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Premessa Le ipotesi di partenza

Associazione “Il Nostro Pianeta”

8.1 Premessa Le ipotesi di partenza

La legge n. 94 del 15 luglio 2009, “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica”, ha introdotto il nuovo reato di ingresso e soggiorno illegale nello Stato italiano.

Gli stranieri irregolari, la cui situazione è sanzionata da tale norma, sono in condizioni di fatto molto diverse: alcuni sono fortemente emarginati o inseriti in reti delinquenziali; altri, pur nella condizione di irregolari, vivono all’interno di reti stabili, spesso con parenti regolari, capaci di provvedere alla loro famiglia e di mantenersi con lavori adeguati, seppur irregolari.

Questi stranieri, con la legge 94/2009, non possono più accedere ad atti civili (ad esempio i matrimoni), tran- ne alcune eccezioni (il riconoscimento in proprio dei neonati) e rischiano costantemente la denuncia, la san- zione e l’espulsione.

Questa ricerca è volta a verificare l’incidenza di queste norme sull’accesso degli immigrati ai servizi sanitari2.

Immaginavamo che condizioni di paura mutassero i comportamenti dei cittadini stranieri irregolari. È presumi- bile che una immediata conseguenza sia che gli stranieri irregolari non accedano più, o accedano meno, ai servizi sanitari pubblici, agli ospedali, ai consultori, ma anche ai servizi offerti dal privato sociale. Questo po- trebbe comportare rischi per la salute, sia per essi, sia per la popolazione residente. Una serie di malattie in- fettive, quali l’Aids, le malattie sessualmente trasmesse, l’epatite C, la tubercolosi, la scabbia, e il loro diffon- dersi rischierebbero infatti di non essere più sotto il controllo della sanità pubblica.

È ugualmente presumibile che gli stranieri irregolari affrontino altrimenti i loro problemi di salute, cercando e utilizzando risorse differenti attraverso la loro rete di relazioni.

Per tentare di rispondere a questi interrogativi e a queste impressioni abbiamo cercato di verificare e dare una dimensione all’allontanamento dai presidi sanitari e, dall’altra, di esplorare i percorsi utilizzati dagli stranieri ir- regolari quando incontrano problemi di salute che non pensano di potere risolvere da soli. Interessa anche ca- pire l’impatto che questa norma può produrre sugli stranieri regolari a rischio di disoccupazione e quindi di per- dita del contratto di soggiorno. Abbiamo voluto verificare queste ipotesi attraverso l’incontro con gli operato- ri sociosanitari e con gli immigrati stessi.

1Hanno promosso la ricerca: Gruppo Abele, GL(Giustizia e Libertà), Ufficio per la Pastorale dei Migranti, Sermig, Associazione Mosaico, Cammi-

nare Insieme, SIMM(Società Italiana di Medicina delle Migrazioni), GRISPiemonte (Gruppo Regionale Immigrazione e Salute), CCM(Comitato Colla- borazione Medica). La realizzazione è stata affidata all’associazione “Il Nostro Pianeta”. Le persone che hanno condotto la ricerca sono: Marco Bajar- di, Marilena Bertini, Alessandra Bianco, Luca Fossarello, Bocar Kassambara, Estela Maggiorotti, Giulia Marietta, Nanni Pepino, Claudia Rocca. Han- no collaborato Barakat Rabie, Hu Feng-Me, Rachid Kouchih, Bernard Nsaibirni, Stefania Soi, Blenti Shehaj, Michela Viscovich.

2Per ovviare al rischio del minore utilizzo del servizio sanitario, l’Assessorato alla Sanità della Regione Piemonte aveva emanato una circolare il 16

luglio 2009 che, in base al divieto di segnalazione contenuto nella norma del d.lgs 286/98, art. 35, comma 5, non abrogato, segnalava il manteni- mento della eccezione all’obbligo di denuncia generalmente previsto per i pubblici ufficiali e gli incaricati di pubblico servizio dalle disposizioni del codice penale per tutto il personale coinvolto nella presa in carico degli stranieri richiedenti prestazioni sanitarie, a tutela del diritto individuale alla salute ma anche della salute collettiva.

8.1.1 Obiettivi della ricerca

Gli obiettivi possono essere così individuati:

• Rilevare se esiste e in quale misura è stimabile un allontanamento degli stranieri irregolari dai servizi sanitari pub- blici e del privato sociale. In particolare esplorare se questo fenomeno tocca tutti i servizi o solo alcuni di questi. • Descrivere i percorsi utilizzati dagli stranieri presenti sul territorio in condizione di irregolarità relativamente ai problemi di salute al di fuori delle strutture pubbliche e/o dei servizi del volontariato. Si tratta di indivi- duare quando questi soggetti ritengono necessario rivolgersi a qualcuno per farsi curare, per quali malat- tie o problemi sanitari, per loro, per i loro bambini. Bisogna allora esplorare quali reti usano, come acce- dono a queste reti. Poiché gli stranieri irregolari sono soggetti diversi per situazione sociale (irregolari inse- riti in circuiti devianti/irregolari inseriti, in reti più o meno regolari), per provenienza etnica, per età, genere, istruzione, ecc., si può ritenere che ogni gruppo percorra strade diverse, che vanno esplorate.

