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2. Relazioni con il pubblico / relazione con i pubblici

2.2 Poetche polemiche: il caso del Liceo Carducci

2.2.3 Questone d'autonomia

Una parte degli artcoli segue il flone della cronaca e si occupa dei successivi “at di violenza” e

delle indagini ad essi connesse

74

. Ma una parte consistente della produzione giornalistca si

concentra sul Piccolo Teatro, individuato come responsabile ultmo di tali at, che in tale otca

“vennero qualche giorno dopo la manifestazione organizzata da Grassi: ne furono, anzi, la

prevedibile quanto deplorevole conseguenza.”

75

Allargando il campo dal caso del Carducci all'intera programmazione presso i licei, viene messa in

discussione, con un modello che emergerà nella sua interezza solo nelle polemiche sorte pochi

mesi dopo intorno a Vita di Galileo, l'autonomia del teatro - per quanto riguarda l'esplicitazione

della sua linea ideologica – e l'area di competenza entro la quale un organismo come il Piccolo

dovrebbe essere autorizzato ad agire.

In questa situazione sta inserendosi anche il Piccolo Teatro di Milano, i cui recitals sono all'origine delle vivaci polemiche e al Carducci e in altre scuole citadine. Non si contesta la validità di un'iniziatva che vuole portare i giovani a conoscenza del teatro, purché questa iniziatva rest nell'ambito culturale che le è proprio e non fuoriesca in una manovra di chiara difusione delle dotrine marxiste e materialiste. Il fato che tali recite siano state fate anche in alcune cooperatve di chiara ispirazione comunista; il fato che i brani scelt siano quasi sempre a senso unico e materialist; il fato che abbiano suscitato aspri scontri nelle scuole citadine, dice purtroppo che si sta tentando di dare ad iniziatve che dovrebbero restare esclusivamente

73 Una polemica faziosa, in «Mr. Giosuè», organo dell'Associazione Studentesca Carducci, marzo 1963, Guido Contessa (“a nome dell'A.S.C.”).

74 Le indagini si protraggono fno alla primavera 1963, poi cessano di apparire artcoli dedicat all'argomento. 75 Lezione di marxismo nell'aula magna, cit.

culturali, una matrice ideologica quanto mai chiara e qualifcata, magari contando sull'appoggio aperto o tacito dei Presidi e dello stesso Provveditorato.76

Non vogliamo politca in teatro diventa lo slogan, utlizzato da entrambe le part, tanto da chi

considera il recital un'operazione propagandistca (comunista/marxista/socialista/antreligiosa a

seconda dell'artcolo) che non dovrebbe essere permessa in un ambiente “neutro”

77

, quanto da chi

ritene di dover difendere la qualità artstca dell'atvità del Piccolo Teatro e delle opere utlizzate,

opponendosi al rifuto di semplice matrice politca.

Da più part si ripete questo “slogan” [Non vogliamo politca in teatro, ttolo del pezzo], a secondo che fa comodo. Ma noi lo diciamo in modo chiaro e a tut perché in dieci anni di vita questo giornale non ha parteggiato politcamente per chicchessia. Il Teatro deve restare al di fuori e al di sopra dei partt. E non può essere un pretesto machiavellico, magari ad efeto ritardato, per propiziare favori agli speculatori interessat. Quelli del “Piccolo di Milano”, agli ordini dell'ex sciacallo Paolo Grassi, mentre si afannano a dare del fazioso ad “Arcoscenico”, non esitano a dimostrare la loro faziosità con propaganda politca nelle scuole, sorprendendo la buona fede dei Presidi e degli allievi. Ma non sempre s'incontrano pecoroni dispost a subire. Così gli alunni del Liceo Carducci di Milano, dopo un “recital” propagandistco hanno reagito energicamente al nucleo volante degli atori paolograssiani. Sono avvenut clamorosi incident. Si è giunt ad at provocatori gravissimi, a letere minatorie, a bruciare i vestt delle studentesse refratarie al verbo degli agent di propaganda, mentre esse erano in palestra, a cazzotament tra i giovani di opposte tendenze, con l'epilogo di inchieste, interrogazioni, atacchi delle artglierie giornalistche e via dicendo. […] Il Teatro non deve nascondere insidie; e non le nasconde quando si presenta l'opera quale che sia nella sua integrità, ma se di un'opra si scelgono brani con scopi tendenziosi ciò è disonesto. […] Cert recital non si fanno. Il Teatro non può immischiarsi con le vedute politche dei dirigent di imprese teatrali sovvenzionatssimi, grassi o magri che siano; e la scuola deve avere funzione educatva e morale e non può permetere manifestazioni che turbano la coscienza dei giovani. […] 78

Il centro della polemica si sposta quindi verso la “politcizzazione”, o meglio, verso la connotazione

