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LE POTENZIALITÀ DEGLI SPAZI ESTERNI E DEL VERDE NEL MODELLO “INTEGRATO” DELLE RESIDENZE UNIVERSITARIE

Sandra Carlini

Università degli Studi di Firenze, Dipartimento di Architettura, Centro Interuniversitario TESIS

Parole chiave

Residenze per studenti universitari, servizi di supporto, giardini e spazi esterni, spazi aperti pubblici, spazi di socializzazione

Abstract

The article aims to investigate the potential of outdoor areas, courtyards and gardens, within the residence for university students, starting from a study of their functions and the manifest benefits that the presence of green spaces can offer in this context, both from an aesthetic-decorative and social-ecologic point of view. Even though on Italian scale you can generally notice a quite poor consideration for such typology of spaces, we hold on the contrary that these spaces could become of primary importance, particularly in supporting the process of integration which is expected by the attachments to the executive decrees of 338/2000 Italian law “Instructions about lodgings and residences for university students” regarding the minimum dimensional and qualitative standards and the guidelines, where the importance of social and cultural integration of students in the life of the city through a “continuum in social structure and services” is pointed out.

We believe that this potential, in particular, can be expressed at its best right in the ambit of the “integrated” settlement, which is accomplished through the spread of student housing facilities in the urban areas under the influence of the universities and which emerges as the most accepted historic model on the Italian territory. In accordance with this model indeed a tight, vital and constant connection between the residences and the urban context of reference is established, with the possibility of mutual exchange in terms of relations and services.

As for outdoor areas, if present, two specific circumstances can be identified: a situation where such spaces are an exclusive appurtenance of the students accommodated in the student residences and another one in which these spaces are placed nearby and serve the whole urban community.

While the first solution could contribute more effectively to the socialization among students in the structures, the second one could become especially interesting for the redevelopment of the urban areas where they are placed. The availability of outdoor areas could indeed allow various activities which well combine with the condition of a university student with specific reference to recreational and cultural aspects, while establishing itself as an invaluable resource for university towns.

Le potenzialità degli spazi esterni e del verde nel modello “integrato” delle residenze universitarie

Quando pensiamo ai campus universitari propri della cultura anglosassone, che accolgono le diverse strutture a servizio della vita e delle attività di studio degli studenti, vengono generalmente in mente impianti urbanistici a bassa densità edificativa, costituti da ariose strutture immerse in ampi spazi verdi. Tali spazi, soprattutto dove fanno parte di una consolidata e storica tradizione, costituiscono risorse preziose e, in quanto tali, sono talvolta oggetto di interventi di recupero paesaggistico di elevata

qualità1. In virtù delle peculiari matrici di sviluppo delle università italiane, che storicamente si sono

integrate con le realtà urbane esistenti innestandosi su tessuti urbani consolidati all’interno delle stesse città e per le quali solo dal XX secolo l’istituzione di nuovi atenei ha condotto all’utilizzo di zone urbane di espansione con la finalità di realizzare cittadelle universitarie vere e proprie, ben diversa risulta, invece, la situazione dei nostri studenti universitari, la cui vita sociale si svolge solitamente in centri urbani più o meno congestionati e dove tutt’al più possono godere del beneficio di qualche cortile interno alle strutture che li ospitano. La scarsa attenzione riservata agli spazi verdi nel contesto dell’edilizia universitaria e delle residenze italiane in genere si concretizza nel fatto che gli interventi su queste aree, in carenza di risorse economiche, sono solitamente i primi a venire sacrificati, evidenziando come questi ambiti vengano in Italia concepiti ancora come puramente accessori.

Una semplice ricognizione delle residenze studentesche presenti sul territorio nazionale rende l’idea di quanto in Italia risultino in genere scarsamente considerati gli spazi verdi a servizio degli studenti universitari. Una disamina delle descrizioni illustrative presenti in pubblicazioni nazionali specializzate [Chiarantoni 2008] e sulle schede nei siti internet delle istituzioni e degli enti, pubblici e privati, che illustrano le caratteristiche delle proprie strutture a servizio degli studenti, rivela quanto di fatto gli spazi verdi o i cortili siano talvolta del tutto assenti o, in caso contrario, la loro presenza sia spesso poco dettagliata, a dimostrazione della scarsa effettiva disponibilità di tali aree e probabilmente anche della limitata importanza che a tali contesti viene attribuita come valore aggiunto nell’attività di pubblicizzazione e di promozione delle qualità attrattive delle singole strutture.

