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7 312 Prima di essa però, a proposito dei diritti dell'uomo, erano già state emanate varie ordinanze:nel 1924 la Società delle

Nel documento Future generazioni (pagine 128-143)

Nazioni ha emesso la prima Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo nel 1942 la Lega Internazionale per l'Educazione Nuova ha elaborato la CARTA DELL'INFANZIA nel 1959 l' O.N.U. ha promulgato la Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo nel 1989 è infine stata presentata dall'O.N.U. la CONVENZIONE INTERNAZIONALE DEI DIRITTI DELL'INFANZIA

8.

313 L’Italia ha ratificato e reso esecutiva la Convenzione il 27 Maggio 1991 attraverso l’approvazione della Legge n.176.

9.

314 Come non pensare al parallelo fatto da Jonas(op.cit.) tra l’archetipo della responsabilità genitoriale e quella statale.

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opportunità, difensori consapevoli e convinti dei diritti di ogni bambino che nasce”. In secondo luogo, si parla del minore non solo più come oggetto di cure o tutela ma come vero e proprio soggetto di diritto, proponendo una nuova consapevolezza sul valore che l’infanzia rappresenta per l’intero pianeta315. Tale dichiarazione infatti rappresenta

un punto di riferimento, per ogni iniziativa legislativa e operativa a beneficio dell'infanzia, siano esse interne agli Stati o sopranazionali. I suoi principi sono stati inseriti nel testo di 14 Costituzioni nazionali, e sono stati immessi nei programmi di vari paesi316.

- Conferenza mondiale delle Nazioni Unite 1993. La dichiarazione ed il programma di azione adottati dalla conferenza mondiale delle Nazioni Unite a Vienna il 25 giugno 1993 “Considerando gli importanti cambiamenti avvenuti nella scena internazionale e le aspirazioni di tutti i popoli per un ordine internazionale basato sui principi enunciati nella Carta delle Nazioni Unite, che includono la promozione e l'incoraggiamento al rispetto dei diritti umani e delle fondamentali libertà per tutti e il rispetto per il principio di uguali diritti e autodeterminazione dei popoli, in un contesto di pace, democrazia, giustizia, uguaglianza, dominio del diritto, pluralismo, sviluppo, migliori standards di vita e solidarietà” proclamano all’art.1 che” diritti umani e le libertà

fondamentali sono i diritti innati di tutti gli esseri umani” ponendo l’accento sulla

particolare responsabilità in capo ali governi”; la protezione e promozione di tali diritti è

la principale responsabilità dei governi”.

Fino a questo momento però, le future generazioni non rivestono autonoma rilevanza. L’idea di non considerarle più solo come beneficiarie indirette di azioni ma di occuparsene direttamente dedicandogli un documento che ne proclamasse eventuali

10.

315 Silvestri, L.. I diritti del fanciullo e le "carte" degli organismi internazionali. Torino : Paravia, 1970. - 123 p.

11.

316 Ad essa fanno esplicito riferimento la Convenzione europea sull'esercizio dei Diritti dell'Infanzia (1996) e la Carta

africana sui diritti e il benessere dei bambini; la Convenzione dell'Aia per la tutela dei minori in materia di adozioni internazionali (1993), la Dichiarazione di Madrid sugli aiuti umanitari (1995); la Dichiarazione di Stoccolma contro lo sfruttamento sessuale dei bambini (1996) la Convenzione ILO n. 182 sulle peggiori forme di sfruttamento minorile (1999); la Risoluzione del Parlamento europeo sul traffico dei bambini (maggio 2001). Nonché il Protocollo opzionale alla Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia, sul coinvolgimento dei minori nei conflitti armati. Adottato

dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 25 maggio 2000. Riaffermando che i diritti dei minori richiedono una speciale

protezione e invocando un continuo miglioramento della situazione dei bambini in generale, così come del loro sviluppo e della loro educazione in condizioni di pace e sicurezza[…]Preoccupati per il grande e dannoso impatto sui bambini dei conflitti

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diritti è dovuta a Jacques Yves Cousteau317. Egli propose318il famoso Progetto di

