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I Problemi aperti per le banche italiane

PROBLEMI PER LE BANCHE

2.1 I Problemi aperti per le banche italiane

Le banche italiane, come quelle di altri paesi, fronteggiano oggi cambiamenti profondi nelle tecnologie e nella struttura dei mercati. A una congiuntura economica ancora debole e alle incertezze legate ai mutamenti della regolamentazione, si aggiungono in Italia l’elevata consistenza di prestiti deteriorati, che comprime la redditività, e assetti di governance inadeguati. Su entrambi i fronti sono state di recente adottate importanti iniziative; bisogna che gli intermediari colgano rapidamente e appieno le opportunità che esse offrono.

Al netto delle svalutazioni già apportate dalle banche, il valore dei crediti deteriorati è di poco inferiore a 200 miliardi. Più della metà si riferisce a situazioni in cui la difficoltà dei debitori è temporanea. Se ci si concentra sulle sole sofferenze, il valore netto è pari a meno di 90 miliardi. Si tratta di un peso rilevante, ma in larga parte esso è coperto da garanzie reali il cui valore è stato accuratamente esaminato nel corso dell’esercizio di valutazione approfondita dei bilanci delle maggiori banche dell’area dell’euro condotto nel 2014; a queste si aggiungono le garanzie personali. Nel complesso, le preoccupazioni sulla qualità degli attivi delle banche italiane devono essere prese in seria considerazione, senza sovrastimare però l’entità del problema.

I crediti deteriorati sono soprattutto il lascito della lunga e profonda recessione. Siamo ora a un punto di svolta. La moderata ripresa economica in atto dallo scorso anno si sta riflettendo in un calo significativo del flusso di nuovi crediti deteriorati; nel 2015 essi sono stati pari al 3,7 % del totale dei prestiti, contro il 4,9 % del 2014; per il settore delle famiglie il flusso è ridisceso sui livelli pre-crisi. La tendenza alla normalizzazione sta proseguendo.

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Ad accrescere la consistenza dei crediti deteriorati ha finora contribuito la lentezza delle procedure di insolvenza e di recupero. Le riforme legislative introdotte la scorsa estate e quelle varate all’inizio di questo mese consentono di accelerarle. Con l’assegnazione

stragiudiziale dell’immobile50 dato in garanzia dalle imprese i tempi medi di recupero

potranno ridursi a pochi mesi, dagli oltre tre anni stimati dopo che già i provvedimenti della scorsa estate li avevano ridotti. Le misure che richiedono espliciti accordi contrattuali avranno effetti tanto più rilevanti quanto più le parti li introdurranno nei nuovi contratti e rinegozieranno quelli esistenti. La riduzione dei tempi di recupero potrà aumentare il valore dei crediti deteriorati in misura importante, facilitandone la cessione sul mercato.

Un contributo di rilievo potrebbe provenire dal miglioramento dell’efficienza dei tribunali. Esistono differenze considerevoli nella durata delle procedure esecutive e concorsuali sul territorio, a volte anche all’interno della stessa regione. Il processo di dismissione delle sofferenze potrà essere ulteriormente favorito dallo schema di garanzia pubblica per la cartolarizzazione delle sofferenze che, rendendo più appetibile per gli investitori le tranche senior delle cartolarizzazioni, contribuirà ad accrescerne il prezzo di cessione.

Allo sviluppo del mercato degli attivi deteriorati contribuiranno altresì gli investimenti del fondo privato Atlante, che potranno concentrarsi nelle tranche più rischiose delle cartolarizzazioni. Pur con risorse al momento relativamente contenute, Atlante può dimostrare che è possibile conseguire rendimenti attraenti acquistando sofferenze a prezzi più elevati di quelli oggi offerti dagli investitori specializzati. Si ritiene che il fondo abbia la determinazione, l’indipendenza e la professionalità per affrontare questa sfida con successo; quanto più ci riuscirà, tanto più sarà possibile raccogliere nuovi investimenti, alimentando un circolo virtuoso.

La cessione è solo uno dei modi per affrontare il problema dei prestiti deteriorati. È interesse sia delle autorità di vigilanza sia delle banche che in questa fase la gestione attiva, efficiente e consapevole di tali prestiti diventi un obiettivo strategico. I miglioramenti possibili vanno dal rafforzamento delle procedure interne all’affidamento della gestione a operatori specializzati. Nell’ambito di un’azione complessiva di sollecitazione degli

50 La trasparenza e la corretta valutazione degli immobili restano gli elementi essenziali per garantire la stabilità

dell’industria bancaria sia nelle operazioni di erogazione dei crediti, sia nelle emissioni/acquisizioni di titoli rivenienti da operazioni di cartolarizzazione e di obbligazioni bancarie garantite.

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intermediari, la Banca d’Italia ha recentemente varato una nuova rilevazione periodica con informazioni dettagliate sullo stock di sofferenze, sulle relative garanzie e sulle procedure di recupero. Essa pone le basi per incisivi interventi organizzativi, che a loro volta costituiscono la premessa per una soluzione del problema su un orizzonte non immediato, ma neanche irragionevolmente lungo.

I responsabili della vigilanza europea sono consapevoli che la riduzione delle esposizioni deteriorate non potrà che essere graduale. Sarà valutata l’effettiva situazione delle singole banche e verranno individuate le misure di supervisione più appropriate tenendo conto del contesto in cui esse operano. Allo stesso tempo, all’interno del Meccanismo unico di Vigilanza ci adoperiamo perché l’azione divenga più incisiva con riguardo agli altri rischi che insistono sui bilanci bancari, primi tra tutti quelli legati ad attività in prodotti finanziari strutturati.

I crediti deteriorati sono elevati, la redditività è bassa, ma rimane diffusa la determinazione a superare le difficoltà e ritornare a servire con profitto l’economia.

Gli interventi sulle sofferenze, in atto e in prospettiva, sono importanti; la nostra valutazione di quanto si è cominciato a fare è positiva, bisogna procedere con coraggio e veduta lunga. La Banca d’Italia è impegnata, con il Governo e gli intermediari, a far sì che questi interventi siano, sul piano tecnico e regolamentare, il più possibile efficaci. Sono però necessari, per ridurre al massimo i rischi di crisi, azioni rapide, mutamenti strutturali, profonde revisioni organizzative, attenzione costante alla qualità dell’alta dirigenza.