76 Polemiche studentesche in un liceo citadino, in «L'Italia» di Milano, 22 gennaio 1963, s.a.

77 Ambiente la cui neutralità è a volte accetata con fatca: “la concezione catolica dell'educazione non ci rende certo entusiast di una scuola neutra. Ma come per lealtà democratca, sia pure in atesa di tempi migliori, noi accetamo la mortfcazione della nostra sensibilità di catolici nella scuola così come è, crediamo di dover richiedere rispeto e discrezione anche dagli altri.” [Precisazioni di «G.S.» sulle polemiche studentesche, in «L'Italia» di Milano, 27 gennaio 1963, Giorgio Feliciani (a nome della presidenza della Gioventù Studentesca).] 78 Non vogliamo politca in teatro, in «Arcoscenico» di Roma, febbraio 1963, s.a.

secondo un singolo pensiero di un'operazione che dovrebbe essere rivolta ad una colletvità

eterogenea. In tal senso si muove anche la Democrazia Cristana, che per voce del consigliere

comunale Tommaso Ajroldi rivolge al Sindaco “una interrogazione urgente in cui chiede

informazioni circa l'atvità del Piccolo Teatro nell'ambito delle scuole medie superiori”

79

e in cui

domanda “quali provvediment il sindaco intenda prendere per fare in modo che il Piccolo Teatro

della cità di Milano riconduca la propria atvità nell'ambito artstco previsto dallo Statuto

dell'ente che la rappresentanza civica deve saper garantre”

80

.

Sul fronte opposto, in Parlamento, il senatore Calef si rivolge

al ministro della Pubblica Istruzione, per sapere se sia a conoscenza della campagna di pressione e di denigrazione condota da giornali e associazioni catoliche milanesi contro l'insegnamento di ispirazione non catolica di alcuni professori dei licei di Milano, e contro l'atvità culturale dell'associazione studentesca interna del liceo «Carducci» di Milano, la quale ha organizzato un recital di poesie di poet moderni con la partecipazione di atori del Piccolo Teatro della cità di Milano; e se intende dare le necessarie garanzie perché sia rispetata la libertà di insegnamento e sia favorita, e non contrastata, la libera esplicazione delle atvità culturali degli student all'interno delle associazioni studentesche di isttuto, dove i giovani fanno una prima concreta esperienza di educazione civica.81

Ed è ancora su «Milano Student» che vengono indicat i punt dell'iniziatva contestat: in primis, il

fato che un ente “come il Piccolo Teatro si inserisca nell'atvità della scuola, pretesa «neutra»,

che cioè, come tale non vuole proporre nessuna ideologia, per proporre invece una precisa

ideologia, per di più in contrasto con la tradizione cristana della maggioranza degli student”

82

. La

situazione è partcolarmente aggravata dal fato che si trat di “un Ente fnanziato in parte (?) dal

comune di Milano, cioè con denaro pubblico.”

83

Qui la questone si discosta dai fat del Carducci

per afrontare il problema centrale del “rapporto Stato-cultura”, “tratandosi di fat accadut in

una scuola di Stato, di un Ente fnanziato”

84

:

79 Precisazioni di «G.S.» sulle polemiche studentesche, cit.

80 Interrogazione di Ajroldi sugli episodi del Carducci, in «Il Popolo Lombardo» di Milano, 2 febbraio 1963. 81 I curiosi in parlamento – Cronache delle interrogazioni parlamentari, in «Il Ponte» di Firenze, marzo 1963. s.a. 82 Sono democrazia i fat del Piccolo Teatro?, in «Milano Student», Supplemento, gennaio-febbraio 1963, a cura di

Giacomo Contri. 83 Ibid.

Può lo Stato fare cultura? Tenuto conto che per noi «cultura» signifca una precisa concezione della vita. Può lo Stato proporre (e quindi, tratandosi di Stato, imporre) una cultura, cioè una visione dell'esistenza? Allo Stato – secondo noi – non compete fare cultura: è la natura stessa, nella storia personale di ciascuna persona, che con termine nostro chiamiamo «tradizione», ad introdurre ciascuno ad una concezione delle cose, che poi dovrà essere approfondita e verifcata. E questo rispeto della persona e della sua tradizione, non è assolutamente in uno Stato che dichiarando di non preferire alcuna ideologia, ne ha scelto una, che pure ha una sua fsionomia ed una sua precisione, quella laicista. Allo Stato competerà, poiché la società è fata per l'uomo, e non l'uomo per la società, favorire, rendendolo realmente possibile, quel processo di verifca, che ciascun giovane necessita di fare della sua tradizione [...].85