Dichiarazione per i diritti delle generazioni future (Bill of Rights for future generations319), ovvero il primo documento in cui si menzionavano esplicitamente diritti a favore delle future generazioni. Ovviamente in quanto progetto il testo scarno e forse troppo sommario si limitava a tre diritti : diritto ad una Terra indenne e non contaminata; l’obbligo per ciascuna generazione di conservare la Terra e di evitare ogni pregiudizio irreversibile alla vita sulla Terra; la responsabilità per ciascuna generazione di sorvegliare il progresso tecnico suscettivo di nuocere alla vita sulla terra, agli equilibri naturali ed all’evoluzione dell’umanità. Tale fase di progettualità si evince anche dalla dichiarata attenzione posta nei confronti degli Stati come soggetti necessari alla riuscita del tentativo, soprattutto attraverso l’ assunzione di iniziative volte all’insegnamento, alla ricerca e all’adozione di una normativa interna per la realizzazione degli obiettivi. Tale progetto però, pur non essendo mai stato adottato dalla Assemblea generale ma convertito in una petizione indirizzata alle Nazioni Unite, costituisce il primo documento volto a proclamare diritti di future generazioni ed a porre le basi per il successivo piano a medio termine adottato dall’UNESCO intitolato Programma sulle generazioni future in cui si delegava l’Università di Malta, istituendo per l’occasione un apposito Istituto, a promuovere iniziative regionali su questa prospettiva320.

Non fu un caso singolo quello del progetto per la costituzione di diritti in capo alle future generazione. Anzi, vi fu una Conferenza a Buenos Aires nel 1985, una a Bangkok nel 1987, un’altra a Nairobi nel 1990 ed infine, la Conferenza di Malta del 1991, in cui veniva adottato un progetto di dichiarazione mondiale sulla responsabilità verso le generazioni future. Esso verteva in principal modo ad assicurare l’esistenza stessa delle generazioni future e ad individuare gli altri settori in cui la responsabilità in capo alla generazione presente si potesse ritenere rilevante. Furono infatti definiti

317 Il comandante J.Y. Cousteau, considerato il più noto studioso dell’ambiente marino. 318 All’allora Segretario generale delle Nazioni Unite, Waldheim

319 Il testo dell’articolo del comandante J.Y.Costeau, redatto nel 1979, è riprodotto in Autori Vari, Los derechos humanos para

las generaciones futuras, che riunisce i lavori del Comitato di esperti del febbraio1994,pubblicato dalla Università de La

Laguna (Tenerife) nel 1994.

320 Istitut for Future Generations presso la Foundation for International Studies dell’ Università di Malta. Il consiglio

esecutivo, nella proposta concernente l’elaborazione del progetto di strategie a medio termine (doc.28 C74/ par.31) richiedeva che « L’équité et la solidarité des générations présentes à l’égard des groupes les plus défavorisés devraient être ajoutées au théme concernant les responsabilités des générations présentes à l’égard des générations futures ». L’Istituto continua a dedicare le sue attività ai diversi aspetti che si rivolgono alle future generazioni e pubblica un periodico ad hoc «Future Generations J.».

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come ambiti di riferimento l’ambiente, la preservazione di diversità genetica e la trasmissione di diversità culturale321.

Assistiamo infatti in questo periodo ad un vero punto di svolta. Per la prima volta il lessico riguardante le future generazioni compie uno slittamento. Dalle vecchie formule presenti nei testi internazionali, in cui venivano utilizzati a proposito delle future generazioni termini come interessi, bisogni, o che tuttalpiù venivano espresse le finalità o gli scopi degli atti suddetti322, si passa alla individuazione di diritti.

- 1994 La Laguna Il Direttore generale dell’UNESCO perciò convocò una Riunione internazionale di esperti indipendenti323, presieduta da J.Y.Cousteau, all’Università de La Laguna , a Tenerife, ed al termine della quale, il 26 febbraio 1994, venne adottato un progetto di Dichiarazione universale dei diritti umani per le generazioni future. Il titolo di tale Dichiarazione ovviamente non è casuale, ed oltre a porre l’attenzione su quei diritti che dovrebbero essere riconosciuti anche alle generazioni future e protetti a livello internazionale, si pensa che abbia voluto creare una sorta di continuità con la Dichiarazione universale del 1948.324 Come già in precedenza abbiamo sostenuto il fatto di spingersi ad espressioni forti come quella di “dichiarazioni di diritti per le future generazioni”, non elimina le critiche e spesso le reali difficoltà di poter incorporare e rendere compatibili nuovi linguaggi e vecchie categorie giuridiche. La stessa individuazione di una generazione come soggetto a cui attribuire diritti, doveri e responsabilità risulta complesso, non solo per via della costruzione giuridica, ma anche per il suo difficile rapporto con l’elemento temporale. La Dichiarazione pare utilizzare però i diritti umani per sottolinearne la poratata intergenerazionale e la impossibilità di un loro mancato riconoscimento futuro. Nel preambolo

