Capitolo I. Il Dying and Rising God: un profilo storico-religioso
1.3 Il mito nordeuropeo della Renovatio
1.3.2 Ragnarok e rigenerazione cosmica
Il mito di Balder riguarda «il momento più importante della sua breve comparsa nelle fonti: la sua morte»250. Balder, infatti, la cui «unica avventura [...] è il morire»251, ha rilevanza nel pantheon nordeuropeo non tanto perché «è il migliore e tutti lo lodano, è tanto bello d’aspetto e splendente [...] è il più saggio degli Asi, dall’eloquio più bello ed è il più benigno»252, ma in particolare nella misura in cui la sua morte, tanto temuta, preannuncia e adduce la catastrofe cosmica per tutti gli dèi, ossia il Ragnarok253. La morte di Balder coincide con il suo stesso destino, la sua essenza, la sua «funzione» in quello che è il mondo mitologico nordeuropeo, singolare perché pervaso da un inesorabile «senso del fato»254. Proprio per le conseguenze cosmiche della sua disgrazia – la sua morte, che è di fatto «la prima morte» nel mondo degli dèi norreni255, e «la prima di molte»256 in quanto seguita dal Ragnarok, crepuscolo degli dèi – Balder è da collocarsi al centro del «dramma della mitologia norrena»257. Infatti, il suo mito
250 J. Lindow, Murder and Vengeance among the Gods: Baldr in Scandinavian Mythology, op. cit., p. 34.
251 D. Sabbatucci, Politeismo, op. cit., vol. II, p. 635.
252 S. Sturluson, Edda, op. cit., p. 74. La descrizione di queste qualità positive «è significativa
solo in relazione alla leggenda della sua morte» (E. O. G. Turville-Petre, Religione e miti del nord,
op. cit., p. 145).
253 B. Branston, op. cit., p. 222: «Baldr è [...] in qualche modo legato con il Giudizio».
254 Ibidem. Infatti, sin dall’esordio, ossia dalla manifestazione degli inquietanti sogni di morte
di Balder, è già abbastanza chiaro che egli debba morire, qualsiasi cosa accada (cfr. J. Lindow,
Murder and Vengeance among the Gods: Baldr in Scandinavian Mythology, op. cit., p. 40). Anzi,
tutto ciò che viene compiuto per evitare che ciò avvenga non fa che accelerare e confermare le predizioni di morte stesse, secondo un mitema denominato «profezia che si autoavvera». Per un approfondimento a riguardo, cfr. R. K. Merton, Social Theory and Social Structure, New York, The Free Press, 1968, pp. 475 e sgg.
255 Quella di Balder è «la prima morte», escludendo la morte-sacrificio funzionale alla
Creazione, quella del gigante Ymir, grazie alla quale è stata possibile la plasmazione del mondo (cfr. J. Lindow, Murder and Vengeance among the Gods: Baldr in Scandinavian Mythology, op.
cit., p. 32). 256 Ivi, p. 175.
257 G. T. Flom, «The Drama of Norse Mythology», Scandinavian Studies and Notes, 1938-
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risulta colmo di «emozioni intense [...] paura, disperazione, speranza e mestizia»258, «il più toccante di tutta la mitologia germanica»259.
Nelle sezioni conclusive della Gylfaginning vengono narrate la punizione ricevuta da Loki per essere stato il responsabile della morte di Balder260, la fine dei tempi o Ragnarok (alla lettera, «destino degli dèi») e, infine, la rinascita del mondo. Il Ragnarok261 venne preannunciato da grandi squilibri naturali e sociali. Lo squilibrio naturale principale fu il lunghissimo inverno Fimbulvetr, «Inverno Terribile», che ebbe la durata di sei inverni ordinari, accompagnato dalla scomparsa di sole e luna (ingoiati da lupi), dalla caduta delle stelle, da terremoti e da un grande diluvio. Gli squilibri sociali, di cui il fratricidio divino Hother- Balder sembra essere stato il modello, possono essere sintetizzati nei versi del celeberrimo primo poema eddico Voluspa (Profezia della veggente), citata da Snorri:
I fratelli combatteranno vicendevoli uccisori, e figli di fratelli
distruggeranno le stirpi; tempi duri fra gli uomini, fornicare immane. Età di ascia, età di spada, s’infrangeranno gli scudi, età di venti, età di lupi, prima che crolli il mondo262.
