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9. Ampliamento stato di conoscenza ambientale delle acque sotterranee – Dati rete di monitoraggio acqua sotterranea Regione Toscana, gestito da ARPAT

9.3 Quadro ambientale aggiornato

In base alle informazioni riportate nei paragrafi precedenti si può affermare quanto segue:

Nella prima parte del presente studio è stato ricostruito il quadro conoscitivo ambientale relativo al Sito di Interesse Nazionale di Massa Carrara, di cui è stato studiato l’assetto geomorfologico, lito- stratrigrafico e idrogeologico con particolare riferimento alle caratteristiche della falda, che risulta essere costituita da un acquifero freatico monostrato a permeabilità medio-alta.

Sono stati raccolti quindi tutti i dati disponibili riguardo alla contaminazione delle acque di falda, dall’analisi dei quali è emersa, a causa della distribuzione, della tipologia e dell’intensità della contaminazione osservata, la evidente necessità di realizzare un intervento di Messa in Sicurezza di Emergenza della falda a scala di S.I.N..

La configurazione litostratigrafica e idrogeologica ad oggi nota sconsiglierebbe comunque interventi che prevedono l'utilizzo di elementi di confinamento fisico, stante l'assenza di livelli a bassa permeabilità di adeguato spessore ed estensione orizzontale; in un primo momento nello studio ICRAM si era pensato di operare una barriera di MISE su tutta la perimetrazione del SIN al fine di evitare che la contaminazione raggiungesse il mare. La simulazione ICRAM non prendeva in considerazione il riutilizzo dell’acqua emunta e trattata nell’impianto di MISE al limite come acquedotto industriale dell’area SIN, con perdita di una importante risorsa idrica.

Va evidenziato inoltre come il sistema di prelievo oggi attivo per l’approvvigionamento idrico delle attività produttive presenti nel sito realizzi un certo confinamento della contaminazione presente nella falda, come si desume dall’andamento delle isopieze e dall’assenza di contaminazione, peraltro da confermare mediante nuove analisi, nell’area residenziale di Marina di Massa. A questo deve comunque associarsi il fatto che le procedure di bonifica dei suoli, con eliminazione di molte sorgenti di contaminazione, dal 2008 ad oggi hanno portato ad un generale miglioramento della qualità dei suoli, eliminando di fatto molte sorgenti di contaminazione attive che riversavano contaminanti in falda.

Con il presente lavoro di tesi che ha per oggetto la verifica dello stato di conoscenza e contaminazione dell’acquifero dell’area del Sito di Interesse nazionale di Massa e Carrara, si è cercato di aggiornare lo stato di conoscenza ambientale della matrice acqua sotterranea, evidenziando per quanto possibile, alcune carenze informative che, se sanate, porterebbero ad un

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quadro di conoscenza robusto e propedeutico alla progettazione di eventuali interventi di bonifica e/o di MISE

Lo studio che inizialmente previsto una ricognizione documentale di notevolissima importanza su tutta la produzione tecnico-scientifica già prodotta per l’area in esame (stusi scientifici, elaborati di caratterizzazioni ambientali, documentazione tecnica del gestore dell’acquedotto, etc), che hanno riguardato l’ubicazione di pozzi, le loro caratteristiche costruttive (anno di realizzazione, profondità totale, profondità di captazione acqua, freatimetria, etc), lo stato di contaminazione (in termini di anno dell’ultimo campione effettuato, contaminanti riscontrati e loro concentrazione), sono state inseriti in tabelle che saranno utilizzate da al fine dell’aggiornamento dei data-base gestiti dall’Agenzia Regionale.

In particolare si possono elencare le seguenti informazioni conclusive:

1. Nell’area di Massa hanno storicamente operato aziende della chimica che andavano dalla produzione di pesticidi, alla lavorazione e trattamento dei metalli, alla distillazione del carbone, alla produzione di raffinati per la chimica di base. Tutte queste aziende, in considerazione dell’assenza di Normativa ambientale hanno storicamente inquinato i suoli ed i sottosuoli e la falda dell’area di Massa e Carrara.