321 World Declaration on our Responsabilities towards Future Generations, “Future Generations J” Malta 1991,8. Tale testo

esplicita come ambiti compromettibili dalla presente generazione e perciò considerabili come oggetto della responsabilità presente verso le future generazioni, il diritto alla libertà di opzione; la conservazione dell’ambiente; la preservazione dai disastri ambientali; l’incidenza dello sviluppo, della scienza e della tecnologia; la conservazione delle risorse ambientali, della diversità genetica, della trasmissione del genoma umano, della trasmissione del patrimonio culturale e delle condizioni necessarie per lo sviluppo economico e sociale

322 Pensiamo a formule come “per il bene delle generazioni future o…vantaggioso per le generazioni future”

323 Non si può però non citare l’evento che diede l’impulso ad un simile tentativo dell’UNESCO. Poco prima infatti era stata

formulata a Trieste da un gruppo di scienziati e molteplici Premi Nobel, una Dichiarazione sui doveri degli individui nella quale implicitamente si sottolineavano gli obblighi di rispettare i diritti, non soltanto per garantire le condizioni di vita attuali ma ancora una volta per quelle delle generazioni future. Zanghì C., “Per una tutela delle generazioni future”, in Jus, Rivista di scienze giuridiche, Anno XLVI, 1, Gennaio-Aprile 1999, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano.

324 Cfr. in tal senso K.Vasak, La Declaration de los Derechos Humanos de las generaciones futuras, « Rev. Derecho y

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leggiamo”tantos deber a cargo de las generaciones presentes, en confirmaciòn de la existencia

de una sola forma humana de vida” . Se il legame intergenerazionale ha un valoro etico e

se le generazioni presenti hanno un dovere , anche solo di riconoscere le future generazioni, ci si chiede perché queste ultime non possano dirsi titolari di diritti. La principale innovazione di questa Dichiarazione risiede ancora una volta in una particolare espressione linguistica, carica di significati e di possibili implicazioni giuridiche. Per cercare di ovviare al problema della mancata applicazione di titolarità alle generazioni si è usata, ad eccezione degli art.2 in cui si trova ancora “cada

generaciòn”, o dell’art.10 “todas las generaciònes”, la dicitura “las personas

pertenecientes a las generaciònes futuras”( art.1-3-4-5-6-7-8-11-12-13) dicitura “le persone325 appartenenti alle generazioni future”. In questo modo il soggetto titolare

dei diritti umani, così proposti, è sempre l’essere umano, anche se appartenente ad un gruppo specifico a venire, quale potrebbe essere una generazione futura. Tale prospettiva di intendere i diritti di future generazioni, come diritti “umani” delle generazioni stesse, è stata abbandonata, preferendo la strada meno controversa dell’individualizzazione di responsabilità, doveri e obblighi di comportamento in capo alle generazioni presenti, prescindendo comunque dal fatto che il risultato di tale obbligo sia poi a beneficio di generazioni future. Questo cambiamento è forse dovuto anche alla generalizzata difficoltà di individuare nuovi diritti umani nel contesto della Comunità internazionale326. Anche se in realtà l’aver espressamente previsto nell’azione di Vienna, che i diritti umani fossero “universali, indivisibili, interdipendenti ed

interconnessi”, toglierebbe a nostro parere molti dubbi sulla necessità di distinguere dai

diritti di prima e seconda generazione, quelli di terza e quarta. I nuovi diritti non si andrebbero semplicemente a sommare a ciò che già conosciamo, ma andrebbero ad intersecarsi, amalgamarsi e connettersi con un tessuto normativo frutto di una lunga storia di stratificazione filosofico-politica. Oggi è l’emergenza che richiama alla creazione di diritti prima non visibili, ma, almeno in parte, riconducibili al noto. Con

325 La persona: Valor fonte, che non si riduce ad un concetto empirico. La persona supera la genesi materiale325, non è ne’

pura razionalità, ne’ puro fenomeno biologico, ne’ solo individualità, ne’ solo comunione . Kant distingue l’homo noumenon e homo phaenomenon . L’uomo noumenon, secondo Max Scheler325, una specie di inconoscibile costante. L’esser persona, se ci si

sofferma sulla sua capacità di essere razionale, si verrebbe a coincidere paradossalmente con una spersonalizzazione . Gli atti razionali , definibili come atti corrispondenti ad una certa legge, possono essere pensati come extra individuali e superindividuali. Le persone divengono interscambiabili.

