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Come risolvere il nuovo enigma dell’induzione Nemmeno il nuovo enigma dell’induzione di Goodman

Nel documento Il progetto Olimpiadi della Matematica (pagine 54-56)

è semplice da risolvere, e non c’è lo spazio qui per di- scuterlo a fondo dando conto dell’estesa letteratura che lo riguarda. Esso coinvolge tra l’altro l’antico dibattito metafisico sugli universali. Ma anche nella sua soluzio- ne l’idea di privilegiare spiegazioni unitarie escludendo le coincidenze gioca un ruolo chiave, assieme ad altre considerazioni.

In sintesi, è possibile mettere sullo stesso piano predi- cati come ‘verde’ e ‘blu’ e quelli come ‘verlu’ e ‘bler- de’, come fa Goodman, solo partendo da una filosofia 4. Vedi M. Alai, Implausibilità e improbabilità delle ipotesi scettiche, «Nuo-

va Secondaria», XXXV, 13 (2018), ISSN 1828-4582, § 3; Sesto Empirico,

Schizzi pirroniani, Laterza, Bari 1926, I, 226; Contro i logici, Laterza, Bari

1975, VII, 184-188.

5. Vedi nota 2.

Futuro è un’opera astratta realizzata da Giacomo Balla (Torino 1871 - Roma 1958) nel 1923

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ErcorSi

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idattici

nominalista. Il nominalismo afferma che un termine ge- nerale (vale a dire un aggettivo, verbo, o nome comune) debba semplicemente raggruppare insieme un certo nu- mero di istanze particolari (in questo caso, di gradazio- ni cromatiche, o di oggetti colorati) liberamente scelto da chi lo definisce, senza bisogno che tra tutte quelle istanze particolari esista qualcosa in comune, cioè senza bisogno che al termine corrisponda un universale reale (una proprietà o un genere naturale). Pertanto, ad esem- pio, si possono coniare termini cromatici che includano la più grande varietà di tinte, ed essi avranno la stessa validità dei normali termini che indicano un’unica tinta. O più radicalmente ancora, per il nominalismo, non esi- stono tinte e colori (cioè universali) ma semplicemente i singoli oggetti colorati, che si possono raggruppare in qualunque modo a piacere.

Ma se così fosse, se ad esempio tra tutte le gradazioni cromatiche che chiamiamo “verdi” (cioè, “verlu prima del 1° gennaio 2019 e blerdi dopo tale data”) non ci fos- se qualcosa in comune (cioè, appunto, il colore, l’essere verdi), sarebbe una coincidenza inspiegabile e assolu- tamente improbabile che tutti i prati e tutti gli smeraldi avessero sempre qualcuna di quelle gradazioni. Altret- tanto inspiegabile sarebbe come faccia la gente a impa- rare il significato del termine ‘verde’, cioè a capire esat- tamente quali delle infinite sfumature possibili o quali oggetti colorati ricadano sotto tale aggettivo e quali no; dunque sarebbe inspiegabile come faccia, ad esempio al semaforo, a capire quando sia prudente attraversare e quando no. L’inferenza alla miglior spiegazione ci sug- gerisce quindi che devono esistere degli universali reali, e se essi esistono ci rendiamo conto che a ‘verde’ corri- sponde una proprietà reale mentre a ‘verlu’ no: cioè, esi- ste qualcosa in comune a tutto ciò che è verde, ma non a tutto ciò che è verlu. Per questo, dal fatto che gli smeral- di osservati fin qui siano verdi possiamo inferire che lo saranno anche gli altri, mentre dal fatto che siano verlu non possiamo inferire che lo saranno anche gli altri6.