2. Nell’area del Sito di Interesse Nazionale (SIN) di Massa e Carrara i contaminanti individuabili sono risultati i metalli pesanti (Nichel, Cromo (VI), Rame, Zinco, Manganese), Pesticidi, Solventi alogenati alifatici (quasi esclusivamente Tricloroetilene, Tetracloroetilene, e loro metaboliti), Benzene, Toluene, Etilbenzene e Xileni (anche se solo in una limitatissima area). In considerazione delle caratteristiche chimico-fisiche dei contaminanti individuati si è ipotizzata una tipologia di plume di contaminazione. Vista la grande estensione dell’area sono anche state individuate criticità limitate che in parte risulterebbero essere gestite (vedi caso Cromo VI).

3. Si possono individuare all’interno SIN di Massa e Carrara degli areali con contaminazione specifiche, direttamente collegabili a pregresse attività industriali effettuate. Il diretto collegamento è stato poi verificato con lo stato di avanzamento degli iter di bonifica dei siti individuati come potenziali sorgenti primarie di contaminazione dell’acquifero.

4. Lo stato di conoscenza ambientale dell’acquifero risulterebbe aggiornato indicativamente al 2008/2009; con il presente studio di Tesi lo stato di conoscenza in termini di quantità di punti di indagine e di attività analitiche effettate sulla falda è stato aggiornato al 2015. Si renderebbe comunque necessaria una fase di indagine complessiva di aggiornamento, effettuata sull’intera area SIN andando ad individuare una serie di pozzi strategici che potrebbero essere definiti “ sentinella”.

5. Lo stato di conoscenza idrogeologica dell’acquifero è limitata alla parte superficiale di questo; gli studi visionati finora descrivono un acquifero multistrato che all’approssimarsi della linea di costa tenderebbe a diventare monostrato con potenza di oltre 200 metri, dei quali solo i primi 90 metri (profondità del pozzo realizzato e indagato) sono stati indagati.

6. L’andamento delle curve isofreatiche, dipendendo direttamente dagli emungimenti delle attività industriali, risulta estremamente cambiato rispetto agli anni precedenti (2005), a causa della deindustrializzazione che è avvenuta nell’area SIN. Oltre a questo l’andamento delle isofreatiche ad oggi noto, permette di comprendere fenomeni locali di conterminazione delle contaminazioni (alcune aziende grazie alla loro necessità di approvvigionamento idrico

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per fini industriali, hanno fortuitamente effettuato un effetto barriera impedendo la diffusione della contaminazione).

7. La ricerca di punti di monitoraggio non si è fermata alle sole procedure di bonifica ma ha voluto indagare anche le aree in cui sono installati i campi pozzi ad uso idropotabile. A takle fine si sono avuti contatti con il gestore del servizio idrico pubblico, acquisendo anche i dati degli autocontrolli da questo effettuato. Questo studio ha permesso di valutare la qualità delle acque di falda di due aree nella zona di Massa di cui una interna al SIN, e una esterna al SIN che poteva fungere da elemento di controllo delle ipotesi emergenti dallo studio complessivo.

8. Sono stati inoltre valutati anche i dati ARPAT relativi al monitoraggio previsto dalla Regione Toscana ai fini della valutazione dello stato di qualità ambientale degli acquiferi (MAS). Questi ultimi dati sono stati utilizzati al fine di verificare la dimensione del plume, stante la loro strategica posizione geografica.

9. Alla luce di tutte le informazioni raccolte emerge un quadro estremamente complesso, con contaminazioni diffuse ad ampio raggio ad opera di contaminanti persistenti, più densi dell’acqua e capaci di essere biologicamente degradati dalla flora batterica naturalmente selezionata nelle acqua di falda. Questa situazione è dovuta sostanzialmente al Teracloroetilene, Tricloroetilene e successivi metaboliti che si riescono ad individuare analiticamente nelle acque di falda. In alcuni Rapporti di prova relativi a procedure di bonifica di aree interne alla macroarea A si trovano molti dei metaboliti finale della catena di degradazione quali il cloruro di vinile. La presenza del cloruro di vinile fa comprendere indicativamente la longevità della contaminazione, vedi Allegato 2.

Si può comunque affermare che sulla base dello studio aggiornato al 2008 la maggior parte della contaminazione da solventi alogenati, salvo sporadici superamenti puntuali, è ascrivibile ad una porzione limitata della macroarea A. Chiaramente l’effettuazione di una campagna di monitoraggio potrebbe avallare questa ipotesi.

