6.6 La formazione continua 84
6.6.1 Progettazione di interventi di formazione continua 87
Nella formazione, in particolare nella fase di progettazione, concetti quali trasformazione e cambiamento sono basilari poiché devono guidare il formatore nella stesura del progetto. Si tratta di individuare, esplicitare e descrivere i cambiamenti attesi in relazione a comportamenti, atteggiamenti, abilità, competenze e conoscenze dei singoli e/o delle organizzazioni su cui si intende intervenire. Vuol dire anche selezionare e predisporre gli strumenti, i metodi e i percorsi più idonei per ottenere i risultati auspicati. Si deve tener conto delle risorse umane, finanziarie, strutturali e tecnologiche di cui si dispone e che occorre reperire. Inoltre, è importante impostare, già in fase di progettazione, dei sistemi di monitoraggio, controllo e valutazione delle attività per analizzare non solo le attese e risultati auspicati, ma anche gli esiti non attesi, gli imprevisti dell’intervento formativo che possono fornire informazioni strategiche per il perseguimento dell’attività.
La progettazione formativa, dunque, è un momento decisivo che segue la fase dell’analisi dei bisogni ed è anche quello in cui le abilità e l’esperienza del formatore diventano decisive: il bagaglio di esperienze pregresse e la sua creatività sono tre fattori chiave che possono permettere di ottenere un progetto innovativo ed efficace.
La progettazione non è riconducibile ad uno o più campi determinati del sapere specialistico; In essa confluiscono contenuti di vari ambiti di conoscenza; “non ci sono procedimenti da adottare e seguire, sequenze logiche e tappe operative definite. La
progettazione è un processo logico che, dati degli obiettivi definiti, indica le specifiche aree di operazioni da effettuare”.
La prima fase di un’azione progettuale riguarda un’attenta analisi del contesto e dei bisogni. Da questa fase derivano la definizione degli obiettivi formativi, alcune modalità organizzative, l’ipotesi di metodologie da adottare, e tutto questo influisce sull’intero processo di formazione.
L’analisi dei bisogni di formazione è un processo volto all’individuazione di esigenze specifiche che alcune volte sono palesi ed esplicite, ma spesso si tratta di bisogni latenti che necessitano di interventi idonei per fare in modo che la domanda di formazione sia chiara e consapevole.
Esso non è un processo facilmente traducibile in una serie di operazioni standardizzate da compiere, ma piuttosto è un processo di esplorazione e di ricerca sul campo che presuppone quindi particolare disponibilità all’ascolto, all’osservazione, all’interrogazione, alla diagnosi e all’interpretazione.
L’obiettivo di quest’ultimo è quello di conoscere la realtà organizzativa al fine di progettare un intervento formativo quanto più ancorato alla realtà nella quale si opera, indirizzato verso il raggiungimento di obiettivi chiaramente individuati e definiti.
Seppure difficilmente standardizzabile, è possibile individuare alcune dimensioni importanti del processo di analisi dei bisogni:
• Esplorazione e analisi della cultura dell’organizzazione nel suo complesso e delle
sotto culture specifiche diarie funzioni. È importante infatti ricostruire e comprendere la storia dell’organizzazione, il suo percorso evolutivo, i suoi valori, quegli elementi che caratterizzano la quotidianità dell’agire organizzativo: i suoi modelli impliciti di comportamento, i suoi codici e simboli. Dall’interpretazione di tutte queste informazioni possono rivelarsi preziosi elementi per la comprensione della domanda e del contesto nel quale intervento si colloca;
• Concezione e immagini della formazione; questa dimensione è strettamente
connessa alla cultura organizzativa e consente di evidenziare i modelli concettuali e i vissuti relativi alle precedenti esperienze formative, della committenza, dell'utenza e gli stessi operatori della formazione;
• Fine della domanda di intervento: la ricostruzione dell'Iter originale della
committente reale, consente di comprendere il rapporto fra domanda esplicita domanda implicita. L’origine della domanda di formazione può essere identificata nel responsabile dell’organizzazione o in una singola aria o funzione, oppure nell’utenza stessa.