8.1.2 La metodologia

La metodologia utilizzata da questa ricerca è quella delle “mappe grezze di rischio” sviluppata – alla fine degli anni sessanta – per occuparsi della prevenzione dei rischi di salute negli ambienti di lavoro, dalle organizza- zioni sindacali e dal professor Oddone, e ulteriormente sviluppata in seguito per la prevenzione dei rischi per la salute nel territorio.

Questa metodologia prevede il recupero dell’esperienza di chi ha contiguità con questa popolazione, la sinte- si di queste esperienze in mappe grezze, dando così voce alla popolazione “sommersa”.

In un territorio definito i soggetti che lo abitano elaborano i loro modelli di vita e i relativi comportamenti attra- verso la loro rete di relazioni naturali. È una rete fatta di persone fisiche (gli amici, i parenti, il gruppo di con- nazionali, il parroco di cui ci si fida, l’educatore o il mediatore incontrato per strada, ecc.), di luoghi (il bar, l’an- golo della piazza, il centro di accoglienza, ecc.), di momenti particolari (le feste dei paesi di provenienza, ecc.). Attraverso questa rete circolano le informazioni necessarie per vivere, i singoli soggetti creano i propri model- li e definiscono i loro comportamenti.

Questa rete (il sistema informativo grezzo del territorio) è descrivibile come una rete di strade, alcune grandi, alcune piccole, alcune simili a sentieri sterrati, che convogliano le informazioni della comunità che vive il terri- torio. Queste vie talvolta si incontrano in incroci, che sono i nodi in cui le informazioni vengono elaborate, di- ventano disponibili, costruiscono modelli. È all’interno di questi nodi che diventa possibile recuperare e de- scrivere modelli e comportamenti dei soggetti di questo sistema informativo grezzo.

I soggetti che abitano questi luoghi, gli esperti grezzi, sono quelli che posseggono, nelle loro mappe cogniti- ve, la conoscenza di modelli e comportamenti dei vari gruppi di popolazione.

Le mappe di questi soggetti sono ricche, articolate, provengono da una esperienza diretta e da una frequentazio- ne quotidiana; contemporaneamente sono dei punti di vista individuali legati all’ottica e al ruolo che l’esperto grez- zo gioca. Per ricostruire percorsi completi e affidabili è allora necessario che le mappe cognitive dei diversi esper- ti grezzi si confrontino e vengano validate dalla comunità degli esperti grezzi che hanno partecipato alla ricerca. La scelta di questa metodologia risponde a diverse necessità:

• poter avere informazioni degli accadimenti in tempo reale. Si tratta di un fenomeno nuovo, in continuo mu- tamento, che coinvolge un ampio numero di servizi sanitari (pubblici e del privato sociale);

• essendo di fronte a un fenomeno dinamico è necessario attrezzarci non per avere delle fotografie, ma dei fil- mati, delle immagini in movimento, che possono essere raccolte non tanto da numeri, quanto dal recupero

dell’esperienza di quanti sono all’interno di questo movimento. È dalle conoscenze, dalle esperienze di pros- simità che è possibile strutturare qualche ipotesi interpretativa e azzardare una qualche iniziativa coerente.

Questo è anche l’unico modo che ci può permettere di cogliere non solo l’eventuale minor utilizzo dei servizi, ma anche le strategie alternative che vengono messe in campo dai migranti senza permesso di soggiorno. La ricerca si è articolata in due fasi: nella prima abbiamo raccolto conoscenze e informazioni in una serie di luoghi frequentati dai migranti (sia luoghi deputati alla cura – sia del servizio sanitario nazionale sia del privato sociale – sia altri servizi, associazioni e luoghi di incontro); nella seconda fase abbiamo raccolto le reazioni al pacchetto sicurezza, in particolare per ciò che riguarda la salute, direttamente dai migranti, regolari e non. Prima fase. Si sono individuati i potenziali portatori di esperienza su questo tema e rispetto a questi soggetti: • strutture sanitarie del SSNe del privato sociale;

• servizi, sportelli dedicati ai migranti sia del pubblico sia del privato sociale; • luoghi di aggregazione con alta frequentazione di migranti.

A questi soggetti e in questi luoghi è stata sottoposta un’intervista semi-strutturata che potesse darci conto della quantità di stranieri irregolari e non, che l’esperto grezzo conosce, della tipologia di conoscenza che è in grado di riferire. Questo doveva permetterci di verificare ex ante se le informazioni raccolte avessero un gra- do di completezza sufficiente a costruire una ipotesi.

Per quel che riguarda i luoghi di accoglienza (sanitaria e non solo) si sono raccolte stime (quando possibile da- ti rilevati) sulle variazioni degli accessi dopo il “pacchetto sicurezza” e sui cambiamenti degli atteggiamenti e dei comportamenti. In questa fase sono state effettuate 50 interviste.

Seconda fase. Sono state effettuate interviste direttamente a soggetti migranti. Gli intervistatori erano media- tori interculturali. Si sono intervistate persone provenienti dal Maghreb, dall’Europa dell’Est, dall’Africa sub- sahariana, dall’America del Sud e dalla Cina.

Con questi soggetti – con permesso di soggiorno e senza, uomini e donne – si è indagato quale fosse la loro conoscenza del “pacchetto sicurezza”, quale incidenza avesse sui loro comportamenti relativamente alla sa- lute, quali problemi sanitari maggiormente li preoccupassero, come li affrontassero e se vi fossero stati cam- biamenti dopo l’approvazione del “pacchetto sicurezza”. In questa fase sono state intervistate 62 persone.