10. Esistono anche contaminazioni locali di notevole importanza prima fra tutte quella relativa al Cromo esavalente e Manganese, che viene individuato in una limitata area, vedi Allegato 2. Questa situazione è stata indagata a fondo visionando i fascicoli tecnici delle procedure di bonifica delle aziende che operano nell’area. Da questo esame è emerso che nell’area so trovano la Ex Ferro-Leghe azienda che potrebbe essere la responsabile della contaminazione, a valle idrogeologico di questa la Azienda OMYA che sta ancora lavorando e che per esigenze lavorative effettua un importante sfruttamento della falda, costituendo di fatto una barriera idraulica. Dallo studio el fascicolo Ferro-Leghe è emerso però che esiste ancora attiva una sorgente di contaminazione nei suoli dovuta a fanghi di natura Cromica ai quali può essere attribuita la paternità della contaminazione in falda. La presenza della sorgente attiva, ma fortunatamente la compresenza della barriera idraulica esercitata dalla ditta idrogeologicamente a valle della Ferro-Leghe ha permesso una limitata diffusione della Contaminazione da Cromo VI all’interno del SIN. Questa situazione a nostro avviso va gestita come criticità locale.

11. Altra contaminazione che risulta presente in due areali distinti è quella da Idrocarburi Policiclici Aromatici che appare evidente nella macroarea A porzione nord e nella macroarea B porzione sud nell’area a valle idrogeologico della zona stadio. Queste due aree sembrerebbero circoscritte in entrambe i casi dalla presenza di forti emungimenti dovuti nel

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caso della macroarea A da Aziende che hanno attivato impianti di MISE, nel caso della macroarea B da azienda che emunge forti quantitativi di acqua (SABED).

12. Altra contaminazione che risulta presente in due areali distinti è quella da PCB che appare evidente nella Macroarea A porzione nord e nella macroarea B porzione sud nell’area a valle idrogeologico della zona stadio. Queste due aree sembrerebbero circoscritte in entrambe i casi dalla presenza di forti emungimenti dovuti nel caso della macroarea A da Aziende che hanno attivato impianti di MISE, nel caso della macroarea B da azienda che emunge forti quantitativi di acqua (Ex-ferroleghe,Ex-Enichem,Omya spa).

Inoltre dallo studio del fascicolo relativo alla procedura di bonifica di un sito presente nella Macroarea A è emersa una situazione di stratificazione di contaminazione abbastanza evidente. Entrando nel dettaglio per il sito in esame era stata effettuata una campagna di monitoraggio su alcuni piezometri profondi indicativamente 10-12 m etri e sul pozzo di emungimento dell’acqua asservito al ciclo di lavorazione dell’azienda profondo 22 metri. Le risultanze analitiche avevano messo in evidenza una concentrazione dei solventi alogenati più elevata nel pozzo a 22 metri piuttosto che nei piezometri a 12 metri. Nell’evoluzione amministrativa del procedimento di bonifica si è reso necessario perforare ulteriori piezometri a 12 metri di profondità uno dei quali è andato a sostituire il pozzo a 22 metri, che in ragione del suo inutilizzo a seguito della chiusura dell’azienda era collassato. Le nuove indagini analitiche compiute sulle acque sotterranee hanno evidenziato valori di solventi alogenati nei piezometri a 12 metri identici alla precedente campagna e molto inferiori al valore del pozzo a 22 metri, che non risultava però più campionabile. Questa situazione, verificatasi proprio su quei contaminanti che sono più densi dell’acqua, induce a pensare che la contaminazione da solventi alogenati, essendo piuttosto vetusta, cosa appurata dalla presenza dei metaboliti di cui sopra, ha anche avuto il tempo di scendere lungo la verticale verso la base dell’acquifero. La stratificazione della contaminazione, associata alla limitata profondità dei piezometri realizzati nelle procedure di bonifica, fanno sì che si vadano a determinare solo minime quantità di contaminanti alogenati, che vengono richiamati in superficie dalle varie barriere idrauliche che sono state installate in più punti del SIN, mentre l’eventuale maggiore quantità si potrebbe essere stratificata sul fondo dell’acquifero costituendo una sorgente secondaria attiva. A nostro avviso si renderebbe necessario verificare se esiste una stratificazione di questi contaminanti e soprattutto di quale entità.