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RAPPORTI COMPLICATI

abbiamo pensato con attenzione ad esse. Potremmo anche cambiarle con altre. Sempre, scelte, sono, ma non sono, noi. Di esse non ce ne importa.

Invece per le scelte che portano dietro di sé il valore, può sempre capitare che in un determinato momento possiamo sentircene coinvolti: e questo può sempre capitare, sia con le scelte che trasportano molto valore e sia con quelle che ne trasportano poco: alcune ne portano dieci chili, altre cinque, altre pochi grammi, altre un solo grammo. Noi non ne sappiamo niente di niente, ma ciò accade nei nostri animi. Se capita l’occasione, con motivazione di valore, diciamo agli altri queste cose che pensiamo: noi la pensiamo così.

Inconsciamente, siamo affezionati a queste nostre scelte. Con motivazione di valore, le esprimiamo agli altri: spesso contrastiamo le critiche che sono rivolte loro; a volte le diciamo come aspetti qualificanti della nostra personalità; semmai solo in momenti particolari, con certe persone, sì; con altre, no. C’è momento e momento.

Quando il valore, che è dietro le spalle di una scelta, è pesante, spesso deve mettere i piedi a terra e noi diciamo come la pensiamo. Quando è poco pesante, spesso può rimanere dietro le spalle della sua scelta e noi non lo diciamo mai.

IL GRANDE ATTRITO FRA LE SCELTE

I modi di pensare, che si mostrano divergenti tra di loro, non provocano alcun attrito, se le due persone che si stanno guardando, o che si stanno parlando, hanno, in quegli oggetti, una scelta leggera. Non succede niente. Che importanza potrebbe avere questa diversità di preferenze? Anche se la diversità viene notata: è una pistola scarica.

Invece basta che uno solo dei due vi abbia una scelta trasportante valore, che subito si crea attrito fra le scelte. Se noi abbiamo in quell’oggetto una nostra scelta pesante di valore e l’altra persona no, quell’altra persona non sempre arriverà ad intuire che nel nostro animo è avvenuta subito l’automatica verifica di comparazione fra la scelta da noi espressa e la sua.

Le scintille causate da questi attriti non mancheranno mai, cadendo sul rapporto che abbiamo con l’altra persona: almeno per un attimo, sulla trama delicatissima del rapporto, subito appare un piccolo segno di abrasione. Ciò porta, non c’è niente da fare, una risonanza non buona nel nostro animo, una piccolissima contrarietà.

Ciò per il fatto che quando incontriamo scelte che sono completamente opposte a nostre scelte che portano valore, allora le altre persone portatrici di queste loro scelte: è come se contraddicessero il nostro valore, è come se lo deridessero. E questo anche quando in quel momento nessuno voglia farsi valere attraverso le proprie scelte: solo a sentire, o a guardare. Ora, siccome fra le persone gli attriti di questo genere sono frequenti, andando in giro si vedono sollevarsi scintille continuamente da ogni parte.

Se poi, con le scelte divergenti, quell’oggetto rappresenta una scelta pesante di valore per ambedue: ne scaturisce un forte attrito.

Qualcuno potrebbe dire: “Ma che c’è di male a pensarla diversamente? Che fa?”. Ed infatti non ci sarebbe niente di male, se dietro le spalle di alcune scelte non ci fosse il valore.

Freddo e distanza

In un rapporto, quando i modi di pensare sono troppo spesso divergenti, la conseguenza di questi continui attriti sarà: freddo e distanza.

Quindi, due persone che la pensano diversamente su troppe cose importanti: non potranno mai stare completamente bene insieme.

Le distanze psicologiche si allargano a poco a poco, e con le distanze più larghe il raffreddamento del rapporto arriva prima. Ci sono, certo, altri fattori di unione, ma questo fattore resta della massima importanza e non va mai sottovalutato.

Calore ed avvicinamento

Se c’è una persona che espone spesso i nostri stessi modi di vedere la conseguenza sarà: calore ed avvicinamento.

Scoprire che le scelte di un’altra persona sono spesso uguali alle nostre: ci farà sentire simpatica questa persona, perché confermativa del nostro valore.

Se poi una scelta, che ci sta molto a cuore, per qualche ragione non è condivisa da nessuno, ebbene, allora incontrare un piccolo omino che la pensi come noi: ce lo farà sentire come un fratello, un fratello temporaneo.

