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CAPITOLO II: LA CONCEZIONE PLOTINIANA DEL CORPO

2.1. I predecessori di Plotino sul corpo

Nell'epoca in cui Plotino operò, i filosofi si erano interrogati già per lungo tempo sulle proprietà che definiscono il corpo in quanto tale. Non molti anni prima, nell'ambito di una dimostrazione del fatto che il corpo, in quanto composto di una pluralità di elementi, non rientra nel dominio della pura sensazione, Sesto Empirico aveva ritenuto di poter sintetizzare in questo modo le possibili definizioni di "corpo" (Sext. Adv. Math. I 21-250):

εἰ γὰρ σύνοδός ἐστι κατὰ ἀθροισμὸν μεγέθους καὶ σχήματος καὶ ἀντιτυπίας τὸ σῶμα, ὥς φησιν Ἐπίκουρος, ἢ τὸ τριχῇ διαστατόν, τουτέστι τὸ ἐκ μήκους καὶ πλάτους καὶ βάθους, καθάπερ οἱ μαθηματικοὶ λέγουσιν, ἢ τὸ τριχῇ διαστατὸν μετὰ ἀντιτυπίας, ὡς πάλιν ὁ Ἐπίκουρος, ἵνα τούτῳ διορίζῃ τοῦ κενοῦ, ἢ ὄγκος ἀντίτυπος, ὡς ἄλλοι, – ὅπως δʼ ἂν ἔχῃ, [...] οὐκ ἔσται τῶν αἰσθητῶν τὸ σῶμα.

49 Descrizioni della materia a lungo argomentate in particolare nei trattati II 4 (capp. 6-16), II 5, III 6 (capp. 7-19).

50 Per un commento più dettagliato del passo, con contestualizzazione e riferimenti a passi paralleli in Sesto Empirico o in altri autori, v. Blank 1998 a. l. (pp. 94-7).

"Se infatti il corpo è <1> una combinazione per aggregazione di grandezza, figura e resistenza, come dice Epicuro, o <2> ciò che è esteso secondo le tre dimensioni, ossia ciò che consta di lunghezza, larghezza e profondità, come dicono i matematici, o <3> ciò che è esteso secondo le tre dimensioni e dotato di resistenza, come dice ancora Epicuro per distinguerlo, in virtù di questo aspetto, dal vuoto, o <4> un volume dotato di resistenza, come dicono altri – comunque stiano le cose, il corpo non rientrerà tra le cose sensibili".

Pur non esaurendo, com'è ovvio, tutte le definizioni di corpo date dai filosofi a lui precedenti, il prospetto offerto da Sesto è piuttosto rappresentativo delle proprietà fisiche che si trovano attribuite ai corpi nella letteratura filosofica antica. La definizione più semplice ed elementare, la seconda, riguarda in prima battuta il corpo come oggetto matematico – detto anche solido (στερεόν51) –, distinto in quanto tridimensionale dalla

superficie (bidimensionale), dalla linea (monodimensionale) e dal punto (privo di dimensioni)52; la precisazione di Sesto καθάπερ οἱ μαθηματικοὶ λέγουσιν mira

probabilmente proprio a specificare, seppure in termini non del tutto espliciti, la diversità di dominio di questa definizione rispetto alle altre. Ma ciò non esclude che, come osserva Betegh 2015 (p. 140), alcuni filosofi possano ritenerla sufficiente per identificare anche il corpo fisico, senza una distinzione nella definizione dei due concetti: Aristotele definisce quest'ultimo in base alla sola tridimensionalità in trattati di fisica come il De Caelo (I 1, 268a753) e la Fisica (III 5, 204b2054).

Questa definizione non sembra tuttavia una caratterizzazione sufficiente del corpo fisico, non essendo fra l'altro in grado di distinguerlo dal vuoto, oltre che, per l'appunto, dal corpo matematico. Questa è la ragione, come Sesto stesso rileva, per cui in una delle due definizioni a lui attribuite (la terza) Epicuro vi aggiunge un ulteriore tratto distintivo, l'ἀντιτυπία, cioè la capacità di opporre resistenza: una capacità eminentemente fisica, "materiale" diremmo noi, di cui né l'uno né l'altro dispongono; in tal modo, egli può stabilire una demarcazione tra i due principi fondamentali della sua fisica, i corpi e il

51 Quest'ultimo è in effetti definito in termini assai simili per esempio in Eucl. El. XI, def. 1: Στερεόν ἐστι τὸ μῆκος καὶ πλάτος καὶ βάθος ἔχον ("solido è ciò che possiede lunghezza, larghezza e profondità"). 52 Cfr. fra i tanti Arist. Met. V 6, 1016b24-8.