Il Ragnarok scoppiò con la liberazione delle creature che incarnano le forze malefiche – principalmente la stirpe di Loki, mostri, giganti, morti – e la loro lotta contro gli Einherjar («Combattenti unici») guidati da Odino; proseguì con l’arrivo
258 L. Motz, op. cit., p. 100.
259 M. Eliade, Storia delle credenze e delle idee religiose, op. cit., vol. II, p. 168.
260 Per i dettagli di tale episodio, cfr. S. Sturluson, Edda, op. cit., pp. 114-116. Sul passaggio
del poema eddico Lokasenna (Insulti di Loki), che costituisce un’integrazione a tale episodio, cfr. P. Scardigli (ed.), op. cit., p. 110; J. Lindow, Murder and Vengeance among the Gods: Baldr in
Scandinavian Mythology, op. cit., p. 22; G. Dumézil, Loki, Paris, Flammarion, 1986, p. 40. 261 Per un commento della vicenda, cfr. G. Chiesa Isnardi, I Miti nordici: storie, figure, simboli, op. cit., pp. 186-192; H. O’Donoghue, From Asgard to Valhalla: The Remarkable History of the Norse Myths, op. cit., pp. 77-81; E. O. G. Turville-Petre, Religione e miti del nord, op. cit., pp.
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della nave dei morti Naglfar dopo l’inondazione della terra. Ancora, scoppiarono, nel suo corso, numerose lotte individuali di dèi contro dèi o dèi contro mostri. Tra questi «scontri cosmici» ricordiamo: Thor contro il serpente di Mithgarthr (entrambi perirono), il dio Freyr contro il dio Surtr (Freyr perì), il cane Garmr contro il dio Tyr (entrambi perirono), il lupo Fenrir contro il dio Odino (quest’ultimo perì, ma venne immediatamente vendicato dal figlio Vitharr, che uccise Fenrir) e infine Loki contro Heimdallr (entrambi perirono)263.
La conclusione del Ragnarok consisteva in una conflagrazione universale, appiccata dal dio del fuoco Surtr, unico sopravvissuto agli scontri cosmici264. Dopo il Ragnarok, però, il mondo ricominciò: «La terra emergerà dal mare e sarà verde e bella, e i campi cresceranno senza seme»265, e alcuni dèi, sebbene non tutti, fecero ritorno alla vita266. Tra di loro, vi fu proprio Balder: «Verranno Baldr e Höðr da Hel e là converseranno e ricorderanno la loro arcana saggezza»267, recita Snorri. Il poema eddico Voluspa, in proposito, declama:
Non seminati produrranno i campi, migliorerà ogni male; Baldr tornerà.
Höðr e Baldr abiteranno la reggia di Hroptr, felici, dèi di battaglia268.
Balder, pertanto, sebbene non sia da solo, e sebbene ciò avvenga soltanto dopo la fine dei tempi – anziché al rinnovo dell’anno agrario – è di fatto un Dying and Rising God, assieme al cui ritorno osserviamo anche il rifiorire dei campi. Non vi è, però, un’associazione diretta tra i due eventi: semplicemente, nella scansione
263 Cfr. S. Sturluson, Edda, op. cit., pp. 118-119; P. Scardigli (ed.), op. cit., pp. 12-14.
264 Si noti come, nonostante la fine del mondo nordeuropea venga inaugurata da un diluvio, si
riveli infine un «mito del fuoco cosmico»: il mondo viene infine bruciato, annichilito tramite fuoco (cfr. B. Branston, op. cit., pp. 316-318). La distruzione del mondo nordeuropea emerge come conflagrazione universale e diluvio universale, mentre, come mostreremo in seguito, la rigenerazione universale coinvolge soltanto l’elemento acqua (cfr. G. T. Flom, op. cit., p. 156). Anche qui si può individuare una compartecipazione di aspetti rinvianti al dramma agrario, come l’acqua garante di fertilità e rinascita, e aspetti rinvianti al simbolismo igneo tipico delle Età del Bronzo e del Ferro, come il fuoco come distruttore e purificatore caratterizzante anche le modalità del funerale del dio Balder.