La replica ufciale di Paolo Grassi viene pubblicata sulle pagine de «L'Italia», in quanto risposta

direta alla polemica apparsavi pochi giorni prima, in forma di letera. Dopo aver riassunto

l'esperienza degli “Incontri col Piccolo Teatro”, esperienza che ha coinvolto “più di sessanta tra

circoli, scuole ed associazioni, in Italia e persino in Svizzera” e che “ha almeno il merito di

avvicinare al teatro e alla leteratura pubblici lontani e spesso mai raggiunt”, contesta

diretamente l'artcolo che

tende a far credere che il Piccolo Teatro voglia, per non so quale deliberata ed esclusiva volontà politca o addiritura parttca, «inserirsi» nella vita delle scuole milanesi, che – sempre a sentre il cronista – sarebbe tormentata da contrast fra insegnant, presidi e alunni di diverse tendenze. A questo proposito io credo si trat di sporadici episodi di intolleranza dovut a qualche situazione in cui diverse posizioni si sono purtroppo radicalizzate e sul cui contrasto certamente vi è speculazione di ambient e persone dell'estrema destra: comunque ciò riguarda il mondo della scuola e non l'ogget di questo mio intervento.

Anche in risposta ai numerosi casi di disinformazione, illustra brevemente il reale contenuto di

“«Poesia e verità» (che in questo momento viene presentato con successo anche dal Teatro

Stabile di Bologna e sul quale «il Resto del Carlino» e «L'Avvenire d'Italia» hanno espresso giudizi

favorevoli)”, che rappresenta “soltanto uno dei tre spetacoli da camera che noi proponiamo al

pubblico giovanile, operaio, studentesco,” e il cui repertorio, come accennato, è suscetbile a

variazioni “proprio in atenzione all'età, alla formazione ed alla maturità degli spetatori”

86

.

85 Sono democrazia i fat del Piccolo Teatro?,cit.

Confrontando infat i test di «Poesia e Verità» con quelli utlizzat nell'altro incontro poetco,

«Voce del secolo», Grassi rileva:

sono poet (autentci poet) anche quelli di «Poesia e verità», da Brecht a Saba, da Garcia Lorca a Eluard. Soltanto il «tema» dei due montaggi è diverso: il primo si riferisce ai fat del centesimo secolo, il secondo ai sentment. Che colpa ne abbiamo noi se i poet che si sono occupat di cert fat (la guerra ingiusta, la resistenza, l'antfascismo, la persecuzione razziale) sono quelli e non altri? Che colpa ha il Piccolo Teatro se le più atente ricerche nella grande poesia contemporanea non hanno trovato testmonianze di questo genere nel campo catolico dove certamente noi abbiamo trovato l'ode al Maresciallo Pétain di Paul Claudel?

Nel caso di tute e tre gli intervent, comunque, il solo obietvo rimane “ofrire alle nuove

generazioni e a coloro che troppo sono stat esclusi dal consumo della cultura e quindi da una

autentca democrazia, una testmonianza dello sforzo espressivo e delle inquietudini morali del

nostro tempo, al livello carateristco del Piccolo Teatro, della sua tradizione nel mondo, di una

coscienza artstca e culturale veramente libera.” Di una simile operazione, chiosa Grassi, possono

dolersi solo quant “non amano la libertà, che talvolta è scomoda”.

Passa quindi all'argomento principale, almeno dal punto di vista del Piccolo Teatro e della sua

legitmità, dell'intera polemica:

Il Piccolo Teatro è un ente a pubblica gestone che conosce le sue responsabilità, che […] ha sempre afermato un proprio impegno ma non si è mai prestato al contrabbando di contenut che non fossero autentcat dalla grande presenza dell'arte. Il Piccolo Teatro è stato fondato ed è direto da uomini che vengono dalla stessa matrice donde proviene lo Stato italiano d'oggi e l'ordine democratco in cui viviamo: dalle bataglie dell'antfascismo, dalla lota per la libertà. Se avvicinare i giovani a tali motvi della nostra vita della nostra storia, atraverso la voce di grandi e suggestvi test lirici, signifca «inserirsi» indebitamente e non «fare della cultura», ebbene, non capisco più. Il verbo «inserirsi» suona come qualcosa di fraudolento, di subdolo, mentre noi annunciamo le nostre iniziatve, le rendiamo note atraverso la stampa, atraverso la radio e la televisione, ne divulghiamo test ed autori. Chi non desidera la nostra

che dopo le nostre polemiche il recital «Poesia e Verità» ha sosttuito un pezzo precedente con la «Salmodia della speranza» di Padre David M. Turoldo. Segno che i rilievi nostri e degli student del «Carducci» avevano qualche fondamento.” [Una polemica estranea ai deplorevoli at di teppismo, in «L'Italia», 2 febbraio 1963, s.a.] Intervento di scarsa utlità in quanto l'inserimento dei test di Turoldo precede gli artcoli polemici apparsi su tale testata.

