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Prefigurazione, decisione e linguaggio

Nel documento Future generazioni (pagine 56-66)

5. IL TEMPO DELL’AZIONE

5.1 Prefigurazione, decisione e linguaggio

L’esteriorizzazione dell’uomo nel più lato concetto di umanità si scontra con la contingenza dell’esito. Nella differenziazione tra l’umanità e l’essenza di un’umanità che si fa uomo,” La nozione di diritto, essendo di ordine oggettivo, non è separabile da quella

di esistenza e di realtà. Essa appare quando la doverosità entra nel mondo dei fatti; di conseguenza essa comprende sempre, in una certa misura, la considerazione degli stati di fatto e di situazioni particolari. I diritti appaiono sempre legati a date condizioni, solo il dovere può essere incondizionato134” Per sua definizione il diritto è frutto di una decisione. Ma

cos’altro è una decisione se non l’attualizzazione di un “ora” e di un “qui”135. Attraverso il suo avvento si separa, si re-cide il passato e tutto comincia ad essere al tempo presente. Ma se davvero è questo l’imperativo del diritto, esso non può far altro che liquidare il tempo, recidere il valore di una continuità a favore di una contingenza(ovvero di una presenza). Il diritto non può più permettersi quella successione di Passato, presente, futuro, quella linea tracciata e condotta come un punto all’infinito dai “mores”. Non ha più tempo per la tradizione e non può perciò portarsi nulla dietro. In una parola il diritto neutralizza il tempo o almeno tenta di farlo.

Una volta che decide a favore dell’artificio, decide di costringere il tempo al “suo” artificio . Ma questo annullamento non funziona. Ed è proprio la concettualizzazione del tempo che ci permette di tentare una trasposizione di un problema etico-morale su un piano prettamente operativo. Se infatti il senso moderno del tempo ci permettere di prendere coscienza della sua paradossalità incorporandola, non avremo più una divisione in passato, presente, futuro, ma in un passato presente o futuro presente. Luhmann ”questo è ciò che la storicizzazione della coscienza storica produce a livelli più

concreti della ricerca136.”Cosa ci mostra davvero questo passaggio? Se la

134 S. Weil “La prima radice”,p.12

135 E. Resta . “Tra generazioni”, in R. Bifulco, A. D’Aloia (a cura di) “Un diritto per il futuro. Teorie e modelli dello sviluppo

sostenibile e della responsabilità intergenerazionale”, Napoli, 2008

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concettualizzazione del tempo, rende visibile la sua attualizzazione, tutto ciò che ci appare lontano dalla nostra decisione giuridica e distante dalla sfera di effetto- responsabilità a noi imputabile, si attualizza137 a sua volta. Così l’organizzazione di una de-cisione, che eleva ad evidenza un “evento”, recidendolo da altre possibilità che non si cancellano del tutto, porta in se la pressione del passato nell’immediato e la necessità di neutralizzare l’incertezza dell’ esito di quella stessa decisione.

Per l’uomo moderno, dopo la rivoluzione francese, l’identità si costruisce, come la storia ed il suo progresso. Tutto diviene frutto di una Progettazione, che come referente ha un futuro aperto di possibilità. Bergmann138 dirà che la progettazione diviene l’equivalente moderno delle pratiche magico-divinatorie delle società arcaiche. L’idea di pianificazione del futuro, apre la via alla costituzione dell’identità in senso moderno: il progetto di vita diventa il principio organizzatore della biografia per eccellenza. Per questo nasce il modello di differimento delle gratificazioni, il tempo si “risparmia”, si “investe”. Penso agli istituti come quelli di sicurezza sociale, polizza assicurativa sulla vita…Spencer si spingerà oltre, parlando di una vera “indifferenza all’esistenza umana”139. In una parola il tempo diviene perciò apprezzabile, si trasforma il prezzo ed utilità. E se questo da una parte allargherà il campo di applicazione alle future generazioni, così come alle generazioni in generale, senza limiti temporali, dall’altro creerà una situazione di incertezza, incalcolabilità, indecidibilità . Forse per la prima volta si sente il peso di dover decidere senza poterlo realmente fare. L’obbligatorietà della scelta di Beck si scontra ineludibilmente con un rischio non calcolabile, con un futuro aperto e indecifrabile. E forse è proprio per ridurre il peso di tale consapevolezza che si comincia a parlare di un nuovo tempo, quello del presente esteso. Il tentativo era quello di far rientrare nella decisione un lasso di tempo più ampio, attualizzandolo. Ma le parole non sono mai prive di sedimentazioni semantiche, ed il presente del presente esteso, finisce per indicare non tanto la sua attualizzazione quanto la sua incapacità di spingersi oltre il futuro prossimo. Per questo oggi tale definizione non è più sufficiente. Ci servirebbe parlare di un presente futuro esteso, per indicare il tentativo di imprigionare nella scelta obbligata del legislatore una variabile che sembra tanto più lontana, quanto il suo effetto appare invece tanto più vicino. Ed è