265 S. Sturluson, Edda, op. cit., p. 123. 266 Cfr. ivi, pp. 121-124.
267 Ivi, p. 123.
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narrativa della Voluspa essi costituiscono due «ritorni» che si succedono l’un l’altro («non seminati produrranno i campi [...] Baldr tornerà»).
L’opposizione tra Balder «luminoso» e Hother «cieco» renderebbe il mito della morte di Balder il primo «duello cosmico» tra luce e oscurità, vista solare e cecità ctonia269. Siccome tale duello si svolge tra due rappresentanti divini, inaugura la lunga serie di «scontri a coppia» che avranno luogo a breve, durante il Ragnarok. E siccome tale duello si svolge tra fratelli, inaugura le lotte tra consanguinei che apriranno il Ragnarok. I due «fratelli rivali»270, simboleggianti gli opposti, sederanno successivamente il loro conflitto, tornando dopo il Ragnarok, «riconciliati»271.
A proposito del tema della rivalità tra dèi fratelli e delle opposizioni simboliche, prendiamo in considerazione, nel dettaglio, il rapporto tra Balder e il suo fratello-assassino Hother, che sembra costituire il paradigma − oltre che il preannuncio − degli scontri cosmici tipici del Ragnarok. La morte di Balder è, per la precisione, un assassinio a due mani, compiuto materialmente da un dio, Hother, e macchinato da un altro dio, Loki. La diversa qualità e modalità della partecipazione al deicidio nordeuropeo da parte delle due divinità è resa benissimo da due espressioni che vi si riferiscono: Hother è l’handbani «assassino mediante la mano», Loki è il rathbani «assassino mediante un piano»272. Hother ne è l’esecutore materiale, il semplice «lanciatore del vischio»273; Loki, al contrario, ne è l’ideatore, l’«artefice intellettuale»274.
269 Cfr. E. Mogk, «Baldr», in J. Hoops (ed.), Reallexikon der germanischen Altertumskunde,
Strassburg, K. J. Trübner, 1911, vol. I, p. 159; R. M. Meyer, Altgermanische Religionsgeschichte, Leipzig, Quelle & Meyer, 1910, p. 325.
270 Si ricordi che il motivo dei «fratelli nemici» è tra i più noti della produzione letteraria
germanica antica, parimenti al motivo del «padre contro figlio». Altri «fratelli nemici» celebri, protagonisti di uno scontro mortale, sono i re Alrekr ed Eirikr, che, come narrato nella sezione ventesima della Ynglinga Saga (Saga degli Ynglingar) di Snorri Sturluson, si uccidono a vicenda con le briglie dei propri cavalli (cfr. F. Detter, op. cit., p. 501; S. Sturluson, Heimskringla: History
of the Kings of Norway, edited by L. M. Hollander, Austin, University of Texas Press, 1964, p.
23). Nella mentalità germanica, il fratricidio equivale al punto più basso del degrado etico (cfr. K. J. Simrock, op. cit., p. 91).
271 J. Lindow, Murder and Vengeance among the Gods: Baldr in Scandinavian Mythology, op. cit., p. 166; G. Dumézil, Loki, op. cit., p. 106.
272 Cfr. G. Dumézil, Gli Dèi dei Germani: saggio sulla formazione della religione scandinava,
Milano, Adelphi, 1991, p. 117; R. Much, op. cit., p. 95.
273 G. Neckel, op. cit., p. 62.
274 F. Niedner, «Baldrs Tod», Zeitschrift für deutsches Altertum und deutsche Literatur, 1897,
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È indubbio, però, che la versione originale del mito di Balder non includesse due antagonisti, che costituissero rispettivamente la mente e la mano del misfatto, bensì un unico assassino, ossia il dio Hother. Ne è prova l’assenza del personaggio Loki dal poema eddico Voluspa e dal poema Baldrs Draumar − fonti norrene anteriori alla narrazione di Snorri275. Come asserisce Dumézil:
Tutte le altre fonti, fuorché l’Edda di Snorri, fanno di Hother, e di lui solo, senza la partecipazione di Loki, l’assassino pienamente responsabile della morte di Baldr276.