collaborazione non ha che da dirlo, sinceramente e con argoment tali, ha tut gli element per una scelta preventva. Ma mi consenta di afermare che, così facendo, avrebbe della «cultura» un'idea assai ristreta e retriva, in un mondo in cui tuta la cultura e la tecnica lavorano per dare all'uomo un mondo migliore e più giusto.87

Quello del Carducci è un evento tuto sommato marginale, sia dal punto di vista dei fat, sia, in

fondo, anche da quello delle polemiche. Eppure presenta su scala ridota molte delle component

che troveranno ampio sviluppo nei mesi successivi, atorno all'allestmento di Vita di Galileo:

– l'accusa rivolta alla scelta di autori considerat sovversivi, carateristca preponderante

rispeto all'obietva valutazione sull'opera artstca in questone;

– lo spostamento dalla critca al fato alla critca alle intenzioni;

– l'invocazione del pluralismo come alternatva alla linea critca;

– la richiesta avanzata al Piccolo Teatro, in quanto ente pubblico, di produrre un repertorio

compatbile con tute le distnte corrent present nel panorama citadino;

– l'impiego massiccio del mezzo di stampa da parte del fronte catolico e democristano

88

;

– una certa debolezza, per quanto riguarda l'utlizzo del medesimo mezzo, da parte della

sinistra

89

– compensata parzialmente dal sostegno del mondo artstco e culturale.

A tal proposito, Paolo Grassi commenterà, a posteriori:

Il pluralismo è un'invenzione di parte catolica. Ne abbiamo fato le spese durante le polemiche aperte da cert democristani milanesi contro il Piccolo Teatro, accusandolo di essere un teatro di tendenza. Allora si sosteneva che, in quanto pubblico, il Piccolo Teatro doveva essere pluralista. Io mi onoro di avere direto il Piccolo Teatro, ventun anni con Strehler, quatro da solo, come un teatro di tendenza che si è sempre opposto a pressioni e agguat e che non ha fato, non ha voluto fare del pluralismo. Il pluralismo sarebbe stato la tomba estetca del Piccolo Teatro. Il pluralismo può andar bene per una biblioteca pubblica o per l'insegnamento della musica al Conservatorio, dove accanto alla musica seriale, va insegnata quella tonale e quella melodica.

87 Replica di Paolo Grassi contenuta in A proposito delle recent polemiche studentesche, cit. 88 Component che, come Grassi stesso ha più volte ricordato, non sempre coincidono.

89 Tanto nelle vicende del Carducci che del Galileo, le testate storicamente legate ai partt di sinistra (in partcolare «L'Unità» e l'«Avant!») compaiono sporadicamente, e quasi sempre al solo scopo di replicare agli atacchi de «L'Italia», de «Il Popolo Lombardo» e di «Milano Student».

Ma un teatro pubblico non è un supermercato. La storia del teatro non è fata né dai consigli di amministrazione, né dai municipi, né dalle regioni, né dai partt, anche se tute queste struture è bene che si interessino alle isttuzioni culturali. L'ultma parola però speta agli artst, agli scritori, ai regist, ai diretori d'orchestra, ecc. Si deve trovare un punto d'equilibrio fra quella che è la salvaguardia assoluta della felicità creatva degli artst e le esigenze squisitamente politche. Gli intelletuali non devono sentrsi al di fuori o al di sopra della società, devono essere inserit nel processo di trasformazione, ma non per questo possono limitare la propria autonomia.

Il pluralismo non è applicabile come un preceto nella gestone culturale. Io ho dei grandi dubbi sul pluralismo, perché col pluralismo Piscator non ci sarebbe stato, Stanislavskij non ci sarebbe stato, Toscanini forse nemmeno. Un teatro è fato di grandi personalità che contraddicano il pluralismo, che a me sembra un ufcio di collocamento livellante, una insalata russa di personalità, ideologie, tendenze. Il momento organizzatvo e sociale può sofocare la creatvità. Quando si dà demagogicamente spazio alla distruzione della creatvità, è la morte dell'arte. Bisogna equilibrare socialità e creatvità, in quei famosi intelletuali organici previst in modo illuminante e illuminato da Antonio Gramsci, capaci di sintetzzare i due moment solo apparentemente contrastant. Non c'è organizzazione veramente culturale e artstca senza socialità, così come non c'è progresso sociale senza autentca libertà creatva.90

Proprio quest principi, contestat inizialmente tramite le reazioni ai fat del Carducci, sono messi

apertamente in discussione quando verranno afermat non più atraverso le atvità collaterali ma

diretamente dal palcoscenico di via Rovello, veicolat da quello che già in fase di prova si è

prospetato come spetacolo-monstre, come evento straordinario.