CAPITOLO 1: Hikokomori, disordine mentale? 1
1.7 Possibili cure 17
Nel caso degli hikikomori non esiste una vera e adeguata strategia terapeutica. Anche in questo caso gli esperti per anni hanno discusso su quali fosse la strada giusta da seguire a causa dell'incapacità di identificarlo come un disordine con cause mediche/psichiatriche. Per questa ragione, sono stati adottati diversi approcci.
Uno di questi, particolarmente drastico, comporta un trattamento psicofarmacologico con l'utilizzo di antidepressivi, in particolare la paroxetina. Si tratta, tuttavia, di una terapia di cui si hanno pochi dati e tendenzialmente non è un metodo molto apprezzato.
Completamente diverso e largamente più utilizzato è un approccio di tipo psico-sociale. Il governo giapponese durante l'ultimo ventennio si è sempre più impegnato per fronteggiare questo problema. Iniziando con lo stanziamento di fondi sempre più alti, finanziando la ricerca e raccogliendone meticolosamente i risultati per creare linee guida e opuscoli informativi reperibili sul sito del Ministero della Salute, Lavoro e Benessere, arrivando anche ad imporre la presenza di almeno un
centro di sostegno per città. centro di sostegno per città. Sono proprio questi centri ad essere ritenuti il metodo di ricovero più efficace. Nel 2010 erano stati contati ben 189 organizzazioni no-profit. 23
Una di queste è la New Start, organizzazione nata a Tokyo ancora prima della nascita della
Saitō Tamaki, Hikikomori: adolescence..., 2013, p. 122.
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NPO Database, Hiroba, 2010 http://www.npo-hiroba.or.jp.
parola hikikomori, nel 1994. Essa non è da rimarcare tanto per le sue sedi dove i "pazienti" si esercitano in un luogo protetto a rientrare nella società e per le sue terapie di gruppo, tanto quanto l'invenzione delle rental oneesan (レンタルお姉さん) , letteralmente delle “sorelle 24 maggiori in affitto”. Non sono da considerarsi una vera soluzione, piuttosto come un efficace primo approccio nei confronti di queste persone. Infatti il primo ostacolo da superare nel trattamento è il fatto che sono pochissimi gli hikikomori che spontaneamente decideranno di uscire di casa o che comunque decideranno di cercare aiuto. La particolarità che quindi rende le rental oneesan così efficaci è il fatto che siano loro a recarsi dal soggetto, procedendo con un approccio molto delicato e poco invasivo costituito da diverse fasi. Contattati dalla famiglia, le ragazze invieranno prima di tutto una lettera dove si presentano e illustrano il programma di cui fanno parte. Si procederà poi a delle visite periodiche in cui le volontarie inizialmente cercheranno di socializzare con lo hikikomori, spesso comunicando separati dalla porta della stanza. Altrettanto frequente è che occorrano diverse visite prima che il paziente riesca ad aprirsi e iniziare una conversazione, ma quando questo avviene si passa ad una seconda fase. Essa consiste nel convincere l'interessato a uscire dalla stanza e a conversare, semplicemente facendolo faccia a faccia in un spazio comune. In entrambe le fasi gli argomenti di conversazione sono legati a tematiche leggere e poco impegnative, come ad esempio gli hobby del paziente. Infine, dopo aver instaurato un rapporto di fiducia, l'oneesan inviterà il paziente in una delle loro strutture, dove potrà poi partire una terapia vera e propria. Anche "l'associazione no-profit per i genitori degli hikikomori" , conosciuta con la sigla 25 KHJ, è molto nota per la vasta gamma di informazioni di sostegno che forniscono non solo agli hikikomori, ma anche alle loro famiglie. Sul loro sito internet si possono trovare materiali utili come una lista di strutture di supporto, informazioni e pubblicazioni aggiornate, un'introduzione al loro programma di consulto, compresa di una linea di supporto telefonico, una newsletter e persino dei seminari per i genitori.
Un'altra particolare tipologia di struttura degna di nota è quella delle free school (フリースクー ル). Si tratta di particolari istituti privati che fungono da scuola alternativa, ideata per persone che non possono, per diverse ragioni, frequentare le scuole tradizionali. Nonostante nel 2003 si potessero contare circa 300 di queste istituzioni, quelle dedicate agli hikikomori erano un Il nome deriva dalla presenza quasi dominante di soli membri donna. Ne fanno parte anche alcuni uomini ma in numero
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nettamente inferiore, poiché le donne sono ritenute più delicate e gli hikikomori si trovano più a loro agio; Non-Profit Association for Japan Hikikomori Parents (KHJ)
numero decisamente inferiore. Parte dello staff di queste strutture è composto da ex pazienti riabilitati, mentre altri sono volontari. Simile al modus operandi delle rental oneesan, su richiesta dei genitori vedranno un volontario visitare periodicamente queste persone nell'ambiente casalingo. Dopo sei mesi circa, se il paziente avrà deciso di uscire spontaneamente dalla propria stanza si potrà procedere all'introduzione delle attività nelle varie sedi che permettono, nel caso di studenti, maggiori libertà di decidere cosa studiare e il metodo di apprendimento che più preferiscono. Per poter mettere a il più possibile a loro agio i pazienti si cerca di sottoporli al minor numero possibile di pressioni: massima libertà di scelta nelle attività, se passare del tempo con il gruppo o individualmente, ma soprattutto con un programma orario molto flessibile. Questo aspetto è molto importante perché toglie un'enorme quantità di pressione in quanto è teorizzato che su di esso si basano i ruoli sociali. Ovviamente le dinamiche variano da caso a caso e non sempre il recupero è così semplice. Nel caso delle free school uno dei problemi è che queste strutture non vengono riconosciute come istituti veri e propri, quindi non risolvono il problema della schiacciante pressione che deriverà dall'essere rimasti indietro rispetto ai propri coetanei.
Inoltre, come già illustrato, in molte di queste istituzioni lavorano volontari senza alcun tipo di preparazione professionale. Per questa ragione possono aiutare queste persone a trovare un ibasho, un luogo di appartenenza dove sentirsi a loro agio e da sentire come proprio, ma secondo esperti come Ogino, Nakamura e Horiguchi è difficile, a causa dell'impreparazione di questi volontari, andare oltre questo stadio e fare dei progressi veri e propri per la reintegrazione nella società.
1.8 Hikikomori e i media: da criminali a vittime
Inizialmente, come ogni fenomeno che finisce sotto l'attenzione mediatica, l'immagine degli hikikomori è stata dipinta con toni decisamente negativi. Essi erano riconosciuti da tutti non come soggetti con problemi sociali o psicologici, ma semplicemente come giovani pigri, viziati dalle famiglie in grado di provvedere ad ogni loro capriccio, sostanzialmente dei veri e propri parassiti della società. I media sono ovviamente i principali responsabili di questa rappresentazione: essi hanno presentato agli occhi del pubblico un’immagine degli hikikomori molto simile al modo in cui sono stati dipinti gli otaku con il caso di Miyazaki del 1989. Hanno focalizzato l'attenzione di alcuni crimini non tanto sull'azione in sé, ma