137 Con una chiara distinzione tra attualizzazione, di cui qui si parla, e la diversa filosofia dell’attualismo 138 “W. Bergmann “Die Zeifsfnckturen sozialer Systeme”, Duncker-Humblot,Berlin 1981, (p. 244). 139 Spencer M. E. “Social Science and the Consciousness of the Future”, in “Theory and Society”,5.

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interessante notare come all’espansione del tempo corrisponde anche una espansione dello spazio. Si pensi alle formule comprese nei contratti discografici140 che riportano il riferimento a “mondi conosciuti e non conosciuti”.

Il futuro non è più attesa, è incombenza e l’azione sociale se ne deve fare carico, pur non potendone realmente rispondere direbbe Resta141.

La dimensione temporale funge da ampliamento delle possibilità di scelta, attraverso esso infatti il diritto incorpora quella contingenza tipica della relazione vita/diritto , noma/fatto. Ma sarà solo attraverso il sistema stesso ed il suo lavorare auto- osservandosi che quell’ampliamento si renderà effettivo. In altre parole, sarà solo attraverso l’oggettivazione del tempo che quell’ampliamento si renderà possibile. Il secolo XVIII ci mostra come sia avvenuto un cambiamento. La società comincia a concepire se stessa come indipendente dai suoi inizi. Al posto della storia ..ora subentra quella storia che Luhmann definirà “scoperta per isolare il presente separandolo dal

passato”142. Come ogni atto fondativo, come ogni “artificio” fondativo, contiene la descrizione dello spirito di quel tempo . Koselleck chiamerà infatti la nascita del moderno concetto di storia un “singolare collettivo143”. Mentre Luhmann ci parla de ”il primo caso di descrizione che include se stessa in ciò che è descritto144”.

Lo spirito di un’epoca si auto-descrive perciò come differenza rispetto alle epoche precedenti. Così come il tempo si misura oggi- o sarebbe meglio dire in un presente- attraverso la differenza tra passato e futuro. Il problema però nasce nel campo del diritto, in un campo in cui la decisione si rende necessaria anche quando non del tutto praticabile. E si sa che la decisione fa capo ad un agire, che altro non è che una declinazione del soggetto agente, ora, in una contemporaneità. Ma l’azione/decisione non è un atto (un accadimento), è un evento, ed in quanto tale non circoscrive il raggio del suo effetto solo nel presente.

140 Contratto Discografico di Opzione (Artista e Produttore) Art. 3 – CESSIONI DEI DIRITTI, AUTORIZZAZIONI

PARTICOLARI. “L’Artista cede e trasferisce alla Società in via esclusiva, assoluta, definitiva e trasferibile, ognuno e tutti

indistintamente i suoi diritti di Artista cantante-interprete-esecutore delle registrazioni comunque rese, incise, registrate e/o riprodotte oggetto del presente contratto nell’ambito di vigenza del medesimo, per l’Italia e per tutti i Paesi del mondo, quali sono stabiliti dalle leggi, regolamenti e convenzioni nazionali o internazionali, presenti o future. In virtù di quanto sopra ed in particolare delle cessioni previste al primo capoverso del presente Art. 3, ed a titolo meramente esemplificativo e non tassativo, la Società ha il diritto assoluto, esclusivo e trasferibile, di diffondere o trasmettere le registrazioni e/o i fonogrammi oggetto del presente contratto, per la radiodiffusione, telediffusione, telefonia, televisione; di registrare, riversare su nastri, dischi fonografici o altri congegni e strumenti, attuali o futuri,”

141 E.Resta “Le stelle e le masserizie. Paradigmi dell’osservatore”, Roma- Bari, Laterza,1997 142 Luhmann, Niklas, Struttura della società e semantica, Laterza, Roma- Bari, 1983. 143 Koselleck, Reinardht, Il vocabolario della modernità, Il Mulino, Bologna, 2009 144 Luhmann, Niklas, Struttura della società e semantica, Laterza, Roma- Bari, 1983.

