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Le informazioni riportate nelle conclusioni del presente lavoro di tesi portano ad individuare, per un futuribile sviluppo del lavoro, finalizzato alla realizzazione di interventi necessari alla bonifica e/o MISE della falda dell’acquifero del SIN, conducono sostanzialmente alle seguenti necessità:

1.Occorre procedere alla realizzazione contestuale di una o più campagne analitiche di monitoraggio chimico e freatimetrico (almeno una in periodo di morbida e una in periodo di magra) al fine di aggiornare il quadro chimico e la carta delle isofreatiche. La successiva realizzazione di cartografia tematica (carte per realizzate per singolo contaminate) permetterà il confronto con quanto realizzato nel 2008 palesando il permanere della situazione ambientale o in alternativa le eventuali variazioni. Nello stesso periodo potrebbe essere opportuno valutare le condizioni idrologiche dei corsi d’acqua superficiali che insistono nell’area SIN al fine di verificare la correlazione tra acque superficiali e sotterranee.

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2.Sarebbe opportuno spingere il livello di conoscenza della stratigrafia dell’area a profondità maggiore di 90 m in considerazione del fatto che molteplici studi geologici indicano per l’acquifero di Massa, specialmente nell’area più prossima alla linea di costa, la presenza di un acquifero monostrato avente potenza di oltre 200m. Questo studio potrebbe essere realizzato attraverso la perforazione di un numero adeguato di sondaggi profondi da effettuarsi a carotaggio continuo da attrezzare successivamente a piezometro con fessurazione dei tubi da valutare, ma in generale da prevedere nella parte bassa dell’acquifero, ad esempio oltre i 90 m di profondità. la realizzazione di piezometri profondi potrebbe permettere di verificare se i contaminanti più pesanti dell’acqua, ossia i solventi alogenati, hanno raggiunto la base dell’acquifero o se sono ancora in fase di stratificazione. Questa informazione permetterebbe di perimetrare una eventuale area con sorgente attiva, da cui procedere al pompaggio in profondità per rimuovere la sorgente secondaria.

3.Si renderebbe necessario uno studio anche di tipo geochimico al fine di chiarire quali sono gli apporti di ricarica dell’acquifero e le eventuali associazioni /correlazioni tra specie chimiche al fine di comprendere quali possano essere state le dinamiche evolutive della contaminazione stessa.

4.In assenza di un dettagliato modello idrogeologico concettuale basato su un approccio integrato multidisciplinare che vede coinvolte discipline geologiche, idrogeologiche e geochimiche isotopiche, le informazioni raccolte con i vari piani di caratterizzazione o interventi di monitoraggio, per quanto numerose e dettagliate possano essere, possono condurre a valutazioni fuorvianti circa lo stato di salute degli acquiferi e sulla loro vulnerabilità ed indurre Enti di controllo e di gestione a scelte non corrette per la salvaguardia delle risorse idriche e per la tutela della salute pubblica. In particolare, in considerazione che si rende sempre più pressante la necessità di effettuare interventi depurativi/contenitivi della falda non si può più prescindere dalla conoscenza dettagliata del modello concettuale dell’acquifero di Massa. È infatti evidente che al fine di verificare lo stato di salute delle acque del sistema naturale, non è sufficiente confrontarsi con le concentrazioni soglia di contaminazione (CSC) del Dlgs. 152/2006, ma è invece necessario comprendere efficacemente la natura dei sistemi in gioco, ricostruendo quanto più accuratamente possibile l’ambiente di studio sotto i suoi aspetti geologici, idrogeologici e geochimici isotopici; sarà così possibile individuare le aree di ricarica degli acquiferi, ricostruire gli ambienti di circolazione, riconoscere i principali assi di drenaggio degli stessi, analizzare gli eventuali rapporti tra acque superficiali e acque sotterranee e/o rapporti falda‐mare, ricavare i background geochimici del sistema e dunque avere a disposizione le informazioni necessarie per un efficace riconoscimento delle contaminazioni e, dunque, porre le necessarie basi per l’individuazione delle corrette azioni di bonifica.

In quest’ottica si potrebbe pensare di proporre i seguenti interventi/studi:

• elaborazione di un affidabile modello idrogeologico concettuale sulla base di un approccio multidisciplinare geologico‐stratigrafico idrogeologico e geochimico‐isotopico;

• stima quantitativa dei volumi delle unità stratigrafiche individuate;

• mappatura geochimica delle principali specie chimiche organiche e inorganiche; • valutazione degli eventuali valori di fondo geochimico per le acque della falda;

Per raggiungere tali obiettivi si potrebbe proporre di procedere alla raccolta e rielaborazione dei dati esistenti riguardo lo stato dell’area (dati geografici, geologici, idrogeologici, geochimici) e in generale di tutti i dati di base disponibili ritenuti utili alla ricostruzione dei sistemi naturali e antropici in gioco.

Relativamente all’idrogeologia del sistema acquifero saranno, inizialmente, raccolti ed analizzati criticamente i dati ad oggi disponibili, nonché, rivisitati sulla base della nuova ricostruzione idrostratigrafica di cui sopra.

Per una migliore caratterizzazione idrogeologica sarà necessario, inoltre, svolgere le seguenti attività:

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• Esecuzione di due campagne piezometriche (magra e morbida) su un selezionato numero di pozzi sulla base della profondità e caratteristiche tecniche per la ricostruzione della geometria della superficie piezometrica, direzioni di flusso, spartiacque sotterranei, nonché per la valutazione dei rapporti fiume/falda per i principali corsi d’acqua dell’area. Relativamente a quest’ultimo aspetto sarebbe interessante campionare ed analizzare da un punto di vista chimico ed isotopico le acque dei corsi d’acqua e dei pozzi limitrofi.

• Esecuzione di prove di portata/emungimento su pozzi rappresentativi delle principali tipologie di acquifero che costituiscono il sistema (almeno 2 nel conoide ed almeno 1 nell’acquifero sabbioso costiero) con relativi piezometri/pozzi di controllo per la definizione dei principali parametri idrodinamici dell’acquifero (permeabilità idraulica, trasmissività e coefficiente di immagazzinamento). Durante tali prove sarebbe interessante campionare ed analizzare da un punto di vista chimico ed isotopico le acque dei pozzi in emungimento e dei pozzi di controllo nel tempo per osservare le variazioni anche in termini di qualità e contaminazione.

• Misure di portata dei principali corsi d’acqua.

• Campionamento ed analisi chimiche e dei rapporti isotopici dell’ossigeno e dell’idrogeno su un selezionato numero (almeno 20 campioni) di pozzi opportunamente distribuiti sull’area di studio ed in un intorno congruo al fine di una dettagliata definizione della circolazione sotterranea, per l’individuazione delle aree di ricarica e per una corretta valutazione dei fenomeni di miscelamento. Tutte le informazioni così ottenute, derivanti sia dalla reinterpretazione di dati esistenti, sia dalla elaborazione di dati neo‐prodotti, concorreranno alla definizione di un solido modello concettuale elaborato sulla base di un approccio multidisciplinare geologico‐stratigrafico, idrogeologico e geochimico isotopico; potrà inoltre essere valutata la possibilità di implementare un modello numerico come strumento affidabile per una corretta progettazione e gestione delle opere di MISE e di bonifica.

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