ALCUNE SIMPATIE ED ANTIPATIE

Simpatie ed antipatie: non hanno poca importanza. Sappiamo bene come le simpatie e le antipatie, sovrastando irresistibilmente la razionalità, possano, da sole, orientare in bene, o in male, alcuni casi della vita delle persone, e perfino dei popoli. Chi scegli, tu, fra una persona saggia ed onesta che ti é antipatica, ed una persona di poche qualità che ti é simpatica?

Di molte di esse, simpatie ed antipatie, noi sappiamo benissimo quali sono le cause. “E’ stata onesta. Non è cosa di tutti i giorni. Mi è simpatica”. “ E’ stato l’unico che abbia capito di che cosa io avessi bisogno. Mi è simpatico”. “Non vuole in alcun modo farmi passare. Mi è antipatico”. “Mi ha sbagliato la camicia e vuole farsela pagare. Mi è antipatica”.

E’ semplice: può nascere simpatia per chi, in qualche modo, è stato a nostro favore e, viceversa, antipatia per chi, in qualche modo, ci è stato contro.

Anche delle simpatie e delle antipatie, quelle causate dal valore, noi ne sappiamo bene le cause. “Proprio in questo vuole per forza apparire migliore di me. Mi è antipatico”. “Vorrebbe sempre che facessi tutto

quello che vuole lei. Mi è antipatica”. “Mi ha detto che sono molto generoso. Mi è simpatica”. “Lo tratto alla pari. Gli sono diventato simpatico”. “Non mi piaceva il posto dove lei stava. Le sono diventato antipatico”.

Ma alcune altre, delle simpatie ed antipatie, invece, certe volte non ce le spieghiamo. “Perché ti è antipatico quello?”, rispondiamo: “Boh, non lo so, eppure non mi ha fatto niente”. “Perché ti è simpatica quella?”, “E chi lo sa? Non la conosco nemmeno”.

Ora, per le simpatie e le antipatie che non ci spieghiamo, possiamo star sicuri, ancor prima di cercare, che queste, tutte, vengono dal valore. Infatti, se non venissero di là, perché non dovremmo capirne le ragioni?

Così, finalmente, potremo far luce anche su questi sentimenti.

Le simpatie che certe volte non ci spieghiamo (valore) derivano da:

1) Concordanza di scelte trasportanti valore (già trattata)

Ci viene la simpatia verso la persona con cui spesso la pensiamo allo stesso modo.

2) Atmosfera di valorizzazione

Sentiamo di star bene con quella persona. Ci sentiamo a nostro agio con lei. Non calpesta mai la nostra sensibilità. Ci ascolta mentre parliamo. Non ha fretta con noi. Si mostra con noi, quale è.

Sente il nostro parere. Ha il viso attento ed interessato. E questi modi usati verso di noi sono proprio quelli che noi gradiamo.

Ci sentiamo bene con quella persona, rilassati e sciolti, e diamo tutto il meglio di noi stessi.

Non ci critica, se non per motivazioni altruistiche.

Se tutti avessero sempre avvilito il nostro valore, con quella persona il nostro valore sentiamo che si riposa e si ritempra. Infatti in compagnia di quella persona ci troviamo in un’atmosfera di valorizzazione. E così ci viene la simpatia verso quella persona. Senza conoscerne le ragioni.

Così, nei rapporti continuativi. Ma atmosfera di valorizzazione si può avere anche in rapporti solo temporanei: quando potevano anche non rispettarci; quando inaspettatamente ci hanno trattato bene.

Le antipatie che certe volte non ci spieghiamo (valore) derivano da:

1) Diversità di scelte trasportanti valore (già trattata)

Moltissime volte sentiamo antipatia verso la persona con cui spesso non pensiamo, non ci comportiamo, allo stesso modo. E si può arrivare anche al caso estremo in cui noi vediamo per la prima volta una persona, ed essa subito ci ispira antipatia. “Perché mi deve essere antipatica?”, ci chiediamo dentro di noi: e, addirittura, semmai, solamente dal viso di quella persona ci viene suggerita l’inconscia intuizione di qualche modo di essere opposto a qualcuno dei nostri.

2) Reazione di abbassamento (già trattata)

Ci viene l’antipatia verso la persona che ci ha generato una reazione di abbassamento.