326 G. Ziccardi Capaldo “ Legittimità democratica, tutela dei diritti umani e produzione giuridica primaria nell’ordinamento

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questo non vogliamo escludere la necessità, oltre che possibilità, di dare a tali diritti di quarta generazione, in cui rientrerebbero a pieno titolo le future generazioni, un riconoscimento distinto ed autonomo. Per la seconda questione” temporale” invece si era proposto di utilizzare l’espressione chaque génération anche se poi il primo testo di tale dichiarazione subì diverse modifiche327 fino alla approvazione del 1997. La dicitura maggiormente cauta di Dichiarazione per la salvaguardia delle generazioni future, compie un passo indietro rispetto all’intento iniziale, anche se l’espressione

responsabilità delle generazioni presenti verso le future, porterà all’enucleazione di un nuovo concetto di responsabilità.

- Conferenza generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura 1997. Si è dovuto perciò aspettare il 1997 per vedere riconosciuto il principio di responsabilità delle generazioni presenti nei confronti di quelle future328 quale risultato della Conferenza generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, riunitasi a Parigi dal 21 ottobre al 12 novembre. Tale documento ripercorre espressamente la strada che ha portato all’affermazione di questo principio329, nonché fa riferimento a quegli strumenti in cui si è venuta enucleando una tale concezione di responsabilità330. L’appellarsi a pregresse Convenzioni e Dichiarazioni ha lo scopo di presentare tale documento come il punto culminante di un cammino che, attraverso una sempre maggiore consapevolezza della missione etica affidata alle Nazioni Unite, scaturisca in interventi concreti per la tutela dei diritti delle generazioni future. Ci si vuole muovere

327 Zanghì C., in “Per una tutela delle generazioni future”, in Jus, Rivista di scienze giuridiche, Anno XLVI, 1, genn-Apr 1999,

Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano. , riporta una serie di revisioni, per la precisione tre, in cui da diritti umani si passò a Avant projet de déclaration sur les responsabilités des générations présentes envers les générations futures(Taormina 1996), fino alla Dichiarazione per la salvaguardia delle generazioni future rivista e approvata il 7 novembre del 1997

328 attraverso la Dichiarazione delle Nazioni Unite Sulle responsabilità delle generazioni presenti verso le generazioni

future

329 Il primo riferimento è ovviamente identificato nella dichiarazione programmatica che apre il preambolo della Carta

istitutivo delle Nazioni Unite (1945), unitariamente ai “valori e i principi consacrati dalla Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo”(1948) e da tutti gli altri strumenti del diritto internazionale che li riguardano. Sono poi identificate come tappe successive le disposizioni del Patto internazionale dei diritti economici, sociali e culturali e del Patto internazionale sui diritti civili e politici, adottati il 16 dicembre 1966, così come la Convenzione sui diritti del bambino, adottata il 20 novembre 1989.

330Dalla Convenzione relativa al patrimonio mondiale, culturale e naturale, adottata dalla Conferenza generale

dell’UNESCO il 16 novembre 1972, la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sul cambiamento del clima e la Convenzione sulla diversità biologica, adottate a Rio de Janeiro il 5 giugno 1992, la Dichiarazione di Rio sull'ambiente e lo sviluppo adottata dalla Conferenza delle Nazioni Unite sull'ambiente e lo sviluppo il 14 giugno 1992, la Dichiarazione e il Programma di azione di Vienna adottati dalla Conferenza Mondiale sui diritti dell'uomo il 25 giugno 1993, come pur e le risoluzioni dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite sulla protezione del clima mondiale per le generazioni presenti e future adottate dal 1990,

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sulla base di una maggiore presa di coscienza, di modo che la tutela e la conservazione dei diritti futuri non siano scindibili dalla responsabilità delle azioni svolte nel presente:” Riconoscendo che il compito consistente nell'assicurare, particolarmente attraverso l'istruzione, la protezione dei bisogni e interessi delle generazioni future costituisce una dimensione fondamentale della missione etica dell'UNESCO il cui Atto istitutivo è dedicato all'ideale <di giustizia, libertà e pace> fondato sulla <solidarietà intellettuale e morale dell'umanità> . Constatando che la sorte delle future generazioni dipende in gran parte dalle decisioni e misure prese oggi e che i problemi attuali, tra i quali la povertà, l'insufficiente attrezzamento materiale e tecnologico, la disoccupazione, l'esclusione, la discriminazione e le minacce all'ambiente devono essere risolti nell'interesse delle generazioni presenti e future, Convinta che un obbligo morale s'impone per le generazioni presenti di formulare delle regole di condotta e di comportamento in una prospettiva largamente aperta verso il futuro”.