• Dinamica delle relazioni tra gli attori coinvolti nell’analisi e atteggiamenti verso il
formatore. L’obiettivo è quello di elaborare una prima mappa delle modalità relazionali e degli stili di convivenza tipici di un certo contesto organizzativo. È funzionale per l’intervento formativo capire i significati che caratterizzano la relazione, le prevalenti modalità di interazione, di coppia o di gruppo, lo spazio concesso all’espressione di vissuti emotivi, i codici affettivi profondi che contraddistinguono committente, utente e formatore.
È importante sottolineare l'importanza del processo di analisi dei bisogni formativi non sono in funzione della fase preparatoria ma anche come punto di riferimento e momento di riflessione durante tutto il percorso del processo formativo, in quanto significativi feedback possono partire dall’organizzazione e arrivare al formatore, che in funzione di essi opera opportune tarature dell’azione formativa.
È possibile individuare tre livelli di diagnosi dei fabbisogni formativi: quello centrato sull’individuo, quello centrato sulla posizione e quello sull’organizzazione.
La prospettiva centrata sull’individuo analizza i bisogni secondo il punto di vista delle esigenze del singolo e cioè di colui che vive in azienda ricoprendo un determinato ruolo; vengono rilevate le caratteristiche di soggetti utenti, di conoscenze, competenze e abilità posseduti dai futuri corsisti ed esse vengono ponderate e collegate ai requisiti necessari per lo svolgimento di compiti e dei ruoli previsti. La diagnosi dei bisogni formativi è realizzata attraverso l’analisi delle schede di valutazione delle prestazioni oppure attraverso le schede di valutazione delle potenzialità.
La diagnosi a livello di posizione indaga sui bisogni formativi prendendo in considerazione la stessa posizione indipendentemente da chi la ricopre. Si adotta una tale prospettiva allorquando le funzioni inerenti alle posizioni stesse si considerano prioritarie per l’organizzazione anche al di là di chi è di fatto chiamato ad assumere le responsabilità. Tale prospettiva di lettura trova nelle interviste lo strumento privilegiato di analisi spostando di volta in volta l’interesse dei responsabili della funzione ai colleghi e ai clienti. Infine la prospettiva organizzativa prende come riferimento i bisogni di manutenzione, cambiamento o trasformazione delle strutture organizzative indotti dei piani strategici. Si
pone l’attenzione sull’organizzazione nel suo complesso per individuare gli elementi che possono facilitare o ostacolare la realizzazione e l’efficacia del progetto formativo. Di solito lo strumento elettivo è l’intervista al top management, anche se in qualche caso è il questionario di clima ad essere scelto ponendo in rilievo la volontà di ascoltare le esigenze organizzative percepite dai vari livelli piuttosto che dall’alto.
Più innovativa è la diagnosi dei bisogni formativi effettuata attraverso il potenziale, che propone una prospettiva di analisi basata sullo scarto fra le esigenze di sviluppo delle competenze nell’organizzazione e la situazione attuale dei suoi dipendenti. Essa ha il vantaggio di coniugare gli obiettivi di sviluppo individuali con quelli dell’organizzazione, consentendo di scegliere in quale delle competenze attualmente carenti nei dipendenti investire in termini formativi, in funzione delle esigenze dettate dall’organizzazione in generale e dalle necessità dei diversi ruoli più in particolare.
Nessun approccio è migliore rispetto all’altro, ma uno può risultare più vantaggioso di un altro in funzione della situazione delle esigenze aziendali.
Una volta individuata e determinata l’area specifica dell’intervento formativo, risulta vantaggioso procedere ad un’analisi della rappresentazione sociale della professionalità di coloro i quali saranno i destinatari dell’intervento. Per tale analisi viene elaborato un questionario, utilizzato anche per raccogliere informazioni sulle caratteristiche specifiche di ciascun partecipante all’intervento di formazione.
In una prospettiva futura è quindi sperabile che la formazione possa fungere da strumento di prevenzione, anticipando i fabbisogni formativi invece di inseguirli.