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– Riassunto –

Nel presente contributo vengono presentate nuove caratteristiche sul paesaggio califfale della Spagna centrale. Ci troviamo di fronte ad un paesaggio profondamente modificato con la riforma di Ab- durrahman III. Negli ultimi 20 anni però, l’archeologia d’urgenza ha dato l’opportunità di studiare porzioni di terreno che ci svelano nuove realtà sulla struttura sociale in ambito rurale. Questo ci per- mette di presentare un inedito repertorio ceramico, che contribuisce al dibattito peninsulare sulle caratteristiche della ceramica califfale d’Al-Andalus.

Parole chiave: Archeologia islamica, ceramica, epoca califfale, Madrid, paesaggio.

– Abstract –

I present new features on the caliphal landscape of the centre of Iberian. We find ourselves in front of a profoundly modified land- scape with the reform of Abdurrahman III. In the last 20 years, however, the Fieldwork Archaeology has allowed studying por- tions of land that reveal new realities about the social structure in rural areas. This also allows us to present an unprecedented ceramic repertoire, which contributes to the debate on the charac- teristics of the Caliphal potteries of Al-Andalus.

Keywords: Keywords: Islamic Archaeology, Pottery, Caliphal Period, Madrid, Landscape.

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1. Introduzione

Attraverso lo studio della documentazione di scavo e dai materiali depositati nel Museo Regionale della Comunità di Madrid, abbiamo potuto ricostruire la stratigrafia dei due casi di studio che qui presentiamo, rispettivamente nei municipi di Alcalá de Henares e Villaviciosa de Odón. L’indagine eseguita ci permette mostrare un inedito contesto ceramico dei secoli X e XI, che rompe con i criteri descrittivi che fino ad oggi distinguevano gli studi tipologici compiuti nella Marca Media (fig. 1).

2. Alcalá de Henares

Lo scavo eseguito nel territorio di Alcalá venne ese- guito dall’impresa archeologica Argea tra gli anni 2011- 2015, in una zona che si trovava nel limite con l’antica città romana di Complutum. La stratigrafia non ha ap- portato fasi precedenti, solo pochi materiali residuali di epoca romana, proprio per la vicinanza della urbe d’e- poca imperiale. Nel momento dell’intervento vennero alla luce una serie di capanne costruite con materiali deperibili; tanti sili scavati nel terreno e utilizzati come magazzini di stoccaggio e un cimitero islamico (Roma, Menduiña García, Roberto 2015).

Le ceramiche studiate (277 frammenti) sono prin- cipalmente fabbricate a tornio, solo una minima per- centuale è a mano, il 16%, ma dobbiamo considerare che tra loro vi sono manici e pesi utilizzati durante la

tessitura. La ceramica è nella maggioranza fabbricata con cottura ossidante, solo il 7% è cotto in atmosfera riducente. In questo villaggio fanno apparizione tipolo- gie che finora non avevamo incontrato nelle zone rura- li come due lucerne (candiles), di cui una invetriata in verde probabilmente fabbricata a matrice e con becco corto e per la prima volta troviamo due esemplari di arcaduces, che si utilizzavano per l’irrigazione dei cam- pi. Per la prima volta si è anche incontrato un atabal, uno strumento musicale, con una apertura circolare nel fondo che veniva ricoperta con una pelle che si appli- cava nella parte superiore dello strumento per produrre percussioni.

Le olle sono globulari, e con orli bifidi, i coperchi che sono stati incontrati sono di forma circolare e con un manico nel centro.

Per la mensa erano presenti brocche con escotadura en hombro, solo in pochi casi le troviamo decorate con pittura, rossa, marrone o nera, praticata con le dita. Le tazze sono principalmente emisferiche senza manici, solo in un caso abbiamo una tazza quasi intera di for- ma trapezoidale con una presa semicircolare applicata all’orlo.

Le bottiglie sono con collo corto e di tendenza glo- bulare, e solo in un caso ci troviamo con un collo lungo che potrebbe rappresentare una redoma. Tra il nuovo repertorio troviamo anche una serie di anfore dal collo lungo, la bocca stretta e di forma globulare con base piana, che servivano tanto per l’immagazzinamento di prodotti liquidi, come probabilmente per il loro

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trasporto. Per la prima volta anche tra le decorazioni troviamo una ceramica decorata nella superficie esterio- re con base bianca ornata in verde e bruno con motivi geometrici.

All’interno di una delle capanne è stata rinvenuta una grande quantità di scorie di vetro.

3. Villaviciosa de Odón

Del villaggio di Villaviciosa de Odón si conosce solo una piccola porzione, che venne scavata a causa di una opera pubblica ingaggiata dal comune. Sono solo due le capanne semiscavate nel terreno che si sono riscon- trate, entrambe di grandi dimensioni. Una caratterista del sito è il ritrovamento di fosse poco profonde, quasi superficiali e di grandi dimensioni, che presentano una forte combustione (Jaramillo Fernández, Vega Mi- guel 2000). Queste strutture potrebbero essere forni ceramici all’aria aperta, costituiti da delle pire sulle qua- li venivano addossati i contenitori ceramici (Berrica 2018).

