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Alcuni esempi a riguardo provengono da associazioni e imprese che si occupano di innovazione e inclusione sociale e che progettano e mettono in opera corsi di formazione o auto-formazione (nel caso di familiari) per

PERFORMA NCECURA

ACCESSO RISPOSTA

21 Alcuni esempi a riguardo provengono da associazioni e imprese che si occupano di innovazione e inclusione sociale e che progettano e mettono in opera corsi di formazione o auto-formazione (nel caso di familiari) per

coloro che spinti da necessità o dedizione intendono dedicarsi all’assistenza sanitaria a domicilio:

http://www.caregiverfamiliare.it/?page_id=19;

http://www.inhc.it/assistenza-domiciliare/formazione-per-badanti-e-o-familiari/; http://www.spaziocuore.it/Corsi-di-formazione/corso-di-formazione-per-badanti.html.

22 In questo paragrafo si considera questa figura secondo una visione olistica e multidisciplinare che in questi anni sta assumendo. Per ulteriori riflessioni sul termine si veda: Forlizzi, 2012; Giacomin, J., 2012; IDEO, 2015.

stenza (in questo caso nell’ambito dell’Home Care), dovrebbe comprendere maggiormen- te quali sono le esigenze di tutti coloro che del progetto ne dovranno beneficiare. Come già evidenziato non esiste un solo utente che determina l’andamento delle fasi decisionali. Esi- stono una molteplicità di individui, e con esigenze differenti, che partecipano o possono par- tecipare a diverse fasi e con possibilità di esperienza nelle varie sequenze che determinano il servizio, a maggior ragione, nei servizi il quale scopo è legato all’assistenza sanitaria. Quindi lo Human-Centred Designer deve riuscire a creare le condizioni perché questi stakeholders possano partecipare attivamente alle fasi di costruzione dell’intero percorso progettuale. De- ve inoltre riuscire a stabilire quali sono le richieste specifiche per ogni gruppo di stakeholders e mettere in relazione tali richieste con il contesto e con le possibilità e i limiti progettuali. Quindi con spiccata sensibilità nei confronti dell’innovazione e dell’inclusione sociale deve ipotizzare soluzioni progettuali verificabili e da verificare tramite un confronto con le richie- ste studiate tramite il coinvolgimento degli stakeholders, nonché con ulteriori valutazioni e ulteriori coinvolgimenti attivi dei ‘portatori di interesse’ del progetto. Ogni fase è da inten- dersi da sviluppare in team progettuali multidisciplinari dove la presenza degli stakeholders è parte costante di ogni fase progettuale.

Se le verifiche, le valutazioni e l’ulteriore fase di coinvolgimento non incontreranno le esi- genze e le richieste emerse, lo Human-Centred Designer dovrà essere capace di riaprire il processo, e in modo iterativo riconsiderare ogni fase dove necessario. In ogni progetto dove l’individuo e i suoi valori hanno un ruolo centrale questo approccio è necessario; quindi lo stesso vale per progetti che si rivolgono al sistema dei servizi per l’Home Care.

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Ergonomia e design per i dispositivi medici

Il percorso di ideazione, sviluppo e realizzazione del progetto – di prodotti, ambienti, servi- zi – viene in genere descritto come la successione di varie fasi che partendo dalla definizione di un bisogno (aspettativa, desiderio) e di un obiettivo da raggiungere – descritto attraverso il cosiddetto brief di progetto – si sviluppa attraverso l’analisi del quadro di riferimento, la defi- nizione dei requisiti di progetto, la formulazione di prime ipotesi, la discussione e la valuta- zione delle diverse alternative (soluzioni più idonee) e infine, la definizione della soluzione progettuale definitiva, lo sviluppo del progetto per la produzione. Sono molte le figure pro- fessionali che entrano in gioco in questo percorso, tutte essenziali allo sviluppo del prodotto e alla sua ottimale realizzazione.

Figure tra le quali il progettista, o più facilmente il gruppo di progettazione – ha un ruolo de- cisivo ma non certo unico né autosufficiente.

Il ruolo del designer, e della sua principale attività – ossia la progettazione – è dunque parte essenziale, ma non unica, del processo di progettazione e realizzazione dei prodotti, e si svi- luppa al suo interno parallelamente alla complessità di tutti i fattori in gioco.

L’azione progettuale presuppone la conoscenza – ossia l’analisi e la valutazione – del qua- dro di riferimento, la capacità di elaborarne interpretazioni attendibili e di tradurle in nuove idee e in soluzioni di intervento innovative e realizzabili. L’azione progettuale si concretizza nella generazione di idee basata sulla conoscenza e interpretazione di tutti i fattori in gioco e dei loro differenti livelli di complessità, ossia le richieste dell’azienda (o del committente pri- vato), gli obiettivi richiesti, i materiali e le tecnologie produttive disponibili e/o utilizzabili, i prodotti analoghi già presenti sul mercato, le possibili soluzioni già sviluppate o presenti sul mercato nello stesso o in altri settori. E, ovviamente, la disponibilità di risorse economiche, temporali, umane ecc.

Al progettista si chiede inoltre di entrare in relazione con le altre competenze professionali, interne o esterne all’azienda, coinvolte nel processo di progettazione (marketing, organizza- zione della produzione, programmazione delle linee prodotto ecc.) e di conoscerne i risulta- ti di ricerca e le informazioni prodotte.

6 | 1 richiesta o pressione sociale prescrizioni legislative norme tecniche strategie aziendali benchmarking trasferimento richieste organizzative gestionali implementazione innovazione tecnologica pressione della concorrenza Richiesta iniziale Indagine/ ricerca Brief di progetto Prime ipotesi progettuali Prototipazione Ingegnerizzazione produzione Immissione sul mercato Fase di uso Sviluppo del progetto

dispositivi medici e per l’home care

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