Gli spazi verdi, pertanto, sebbene talvolta nei quartieri storici possano collocarsi in contesti anche particolarmente suggestivi come quelli rappresentati dai chiostri di antichi edifici conventuali, risultano spesso semplici “ritagli”, aree residuali prive di una concezione o di un disegno di qualità, di un senso o di una precisa identità, nelle quali, ad esempio, il cesto da basket che cerca di richiamare un’idea di spazio attrezzato sportivo, si accompagna in modo incongruo alla panchina in legno o si accosta malamente alla fioriera.

Nondimeno, notando nei mesi più temperati la presenza di studenti impegnati in attività non solo ludiche, sportive o di socializzazione, ma anche didattiche e formative, negli spazi verdi delle città universitarie, nei cortili delle facoltà e delle biblioteche, non si può fare a meno di considerare l’importanza di tali spazi, anche per le potenzialità del ruolo sociale del verde nel favorire il processo di integrazione tra gli studenti universitari e gli abitanti delle città sedi di atenei. L’alloggio studentesco, infatti, oltre allo svolgimento delle consuete e quotidiane funzioni legate al riposo e alla cura della persona, deve consentire tutta una serie di altre attività connesse alla vita universitaria e adeguate alla fase di formazione dei suoi principali utenti. Per questo motivo le residenze universitarie sono chiamate a fornire un’ampia gamma di prestazioni rivolte a un’utenza particolarmente complessa

1 A titolo esemplificativo si può citare l’intervento di J & L Gibbons per il Rose Bruford College di Londra [http://jlg-

london.com]. Il Rose Bruford College si colloca all’interno della storica proprietà di Lamorbey Park nel London Borough of Bexley. La riconfigurazione del sito ha riguardato gli spazi esterni in un programma architettonico che si coniuga con un piano di gestione per la conservazione di un paesaggio di notevole importanza storica e naturalistica. La residenza studentesca (Rose Bruford College Christopher Court Student Residence) si trova a pochi minuti di strada dal College, che è ospitato, dal 1951, nella maestosa Lamorbey House.

ed eterogenea e a modalità di fruizione molteplici e diversificate (basta pensare, per esempio, alle diverse modalità di utilizzo delle strutture che possono sussistere tra utenti residenti e utenti non residenti ma che usufruiscono dei servizi collettivi offerti). La residenza studentesca, non meno degli spazi destinati in maniera specifica alle attività connesse alla formazione e alla ricerca, costituisce un elemento qualificante della vita universitaria, all’interno del quale gli studenti possono realizzare momenti di aggregazione durante i quali condividere fondamentali esperienze di incontro e di studio [Bogoni 2001; Carlini 2009].

Significativamente, già dalla prima applicazione della Legge 338/2000, si fornivano interessanti definizioni relative al modo di intendere le residenze studentesche [D.M. 118/2001, Allegati A e B]. Sebbene gli spazi esterni non vengano esplicitamente mai citati (salvo in riferimento a eventuali parcheggi e spazi per il deposito delle biciclette all’aperto), l’allegato A, “Standard minimi qualitativi”, inerente a linee guida cogenti e vincolanti, sottolinea, nelle finalità del servizio abitativo studentesco, l’importanza dell’integrazione sociale e culturale degli studenti nella vita cittadina.

Tale integrazione, nell’intento del legislatore, dovrebbe avvenire tramite la costituzione di un “continuum nel tessuto sociale e dei servizi”. Ampio spazio viene in particolare riservato, a fianco alle funzioni prettamente residenziali, ai servizi culturali, didattici e ricreativi, con la precisazione che gli stessi, in un’ottica di ottimizzazione delle esigenze di individualità e socialità, debbano comprendere spazi a carattere collettivo aperti anche agli studenti non residenti nelle strutture ma gravitanti nell’ambito dello specifico bacino di utenza.

Anche l’allegato B, “Linee guida relative ai parametri tecnici ed economici”, contenente indicazioni raccomandative (il documento è stato stralciato a partire dalla terza applicazione della Legge 338/2000), presenta una interessante lettura delle tipologie dei possibili modelli insediativi e delle strutture residenziali universitarie. In riferimento specifico all’insediamento integrato, che si realizza

Figura 1. Studenti impegnati in attività di studio sotto i loggiati di uno dei cortili interni della sede del Dipartimento di Architettura di Santa Verdiana dell’Università degli Studi di Firenze (Foto: Archivio Centro TESIS).