Inoltre, «nessuna kenning, in tutta la poesia eddica così come in quella scaldica, allude a una qualche partecipazione di Loki all’assassinio di Balder»277. Nella versione più arcaica del mito di Balder esiste un solo antagonista, ossia Hother, che soltanto molto tempo dopo, con l’entrata in scena del personaggio Loki, diviene un colpevole involontario, di cui Loki si serve per portare a termine il suo piano. Infatti, in tutte le fonti del mito di Balder, che non siano l’Edda di Snorri, il dio Hother non risulta neanche cieco278: che il significato del nome Hother sia «guerriero» o «battaglia»279 ci suggerisce che un tempo si trattava di un personaggio tutt’altro che innocente; egli era invece pienamente dotato non solo di vista perfetta, ma anche di forza e brutalità sufficiente per eliminare il placido Balder280.
275 Cfr., ad esempio, E. Mogk, Lokis Anteil an Baldrs Tode, Helsinki, Suomalainen
Tiedeakatemia, Academia Scientiarum Fennica, 1925.
276 G. Dumézil, Loki, op. cit., pp. 102-103.
277 Ivi, p. 103. Il termine handbani è una kenning per Hother utilizzata da Snorri nella sezione
sedicesima dello Skaldskaparmal, seconda parte dell’Edda in prosa. Nelle leggi norvegesi, l’opposto di handbani è denominato rathbani (cfr. A. D. Mosher, «The Story of Baldr’s Death: The Inadequacy of Myth in the Light of Christian Faith», Scandinavian Studies, 1983, n. 55, p. 310).
277 G. Neckel, op. cit., p. 62. 278 Cfr. F. Detter, op. cit., p. 496.
279 Anche il nome di Vali è, secondo un’interpretazione, «piccolo guerriero»; e il nome del
terzo fratello coinvolto nella vicenda, Hermothr, significa, alla lettera «temerario dell’esercito». A riguardo, cfr. J. Lindow, Murder and Vengeance among the Gods: Baldr in Scandinavian
Mythology, op. cit., p. 34, p. 63; J. de Vries, «Der Mythos von Balders Tod», op. cit., p. 56; B.
Vignola, «La Religione degli antichi germani», in P. Tacchi Venturi, G. Castellani (ed.), Storia
delle religioni, Torino, Unione Tipografico-Editrice Torinese, 1970-1971, vol. II, pp. 498-499; G.
Neckel, op. cit., p. 231.
280 In realtà, nella versione arcaica del mito nordeuropeo anche Balder possiede indubbiamente
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È certo che un tempo esistesse una paradigmatica opposizione Balder-Hother, in cui Loki non ha alcun ruolo. Si noti, inoltre, come Snorri, eliminando nella sua Edda in prosa ogni responsabilità diretta di Hother per il tremendo deicidio, non faccia menzione alla celere procreazione, da parte di Odino (padre di Balder), del figlio vendicatore Vali, il cui intervento non avrebbe senso281. Snorri, piuttosto, si concentra sulla punizione inflitta, da parte degli Asi, al deicida intenzionale Loki; ovvero il suo incatenamento sotterraneo sino alla fine del mondo: non si tratta di una vera e propria «vendetta di sangue», dacché, essendo Loki un dio282 «gli dèi non possono distruggerlo [...] bensì solo punirlo»283. L’introduzione della cecità di Hother da parte di Snorri – che, stando soltanto all’Edda in prosa e trascurandone l’etimologia, ne è l’unica qualità che ci sia nota284 – a meno che non sia legata ad altre cause285, è stata appositamente pensata per fare di lui, letteralmente, lo strumento senza colpa286 nelle mani del perfido Loki, ai fini dell’eliminazione di Balder. Non possedendo la vista, egli «era convinto di prendere parte al gioco degli dèi» 287 , che colpivano Balder senza ferirlo, per diletto; e la sua «insignificanza», a causa dell’infermità, risulta «comoda per l’arte dell’inganno di Loki»288.