53 σῶμα [...] τὸ πάντῃ διαιρετόν: "corpo è ciò che è divisibile in tutti i sensi [ossia secondo le tre dimensioni]". Che si parli qui del corpo fisico è fuor di dubbio, perché subito prima (268a4-5) Aristotele aveva introdotto la sua trattazione con le parole τῶν [...] φύσει συνεστώτων τὰ μέν ἐστι σώματα καὶ μεγέθη κτλ. ("delle cose costituitesi per natura le une sono corpi e grandezze ecc.). 54 σῶμα [...] ἐστιν τὸ πάντῃ ἔχον διάστασιν: "corpo è ciò che ha estensione in tutti i sensi [ossia secondo

vuoto55. Essa compare anche nell'altra definizione epicurea di corpo riferita da Sesto, che

rispecchia la caratterizzazione dei corpi elementari o atomi forse più nota, come dotati di grandezza, figura e solidità o resistenza (talvolta si trova menzionato, in aggiunta a queste proprietà come in Sext. Adv. Math. X 240 e 257, oppure al posto dell'ἀντιτυπία come in [Plut.] Plac. Philos. I 3, p. 877E, il βάρος o peso)56. Qui l'ἀντιτυπία è

accompagnata da altri due tratti sinora non menzionati, il μέγεθος o grandezza e lo σχῆμα o figura. Il primo di questi non sembra tuttavia indicare qualcosa di diverso dalla διάστασις: l'asserzione che un corpo possiede una grandezza non significa null'altro, in assenza di ulteriori precisazioni, che il suo estendersi, nello specifico secondo le tre dimensioni. Il secondo, la figura, è un aspetto tipico della caratterizzazione epicurea degli atomi, ed è funzionale a rendere ragione, in concomitanza con altri fattori quali la loro successione e il loro orientamento, delle innumerevoli varietà di composti cui essi danno luogo57.

Infine, nell'Adversus Mathematicos si legge un'ulteriore definizione (numero 4), che rimane piuttosto misteriosa date la laconicità con cui è presentata, l'assenza di riferimenti a filosofi cui ricondurla e l'impossibilità da parte nostra di identificarli con precisione in base ad altre fonti58. In ogni caso, vi ritroviamo ancora la menzione della resistenza come

proprietà fondamentale del corpo fisico; anche qui essa è associata a una caratterizzazione che non si ritrova nelle altre definizioni, quella del corpo come ὄγκος. Per i motivi appena esposti, non siamo in grado di precisare nel dettaglio le connotazioni sottese in questo contesto a questo termine alquanto sfuggente, che può corrispondere alle traduzioni "massa" e "volume": la prima insiste sull'aspetto della pienezza del corpo ed è preferita da Blank 1998 ("mass") e da Pellegrin 2002 ("masse"); la seconda pone maggiore enfasi sul fatto che esso occupa un determinato spazio ed è adottata da Sorabji 2004 ("volume": testo 18a3, p. 169). Nessuna delle due è inappropriata, in quanto l'ὄγκος

55 V. in proposito le testimonianze raccolte in LS, cap. 5 ("The basic division"), con commento.

56 V. il fr. 275 Usener (1887) e le testimonianze raccolte in LS, cap. 12 ("Microscopic and macroscopic properties"), con commento, e inoltre le osservazioni di Verde 2010 allo scolio conclusivo del paragrafo 44 dell'Epistola ad Erodoto di Epicuro (p. 113).