Figura 2-3. Studenti nella grande corte alberata circolare del pluripremiato Tietgenkollegiet, progettato da Lundgaard & Tranberg ed edificato nei primi anni 2000 nel quartiere Ørestad a Copenhagen [http:// tietgenkollegiet.dk/en/the-building/]. Oltre alla corte interna, la struttura è circondata da ampi spazi verdi (il progetto delle aree esterne è degli architetti paesaggisti Marianne Levinsen e Henrik Jørgensen) ed è stata concepita appositamente anche per ospitare attività all’aria aperta, per consentire lo svolgimento di attività ludiche e sportive nelle zone circostanti alla struttura e per favorire occasioni di incontro nelle due aree barbecue presenti e nelle ampie terrazze comuni che si affacciano sulla corte interna (Foto: © Jens M. Lindhe).

con alloggi diffusi nella zona di influenza dell’università e che risulta il più diffuso in Italia, si specifica che, per effetto della sua localizzazione, questo si integra con il contesto urbano “con il quale scambia relazioni e informazioni e di cui utilizza la vasta gamma di servizi offerti (luoghi di ristoro, librerie, cinema, teatri, giardini pubblici, circoli sportivi)”.

Se nel sistema insediativo che vede l’università separata dalla città, ovvero il campus, dove, per effetto della posizione spesso ai margini o all’esterno della città sussiste la possibilità di centralizzare in edifici monofunzionali i servizi (biblioteche, palestre, mense e refettori, auditorium, spazi commerciali, luoghi di cultura e di svago, etc.) per più residenze destinate ad ospitare funzioni quasi esclusivamente di riposo e di studio individuale, le strutture dislocate nelle città, per una loro piena autonomia, richiedono invece dotazioni complete di servizi collettivi, seppure con la facoltà di ridurle in funzione della loro possibile complementarietà con servizi esterni eventualmente disponibili nelle vicinanze. Da queste considerazioni consegue che, seppure non si configurino come spazi essenziali, eventuali aree esterne di pertinenza delle strutture residenziali universitarie potrebbero essere molto utili sia per favorire la socializzazione tra gli utenti, sia per realizzare, come auspicato nelle linee guida, una completa integrazione, vitale e continua, con le città.

L’utilizzazione della gamma di prestazioni offerte dalle città da parte degli studenti e la contemporanea condivisione di parte dei servizi a loro destinati con la cittadinanza alimenta infatti una compenetrazione reciproca, che si può tradurre in una risorsa sociale e culturale per le zone urbane nelle quali queste strutture si collocano. Tali effetti sono raggiungibili principalmente qualora la residenza studentesca sia strutturata in modo tale da offrire un’ampia gamma di servizi a supporto di funzioni concepite per l’ottimizzazione della qualità della vita degli utenti legata anche a standard funzionali e abitativi di elevato livello qualitativo.

Relativamente alla tipologia delle aree esterne alle residenze universitarie, quando presenti, si possono identificare due specifiche situazioni:

- cortili e/o spazi verdi a servizio specifico di una o più residenze studentesche o di strutture universitarie, in ogni caso a servizio esclusivo dei residenti e degli studenti;

- cortili e/o spazi verdi in stretta prossimità delle residenze studentesche e delle strutture universitarie, a servizio dell’intera comunità.

Se la prima soluzione (presente, per esempio, nei centri storici quando in strutture talvolta anche di particolare pregio storico e architettonico siano presenti chiostri e cortili interni), contribuirebbe senz’altro a favorire la socializzazione tra gli studenti ospitati nelle strutture, la seconda situazione si rivela invece particolarmente interessante come valida risorsa per la riqualificazione di intere aree

Figura 4. Il cortile centrale del collegio Cairoli a Pavia, fondato dall’imperatore Giuseppe II nel 1781 (Foto: Archivio Centro TESIS).

Figura 5. Il chiostro della residenza universitaria dei Crociferi, ospitata in un antico convento a Venezia (Foto: Archivio Centro TESIS).

urbane, soprattutto nel caso in cui le strutture residenziali studentesche siano collocate nelle periferie. Non è un caso che uno dei vantaggi riconosciuti del modello anglosassone sia proprio quello di favorire la socializzazione tra gli studenti che vivono all’interno dello stesso campus. Pur nella necessità di dovere adattare l’organizzazione di eventuali spazi verdi a una situazione diversa, come quella rappresentata dall’insediamento integrato, l’effetto positivo potrebbe rivelarsi non meno efficace. La presenza di spazi verdi consente, infatti, molteplici attività in riferimento specifico agli aspetti ricreativi e culturali della vita universitaria.