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La teoria di Shultz a tal riguardo ci mostra infatti il dispiegarsi di un singolo momento/atto in forza del suo essere azione, e perciò evento. Ogni azione è dotata di un senso, ovvero è ideata e progettata prima di essere compiuta affinché realizzi un obiettivo: l’individuo prefigura la realizzazione dell’azione, la immagina già compiuta e ne valuta i risultati possibili. Per questo si parla di azione razionale, ovvero di quell’ azione che trovandosi in accordo con l’insieme socialmente approvato di norme relative alla soluzione di problemi tipici, utilizza mezzi tipici per raggiungere fini tipici. Un soggetto-attore determina il suo comportamento futuro nella vita quotidiana dopo aver prefigurato l’azione da compiere e dopo aver scelto tra diversi modi possibili di azione145. Il progetto di un’azione perciò si basa sull’immaginare la compiutezza dell’azione progettata. Il soggetto immagina che l’azione sia compiuta per valutare la rispondenza dei risultati alle motivazioni causali e finali, ovvero i motivi ai fini dei quali egli agisce e i motivi a causa dei quali egli agisce. Il progetto ha dunque una struttura temporale146 dal momento che essa è prefigurata come già compiuta nel futuro, sulla base delle conoscenze in possesso dell’attore prima di compiere l’azione che costituiscono le tipizzazioni di riferimento. L’azione è perciò identificabile, per Shultz, con il frutto di una progettazione basata su motivi causali e finali, sulla conoscenza della situazione e sulla valutazione delle conoscenze e delle reazioni degli altri soggetti la cui azione vi è eventualmente interrelata. Ma il progettare di una azione è una dinamica che appartiene tanto alla fantasia che alla razionalità, indipendentemente dalla realizzabilità e dalla realizzazione o meno dell’azione stessa. Ciò che distingue l’agire dal fantasticare è però l’intenzionalità ad eseguire il progetto, chiamata da James “ordine volitivo”147, e dall’accettazione delle conoscenze e delle condizioni in possesso del soggetto al momento della prefigurazione ideale dell’azione: prefigurare l’azione di volare senza avere le ali costituisce un fantasticare di tipo ottativo (se avessi le ali, se le mie braccia avessero le stesse capacità delle ali,ecc..), il che è diverso dal progettare esecuzioni da portare a compimento entro i limiti delle mie conoscenze e delle condizioni in base a ciò che è in mio reale potere. E’ necessario cioè basarsi su elementi conoscibili per fare in modo che l’azione progettata sia fattibile e

145 Nel caso di astensione dall’agire, esso può essere considerato ugualmente un’azione se intenzionalmente non ha agito al fine di

produrre determinati risultati, ma questo non è un concetto pacificamente dato per acquisito da Schutz che ne segnala la problematicità.

146 Definita da Schutz” modo futuri exacti”; Cfr. Schutz,, Saggi sociologici, Torino, Utet, 1979. cit. pp.67-73. 147 James- schütz, Le realtà multiple ed altri scritti, ETS, 2006

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dunque realizzabile148. L’azione viene pensata nel progetto shutziano modo futuri exacti, ma è possibile estenderne la dimensione temporale futura dal compimento dell’azione, e dal relativo risultato immediato, ai risultati sul lungo termine. Contemplare le conseguenze a lungo termine nella progettazione dell’azione equivale a coinvolgere in tale progettazione i contemporanei con i quali l’agente (individuale o collettivo) non condivide lo spazio, ma anche i posteri con i quali non condivide il fluire temporale149.

La distinzione perciò del tempo giuridico dal Tempo stesso , appare contrattuale e perciò paradossale.

Luhmann” […]la distinzione passato/futuro diventa paradossale se si pensa che passato e

futuro sono sempre dati contemporaneamente, così come orizzonti del presente. Il presente si mostra come unità della differenza di passato e futuro. Esso come tempo dell’osservatore del tempo si catapulta al di là del tempo. Il presente è il tempo nel quale non si ha tempo, perché tutto ciò che può essere inteso come tempo è già passato o è ancora futuro”.