57 Cfr. ad es. Epic., Ep. Hdt., par. 42.

58 La ricorrenza di questa definizione nei Placita Philosophorum pseudo-plutarchei e nelle Ecloghe di Stobeo (= Aët., Plac. philos., 310a10-1, b17 Diels 1879) non ci aiuta a meglio contestualizzarla, dato che anche qui mancano riferimenti alla sua provenienza. Per Lachenaud 1993 (v. la n. 5 di p. 91, a p. 229) "la [...] définition évoque les formulations analogues de l'atomisme démocritéen (le terme ὄγκος est employé à propos des atomes par Héraclide du Pont)"; per Pellegrin 2002 (p. 77 n. 3) "elle renvoie peut-être à une formule des Platoniciens". Blank giunge ad espungere la definizione, secludendo le parole da ἢ ad ἄλλοι, come interpolazione originatasi a partire da questi testi dossografici: egli sostiene che, non comportando la congiunzione di una pluralità di elementi, risulta inutile al presente argomento di Sesto (Blank 1998, p. 96 n. 39); tuttavia, come osserva Pellegrin 2002 (n. 3 p. 77), è in realtà anch'essa pertinente alla dimostrazione, "puisqu'elle implique la conjonction d'une pluralité (masse et résistence)".

si può definire in prima battuta come un'estensione piena (mentre per esempio il luogo è un'estensione vuota; in tal senso l'ὄγκος, anche a prescindere dalla sua qualifica come ἀντίτυπος, non sembra differire molto dal τριχῇ διαστατὸν μετὰ ἀντιτυπίας). Qui si è optato per la seconda, esplicitando la componente "estensione" a scapito della componente "massa", in quanto quest'ultima è, per l'appunto, in qualche modo già espressa dall'aggettivo ἀντίτυπος: in tal modo si sono resi entrambi gli aspetti compresenti in questo sintagma, mentre la traduzione "massa dotata di resistenza" trascurerebbe del tutto la prima componente indicata. Per un approfondimento sul significato della parola ὄγκος si rimanda alla breve nota lessicale posta in appendice a questo lavoro.

Per quanto questa breve rassegna non miri in alcun modo all'esaustività, è necessario prendere in considerazione almeno un'altra posizione filosofica nei confronti del corpo, quella degli stoici, che, oltre ad essere in generale uno degli interlocutori privilegiati delle polemiche di Plotino, attribuirono com'è noto una particolare importanza alla nozione di corpo. Di esso le fonti ricordano fondamentalmente due caratterizzazioni59: da

un lato il corpo è, secondo la rifunzionalizzazione stoica dello ὅρος τοῦ εἶναι del Sofista platonico (247d8-e3), ciò che è in grado di agire o patire (cfr. Cic. Acad. Post. I 39 = SVF I 90 = LS 45A: secondo Zenone, non poteva in alcun modo darsi che aut quod

efficeret aliquid aut quod efficeretur posse esse non corpus). Questa è comunque soltanto

una definizione estensionale del corpo, poiché si limita ad individuare il dominio delle cose identificabili con corpi, ma non ne esprime l'essenza, non indica le caratteristiche fisiche proprie del corpo in quanto tale. Più pertinente al nostro discorso è dunque la seconda definizione, riportata da Galeno (Qual. inc. 10, vol. 19 p. 483.13-5 Kühn = SVF II 381 [parte] = LS 45 [parte] = Sorabji 2004, 18a2), che tuttavia non ci riserva grandi sorprese; l'autore si chiede qui, riferendosi agli stoici, perché sostengano che l'estensione

secondo le tre dimensioni sia definizione solo del corpo (διὰ τὶ δὲ μόνον [...] τοῦ

σώματος τοῦτο ὅρον εἶναί φασιν τὸ τριχῇ διαστατὸν μετὰ ἀντιτυπίας [...];). Nell'ottica stoica, l'ἀντιτυπία doveva probabilmente essere fondamentale anche per salvaguardare capacità del corpo, espressa nell'altra definizione, di agire o patire, capacità che sola può garantire ad esso (come a qualunque altra cosa) il titolo di ente.

La definizione è perfettamente identica a quella attribuita da Sesto Empirico ad Epicuro,

59 V. ancora LS (cap. 45: "Body"). Il rapporto tra di esse non è semplice da definire, e nemmeno interessa molto in questa sede; per una rapida introduzione ad esso si può vedere, oltre al commento nel capitolo di LS qui richiamato (vol. 1, pp. 273-4), la discussione di Mansfeld 1978 (recensione di Graeser 1975), alle pp. 158-67.

ma più che un errore di attribuzione da parte di una delle fonti mi pare probabile che essa fosse trasversale a diverse scuole filosofiche, essendo divenuta la definizione di corpo più diffusa e quella cui era più ovvio riferirsi: significativo è il fatto che si ritrova anche in uno scrittore "tecnico" come Erone di Alessandria, dove di nuovo l'ἀντιτυπία è l'aspetto che consente di distinguere il corpo nel senso non qualificato della parola (ossia quello fisico) dal corpo nel senso matematico, contraddistinto dalla semplice tridimensionalità (Def. 11, p. 22.15-9 Heiberg): "Corpo solido è ciò che possiede lunghezza, profondità e larghezza, o ciò ch'è dotato delle tre dimensioni. Sono chiamati corpi solidi anche i luoghi. Corpo matematico è dunque ciò che è esteso nelle tre dimensioni, ma corpo simpliciter è ciò che è esteso nelle tre dimensioni e provvisto di resistenza"60.

