Capitolo IX - Attuazione del Protocollo Opzionale concernente la vendita, prostituzione
3. La prostituzione minorile e la tratta
5.2
16.2 16.4 16.a 75. Il Comitato ONU raccomanda che l’Italia:
(a) armonizzi la legislazione nazionale con il Pro-tocollo Opzionale sulla vendita dei bambini/e, la prostituzione dei bambini/e e la pornografia rappresentante bambini/e, introducendo, in particolare, una definizione del concetto di por-nografia minorile all’interno del proprio Codice Penale;
(b) elabori e implementi una strategia per la pre-venzione dello sfruttamento e degli abusi ses-suali, ponendo l’accento sui gruppi di minoren-ni più vulnerabili, tra cui i Rom;
(c) provveda all’identificazione e alla protezione delle vittime, anche attraverso la formazione specialistica e il potenziamento delle risorse assegnate all’Unità di analisi del materiale pe-dopornografico;
(d) garantisca il funzionamento efficace dell’Os-servatorio per il contrasto della pedofilia e della pornografia minorile, nominandone i membri e rendendo funzionale il database volto al moni-toraggio di tali reati;
(e) riorganizzi l’Osservatorio sulla prostituzione e sui fenomeni delittuosi ad essa connessi o ne affidi il mandato e le attività a un organismo esistente, al fine di garantire il monitoraggio della prostituzione infantile e dell’abuso a dan-no di midan-norenni.
CRC/C/ITA/CO/3-4 punto 75
I media quando dedicano attenzione a questo fenome-no utilizzafenome-no termini come “baby squillo”, “prostitute”
e “prostituti”, “child sex workers”: espressioni che contribuiscono a diminuire la percezione dei/delle mi-norenni come vittime di gravi violazioni dei loro diritti fondamentali, meritevoli di tutele specifiche, lasciando occultate le ragioni sociali e culturali che sottendono all’incremento dello sfruttamento sessuale dei minori
9. ATTUAZIONE DEL PROTOCOLLO OPZIONALE CONCERNENTE LA VENDITA, PROSTITUZIONE E PORNOGRAFIA RAPPRESENTANTE I BAMBINI
di età. Non sono inoltre ancora molti i corsi di forma-zione specifici in materia di violenza di genere e sfrut-tamento, mentre si evidenzia in positivo il recente ban-do FAMI del Ministero dell’Interno, sulla prevenzione della violenza a danno di minorenni stranieri.
Non esistono dati ufficiali sul fenomeno e per avere una fotografia aggiornata dello sfruttamento sessuale delle persone di età minore in Italia bisogna fare rife-rimento a più fonti differenti. Secondo i rilevamenti del Dipartimento per le pari opportunità, nell’intero 2019 le vittime di tratta inserite in protezione, e dunque emerse e censite dalle statistiche, nell’ambito di pro-getti ex art. 18 D.lgs. 286/98 ed ex art. 13 L. 228/2003, erano 2.033 persone. La forma più diffusa di sfrutta-mento resta quella sessuale (84.5%), che vede come vittime principalmente donne e ragazze (86%). Nono-stante l’emersione sia molto più difficile nel caso dei minorenni, ben una vittima su 12 ha meno di 18 anni, il 5% meno di 14. Se la nazionalità di origine delle pic-cole vittime è principalmente nigeriana (87%), ivoriana (2.5%) e tunisina (1.9%), la Regione con più casi emersi è la Sicilia (29.8%), seguita da Liguria (14.3%), Cam-pania (9.3%) e Piemonte (13.7%). Inoltre, gli illeciti ri-guardanti lo sfruttamento lavorativo minorile nel 2019 si attestano su 243 casi accertati, quasi tutti nel setto-re terziario (210) e, in particolasetto-re, in quello dell’allog-gio e della ristorazione (142) o del commercio (36), con la consapevolezza che questi dati sono solo la punta dell’iceberg rispetto alle tante bambine, bambini e adolescenti vittime invisibili di violenza e sfruttamento nel nostro Paese.
