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Capitolo 2- L’opportunità della riscoperta dell'innovazione sociale

2.7 Il progetto Citispyce

In Europa, un progetto che vuole proprio mappare le innovazioni sociali in contesti di disuguaglianza sociale, è Citispyce.

In Italia, la ricerca è condotta dal Laboratorio di ricerca sociale (LARIS) dell’Università Ca’Foscari di Venezia. Nel team di ricerca sono presenti 3 professori, 2 ricercatori e una media di 2 tirocinanti. Citiamo quest'esperienza perché essa rappresenta l'incipit delle nostre ricerche sulle innovazioni sociali nei territori di Mestre e di Marghera, nella terraferma veneziana, attraverso la quale abbiamo potuto analizzare il contesto locale (dati statistici, storiografici e interviste) per poi sviluppare singolarmente i lavori di ricerca che verranno presentati nei capitoli successivi.

Citispyce (Combating Inequalities through Innovative Social Practices of and for Young People in Cities across Europe) è finanziato, nel contesto del 7 Programma Quadro,

dall’Unione europea, ha una durata triennale (2013-2015), ed è finalizzato a individuare e approfondire pratiche e strategie innovative, relative al superamento delle disuguaglianze che stanno emergendo tra i giovani (Si veda appendice 1).

Il rapido ridisegno delle disuguaglianze sociali in tutta Europa, secondo Citispyce, ha avuto un impatto sproporzionato soprattutto sui giovani. Ci troviamo di fronte a livelli di disoccupazione giovanile mai visti prima e a minacce alla sicurezza sociale, situazioni queste ben lontane da quelle delle generazioni precedenti (Citispyce, 2012).

I più vulnerabili sono, per lo più, i giovani tra i 15 e i 24 anni, che sono i nuovi arrivati nel

63 Traduzione e adattamento di Giannina Baccelliere.

mercato del lavoro e che non hanno un gran bagaglio di esperienze lavorative consolidate. La situazione è particolarmente acuta, ad esempio, in alcuni stati membri, dove le differenze nel tasso di disoccupazione giovanile (e generale) stanno aumentando significativamente. E tutto ciò finisce col minacciare la coesione sociale all’interno dei paesi e a incrementare il rischio dell’instabilità politica.

Nel settembre del 2013, il tasso di disoccupazione generale dell’Unione Europea era dell’11%, quello giovanile del 23.5%. Nello stesso periodo, i minori tassi di disoccupazione giovanile sono stati osservati in Germania (7.7%) e in Austria (8.7%), e quelli maggiori in Grecia (57.3%), in Spagna (56.5%) e in Croazia (52.8%)65.

Prima della crisi economica, in Italia, il tasso di disoccupazione dei giovani tra i 15 e i 24 anni era del 20.3 %; nel 2012 è aumentato al 35.3 % e nei primi mesi del 2013 è addirittura salito al 41.9%. Nel 2012 in Veneto, il tasso di disoccupazione giovanile era del 23.7%, soltanto dopo Bolzano (11.6%) e Trento (20.5%)66.

Così come in altre ricerche che studiano le innovazioni sociali, l’approccio di CITISPYCE allo studio di queste tematiche è multidisciplinare, perché ha previsto, nel caso dell'unità di ricerca italiana, un’analisi storica macro-contestuale di Venezia, Marghera e Mestre, delle analisi urbanistiche e sociologiche degli spazi frequentati dai giovani, un’analisi dei

policies in atto di tipo abitative e giovanili, e via dicendo; e anche multisettoriale, in

quanto tiene conto dell’opinione delle istituzioni (a diversi livelli), del Terzo settore, dei giovani stessi e di altri testimoni privilegiati presenti sul territorio. Tutto questo ha lo scopo di cogliere, nel modo più adeguato possibile, la complessità attorno alle problematiche delle disuguaglianze sociali e delle innovazioni sociali.

65Eurostat 2013 66Istat.

2.8 Breve conclusione

Alla luce di quanto esposto sopra emerge che l'innovazione sociale continua ad essere un concetto al quanto ampio e questo, come abbiamo visto, lo rende flessibile e adattabile a diversi ambiti. Una miscela creativa (Murray et al 2010) che ingloba una serie di elementi comuni a prescindere dal campo di applicazione.

Innanzitutto, l'innovazione sociale (bottom up o top down) è vista come un modo per produrre una trasformazione, un cambiamento nella realtà che implica il coinvolgimento di più persone. L'innovazione, infatti, a prescindere dal fatto che venga generata dal singolo o dal un gruppo, per avere un impatto e, quindi produrre apprendimento e replicabilità, richiede l'azione di più attori. La formazione di coalizioni e reti tra gli intermediari gioca un ruolo fondamentale. Le nuove idee per sopravvivere devono avere un supporto e un sostegno che si esprime sotto varie forme: coinvolgimento di altre persone, denaro dai benefattori o contratti statali o appoggio dei consumatori. Il cambiamento sociale dipende, in altre parole, dalle alleanze tra le “api” e gli “alberi” (Murray, 2010). Le api sono le organizzazioni di piccole dimensioni, singoli e gruppi che hanno le nuove idee, e sono mobili, veloci e in grado di impollinare altri “fiori”. Gli alberi, invece, sono le grandi organizzazioni - governi, imprese o grandi ONG - che sono povere di risorse (creative, economiche, umane), ma generalmente competenti nelle fasi esecutive e in grado di diffondere le cose. Entrambi hanno bisogno l'un dell'altro, e il maggior cambiamento sociale dipende dalle alleanze che si generano tra i diversi soggetti (Mulgan 2007).

Gli intermediari o social connectors possono essere individui, organizzazioni, reti o spazi che connettono persone, idee e risorse. A livello individuale possiamo trovare la figura dell’imprenditore sociale (ad. es l’americano Stephen Goldsmith); a livello istituzionale ad esempio, servizi pubblici come l'Etam67, l’Ufficio per le Innovazioni sociali (OSI) della Casa Bianca oppure l’agenzia pubblica NESTA (the National Endowment for Science, Technology

and the Arts) del Regno Unito; a livello di rete, SIX (Social Innovation Exchange) è una

comunità internazionale composta da più di quattrocento individui e organizzazioni

impegnati nella promozione delle innovazioni sociali. Riprendendo la metafora degli autori, gli intermediari aiutano, quindi, a collegare “le api” con “gli alberi”. Senza questa connessione tra le parti, le api non riuscirebbero a creare un impatto sociale significativo e gli alberi, senza una qualche spinta da fuori, farebbero fatica ad adattarsi ai cambiamenti.

Il secondo elemento importante è il contesto nel quale esse avvengono. La conoscenza del territorio permette di capire le dinamiche che si instaurano tra i soggetti, i problemi che possono subentrare e le potenzialità, gli strumenti utilizzati. Ad esempio, combinando etnografia, tecniche di visualizzazione dal design del prodotto, le idee di coinvolgimento dell'utente e metodi del settore pubblico, in un nuovo servizio (Ibidem, p.8).