Dalla continuità passa alla contingenza. Ma il diritto non sopporta spinte esogene, ne’ intromissioni di altri codici ed altri tempi, perciò per auto conservarsi deve riaffermare la propria identità per differenza. Per regolare, deve regolare se stesso. Per regolare altri codici ed altri tempi deve regolare se stesso, deve “tradurre”, incorporando ogni possibilità. Ma questo compito è molto più complesso di quanto ci si aspetti, ed il sistema del diritto non riesce d incorporare tutto, opera una selezione ponendo in essere quello che Koselleck150 definirebbe ”una temporalizzazione della complessità”, ovvero la spia di un difetto della temporalizzazione.

Tempo e diritto sono così legati e così difficili da tenere insieme. E la paradossalità del loro rapporto è che il diritto non può vivere senza il tempo, ma lo vorrebbe ad un presente fuori dal tempo. Mentre il tempo, solo per artificio, per scherzo quasi, sembra sottostare alle regole del diritto, per poi tornare(sotto la veste di temporalizzazione della complessità) ad essere intreccio di passato e presente ovvero di uno spazio

148 Cfr. ivi, pp.73-77.

149 Un esempio di tale logica può essere osservato nella realizzazione dei progetti di VIA (Valutazione di Impatto

Ambientale) che su impulso comunitario stanno diffondendosi nella Pubblica Amministrazione italiana149. Con tali

procedure149 si sta cercando di programmare uno sviluppo sostenibile, proprio per rendere possibile ed effettiva la

protezione dei diritti presenti e futuri149. Come osserva Rodotà,( Rodotà S., Etica e diritti, Bologna, il Mulino1990) infatti, il

diritto necessita di un intervento effettivo, dovrebbe essere messo al servizio della tutela delle esigenze fondative di ciascun individuo presente o futuro,

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dell’esperienza ed orizzonte dell’aspettativa. Determinazioni oppositive ed al tempo stesso complementari . Ogni azione, ogni storia, è anticipazione riflessiva del futuro e rammemorazione di un passato. Come dire” Non c’è aspettativa senza esperienza, non c’è esperienza senza aspettativa”. Ed il loro esito è sempre comprensivo di quella “contingenza” a cui il diritto guarda con sospetto, pur sapendo essere il rovescio della medaglia del diritto stesso.

Passato, presente, futuro, altro non sono che la tematizzazione di un tempo storico trascendentale. Come categorie racchiudono la possibilità di altre storie. E la compresenza di Passato e futuro nel tempo presente è ciò che definisce il campo semantico della generazione. Cosa hanno in comune i generati da una generazione? E’ continuità attraverso discontinuità avrebbe detto Bloch. La generazione è infatti un meccanismo temporale” combinatorio” che mette insieme tempi diversi, identità diverse , ma in uno spazio comune tra futuro e passato151.

Ma allora come non immettere tra i fattori ( o variabili dipendenti) dell’atto decisorio gli elementi di un futuro presente? Come non includere nell’asse temporale di efficacia di un diritto un soggetto che non è solo futuro, ma in quanto soggetto, soggetto futuro presente?

“L’osservatore di primo ordine vede le distinzioni che esistono tra gli uomini e tra i loro destini

e chiede giustizia. A livello di secondo ordine si può osservare e descrivere il modo in cui la società regolale posizioni che essa stessa attribuisce agli uomini ed il modo in cui le giustifica. Parliamo di principi dell’inclusione…che prendono il nome di Libertà ed Uguaglianza152

Ciò che è capace di includere ed escludere è anche ciò che rende una decisione giusta

ingiusta. Ciò che attraverso quella decisione possiamo creare di

uguaglianza/disuguaglianza è il sistema stesso. Solo il sistema ha il potere di creare disuguaglianze per motivi interni al sistema. Non può perciò regolare solo su un presente “La società è già ciò che essa ancora non è153”.

In tal modo la temporalità può essere vista stratificarsi sia in livelli corrispondenti ad esperienze semplici, individuali e generazionali, sia ad esperienze composte, inter- individuali, infragenerazionali. Proprio grazie a tale processo di “pluralizzazione” dei

151 E.Bloch, “Eredità del nostro tempo”, Il Saggiatore, Milano 1992

152 Luhmann “Osservazione di un’osservazione” uno sguardo giuridico al diritto- Luhmann, Niklas, Sistema giuridico e

dogmatica giuridica, Il Mulino, Bologna, 1992

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piani spaziali e temporali sarà possibile rintracciare la complessa stratigrafia di piani intertemporali e interspaziali. Visibile diviene perciò la possibilità della contemporaneità del non contemporaneo . Ovvero si rende visibile in tal modo la possibilità per generazioni distanti di potersi approssimare ed avviare un dialogo a prescindere dalla contemporaneità dei parlanti.

