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Prima dell’Islam: la donna nelle culture mediterranee

Nel documento Il progetto Olimpiadi della Matematica (pagine 48-50)

Appare importante fare un breve excursus storico sulle società precedenti l’avvento dell’Islam per comprendere in quale contesto avviene e si realizza il messaggio isla- mico: quali fattori hanno influenzato la formazione di una determinata concezione delle strutture familiari, dei rapporti tra generi e, quindi, del ruolo delle donne all’in- terno della prima comunità musulmana. La concezione islamica dell’identità femminile, così come si è struttu- rata nei testi e nelle fonti giuridiche a disposizione, non può essere infatti svincolata dai cambiamenti storici che hanno percorso il medioriente nel corso dei secoli. Le società mesopotamiche che si sono sviluppate nel cor- so dei secoli precedenti l’avvento dell’Islam in quell’area geografica testimoniano una storica subordinazione del- le donne ma non necessariamente una loro segregazione

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spaziale (attestata solo in alcune culture, in particolare quella dei persiani e della dinastia Sasanide).

A partire dal III secolo d.C. i Sasanidi conquistano la Si- ria, Babilonia e altre regioni del medioriente e con lo strut- turarsi del loro potere le fonti a disposizione attestano un progressivo declino della condizione femminile (uso del velo, segregazione negli ambienti domestici e comunque fuori da quelli pubblici). La società sasanide risulta molto importante perché ha una grande influenza sullo struttu- rarsi di quella islamica; inoltre la religione zoroastriana praticata dai persiani era molto restrittiva nei confronti delle donne, concepite a metà tra oggetti e persone, ed era legata a un modello di famiglia strettamente patriarcale: quando l’impero persiano venne conquistato dagli arabi molte delle pratiche sociali e di governo dell’impero sasa- nide vennero ereditate dal nuovo stato.

Al momento dell’avvento dell’Islam non c’erano solo i persiani nell’area che poi diventerà la culla della civiltà islamica: l’impero bizantino e le numerose correnti del cristianesimo orientale rappresentano un altro riferi- mento importante. Nelle società cristiane mediorientali la segregazione della donna e la sua subordinazione era- no la norma sociale prevalente e sebbene il messaggio cristiano preveda un’uguaglianza spirituale tra i generi questa non si traduceva in autonomia delle donne. Le prime società cristiane avevano inoltre ereditato molte pratiche del giudaismo dove vigeva una rigida separa- zione e subordinazione tra i generi. L’unica strada che esse avevano per sottrarsi al controllo maschile e alla gestione eterodiretta del proprio corpo erano il celibato e la verginità, molto valorizzata all’interno della cultura cristiana: i racconti delle martiri cristiane tra i sasani- di attestano l’affermazione di autonomia e la scelta di quelle donne di non sottostare ai dettami della cultura patriarcale dominante.

Con qualche eccezione (Egitto tolemaico dove sono at- testate maggiore autonomia e presenza delle donne nel- la sfera pubblica) si può parlare di una diffusa misogi- nia nelle culture mediterranee antiche presenti prima e durante l’avvento dell’Islam. La cultura musulmana si pone in continuità con le culture precedenti, nonostante la storiografia islamica tenda a sottolineare il migliora- mento apportato dall’Islam alla condizione della donna, rispetto in particolare all’Arabia pre-islamica: si tratta tuttavia di una storiografia esclusivamente musulmana e ormai da anni le storiche hanno sfatato il mito di una cultura pre-islamica totalmente misogina.

L’attenzione dello studioso deve concentrarsi sulla com- plessità del fenomeno religioso e culturale rappresentato dall’Islam, sottolineando gli elementi di novità apportati da quel messaggio ma contemporaneamente andando a

indagare come questi elementi si siano poi strutturati e codificati in norme sociali e giuridiche. Continuità con le culture precedenti e conquistate, novità del messaggio religioso, rapide conquiste territoriali e assimilazione di intere popolazioni, retaggio tribale: sono tutti elemen- ti che vanno tenuti in considerazione per comprendere come si è definita ed è cambiata nel corso dei secoli la concezione della donna nella cultura arabo-islamica, te- nendo conto anche delle differenze di contesto geografi- co e sociale e della grande vastità dell’impero islamico.