Tirando le somme di questa breve rassegna, si può constatare che due sono le proprietà che vengono più volentieri addotte per identificare la dimensione fisica: una è l'estensione nelle tre dimensioni o tridimensionalità, che figura come unico elemento identificativo nella seconda definizione riportata da Sesto (relativa al corpo matematico, ma applicabile anche a quello fisico nelle concezioni di Platone61 e Aristotele), e assieme

ad altri nella terza (attribuita ad Epicuro) e nelle identiche definizioni di corpo fisico fornite, fra gli altri, dagli stoici (secondo Galeno) e da Erone; essa è inoltre in qualche modo implicita nei concetti di μέγεθος e ὄγκος impiegati rispettivamente nella prima e nella quarta definizione dell'Adversus mathematicos (riferite l'una ad Epicuro, l'altra a personaggi non meglio identificati). L'altra è la resistenza, che si trova nella prima, nella terza e nella quarta definizione di Sesto, in quella degli stoici e in quella di Erone. Queste due proprietà si trovano spesso associate in una definizione ormai cristallizzata e divenuta apparentemente trasversale, quella del corpo fisico come τὸ τριχῇ διαστατὸν μετὰ ἀντιτυπίας, che si ritrova senza variazioni, fra gli altri, nel luogo citato di Sesto, in Galeno e in Erone.

Altri aspetti (lo σχῆμα, il βάρος, la capacità di agire e patire; il μέγεθος e l'ὄγκος, se non

60 Στερεόν ἐστι σῶμα τὸ μῆκος καὶ βάθος καὶ πλάτος ἔχον ἢ τὸ ταῖς τρισὶ διαστάσεσι κεχρημένον. καλοῦνται δὲ στερεὰ σώματα καὶ οἱ τόποι. σῶμα μὲν οὖν μαθηματικόν ἐστι τὸ τριχῇ διαστατόν, σῶμα δὲ ἁπλῶς τὸ τριχῇ διαστατόν μετὰ ἀντιτυπίας. La stessa concezione si ritrova in Her., Geom., 1, p. 174.11-5. Per alcuni riferimenti relativi alla sua fortuna nella filosofia greca tarda v. il commento di Giardina al passo sopra citato (Giardina 2003, pp. 282-3).

61 Nel Timeo (53c4-56c7) i corpi elementari (fuoco, terra, acqua, aria), dai quali derivano tutti gli altri, sono infatti prodotti unicamente dalla combinazione dei triangoli elementari (dunque di superfici), senza alcun ulteriore attributo non matematico che contribuisca alla loro costituzione. Inoltre, anche se, non essendo una vera e propria definizione, la caratterizzazione del corpo proposta in questo contesto (in 53c5-6) non necessariamente ne esaurisce tutti i tratti essenziali, resta comunque significativo che l'unico tratto in essa menzionato sia la profondità (che si intende presupporre le altre due dimensio ni, cfr. Arist. Met. V 13, 1020a11-1).

in quanto nozioni per lo meno sotto il profilo della scelta terminologica) si trovano invece menzionati soltanto in una delle definizioni prese in esame e sembrano rivestire una particolare rilevanza soltanto all'interno di una determinata scuola. Per esempio, la capacità di agire e patire emerge con particolare forza all'interno della scuola stoica, per la quale risulta cruciale stabilire l'identificazione tra ciò che è – che si può chiamare ente solo in virtù del suo agire e patire – e ciò che è corporeo; la figura (σχῆμα) assume speciale rilievo tra gli atomisti, per i quali costituisce una delle proprietà elementari degli atomi in grado di rendere conto della differenziazione dei corpi complessi cui danno luogo. Questo non significa ovviamente che tali caratteristiche non possano essere riconosciute al corpo, e talvolta riconosciute come fondamentali, anche da altri filosofi; ma la loro importanza nel panorama complessivo risulta di gran lunga minore.