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– Riassunto –

I bacini ceramici del cosiddetto “tipo Pula”, collocati nella facciata della Chiesa di Sant’Antonio Abate presso il Palazzo Chiaramonte (PA), sono stati documentati fin dagli anni Settanta. Le complessità delle fasi storiche che hanno interessato il monumento e la deter- minazione della cronologia relativa all’inserimento dei recipienti nel campanile, hanno generato diversi dibattiti nella comunità scienti- fica. L’unico dato certo è la provenienza di questi bacini, tanto più quando sono i riscontri archeologici a confermare la loro fabbrica- zione nelle botteghe levantine. Durante le campagne di scavo svolte- si tra il 2015-2019 nel Barri d’Obradors di Manises, difatti sono sta- ti rinvenuti numerosi scarti di produzione delle tre differenti fasi di cottura: dai frammenti privi di rivestimento con tracce di cobalto, a quelli smaltati e dipinti in blu e infine resti con decorazione dorata. Parole chiave: bacini, tipo “Pula”, Palermo, scarti di produzione, bottega manisera.

– Abstract –

“Bacini” of the so-called Pula’s type have been documented since 1970, located in the facade of Sant’Antonio Abate Church in the Chiaramonte Palace (PA). The complexity of the historical phases that affected the monument and the determination of the relative chronology of the insertion of the bowls in the bell tower have generated many debates in the scientific community. The only certain fact is the origin of the pottery, especially since recent ar- cheological discoveries of similar pieces, have confirmed their pro- duction happened in the Levantine workshops. During the 2015- 2019 excavation campaign in Barri d’Obradors of Manises pottery scrap materials came to light showing different baking phases: first firing shards with traces of cobalt blue, as well as glazed and deco- rated in blue and finally lustreware remains.

Keywords: bacini, Pula’s type, Palermo, pottery production waste, Manises’s workshop.

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La chiesa dedicata a Sant’Antonio Abate sorge a ri- dosso del Palazzo Chiaramonte (Steri) di Palermo, fon- dato nei primi decenni del Trecento per volontà dal vicario Manfredi I. L’edificio di culto era anticamente adornato con 19 bacini ceramici di provenienza spa- gnola, collocati nella facciata del campanile a vela, or- mai andato distrutto. Nel 1932 Ettore Gabrici pubblica per la prima volta le immagini in bianco e nero di sei dei diciannove bacini della chiesa palermitana. Agli ini- zi degli anni ’80 del secolo scorso, in un contributo più approfondito, Franco D’Angelo presenta lo studio dei quattro esemplari, unici superstiti dei sei pubblicati dal Gabrici, conservati presso il Palazzo Abatellis, sede della Galleria regionale della Sicilia. L’interesse della comu- nità scientifica verso i bacini della chiesa dello Steri ha generato fin da subito un acceso dibattito rivolto per lo più all’individuazione del centro di produzione delle ce- ramiche. Secondo Hugo Blake queste ultime rientrano perfettamente nelle caratteristiche del cosiddetto Tipo Pula, ipotesi contestata per ragioni di carattere arche- ometrico da Tiziano Mannoni e da Gabrielle Démians d’Archimbaud. Il primo, infatti, sostiene che la presen- za di elementi granitici escluda a priori la possibile pro- venienza levantina degli esemplari, mentre la seconda, seppur con qualche riserva, ritiene che la composizione chimica dell’impasto non sia esattamente quella tipica delle produzioni valenzane di XV secolo, data la mi- nor presenza di potassio rispetto ad alcuni frammenti similari rinvenuti a Rougiers. Le indagini archeologi- che condotte sotto la direzione di Jaume Coll Conesa (direttore del Museo Nacional de Cerámica-Valencia) nel Barri de Obradors – C/Fabricas 1 e C/ Valencia 17 (Manises-Valencia) – hanno permesso di riportare alla luce un ingente quantitativo di materiale fittile riferibile a diverse fasi di lavorazione della ceramica: dagli scarti di prima cottura dipinto in blu (bajocubierta), ai fram- menti smaltati e ad altri decorati con riflesso metallico. I contesti stratigrafici emersi dagli scavi testimoniano

che, in un limitato arco cronologico che va dal 1380 al 1420, era presente a Manises una produzione di cerami- che con le stesse caratteristiche tipologiche e stilistiche dei bacini fittili della chiesa dello Steri di Palermo. A Manises sono emerse chiare evidenze dell’elaborazione di almeno tre serie di decorazioni incluse nel cosiddetto Tipo Pula: radial, retìcula e círculo con un punto con- centrico decorato in dorato, realizzato con un compas- so. Quest’ultimo elemento decorativo non è comparso nel gruppo Tipo Pula originario, ma possiamo comun- que considerarla una produzione esclusiva manisera dal momento che al presente non è stata documentata in altri ateliers. Tra il materiale fino ad ora analizzato (fig. 1), 47 individui di Manises presentano similitudini con gli esemplari della Chiesa di sant’Antonio Abate. Re- centemente, inoltre, è stato effettuato un ulteriore stu- dio che ha interessato i quattro bacini (fig. 2) conservati presso il Palazzo Abatellis, di cui sono state esaminate tra le altre anche le peculiarità del profilo esterno. Due bacini hanno caratteristiche più tarde rispetto agli altri per la presenza del piede a disco e del motivo decorati- vo del cìrculo con punto concentrico. Nei contesti stra- tigrafici di Manises, infatti, la combinazione di questi due elementi si ritrova in un momento più avanzato della produzione, ovvero verso la fine del XIV o l’ini- zio del XV secolo. Altro indicatore cronologico deter- minante è la decorazione esterna delle ceramiche che contribuisce all’identificazione del periodo di circola- zione della serie. Nelle Tipo Pula rinvenute a Manises, il motivo più antico riscontrato è la banda a chevrones della metà del XIV secolo, mentre quella a lineas pa- ralelas e filetes paralelos appaiono più tardi, vale a dire dalla fine del XIV-inizio del XV secolo. Negli esemplari di Palermo, i processi postdeposizionali hanno alterato il rivestimento, lasciando solo alcune tracce di dorato nella superficie esterna. Solo in un caso, infatti, è stato possibile ipotizzare quale fosse la decorazione originale. In conclusione, dunque, si può affermare che i baci-

fig. 1 – Materiale proveniente dal centro produttivo di Manises. Differenti fasi di lavorazione e studio tipologico.

ni ceramici della chiesa palermitana dello Steri furono prodotti nelle botteghe manisere e che verosimilmente furono inseriti a decorazione della facciata del campa-

nile tra il 1392-1415, quando il Palazzo e la Cappella subirono un cambio d’uso e furono adibiti a sede dei sovrani catalani.

Bibliografia

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e Roma. fig. 2 – Visione generale dei bacini superstiti e rispettivi profili (Steri-Palermo).

“Storie (di) Ceramiche” è una giornata di studi dedicata alla memoria di Graziella Berti, studiosa

di ceramica e figura importante per gli studi storici sulla Pisa medievale e moderna, venuta a mancare l’11 Giugno del 2013. Questa occasione, giunta alla sua sesta edizione, vuole ricordarla nella maniera che lei stessa avrebbe apprezzato di più: attraverso i temi a lei cari, l’innovazione della ricerca e le nuove generazioni di studiosi.

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