Dopo aver approfondito il rapporto di Balder con il suo fratello-assassino, concludiamo la disamina del Dying and Rising God nordeuropeo indagando il suo
281 Cfr. F. Detter, op. cit., p. 507.
282 Anche Hother figura come un dio, un Ase, ma il sostrato evemeristico rende la sua
uccisione possibile nelle altre fonti. Oppure, si potrebbe ipotizzare che lo scontro Vali-Hother avvenga durante il Ragnarok assieme agli altri duelli cosmici tra gli dèi. Ne potrebbe essere prova il fatto che, oltre a Balder e Hother, anche Vali ritorna dopo il Ragnarok in coppia con Vitharr, vendicatore come lui, ma del padre Odino (cfr. J. Lindow, Murder and Vengeance among the
Gods: Baldr in Scandinavian Mythology, op. cit., p. 35).
283 R. I. Page, «Norse Myths», in M. Warner (ed.), World of Myths, London, The British
Museum Press, 2005, p. 204.
284 Cfr. G. Dumézil, Loki, op. cit., p. 248. Riportiamo però la descrizione intera di Hother che
ci fornisce Snorri nella sezione ventottesima della Gylfaginning, prima parte dell’Edda in prosa: «Höðr è il nome di un Ase, egli è cieco. È straordinariamente forte. Ma gli dèi preferirebbero che non si dovesse nominare questo Ase, poiché l’opera della sua mano rimarrà a lungo nella memoria degli dèi e degli uomini» (S. Sturluson, Edda, op. cit., p. 79). Pertanto, anche la fonte snorriana preserva, nell’espressione «straordinariamente forte», una traccia dell’antica caratterizzazione bellica, propria di un dio Ase, Hother.
285 Come vedremo, potrebbe trattarsi di un’ipostasi del semiorbo Odino.
286 Cfr. F. Kauffmann, Balder, Mythus und Sage: nach ihren dichterischen und religiösen Elementen untersucht, Strassburg, K. J. Trübner, 1902, p. 54; F. Detter, op. cit., p. 503; R. Much, op. cit., p. 95.
287 A. D. Mosher, op. cit., p. 118. 288 G. Neckel, op. cit., p. 232.
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rapporto con il padre, Odino – che ci sembra indissolubilmente legato al mistero della sua resurrezione. Si legge nell’Edda di Snorri: «Óðinn sofferse questo male più d’ogni altro poiché meglio d’ognuno sapeva qual grande perdita e qual danno fossero agli Asi nella morte di Baldr»289. Difatti, Odino è cosciente della gravità della perdita del figlio, perché tra i suoi maggiori attributi c’è quello della preveggenza: egli sa, pertanto, che la morte di Balder avrebbe scatenato presto il Ragnarok, destino ultimo degli dèi, lui compreso. Padre di Balder e sommo capo degli dèi, Odino sembrerebbe giocare un ruolo di secondo piano nel mito della morte di Balder, stando alla versione fornita dall’Edda in prosa di Snorri Sturluson. Infatti, fa la sua entrata in scena quando i giochi sono compiuti, e il figlio giace morto a terra290. Il suo ruolo viene, inoltre, drasticamente ridotto da Snorri nell’Edda in prosa – nonostante, in una versione più arcaica del mito, spiccasse in ben tre punti: «Nella sua preoccupazione per il destino di Balder, nella sua generazione del vendicatore, e nel suo preannuncio della rinascita di Balder»291.
Durante il funerale di Balder, Snorri tratta della sentita presenza di Odino, menzionandoci la sua donazione a Balder dell’anello Draupnir, posto sulla pira. Ma, a quanto pare, non ci parla di un altro atto che Odino compie dinanzi al cadavere del figlio: egli gli si avvicina e gli sussurra nell’orecchio qualcosa. Non solo Snorri, ma anche la Voluspa tace su questo dettaglio. Infatti, ne conosciamo l’esistenza grazie a un’altra fonte, il Vathruthnismal (Discorso di Vathruthnir)292, terzo carme mitologico dell’Edda poetica. In esso viene narrato come Odino si rechi presso il saggio gigante Vathruthnir, per sfidarlo a una gara di indovinelli circa la sapienza sacra293. L’onnisciente dio, sotto mentite spoglie, dicendo di chiamarsi Gagnrathr294, giunge alla corte del gigante. Dopo una lunga serie di domande che si pongono a vicenda, rispondendo a turno senza problemi,
289 S. Sturluson, Edda, op. cit., p. 111.
290 Cfr. J. de Vries, «Der Mythos von Balders Tod», op. cit., p. 48. 291 F. Niedner, op. cit., p. 331.
292 Cfr. P. Scardigli (ed.), op. cit., pp. 47-56.
293 Il motivo del poema dialogico a enigmi caratterizza più carmi eddici. In questa sede, ci se
ne accorge comparando l’explicit di tale poema, in cui c’è l’agnizione di Odino, con quello dei
Baldrs Draumar e con quello dello Svipdagsmal.