Altro osservatorio interessante è senza dubbio il rap-porto annuale curato da una delle Associazioni del Gruppo CRC43, da cui emerge che gli operatori partner del progetto “Vie d’Uscita” hanno intercettato e soste-nuto nei primi sei mesi del 2020 e in sole sei Regioni circa 1.000 nuove vittime, sia in strada che online, in gran parte di origine nigeriana o dei paesi dell’Est Eu-ropa.
Rispetto a questi dati, visibilmente incompleti, preca-ri e dissonanti, non aiuta l’assenza dell’Osservatopreca-rio sulla prostituzione e sui fenomeni delittuosi ad essa connessi e dell’Osservatorio per il contrasto della pe-dofilia e della pornografia minorile, previsti dal nostro
43 Save the Children Italia Onlus, Piccoli Schiavi Invisibili.
ordinamento istituzionale ma non andati mai piena-mente a regime.
Tuttavia in Italia esiste una significativa rete di unità mobili (soprattutto della società civile ma non solo) che, attraverso il lavoro di outreach, riescono a darci una fotografia che rappresenta solo in minima parte un fenomeno, prevalentemente sommerso, che con l’emergenza COVID-19 ha visto trasformare alcu-ni modelli tipici della tratta e dello sfruttamento dei minorenni. I gruppi criminali dediti allo sfruttamento sessuale sono stati ovunque rapidissimi nell’adatta-re il loro modello operativo attraverso l’uso intensivo della comunicazione online e dello sfruttamento nelle case, indoor; il lockdown ha inoltre costretto le istitu-zioni e le Organizzaistitu-zioni Non Governative ad affronta-re maggiori difficoltà nelle attività di paffronta-revenzione e di supporto alle vittime.
A livello globale, tra gli effetti più diretti che riguar-dano i minori, il lockdown ha limitato da un lato gli spostamenti e la possibilità per le vittime di incontrare altre persone, trovare aiuto o fuggire, dall’altro, con la chiusura delle scuole che in molti casi sono l’unica occasione di un pasto quotidiano garantito, ha spin-to tantissimi bambini in strada in cerca di cibo o di reddito, esponendoli al rischio di essere sfruttati o di diventare vittime del traffico di minorenni, mentre ha iper-esposto al mondo digitale tanti altri, accrescendo il rischio di finire vittime dell’adescamento dei preda-tori sessuali della Rete. Il cybercrime connesso alla tratta e lo sfruttamento hanno sviluppato nel tempo enormi capacità operative, con l’aumento durante il lockdown della richiesta di sevizi erotici online, in vi-deo-chat o webcam.
In tema di prostituzione minorile, informazioni sulle notizie di reato attinenti si desumono dall’Indagine conoscitiva condotta dalla Commissione parlamen-tare per l’infanzia e l’adolescenza nel 2019. Il bilan-cio mostra, nella sola Capitale, un aumento sensibile dei reati contro i/le bambini/e e i minorenni in gene-rale, la maggior parte dei quali sono di natura ses-suale. A preoccupare particolarmente è l’incremento dei reati di adescamento attraverso il web: nel solo 2019 i procedimenti penali per questo genere di rea-to sono aumentati del 12.8% (passando a 132 casi dai 117 dell’anno precedente). Un altro dato inquietante
9. ATTUAZIONE DEL PROTOCOLLO OPZIONALE CONCERNENTE LA VENDITA, PROSTITUZIONE E PORNOGRAFIA RAPPRESENTANTE I BAMBINI
è quello relativo alle vittime di prostituzione minori-le, sempre relativamente a Roma: “abbiamo aperto 31 nuovi procedimenti penali”44. Quello della prostituzio-ne minorile è un reato che prostituzio-negli anni passati aveva già alimentato scandali nella Capitale, quando era stato scoperto il giro delle “baby squillo”. Si auspica che gli esiti dell’indagine possano essere presi come base per interventi programmati, mentre si segnala che nessun intervento strutturale ha fatto seguito al documento conclusivo dell’Indagine sulla prostituzione minorile condotta sempre dalla Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza e pubblicata nel giugno 2016.