Le definizioni delle aree funzionali dedicate ai servizi culturali e didattici e ai servizi ricreativi fornite a partire dal decreto ministeriale di attuazione 118/2001 [D.M. 118/2001, Allegato A] e riproposte nei decreti attuativi inerenti alle successive applicazioni della Legge 338/2000 [D.M. 43/2007, Allegato A; D.M. 27/2011, Allegato A] riportano, infatti, funzioni pienamente compatibili con quelle che si possono svolgere negli spazi esterni attrezzati o nelle aree verdi (funzioni di studio, lettura, riunione, di tempo libero finalizzate allo svago, alla formazione culturale non istituzionale, alla cultura fisica, alla conoscenza interpersonale e socializzazione compiute in forma individuale o di gruppo al di fuori del proprio ambito residenziale privato o semiprivato).

Tra le attività che possono trovare spazio nelle aree verdi o esterne attrezzate, in particolare, si possono ricordare le seguenti:

- Attività di socializzazione, dibattito, confronto; - Attività ludiche;

- Attività sportive;

- Attività connesse con lo studio; - Attività didattiche.

Figura 6. L’ampia piazza verde davanti alla residenza studentesca Mario Luzi (a sinistra nella foto), aperta a Firenze nel 2005. La piazza costituisce un importante luogo di sosta e di incontro per i residenti nella struttura e per gli abitanti del quartiere (Foto: Archivio Centro TESIS).

Tra le varie iniziative all’aria aperta si segnalano, inoltre, interessanti progetti sperimentali, in corso di svolgimento in diversi contesti internazionali, che prevedono il coinvolgimento congiunto degli studenti e della comunità urbana nella cura di arboreti, orti e giardini botanici universitari a scopi didattici e di sensibilizzazione su questioni inerenti alla salute, alla sostenibilità, all’ecologia, alla biodiversità, all’alimentazione, all’agricoltura urbana, come avviene, ad esempio, nei Campus Gardens dell’Università di Louisville negli Stati Uniti [http://louisville.edu/sustainability/ operations/garden- commons.html] o nei giardini del Campus Community Garden Project sviluppato dall’Università di Windsor in Canada [www1.uwindsor.ca/ccgp].

Per il Campus Community Garden Project si evidenzia, in particolare, l’obiettivo, coerentemente con

i principi della permacultura2, di disporre di spazi inclusivi a disposizione sia di tutti i membri del

campus universitario (studenti, docenti, personale) sia della cittadinanza, nei quali massimizzare la biodiversità, sviluppare produzioni agricole sane e sostenibili (anche per organizzazioni che supportano persone che vivono in condizioni di disagio e povertà), svolgere programmi formativi e, didattici e soprattutto, promuovere un senso di appartenenza a una comunità.

Riguardo alla questione, oltre alle indiscusse potenzialità a livello sociale, bisogna infine ricordare tutti i benefici effetti ecologici, ormai ampiamente riconosciuti, apportati dagli spazi verdi. A questo proposito si può ricordare in Europa la Carta di Aalborg, firmata nel 1994, che promuove un modello urbano sostenibile, investendo, per esempio, anche sull’espansione delle risorse naturali ad usi antropici come gli spazi verdi per le attività ricreative all’interno delle città (punto I.6) [www.minambiente.it/ normative/carta-di-aalborg-carta-delle-citta-europee-uno-sviluppo-durevole-e-sostenibile-aalborg]. Nella consapevolezza del valore e delle ricadute in termini di incremento della qualità della vita determinato dalla presenza del verde urbano, si può inoltre segnalare la tendenza in atto in alcune grandi metropoli americane e asiatiche di destinare aree di grande valore fondiario alla creazione di nuovi spazi verdi per la collettività.

La città di Singapore, ad esempio, già da alcuni anni sta mettendo in atto una politica di marketing urbano incentrato sulla riscoperta dei valori naturalistici e ambientali della città intesa come una grande “garden city” [www.nparks.gov.sg/about-us/city-in-a-garden].

Gli spazi verdi, oltre a contribuire significativamente alla riqualificazione dei paesaggi urbani, grazie alla loro valenza estetica e decorativa, soprattutto nelle aree degradate, hanno infatti influenze bioclimatiche importanti, con significative ricadute sulla riduzione dei consumi delle risorse energetiche. L’evapotraspirazione prodotta dalle alberature contribuisce a mitigare le temperature, migliorando il clima urbano. Ma non solo: la presenza delle alberature contribuisce all’assorbimento degli inquinanti atmosferici, alla riduzione dei livelli di inquinamento acustico e sonoro, costituendo l’habitat per molte specie vegetali e animali e contribuendo alla biodiversità. Il verde ha poi un ruolo importante in aree sensibili o degradate, ostacolando il dissesto geologico e territoriale e contribuendo così alla stabilizzazione dei suoli, ad esempio in scarpate o lungo gli argini dei fiumi [Li Volti 2012]. Anche in riferimento alla loro funzione ecologica, gli spazi verdi a servizio delle residenze universitarie possono pertanto rivestire un’importanza significativa, soprattutto nel caso in cui tali strutture si configurino come modelli integrati all’interno dei centri urbani, nei quali, rispetto alle aree periferiche meno densamente edificate, maggiore può essere l’esigenza di generare microclimi gradevoli e di contrastare gli effetti dell’inquinamento.

