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Presenze italiani e stranieri in Sardegna (1949-1959)

Negli anni Sessanta, il turismo in Sardegna è caratterizzato da due azioni progettuali distinte. La prima avviene in Gallura, dove si costituisce il Consorzio Costa

Smeralda (1962) che darà vita ad uno dei più importanti sistemi turistici d’Italia11: alta

qualificazione mondiale di imprenditori e di staff tecnico, re e capi di stato, artisti e il jet-set più esclusivo frequentano questa località, creata dal niente e organizzata su tre centri importanti quali Porto Cervo, Cala di Volpe e Razza di Juncu. Così, l’immagine turistica della Sardegna appare riflessa da quella promossa dalla Costa Smeralda. Contemporaneamente parte la seconda azione: la Regione vara, con Legge dello Stato n. 588/62, il Piano di Rinascita Economica e Sociale della Sardegna per migliorare la propria struttura economica e sociale. Gli interventi interessano tutti i settori produttivi e sociali. Il Piano coinvolge l’attività primaria (agricoltura, allevamento e pesca), quella industriale e terziaria privata. Le azioni a favore di quest’ultima sono dirette in particolare al turismo che viene dichiarato basilare per lo sviluppo economico dell’intera Isola. Infatti, nei confronti di questa attività il Piano prevedeva interventi in aree a carattere prevalentemente turistico e già in fase di consolidamento: sei sono i comprensori turistici istituiti, tutti costieri, tranne l’area del Gennargentu destinata a parco naturale (Regione Sardegna, 1971; Price, 1983). Ogni comprensorio elaborava il proprio piano di sviluppo e parallelamente la Regione si impegnava a realizzare impianti idrici ed elettrici, a migliorare il sistema viario e ad estendere le vie di comunicazione con la terraferma. Inoltre, offriva mutui agevolati agli imprenditori che avessero deciso di ubicare le proprie imprese entro i confini dei comprensori. Un limite questo che si scontrò con il fatto che i confini territoriali degli stessi non coincidevano con le circoscrizioni politico- amministrative, in quanto rispondevano a caratteristiche di omogeneità geografica. Di conseguenza la Regione nel 1965 affida ad un equipe di studiosi la stesura dei piani di intervento in queste sei aree “turistiche” (Figura 2.2a) e ancora altri studi furono fatti dal Comitato dei Ministri del Mezzogiorno per l’ottenimento di carte ad utilizzazione turistica del territorio (Figura 2.2b) (Giordano, 1995). Tutti i piani, pur

11 La Costa Smeralda è stata progettata, a partire dal 1962, dal Principe Karim Aga Khan IV che

investì enormi capitali nell’acquisto di 50kmq di costa nei comuni di Olbia e Arzachena; creò, inoltre, per il controllo e lo sviluppo di quest’area, il Consorzio Costa Smeralda (Price, 1983).

se nella delimitazione territoriale sono stati elaborati secondo criteri diversi, furono presentati alla Giunta Regionale tra il 1968 e il 1969, fatta eccezione per quello della Gallura che fu ultimato nel 1966. In ultima istanza, i comprensori elaborati dalla Regione finirono nel nulla, rimasero validi quelli della Cassa per il Mezzogiorno, ma ai soli di finanziamenti futuri. Il fallimento dei piani è dovuto a diversi fattori quali le differenze ideologiche tra i gruppi di studio, imprenditori non troppo incoraggiati a localizzare le imprese nei comprensori e l’utopia di considerare ogni comprensorio come un’entità separata.

Figura 2.2a – Comprensori turistici individuati in Sardegna dalla Regione (1965-1971)

Area inclusa nel comprensorio n. 6, ma esclusa dalla carta di pianificazione territoriale turistica pubblicata nel 1971.

Figura 2.2b – Comprensori turistici adottati in Sardegna dalla Cassa per il Mezzogiorno (1965)

Fonte: elaborazione da Price (1983, p. 145).