Particolarmente esposti allo sfruttamento sessua-le in Italia sono i minori stranieri non accompagnati (MNSA), che hanno comunque registrato una forte di-minuzione significativa nell’ultimo anno: al 31 dicem-bre 2016 sono stati segnalati al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali 23.934 MSNA, mentre al 31 di-cembre 2019 erano solamente 6.05445. Rimane invece molto significativo il numero dei minorenni irreperibili:
ben 5.383 MSNA, laddove al 31 dicembre 2016 erano 6.561. Tutto ciò ci permette di cogliere la forte proble-matica – spesso da connettete con il mondo della trat-ta e della prostituzione minorile – dei minorenni irre-peribili e scomparsi; fenomeno che si affronta davvero raramente nelle nostre analisi. Senza alcun dubbio i Decreti Sicurezza (113/2018 e 53/2019) hanno minato le disposizioni in materia di asilo e di accoglienza dei migranti, in particolare con l’abolizione della protezio-ne umanitaria e soprattutto la restrizioprotezio-ne del sistema di accoglienza. Tutto ciò ha creato un processo costan-te di “invisibilità” di molti migranti, che continuano a gravitare sul territorio nazionale e, tra essi, molti mi-nori stranieri non accompagnati e/o con famiglie irre-golari, prive di risorse economiche e di sostentamen-to e dunque in situazione di altissimo ricatsostentamen-to da parte della criminalità organizzata.
Del resto la situazione dei MSNA, presenti nei Centri
44 Si veda indagine conoscitiva della Commissione Infanzia sulle forme di violenza fra i minori e ai danni di bambini e adolescenti:
“La prostituzione minorile è un altro tra i reati più inquietanti che dobbiamo registrare perché vede come vittime bambine e bam-bini, anche di età compresa tra i 10 e i 13 anni”.
45 Per approfondimenti si veda Capitolo 8, par. “Minorenni migranti non accompagnati”.
di Accoglienza Straordinari (CAS) o nei SIPROIMI (ex SPRAR), a seguito dell’uscita da tali strutture di ac-coglienza, era già ed è tuttora ad altissimo rischio di tratta (o anche retraffiking) e sfruttamento, come de-nunciato anche dall’EUROPOL e confermato da alcune inchieste giornalistiche.
L’Italia negli ultimi vent’anni ha provveduto a impor-tanti modifiche legislative in attuazione del diritto in-ternazionale ed europeo in tema di sfruttamento ses-suale dei minori di età46, ma permane l’assenza di una pianificazione sistematica sia a livello nazionale, sia a livello locale. Il primo Piano nazionale di azione an-titratta (PNA), adottato dal Consiglio dei Ministri nel 2016, è ormai scaduto da due anni e non riesce ancora a decollare nella sua nuova programmazione, alla luce dei mutati scenari fenomenologi, politici e delle nuove pratiche di tratta.
Proprio in ragione della crisi, è necessario potenzia-re gli interventi di contrasto allo sfruttamento mino-rile, con una particolare attenzione allo sfruttamento online, intensificare il lavoro di sostegno alle vittime e varare dunque al più presto il nuovo Piano, tenendo conto delle esigenze specifiche dei minorenni vittime manifeste durante questo periodo di emergenza sa-nitaria. Un aspetto fondamentale sono poi i percorsi di sostegno alla fuoriuscita dal circuito di sfruttamen-to, avviati dalle vittime. Molti percorsi di integrazione a favore delle vittime di tratta oggi sono a rischio per l’improvvisa scomparsa delle opportunità di inseri-mento lavorativo che, abitualmente, riguardavano settori come quello alberghiero o della ristorazione.
Va rilevata in questo contesto l’importante Conferen-za internazionale (29-30 giugno 2020) per celebrare il 20° anniversario della promulgazione del Protocollo di Palermo sulla tratta degli esseri umani, organizzata via web dallo Special Rapporteur delle Nazioni Unite47.
46 Si veda analogo paragrafo nel 3° Rapporto CRC: http://gruppocrc.
net/area-tematica/minori-in-situazione-di-sfruttamento-la-prostituzione-minorile/.
47 Conferenza organizzata in collaborazione con il Comune di Pa-lermo e la cooperativa On The Road. Nelle sue conclusioni lo Special Rapporteur ha denunciato come “molte vittime, compre-si i minori, sono ancora trattate come criminali o come migran-ti irregolari e di conseguenza rischiano di essere trattenute o deportate”. Disponibile su: https://www.youtube.com/playlist?li-st=PLtQYfSkOIh0-Ad3q01cxP0sVStF2Mw0L7.
