usufruisce del servizio offerto.

L’Unione Europea potrebbe essere il promotore per diffondere la valorizzazione del servizio mensa secondo le considerazioni fatte e, di conseguenza, agevolare il processo

all’ecosostenibilità tra i vari Stati Membri.

La mensa scolastica, così come le fonti energetiche rinnovabili, le tecnologie informatiche, i mezzi di trasporto e i prodotti chimici a basso impatto ambientale, è uno dei tanti potenziali a disposizione della società occidentale per creare nuove imprese e nuovi posti di lavoro senza trascurare l’ambiente.

9.Allegato

Domande agli Assessori delle politiche scolastiche Comune di Collecchio e Capannori: 1. Come si organizza il servizio mensa scolastico comunale?

2. Quali sono i punti di maggiore interesse, previsti dal capitolato, che caratterizzano il servizio mensa?

3. Quali rapporti il Comune intrattiene con gli altri stake holders( famiglie, scuola, asl, ditta appaltatrice) e con che modalità si strutturano?

4. Esiste un Comitato Mensa? Quale contributo fornisce al Comune? 5. Quanti locali sono a disposizione per fare mensa? Sono dotati di cucine

interne? Perché avete preso questa decisione di questa scelta?

6. Quanti alunni consumano in mensa? Quanti sono esonerati dal servizio? Quante diete speciali ci sono?

7. Come si iscrivono le famiglie al servizio e quali modalità di pagamento sono previsti?

8. Quanto costa un pasto e come si organizzano la divisione dei prezzi? 9. Come vengono disegnati i menù da servire nelle scuole? Il Comune sta

perseguendo delle linee precise per il piano di ristorazione?

10. Quali problemi si sono riscontrati con l’utenza e con l’educazione scolastica? Quali interventi sono stati necessari?

11. Quale percorso il Comune vuole fornire al servizio nel futuro? Ci sono dei progetti precisi al momento?

12. Quanto viene reputato educativo il ruolo del servizio mensa per uno sviluppo ecosostenibile?

13. Cosa ne pensate del caso “bambino panino” e del DDL 2037: quali posizioni avete preso a proposito?

Domande al Vice Sindaco di Terenzo:

1. Perché il Comune sta tutelando il pasto scolastico? Quali vantaggi può fornire alla comunità?

2. Visto il generale calo demografico dei Comuni limitrofi, il servizio mensa può contrastare lo spopolamento del Comune?

3. Quali difficoltà dovete affrontare nel fare mensa?

4. Con quali dinamiche si svolge il servizio ( locali, rifornimento alimenti, modalità di pagamento ecc)?

5. Cosa ne pensa la cittadinanza sul mantenimento del servizio mensa piuttosto che investire i fondi in altre spese?

6. Il modello di Terenzo può essere riproducibile anche per altri Comuni che si trovano nella stessa condizione socioeconomica?

Domande alla Responsabile dell’Area Amministrativa del Comune di Valmozzola 1. Perché il Comune ha rinunciato al servizio mensa scolastico?

2. Perdere questo servizio non rischia di favorire lo spopolamento del territorio comunale?

3. Con la soppressione del servizio mensa, e della conseguente chiusura della scuola, quale potrà essere il futuro socioeconomico e demografico per il Comune?

4. Come si organizzava il servizio mensa? Aveva grandi differenze dai Comuni limitrofi?

Domande all’Assessore delle politiche scolastiche di Montechiarugolo

1. Il Comune ha introdotto il servizio “self service” nelle mense scolastiche: in cosa consiste e quali vantaggi potrebbe dare rispetto al modello precedente? 2. Come hanno reagito i genitori e gli alunni a questa introduzione?

3. L’introduzione del “self service” ha portato un aumento dei costi del servizio? 4. Come si potrà evolvere il servizio mensa con il “self service”? Può essere

ritenuto un modello attento ai problemi della società occidentale? Domande all’Assessore delle politiche scolastiche di Forte dei Marmi

1. Forte dei Marmi è rinomato per avere un servizio mensa all’avanguardia: quali sono le cause di questo successo?

2. Come si organizza il servizio mensa scolastico comunale?

3. Quali vantaggi ha il Comune rispetto ad altri delle zona, considerato la forte affluenza di bambini di altri comuni dotati ugualmente di scuole?

4. Quali sono le politiche o le iniziative che riscuotono consenso tra i genitori? 5. Quale percorso evolutivo il Comune vorrebbe al servizio mensa nei prossimi

anni? Credete che sia migliorabile o si è raggiunto un efficiente status quo? Domande agli addetti Asl, ramo sicurezza alimentare, di Parma e Toscana Nord Ovest

1. Quali sono i doveri di questo settore nei confronti della ristorazione scolastica? 2. Quali sono i parametri che l’Asl deve far rispettare per gli stakeholders della

mensa scolastica?

3. Quali regolamenti guidano questo settore?

4. Quali strumenti vengono utilizzati per lo svolgimento dell’attività di controllo? 5. Nei territori di vostra competenza, quali casi avete riscontrato in questi anni?