L’Arabia pre-islamica: mito e realtà della

jahiliyyah

Sicuramente occorre porre l’attenzione sul contesto dell’Arabia al momento dell’avvento dell’Islam dato che le prime comunità musulmane nascono e prosperano in quel contesto, mantenendo molte pratiche già in essere. Per comprendere il ruolo della donna nelle società an- tiche uno degli elementi a disposizione dello studioso è l’analisi delle pratiche matrimoniali: nell’Arabia della jahiliyyah (età dell’ignoranza come la chiamano i mu- sulmani, prima della predicazione di Muhammad) coe- sistevano il matrimonio patrilineare e quello matriline- are dove la donna rimaneva all’interno della sua tribù e i figli appartenevano al clan della madre; queste usanze non sono strettamente connesse all’assenza di misoginia o subordinazione delle donne ma attestano una maggio- re autonomia femminile in fatto di procreazione e poli- tiche matrimoniali. Inoltre molte donne partecipavano attivamente alla vita comunitaria (inclusa la guerra): basti pensare al ruolo delle mogli del profeta, da Khadi- ja, una ricca vedova che controllava in modo autonomo il suo patrimonio commerciando e che ha permesso a Muhammad la tranquillità economica, ad ‘Aisha che ha partecipato attivamente alle battaglie della prima comu- nità e ha avuto un ruolo fondamentale nella trasmissione della tradizione.

All’epoca del profeta si conservano molte usanze dell’A- rabia pre-islamica anche se la partecipazione delle don- ne alla vita della comunità viene lentamente scemando. Le mogli del profeta testimoniano questa età di passag- gio in cui si consolidano alcune abitudini e costumi a scapito di altri e, negli anni successivi, verranno assimi- late molte pratiche degli imperi conquistati. Il cambia- mento nella concezione del matrimonio islamico in cui si sancisce la preminenza dell’uomo prepara il terreno a futuri divieti in epoca classica (segregazione fisica ed esclusione dalle attività sociali e culturali).

Con l’avvento dell’Islam si assiste a un duplice passaggio: da un lato il messaggio coranico è inequivocabilmente orientato a una concezione etica egualitaria nei riguardi

dei due sessi (molti versetti e molte tradizioni lo confer- mano), dall’altro lo strutturarsi dei rapporti sociali e fa- miliari si irrigidisce in una gerarchia volta ad assicurare il controllo degli uomini sulle donne. Siamo di fronte a una dialettica tra il livello etico-spirituale, fortemente eguali- tario, e quello pratico-istituzionale che invece formalizza la subordinazione delle donne. Tale duplicità si risolverà negli anni successivi la morte del profeta, e in particolare in seguito alla creazione di un vero e proprio impero e go- verno islamico (superato lo stadio della prima comunità) in favore di una segregazione spaziale e culturale delle donne, come dimostra la società ‘abbaside.

Le conquiste territoriali e la vittoria su popoli e impe- ri vicini aveva creato la necessità di istituzioni e norme adatte a uno stato in rapida espansione e le autorità po- litiche hanno concepito la religione come strumento per elaborare leggi che ordinassero i rapporti sociali in modo strettamente gerarchico tra i generi, facendo prevalere una lettura androcentrica del Testo e delle tradizioni. Come interpretare dunque questo passaggio di fase rap- presentato dall’avvento dell’Islam? Si pone in continuità con le culture e le tradizioni precedenti e contempora- nee del medioriente o rappresenta piuttosto un’innova- zione nei riguardi delle donne rispetto alla condizione dell’Arabia pre-islamica (come sostengono anche oggi molte femministe islamiche)? Dipende dai termini di paragone e confronto e una lettura univoca e sempli- ficata non è sufficiente. Oggi gli studiosi concordano su una lettura più equilibrata del periodo pre-islamico e affermano che le donne della jahiliyyah, pur viven- do in società tutt’altro che egualitarie, godevano di una certa autonomia e libertà di movimento, testimoniate in

primis dal ruolo molto attivo delle mogli del Profeta ma non solo, come si è già sottolineato anche le politiche matrimoniali apparivano più mobili e meno rigide che nelle epoche successive. Gli usi e i costumi di quelle società tribali, in parte accolti e conservati dall’Islam, vennero tuttavia modificandosi a contatto con le popola- zioni conquistate e con l’espandersi dello Stato islamico: occorreva trovare altre forme condivise e istituzionali che formalizzassero i rapporti tra i generi.

La società ‘abbaside rappresenta un momento di grande fervore culturale e di codificazione delle norme e delle istituzioni che saranno proprie dei popoli islamici e rap- presenta in modo evidente un deciso mutamento di fase. Non si tratta in effetti solo di cambiamenti culturali ma soprattutto economici e istituzionali che modificarono la struttura della società e dei rapporti familiari, contesti molto diversi rispetto alla prima comunità musulmana guidata dal profeta.

La società ‘abbaside: lo splendore della

Nel documento Il progetto Olimpiadi della Matematica (pagine 48-50)