9. ATTUAZIONE DEL PROTOCOLLO OPZIONALE CONCERNENTE LA VENDITA, PROSTITUZIONE E PORNOGRAFIA RAPPRESENTANTE I BAMBINI
Permangono inoltre problemi correlati all’assenza di politiche sistematiche di prevenzione e sensibilizzazio-ne e alla persistenza di pregiudizi e stereotipi sessisti e razzisti. Considerando lo sfruttamento sessuale mino-rile dalla parte della domanda, il contesto culturale di riferimento che emerge risulta pressoché omogeneo:
la prostituzione dei minorenni italiani e stranieri, di estrazione economica e sociale differente, s’inserisce nel medesimo processo sociale di normalizzazione della mercificazione dei corpi e della sessualità, che ha radicalizzato stereotipi e pregiudizi discriminatori ai danni dei minorenni coinvolti nel sistema prostitu-tivo. A riprova di ciò, come segnalato nel 3° Rapporto CRC si riscontra che tra i numerosi procedimenti pe-nali avviati a Roma nel 2014, aventi a oggetto la prosti-tuzione di adolescenti italiane, solo in un caso la mino-re era stata indirizzata a un centro antiviolenza. Per le altre nessun intervento di sostegno è stato ipotizzato o proposto. Nessuna iniziativa di sensibilizzazione è sta-ta promossa, neppure a livello territoriale nelle scuole frequentate dalle adolescenti prostituite.
I pregiudizi e la stigmatizzazione sociale sono ancora più forti dinanzi a minorenni rom e minorenni stranie-re, in particolare se provenienti dai Paesi dell’Est Eu-ropa e dalla Nigeria: nonostante infatti sia dato notorio il coinvolgimento delle minorenni straniere provenienti da Romania, Albania, Moldavia e Nigeria in un sistema di tratta ai fini del loro sfruttamento sessuale, da parte di gruppi criminali più o meno organizzati, ma comun-que strutturali nei Paesi di origine e radicati sul nostro territorio, si rileva una generalizzata sottovalutazione del fenomeno e dei suoi effetti lesivi sull’integrità psi-cofisica delle minorenni coinvolte. Nel caso di giovani Rom e Sinti, le segnalazioni ai servizi e alle organizza-zioni della società civile sono motivate generalmente da ipotesi di costrizione all’accattonaggio o di maltrat-tamento. Lo sfruttamento sessuale emerge soltanto a seguito dell’intervento delle organizzazioni coinvolte.
Ciò significa che nella maggioranza dei casi non sono tempestivamente identificate come vittime di sfrutta-mento sessuale.
Pertanto, il Gruppo CRC raccomanda:
1. Al Dipartimento per le pari opportunità presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri di ga-rantire forme di assistenza e sostegno di lunga durata, idonee a sostenere le/i minori vittime di tratta e sfruttamento sessuale, dalla fase del-la fuoriuscita, anche oltre il compimento deldel-la maggiore età e fino alla completa autonomia economica e alla piena integrazione sociale;
2. Al Dipartimento per le pari opportunità pres-so la Presidenza del Consiglio dei Ministri di garantire che venga rapidamente predisposto il Piano d’Azione Nazionale e vengano supportate con impegno pluriennale il numero verde anti-tratta e le Unità Territoriali Operative per soppe-rire ai bisogni dei/delle minori vittime di tratta e sfruttamento. A tal fine è necessario garantire un numero adeguato di posti a disposizione e un intervento congiunto di istituzioni e priva-to sociale, che garantisca l’immediata presa in carico del/della minore, lo spostamento rapido della vittima dal luogo in cui si trova al momento dell’emersione e fuoriuscita, e la tutela dei/delle minori vittime, anche quando non abbiano anco-ra matuanco-rato la volontà di denunciare;
3. Al Dipartimento per le pari opportunità pres-so la Presidenza del Consiglio dei Ministri di prevedere e coordinare un’indagine fenome-nologica e conoscitiva nazionale, quantitativa e qualitativa, che metta in evidenza le reali dimen-sioni della tratta e dello sfruttamento dei/delle minori, specificatamente in relazione alle attuali situazioni di tratta (sfruttamento lavorativo, ac-cattonaggio, economie illegali).