2 La permacultura è un sistema di principi per la realizzazione di un’agricoltura sostenibile, concepito in Australia a partire

dagli anni ’70 del Novecento da Bill Mollison e David Holmgren e diffusosi in tutto il mondo. L’Accademia Italiana di Permacultura [http://permacultura.it] definisce la permacultura come un processo integrato di progettazione e di gestione di ecosistemi produttivi che sintetizza ecologia, geografia, antropologia e sociologia, applicando strategie ecologiche tali da realizzare ambienti sostenibili, equilibrati ed estetici.

In questo senso l’eventuale disponibilità di spazi verdi si coniuga perfettamente con quanto previsto nei decreti attuativi della Legge 338/2000 dal momento che tra i titoli di valutazione dei progetti per la formazione della graduatoria degli interventi ammessi al cofinanziamento, a partire dal secondo bando compare, associato al requisito dell’economicità, anche quello relativo “al grado di sostenibilità ambientale ed innovazione tecnica delle soluzioni adottate (ad esempio, accorgimenti per il risparmio energetico, misure per il contenimento del consumo idrico …)” [D.M. 42/2007, articolo 6, comma 3]. Alla luce di queste considerazioni si può senz’altro concludere che, sebbene non sia sempre oggettivamente possibile prevedere la presenza di aree esterne attrezzate e di spazi verdi nelle residenze universitarie delle nostre città, le indubbie potenzialità sociali, ecologiche, economiche e di decoro urbano di tali contesti li rendono risorse preziose nell’incrementare la qualità della vita non soltanto degli studenti universitari, ma di tutta la collettività.

Riferimenti bibliografici

Bogoni B. [2001]. Abitare da studenti – Progetti per l’età della transizione, Tre Lune Edizioni, Mantova. Carlini S. [2009]. “Residenze per studenti universitari: stato dell’arte e tendenze evolutive”, Costruire in Laterizio, n. 130, pp. XIII – XVI.

Chiarantoni C. [2008]. La residenza temporanea per studenti – Atlante Italiano, Alinea, Firenze.

D.M. del 9 maggio 2001, n. 118, “Standard minimi dimensionali e qualitativi e linee guida relative ai parametri tecnici ed economici concernenti la realizzazione di alloggi e residenze per studenti universitari di cui alla Legge 14 novembre 2000 n. 338”.

D.M. del 22 maggio 2007, n. 42, “Procedure e modalità per la presentazione dei progetti e per l’erogazione dei finanziamenti relativi agli interventi per alloggi e residenze per studenti universitari di cui alla Legge 14 novembre 2000 n. 338”.

D.M. del 22 maggio 2007, n. 43, “Standard minimi dimensionali e qualitativi e linee guida relative ai parametri tecnici ed economici, concernenti la realizzazione di alloggi e residenze per studenti universitari, di cui alla Legge 14 novembre 2000, n. 338”.

D.M. del 7 febbraio 2011, n. 27, “Standard minimi dimensionali e qualitativi e linee guida relative ai parametri tecnici ed economici, concernenti la realizzazione di alloggi e residenze per studenti universitari, di cui alla Legge 14 novembre 2000, n. 338”.

http://jlg-london.com/ [Ultimo accesso: 10.06.2016].

http://louisville.edu/sustainability/operations/garden-commons.html [Ultimo accesso: 15.06.2016]. http://permacultura.it [Ultimo accesso: 14.06.2016].

http://tietgenkollegiet.dk/en/the-building/ [Ultimo accesso: 10.06.2016].

Legge del 14 novembre 2000, n. 338, “Disposizioni in materia di alloggi e residenze per studenti universitari”. Li Volti G., “Come il verde urbano può migliorare le nostre città”, http://www.salviamoilpaesaggio.it/ blog/2012/02/come-il-verde-urbano-puo-migliorare-le-nostre-citta/ [Ultimo accesso: 15.06.2016].

www.minambiente.it/normative/carta-di-aalborg-carta-delle-citta-europee-uno-sviluppo-durevole-e-