L’universo morale non consiste più di contemporanei ed il loro orizzonte futuro non è più limitato alla durata probabile della loro vita”331. Ogni atto, perciò, va oggi valutato non più solo in se stesso ma anche nei suoi effetti ultimi, al fine di assicurarne la continuità. Mentre cioè in passato si considerava che l’attività umana avesse un raggio d’azione piuttosto ristretto, il potere tecnologico ha alterato la natura di tale attività umana, in grado di influenzare oggi la vita di coloro che esistono e che esisteranno332. Ed è ancora una volta la Conferenza generale delle Nazioni Unite ad affermare la necessità di trovare soluzione agli attuali problemi mondiali, attraverso una rafforzata cooperazione internazionale, e a creare delle condizioni affinché i bisogni e gli interessi delle generazioni future non siano compromessi dal peso del passato, per trasmettere un mondo migliore alle future generazioni. Il timore odierno riguardo il futuro dell’umanità è il risultato della scoperta dell’indipendenza e interrelazione della realtà. Mai come oggi ci si rende conto che non esiste nulla di assolutamente isolato e che la sorte delle future generazioni dipende in gran parte dalle decisioni e dalle misure prese oggi, facendo fronte ai problemi attuali333. Tutto incide su tutto.

331 Gfr.Jonas H.‚La libertà di ricerca e i suoi limiti Tratto dal volume<<Sull’ orlo dell’abisso>>, Torino,1999. 332 Agius E., Un patto tra le generazioni, in <<Etica per le professioni>>, 2000,n.2, pp.12.

333 Tratto dal preambolo alla Dichiarazione sulle responsabilità delle generazioni presenti verso le generazioni future

proclamato dalle Nazioni Unite nel novembre del 1997. Accennando ai problemi attuali, menziona sia la questione della povertà (del divario tra differenti aree geografiche) sia quella della biodiversità ( a cui dedica l’art 6) e non ultima quella della minaccia ambientale ( a cui dedica l’art4 e l’art.5)

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”Si deve rispondere delle prevedibili conseguenze del proprio agire334” scriveva Max Weber già nel 1919. E si ribadisce ad oggi, la convinzione che un obbligo morale s’imponga per le generazioni presenti di formulare regole di condotta e di comportamento in una prospettiva largamente aperta verso il futuro335.

Urgente perciò diviene una regolamentazione dell’azione, l’assunzione di un senso normativo, attuabile solo a patto di creare un nuovo concetto di imputabilità giuridica. Ad essere responsabile, non è più il solo singolo, ma il singolo come parte di un’ umanità intera. Umanità dilatata nel tempo, per cui non si guarderà solo all’ “adesso”, al “ già”, ma anche al “ non ancora”. Solo attraverso il riconoscimento di una realtà ontologica dell’umanità, saremo in grado di mantenere l’integrità dell’essere umano, per com’è, com’era e come sarà. Recita l’art3 della Dichiarazione sulle responsabilità delle generazioni presenti verso le generazioni future del 1997: “ Le generazioni presenti dovrebbero sforzarsi per assicurare il mantenimento e la perpetuazione dell’umanità”.336

Al centro dell’agire c’è oggi non l’individuo ma la collettività per cui la moralità è penetrata nella sfera produttiva sotto forma di politica pubblica, il che deve determinare l’esigenza di nuovi imperativi337. Non è facile dare una fondazione teoretica al perché non abbiamo il diritto di scegliere o anche solo rischiare il non essere delle generazioni future in vista dell’essere di quelle attuali, anzi abbiamo un dovere rispetto a ciò che non esiste, perché in quanto non esistente, non ne avanza la pretesa338.

Come si può osservare la lettera del Preambolo richiama elementi già incontrati nel primo capitolo del presente elaborato :”missione etica”, “obbligo morale”. In quanto dichiarazione programmatica infatti, questo documento stabilisce i principi339, ma non

334 Cfr. Weber M., La politica come professioneé1919, in ID.,Scritti politici, Roma, Donizzelli, 1998 pp. 104-121.

335 29^sessione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura riunitasi a Parigi

21Ottobre-12Novembre 1997.

336 Sempre nel 1997 fu istituito in Germania il Stiftung für die echte Zukünftiger Generationen, ovvero una Fondazione per i

diritti delle future generazioni. ”Pensiamo che nessuna generazione debba vivere a spese di generazioni future

Nel documento Future generazioni (pagine 128-143)