10. IL TERZO PROTOCOLLO OPZIONALE ALLA CRC SULLE PROCEDURE DI COMUNICAZIONE E RECLAMO
16.7
3. Il Comitato ONU accoglie favorevolmente i pro-gressi conseguiti dall’Italia in diversi settori, come la ratifica del Protocollo Opzionale alla Convenzione sui diritti dell’infanzia sulle proce-dure di reclamo, nel 2016.
11. Il Comitato ONU raccomanda all’Italia di:
(a) intensificare il proprio impegno nel diffondere informazioni sulla Convenzione e sui suoi Pro-tocolli Opzionali, anche attraverso programmi di sensibilizzazione rivolti ai genitori, al grande pubblico e ai minorenni in modo fruibile, alle organizzazioni religiose, al Legislatore e alla Magistratura per assicurare la loro applicazio-ne applicazio-nei processi legislativi e giudiziari.
CRC/C/ITA/CO/5-6 punto 3 e 11
Il Terzo Protocollo Opzionale alla CRC (OP3), adottato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 19 di-cembre 20111, è uno strumento che consente di pre-sentare reclami a livello internazionale contro violazio-ni dei diritti dell’infanzia verificatisi in un ordinamento nazionale, quando nel sistema giudiziario interno ai Paesi membri non si sia potuta ottenere giustizia2. È un trattato che, a differenza degli altri due protocolli opzionali alla CRC non prevede diritti, ma procedure,
1 Adottato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con Ri-soluzione A/RES/66/138 del 2011 è entrato in vigore tra i primi Paesi il 14 aprile 2014, come previsto nell’articolo 19 comma 1.
Il testo è reperibile su https://treaties.un.org/doc/source/doc-s/A_RES_66_138-Eng.pdf.
2 Il previo esperimento dei rimedi nazionali è una condizione di pro-cedibilità (c.d. esaurimento delle vie di ricorso interne), previsto dall’art. 7 lett. e) ed è rispettato se il sistema nazionale interno a ogni Paese aderente non è stato in grado di porre rimedio alla violazione, nonostante l’avvio e il completamento delle procedure interne che la legge prevede per la difesa dei diritti delle persone di età minore che si intendono violati, oppure quando non siano previste procedure a quel fine e sia quindi impossibile procedere.
e consente al Comitato ONU3, con sede a Ginevra, di ricevere da parte di privati, anche minorenni, ricorsi attraverso i quali gli stessi denunciano di aver subito violazioni dei diritti riconosciuti nella CRC e negli altri due suoi Protocolli Opzionali (OPSC e OPAC).
I Paesi che hanno ratificato questo Protocollo sono at-tualmente 464, tra i quali l’Italia nel 20155.
I ricorsi contro uno Stato che abbia ratificato il Terzo Protocollo Opzionale alla CRC devono essere presen-tati per iscritto e possono essere sia “individuali” (art.
5) che collettivi e, nel presentarli, bambini e ragazzi possono procedere direttamente oppure tramite loro rappresentanti, che possono essere persone oppure enti6. In Italia, il Protocollo è entrato in vigore il 4 mag-gio 2016 ed è dunque applicabile con riferimento a fatti accaduti dopo tale data7.
L’Italia è uno dei 13 Paesi che ha acconsentito a sot-toporsi a segnalazioni provenienti da altri Stati parte, rispetto alle proprie violazioni dei diritti dei minorenni8, ma non ha invece aderito all’articolo 13 che prevede una speciale procedura di investigazione prevista nel caso di “violazioni gravi o sistematiche”.
3 Il Comitato è formato da 18 esperti indipendenti. Per vederne la composizione: https://www.ohchr.org/EN/HRBodies/CRC/Pages/
Membership.aspx.