Conoscere il futuro

L’induzione è anche la base dalla maggior parte delle nostre credenze sul futuro, riguardanti sia il persistere delle sostanze (cioè di entità permanenti), sia il ripetersi di regolarità osservate nella vita quotidiana, sia gli even- ti regolati da leggi scientifiche. Una volta giustificata l’induzione, dunque, possiamo considerare giustificate, e quindi conoscenze a pieno titolo, anche molte credenze vere sul futuro. Va da sé che in questo campo possiamo disporre di un minor numero di dati di partenza, e dun- que le nostre credenze sono meno numerose, più caute, e più soggette all’errore. Ma sarebbe assurdo negare che

sappiamo cose ovvie, come il fatto che il sole sorgerà domani, o per nulla ovvie, ma molto ben confermate, come il fatto che la metà di un certo numero di atomi di carbonio-14 sarà decaduta tra esattamente 5.730 anni.

Conoscere il passato

La strategia con cui abbiamo respinto i dubbi sulle più antiche ere geologiche è facilmente estensibile alla no- stra conoscenza del passato in genere. È vero che uno per uno ciascuno dei documenti o dei racconti stori- ci potrebbe esser falsificato, e quindi dubbi specifici e circostanziati sono sempre possibili, e anzi utili per migliorare la nostra conoscenza. Ma un dubbio genera- lizzato non sarebbe razionale, perché quando gli storici ricostruiscono le vicende del passato lo fanno sulla base di un gran numero di documenti e testimonianze, prove- nienti da fonti diverse e indipendenti, e la ricostruzione che ci propongono è la miglior spiegazione unitaria di questi elementi. Molto spesso i dati in loro possesso, per quanto indipendenti, convergono così chiaramente su 6. Vedi M. Alai, Goodman’s Paradox: Drawing Conclusions from a Long

Debate, in Nuovi problemi della logica e della filosofia della scienza, Atti

del Congresso S.I.L.F.S. 1990, vol. I, a cura di D. Costantini e M.C. Galavotti, CLUEB, Bologna 1991, pp.109-116; M. Alai, La barba di Platone e i conti di

Einstein. Didattica estemporanea alla riscoperta degli universali, in Il Liceo e la Città. Cinquantenario 1945-95, a cura di P. Palmieri, Liceo Scientifico

“A. Righi”, Cesena 1995, pp. 271-289; anche in Homolaicus, http://www.ho- molaicus.com/scienza/platone_einstein.htm.

Il pittore belga René Magritte (Lessines 1898 - Bruxelles 1967) dipinse Il falso specchio nel 1928. Il regista Luis Buñuel ne fu a tal punto suggestionato da utilizzarlo nel film Un chien andalou (1929)

una certa ricostruzione del passato che per negare che le cose siano andate proprio in quel modo bisognereb- be supporre o una serie impressionante di coincidenze, oppure un complotto, o un dio ingannatore che avessero aggiustato e falsificato quei dati proprio per indurci a una falsa ricostruzione. Ma abbiamo già visto nell’arti- colo precedente7 che quella del dio ingannatore è un’ipo- tesi che possiamo scartare, e le lunghe serie di coinci- denze sono praticamente impossibili.

Naturalmente non sempre e non su tutto gli storici ot- tengono dati sufficientemente numerosi e univoci per consentire loro di ipotizzare una ricostruzione talmente soddisfacente da escludere altre possibili spiegazioni; pertanto nella nostra conoscenza storica restano di fatto molte lacune, incertezze, ed errori. Ma ciò non ha nulla a che fare con un’impossibilità di principio di conoscere il passato.

Ciò vale naturalmente anche per la conoscenza basata sulla nostra memoria personale: singoli errori e dubbi specifici sono possibilissimi, come tutti sappiamo, per non parlare poi di lacune e dimenticanze. Ma nella nor- malità dei casi (quelli a cui nemmeno badiamo, tanto le cose procedono senza intoppi) sono troppe le concor- danze tra singoli ricordi, esperienze presenti, tracce ma- teriali, testimonianze altrui ..., per poter essere attribuite a coincidenze o a manipolazioni della nostra mente da qualche entità esterna.

Nel documento Il progetto Olimpiadi della Matematica (pagine 54-56)