294 Il nome significa «colui che conosce la vita»: ci ricorda così il nome Vegtam, «colui che
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l’onnisciente dio riesce ad avere la meglio. L’ultima domanda, vittoriosa, che Odino pone a Vathruthnir, recita:
Che cosa disse Odino a chi saliva sul rogo proprio lui, all’orecchio del figlio?295
Giacché la risposta a questa domanda non può che essere fornita da Odino stesso, Vathruthnir si rende conto dinanzi a chi si trova, e non gli resta che decretare la sua sconfitta:
Nessun uomo conosce quel che tu al principio dei giorni hai detto all’orecchio del figlio;
[...]
con Odino ho messo la mia scienza alla prova: sempre, fra tutti, sei il più saggio296.
In molti si sono chiesti quale sia il contenuto di tale «domanda irrefutabile»297. È evidente che quanto sussurrato da Odino all’orecchio di Balder concerna in qualche modo il Ragnarok, la fine del mondo, nonché la fase successiva al Ragnarok, nascita del mondo nuovo. L’ipotesi più verosimile è che Odino comunichi a Balder – a parte la notizia dell’incombenza del Ragnarok connessa con la sua scomparsa298 – la futura «rinascita del mondo»299 e il «secondo avvento» dello stesso nella «terra rinata»300.
Secondo un’altra teoria, piuttosto della mera trasmissione di un’informazione sul futuro, Odino ha pronunciato una formula magica che permettesse il prossimo ritorno di Balder dopo il fato degli dèi301 – atto che collocherebbe Odino in una
295 P. Scardigli (ed.), op. cit., p. 56.
296 Ibidem. Il meccanismo di riconoscimento di Odino, in incognito, alla fine di un poema
dialogico, tramite una domanda speciale, è un mitema che ricorre in numerosi poemi sulla sapienza norrena, tra cui Baldrs Draumar.
297 J. Lindow, Murder and Vengeance among the Gods: Baldr in Scandinavian Mythology, op. cit., p. 32.
298 Cfr. G. T. Flom, op. cit., p. 153. 299 K. J. Simrock, op. cit., p. 82.
300 S. Bugge, Studien über die Entstehung der nordischen Götter- und Heldensagen, Paderborn,
Salzwasser Verlag, 1889, p. 67; cfr. A. Edzardi, «Fensalir und Vegtamskviða», Germania, 1882, n. 27, p. 330.
301 Cfr. F. R. Schröder, «Balder und der zweite Merseburger Spruch», Germanisch-Romanische Monatsschrift, 1953, n. 34, p. 183. Tra le molte prerogative di Odino c’è, infatti, la magia (cfr. J.
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posizione primaria e decisiva del mito. Si è ipotizzato anche che Odino, con le sue parole, potrebbe avere trasmesso al suo erede – per via magica – i propri poteri, da perpetuare nel nuovo ciclo (la «runa suprema», il «sacro segreto»)302; è evidente che, assieme a ciò, gli comunicasse che non si sarebbero mai più rivisti, dal momento che Odino, divorato da Fenrir, non è destinato a ritornare dopo il Ragnarok.
Non è da escludere, inoltre, la possibilità che Odino sveli a Balder, clamorosamente, che l’intero accaduto è frutto di un suo piano, architettato appositamente perché è giunto il momento in cui il Ragnarok deve compiersi, e il mondo rinnovarsi. Tale ipotesi sarà più chiara a breve: si indagherà, infatti, la possibilità che dèi come Hother e Loki possono classificarsi come ipostasi di Odino. Infine, seguendo il filone della «vendetta di sangue» piuttosto di quello del «ritorno del dio», è probabile che Odino comunichi a Balder che un nuovo figlio,