Il lotto di ceramiche studiate (198 frammenti) è costituito principalmente da recipienti da cucina, da tavolo e per l’immagazzinamento o trasporto. Le olle sono globulari caratterizzate da orli bifidi, i coperchi di forma circolare, con un manico nel centro, l’esemplare incontrato presenta una decorazione incisa a onde. Si è anche riscontrato un solo esempio di olla tripode.

Le ceramiche da tavolo sono costituite in maggioran- za da brocche con escotadura en hombro, pitturate con le dita di marrone, rosso o nero, la decorazione presen- ta o linee rette e solo in pochi casi a onde intrecciate, le tazze sono emisferiche e non hanno nessun manico. La pasta ceramica è quasi sempre di un color biscotto dalle diverse tonalità e molto depurata, la pasta è resa porosa per consentire l’assorbimento dell’umidità e quindi perfetta per il mantenimento di liquidi. Queste caratteristiche si riscontrano anche nelle anfore, che si utilizzavano tanto per l’immagazzinamento come per il trasporto. La cottura è ossidante a causa delle caratte- ristiche dei forni, precedentemente descritti e tutte le ceramiche sono fabbricate con il tornio. Qui non ab- biamo riscontrato nessun tipo di lucerna e neanche di ceramica invetriata (fig. 2).

4. Conclusioni

Per la prima volta possiamo presentare un gruppo ceramico proveniente dalle zone rurali del centro del- la penisola iberica, con una stratigrafia affidabile in un momento di transizione tra il X e l’XI secolo. Nel caso di Alcalá de Henares la stratigrafia sembra già un po’ più avanzata rispetto a quella di Villaviciosa, poiché co- minciano a fare l’apparizione ceramiche invetriate, an- che se in una percentuale ancora minima solo un 8%, le lucerne fabbricate con matrice e con becco corto anche se ancora con una percentuale minima del 3%. I due esemplari di arcaduz, potrebbero indicare che si stava incominciando a introdurre nel centro peninsulare la coltivazione irrigata attraverso l’uso del molino. I re- sti di scorie di vetro ritrovate in una capanna, suggeri- scono che la lavorazione della ceramica invetriata stava arrivando anche alle zone rurali e che la fabbricazione avvenisse in loco.

Nel caso di Villaviciosa il gruppo ceramico è molto semplice e ancora non presenta nessun tipo di inve- triate, anche se la pasta è decisamente di una qualità ottima. Il ritrovamento della moneta di tipo regionale è simile a quelle che si sono ritrovate durante lo sca- vo di Aguas Vivas nella città di Guadalajara, e che si possono datare tra finale del X secolo e già entrato l’XI (Serrano et alii 2004). Le ceramiche pitturate sembrano essere una constante nel centro peninsulare già che le ritroviamo dal secolo VIII fino al periodo del basso Medioevo.

Nel caso di Villaviciosa ci piacerebbe evidenziare il fatto che si trova in una fase precedente rispetto ad Al- calá, quest’ultima presenta ceramiche che si datano a un momento già avanzato della prima metà del secolo XI.

Quello che è importante sottolineare è che ci trovia- mo davanti a un paesaggio ancora di difficile interpre- tazione a causa dei pochi scavi eseguiti, il ritrovamento di questi due villaggi che si trovano a cavallo tra l’epo- ca Califfale e la Taifa sono sicuramente importanti per poter incominciare a fare un po’ di chiarezza sul tipo di materialità che si poteva trovare nella Marca Media. Questa zona ancora presenta troppe incertezze su que- sta fase finale del dominio islamico e lo studio stratigra- fico è l’unico che ci può aiutare a fare chiarezza.

Bibliografia

Berrica S. 2018, Construcción del paisaje andalusí en la zona occi-

dental de los Banū Salim, in García-Contreras Ruiz G., Olmo

Enciso L. (a cura di), Arqueología medieval en Guadalajara:

Agua, paisaje y cultura material, Granada, pp. 113-138.

Roma S., Menduiña García A., Roberto C. 2015, Línea subter-

ránea de media tensión en la M-300, 298, y obras de construcción de la Plataforma Logística para Supermercados LIDL (excavación

y control arqueológico del movimiento de tierras), n. 2015_41, Alcalá de Henares (Madrid).

Jaramillo Fernández, Iván; Vega Miguel, Jorge 2000, Proyecto

de duplicación de calzada de las carreteras M-511 y M-501 entre la M40 y M-522 (excavación), n. 2000_27, Villaviciosa de Odón

(Madrid).

Serrano E., Torra M., Castro M., Sanchez A. 2004, Excavacio-

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