6. Come sono e come si organizzano i rapporti con gli altri attori del servizio mensa scolastico?

7. Da parte dell’Asl sono state proposte iniziative che interessano il servizio mensa scolastico? Quali sono?

8. Il Ddl 2037 e i “bambini panino”: quale posizione l’Asl ha preso nei confronti di questo argomento attualmente oggetto di discussione?

9. Come si dovrebbe evolvere il servizio mensa e quale contributo dovrebbe fornire il ramo “sicurezza alimentare” dell’Asl?

Domande agli addetti Asl, ramo nutrizione, di Parma e Toscana Nord-Ovest 1. Quali sono i doveri di questo segmento nei confronti del servizio mensa

scolastico?

2. Quali sono i parametri che l’Asl deve far rispettare per gli stakeholders della mensa scolastica?

3. Quali regolamenti guidano questo settore?

4. Quali sono gli strumenti e le procedure che usate per lo svolgimento dell’attività di controllo?

5. Quanto le Asl hanno potere nel modificare il modo di fare mensa e nel comporre i capitolati d’appalto del servizio mensa?

6. Come sono e come si organizzano i rapporti con gli altri attori del servizio mensa scolastico?

7. Quali casi avete registrato in questi anni? Ci sono dei problemi urgenti? 8. Quanto è differente l’attività del ramo nutrizione da quello di sicurezza

alimentare?

9. Quali posizioni il settore Asl nutrizione ha preso nei confronti del Ddl 2037 e dei “bambini panino”?

10. Come si dovrebbe evolvere il servizio mensa e quale contributo dovrebbe fornire il ramo “nutrizione” dell’Asl?

Domande al rappresentante della Camst di Parma

1. Quale compiti ha la Camst nei confronti della ristorazione scolastica? 2. Come partecipa ad un bando per l’appalto di un servizio mensa comunale? 3. Come propone un progetto di ristorazione scolastica ai vari Comuni? Quali

aspetti deve considerare?

4. In questi anni, come si è sviluppato il servizio mensa? In quali considerazioni la Camst ha prestato maggiore attenzione?

5. Quanti Comuni la Camst nella Provincia e come viene gestito il personale nelle mense scolastiche?

6. Come vengono progettati i menù? Quanto le scuole, i Comuni e l’Asl influenzano le scelte?

7. Come la ditta appaltatrice si pone al pubblico, in modo particolare alle famiglie?

8. Quante mense, sotto la vostra giurisdizione, servono cibo “veicolato” e quante con cucine interne? Quale dei due sistemi è preferibile?

9. Il vostro modo di operare è influenzato da qualche regolamento o normativa? 10. Quali novità la ditta vorrebbe presentare per il futuro così da migliorare l’ora di

mensa? Si sta seguendo un percorso adatto ad uno sviluppo ecosostenibile? Domande ai rappresentanti delle commissioni mensa delle scuole elementari di Collecchio e

Marlia-Lammarri (Capannori)

1. Quali sono i ruoli ricoperti dal comitato mensa comunale nei confronti della ristorazione scolastica?

2. Come si è formata questa commissione e per quale motivo?

3. Come si struttura il Comitato Mensa e quali mansioni vengono ricoperti dai singoli componenti?

4. Quali problemi avete affrontato negli anni? Ci sono state delle modifiche nel fare mensa grazie alla vostra attività?

5. In che modo si organizza il dialogo con gli altri “attori” che costituiscono il servizio mensa? Quanto è trasparente e continuo il rapporto tra le parti? 6. Quanto il Comitato mensa ha contribuito negli anni a migliorare il servizio? 7. Il Ddl 2037 e il caso “bambino panino”: come vi siete organizzati e quanto

siete stati toccati da questa situazione?

8. Come si dovrebbe sviluppare il servizio mensa e quale attività dovrebbe sostenere la commissione mensa?

9. Quali differenze si possono instaurare nel fare mensa tra un Comune dotato di un comitato mensa rispetto ad un altro sprovvisto?

Domande all’ispettore Icqrf

1. Che cosa è l’Icqrf e quali sono le mansioni che ricopre?

2. Perché serve l’Icqrf come “stakeholder”nel servizio di ristorazione scolastica? 3. Quali fasi della filiera della ristorazione scolastica vengono controllate e in che

modo?

5. Quali sono i casi maggiormente riscontrati in questi anni? In che modo deve essere posto rimedio?

6. Quali sono i rapporti con gli altri stakeholders e quali benefici ne derivano per l’attività?

7. Il Ddl 2037 e il caso “bambino panino”: come vi siete organizzati e quanto siete stati toccati da questa situazione?

8. Come si deve sviluppare il servizio mensa per rispondere ad uno sviluppo ecosostenibile? L’Icqrf ha contribuito a diffondere un modo di fare mensa sostenibile?

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Ringraziamenti

Ci sono tante persone da ringraziare per questa “sudata” opera e per il traguardo raggiunto.