4 Dalla redazione del precedente Rapporto CRC, il Terzo Protocol-lo Opzionale è stato ratificato dal Benin (19 agosto 2019) e dalle Maldive (27 settembre 2019), mentre l’Armenia ha firmato il 26 settembre 2019. Per consultare lo status delle ratifiche: https://
treaties.un.org/Pages/ViewDetails.aspx?src=TREATY&mtdsg_
no=IV-11-d&chapter=4.
5 La ratifica è avvenuta con Legge 199 del 16 novembre 2015.
6 Per il dettaglio sulle modalità da seguire per presentare comuni-cazioni e denunce, come pure per lo svolgimento delle procedure che con queste segnalazioni verranno attivate, secondo il Trattato, si rinvia al 5° Rapporto CRC, pagg. 10-11, e al 7° Rapporto CRC, pagg. 39-40, entrambi disponibili su www.gruppocrc.net.
7 Il Protocollo, ai sensi dell’art. 19, entra in vigore, nei confronti dei singoli Stati parte, decorsi tre mesi dal deposito dell’atto di ratifica che, con riguardo all’Italia, è avvenuto il 4 febbraio 2016.
8 La denuncia tra Stati è prevista dall’articolo 12 e gli Stati che pos-sono denunciare reciprocamente violazioni all’interno di altri Stati membri sono: Albania, Belgio, Cile, Finlandia, Germania, Italia, Liechtenstein, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Svizzera e Turchia. Quest’ultima, tuttavia, con alcune riserve, tra cui quella relativa all’art. 29 della CRC, con riferimento al servizio militare aperto ai minorenni su base volontaria, e quella relativa al fatto che i tre Protocolli Opzionali s’intendono operativi solo nei confronti degli altri Stati parte che la Turchia riconosce e con cui ha relazioni diplomatiche.
IL TERZO PROTOCOLLO OPZIONALE ALLA CRC
SULLE PROCEDURE DI COMUNICAZIONE E RECLAMO
10. IL TERZO PROTOCOLLO OPZIONALE ALLA CRC SULLE PROCEDURE DI COMUNICAZIONE E RECLAMO
A oltre sei anni dall’entrata in vigore di questo Proto-collo Opzionale, sono state 40 le decisioni del Comi-tato ONU sui ricorsi presentati per violazioni di diritti riconosciuti dalla CRC9: tra queste sono solo 11 quelle nel merito (10 contro Spagna, 1 contro Belgio, 2 contro Danimarca, 1 contro Paraguay), mentre sono ben 13 le pratiche dichiarate irricevibili e 9 quelle cancellate dal ruolo per rinuncia dei richiedenti10. Nessuna decisione è relativa all’Italia.
In base alle informazioni disponibili, sono comples-sivamente 75 i casi pendenti in attesa di decisione;
nessuna segnalazione è mai stata presentata contro l’Italia11.
Gli strumenti offerti dall’OP3 rappresentano una stra-da concreta per conferire effettività ai diritti della CRC, consentendo il coinvolgimento attivo della persona di minore età che da titolare dei diritti diventa anche ti-tolare del potere di agire nel loro rispetto. Questa op-portunità è tuttavia strettamente collegata alla reale conoscenza e accessibilità delle relative procedure e alla diffusione di un linguaggio che consenta di rende-re comprende-rensibili i meccanismi che normalmente sono riservati agli addetti e specialisti del diritto. Si pone in particolare il problema, anche etico, per lo Stato – specie per la necessità di previo esperimento delle vie
9 Cfr. elenco delle decisioni del Comitato, al momento della pub-blicazione aggiornate al 28/09/2020, scaricabili da http://juris.
ohchr.org/search/results/1?typeOfDecisionFilter=0&countryFil-ter=0&treatyFilter=0
10 Le decisioni di merito hanno riguardato l’interesse superiore del minorenne, il diritto all’identità, il principio di non respingimento, la discriminazione anche in base all’origine etnica, i trattamenti disumani e degradanti, l’adozione, l’allontanamento dai genitori,
10 Le decisioni di merito hanno riguardato l’interesse superiore del minorenne, il diritto all’identità, il principio di non respingimento, la discriminazione anche in base all’origine etnica, i trattamenti disumani e degradanti, l’adozione, l’allontanamento dai genitori,