Tutto questo non senza un certo rischio. Deve tornarci alla mente l’idea che Leibniz in “Nova Methodus” ha dell’ ars combinatoria. L’autore si riferisce a quella singolare virtù del sapere, capace di rendere compatibili le diversità, di collegare i diversi universi logico linguistici. Perché il problema di fondo è e rimane un problema di compatibilità. La discontinuità e la pluralità dei piani spazio temporali crea problemi di compatibilità con gli universi linguistici dei diversi tempi e spazi storicizzati. Si confondono, intersecano piani differenti perché la storia non potrà mai essere solo lineare ed omogenea, ma sarà anche fatta di cambiamenti radicali ed interruzioni pur non comportando discontinuità. O meglio, per esprimerci con le illuminanti parole di Bloch, comportando continuità discontinue. Nel caso delle generazioni il movimento si complica ulteriormente, essendo la categoria di riferimento a sua volta composta di continuità e discontinuità. Il mutamento continuo e la continua auto descrizione identitaria rispetto ad altro da sé comporta complessità della temporalizzazione e temporalizzazione della complessità.

Il compito del diritto si fa sempre più complesso, perché dovrà cercare stabilizzatori costitutivi in grado di ridurre la contingenza esito del cambiamento e dovrà farlo all’interno del proprio linguaggio, attraverso operazioni di semplificazione e di immunizzazione da spinte linguistiche esogene provenienti da sistemi diversi dal proprio. Questione che si cerca di risolvere attraverso il sistema della ad-linguisticità, ovvero di quella particolare capacità dei sistemi sociali, e quindi del diritto, di cambiare linguaggio rimanendo nello stesso. Il problema infatti non riguarda tanto la novità quanto la compatibilità della novità con un sistema come quello del diritto in cui ogni parola assume performatività. Quando il diritto e le sue categorie, basate sull’invarianza e sulla rigidità ,si scontrano con sistemi a forte impronta evolutiva o con “incidenti” come quello generazionale capaci di riammettere complessità, l’esito non è mai neutro. L’identità del sistema diritto riuscirà a mantenersi tale se ritroverà la sua riflessività. Ovvero se sarà capace di rendere compatibile le proprie differenze, decidendo sulla decisione del diritto. Solo in questo modo potrà aprirsi al nuovo e

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governarlo senza però essere da esso governato. Così nel momento in cui le Generazione e tutta la loro grammatica entrano nel diritto, creano un dissesto del sistema giuridico non ancora attrezzato ad elaborare , controllare e legiferare con le proprie esistenti categorie su un concetto che si fa paradigma. Sarà perciò costretto a cambiare dall’interno, ad utilizzare le categorie di cui è munito ed i meccanismi giuridici di cui è in possesso spingendo fino al limite in cui non diventino altro per potersi salvare. Altrimenti il diritto avrà fallito, non avrà cioè mantenuto la giusta distanza da ciò che deve governare, in una parola sarà stato governata da altro.

5.2 Nuova fondazione del pensiero J.G. Droysen, nel suo “Historik”154, scrive:

”Il primo passo sulla via d’una corretta conoscenza storica è segnato dal comprendere che essa

ha a che fare con una presenza di materiali…Si potrebbe dire che l ‘essenza della ricerca consiste nel ravvivare i tratti sbiaditi, le tracce latenti nel punto del presente che essa coglie, nel proiettare il lume di una lanterna a ritroso nella notte dell’oblio”.

Ma il presente non è in grado di cogliere solo il passato, perché nella sua visione dell’avvenire, nella sua progettazione o proiezione illumina dalla posizione presente, un futuro, sia esso utopico o meno, più o meno lontano nel tempo155. L’avvenire infatti rivela una dimensione del presente della condizione umana. Questo il motivo per cui il senso del futuro non è universalizzabile, esattamente come il passato vive dell’azione mediatrice del presente, di un diverso senso generazionale. Ferrarotti afferma che le società hanno una loro musica, una propria aura, che scandisce la cadenza del movimento sociale, e che nessuna programmazione o modernizzazione o pianificazione

Nel documento Future generazioni (pagine 56-66)