Nonostante ciò la programmazione turistica continuava il suo percorso anche attraverso la distribuzione e la realizzazione di molti progetti, inoltre, continuano gli sforzi regionali nel perseguire gli obiettivi del Piano di Rinascita. All’interno di questo, nel 1965, entra in vigore il “Piano Quinquennale” (Regione Sardegna, 1966) con una serie di direttive come ad esempio:

1. continuare la politica di incentivazione del turismo di massa;

2. espandere la ricettività di campeggi e villaggi turistici e incoraggiare la riapertura e lo sviluppo delle stazioni termali;

4. fornire assistenza tecnica alle piccole e medie imprese, in particolare, quelle turistiche con maggior riguardo alla formazione professionale degli addetti al settore;

5. espandere il turismo anche nelle aree interne accrescendo quelli culturale, venatorio ed artistico;

6. elaborare una chiara politica per l’utilizzo del demanio pubblico.

Figura 2.3 – Progetti turistici adottati nel IV Programma Esecutivo (1967- 1969)

Continuano, poi, gli impegni per la costruzione di esercizi alberghieri ed extralberghieri attraverso mutui fino al 75% del loro costo dell’esercizio turistico o con contributi a fondo perduto fino a 25% del costo finale (Figura 2.4). Percentuali, queste, valide solo per gli esercizi sorti all’interno dei comprensori, per gli altri era previsto un mutuo non superiore al 50%

Figura 2.4 – Lavori finanziati su fondi per lo sviluppo del turismo al 1966

Nella figura 2.4 possiamo notare la dislocazione delle infrastrutture turistiche proprio all’interno dei limiti dei comprensori turistici: strutture alberghiere tutte di seconda e di inferiore categoria, perché la L.R. n. 8/1964 lasciava fuori dal finanziamento gli alberghi di prima categoria, proprio per promuovere il turismo di massa. Dalla figura si evince, inoltre, che la costa settentrionale risulta la favorita: forti sono le concentrazioni di stanziamenti nel Nord-Est e nel Nord-Ovest.

Gli anni Sessanta sono quelli della crescita dell’importanza turistica della Sardegna nel mondo mediterraneo: lo sviluppo massiccio del turismo segna l’inizio della lottizzazione costiera di tutta l’Isola12 da parte di imprenditori privati in

prevalenza non locali in quanto solo in un secondo momento, i sardi, dopo aver superato la diffidenza iniziale nei confronti dei turisti, prendono coscienza e si pongono i primi problemi di competizione con le altre regioni italiane e del mediterraneo.

Alla fine degli anni Sessanta il comparto ricettivo isolano conta un totale di 16.313 posti letto: 14.209 nei 222 esercizi alberghieri, 846 nelle pensioni e 1.258 nelle locande. Si registrano, nel 1969, 398.004 arrivi e 1.597.171 presenze, più del doppio del 1960. Anche gli stranieri aumentano significativamente: triplicano i loro arrivi e quadruplicano le presenze portando i valori rispettivamente a 66.766 (16,8% del totale) e a 407.416 (25,5% del totale).

Contestualmente alle iniziative pubbliche, proseguiva l’attività degli imprenditori privati, volta a tracciare piani di lottizzazione da convenzionare con i comuni costieri. Il decennio dal 1969 al 1979 può essere definito come gli anni in cui frenetica e non pianificata è l’attività di lottizzazione del territorio. Anche la legge regionale in materia urbanistica, la Legge Ponte 765/67, concede la moratoria di un anno per l’applicazione reale delle restrizioni, consentendo ancora per due anni la possibilità di terminare progetti già avviati. Non solo, la Regione con proprio decreto aumenta l’indice di edificabilità delle zone agricole, incentivando maggiormente la crescita scoordinata e speculativa delle aree.

12 La grande disponibilità di terreni sulla costa, normalmente a basso costo, era dovuta al fatto che

gli stessi proprietari sardi li consideravano non funzionali per le loro attività agro-pastorali e per tale motivo preferivano venderli.