3) Non stanno al loro posto

Ci viene l’antipatia verso quelle persone che, come dire?, non stanno al loro posto. Non stanno al loro posto: riguardo ad una posizione, ad un ruolo, ad una fiducia, ad un’attività, ad una situazione, o semplicemente riguardo a qualcosa che casualmente capiti loro. Questo però: solo quando, contemporaneamente, dalla estimazione di alcuni, queste situazioni vengano giustificate e considerate consone a quelle persone.

Per noi quella persona sicuramente non vale la situazione in cui è. Eppure alcuni la pensano diversamente.

Non stanno al loro posto: è una causa di antipatia così forte, da meritare un discorso a parte, anche se un discorso a parte non dovrebbe averlo: infatti questa causa di antipatia non ha alcuna sostanza propria. Non è altro che un amalgama fra la diversità di scelte: “Alcuni evidentemente la pensano diversamente da me” e la reazione di abbassamento: “Dovrebbe stare più giù, al suo livello”. E sono cose che si saldano fortemente, finendo per appuntarsi, tutti e due, su quella persona. Qua succedono procedimenti mentali, tutti sballati. Infatti, invece di diventarci antipatiche quelle persone che apprezzano quell’uomo (discordanza di scelte), a noi, con trasposizione ancora inconscia, succede che ci diventa antipatico direttamente quell’uomo. E non basta: quell’uomo, stando, come dire?, in quel posto, per noi ancora inconsciamente, è come se lui stesso se lo giustificasse, causando in noi la reazione di abbassamento. Così, attraverso questi procedimenti si saldano discordanza di scelte e reazione di abbassamento. Ci diventa antipatica quella persona. Senza conoscerne le ragioni. Per noi è poca cosa, mentre per altri non è così. Le danno considerazione. Oppure, proprio loro, l’hanno messa in quella posizione. Oppure non notano la sua inadeguatezza. Oppure le stanno intorno, la cercano e la blandiscono. E poi anche lei, quella persona, sicuramente ritiene di essere adatta, all’altezza, e meritevole.

Noi pensiamo: “E’ troppo insignificante per …”. Oppure: “E’ troppo ignorante per …”. “E’ troppo cretino per …”. “E’ troppo brutta per …”. “E’ troppo vecchio per …”. “E’ troppo comune per …”.

Ecc., ecc..

4) Atmosfera di svalorizzazione

Accade tutto il contrario che nell’atmosfera di valorizzazione.

Comportamenti, opposti a quelli, creano nel nostro animo sentimenti, del pari opposti. Ci viene l’antipatia verso quella persona.

Forse c’è una simpatia in noi, o una antipatia, che in nessun modo riusciamo a spiegarci?

Ebbene, la risposta non potrà che essere in una di queste cause numerate.

SGOMBRARE IL CAMPO

Il criticare gli altri, il disapprovarli, il trovare in loro cose non buone, l’avere qualcosa da ridire su qualcosa che non va, il vedere in loro qualcosa che non ci piace: sono cose molto presenti in noi. Nel nostro parlare, o nei nostri pensieri, la frequenza è notevole.

Ma, per prima cosa, dobbiamo sgombrare il campo da quelle critiche che non hanno motivazione di valore. Qui si parla di valore ed allora dobbiamo sgombrare il campo da quelle critiche che hanno altre motivazioni. Una critica rivolta agli altri può avere qualunque tipo di motivazione.

Ci vengono subito in mente le critiche e le disapprovazioni aventi motivazioni altruistiche: certe volte è necessario disapprovare gli altri per far loro del bene. Ma ci sono anche le critiche che possono derivare da un nostro dovere di onestà o di giustizia. E poi ci sono tutte le critiche derivanti dalle motivazioni egoistiche: le critiche derivanti da motivazioni di benessere fisico, o di piacere, o di fastidio, o derivanti da un intreccio indistinto di motivazioni.

LE CRITICHE DI VALORE

Ora, sgombrato il campo dagli altri casi provenienti da motivazioni di altre categorie, ecco restata la maggior parte delle critiche, quelle che hanno motivazione di valore.

INTERLOCUTORE – State parlando delle critiche delle persone maligne che dicono delle cose inventate per fare del male alla gente?

AUTORE – Sì, certo, c’è anche questo. Ma il trovare qualche cosa che non ci piace negli altri non è solo delle persone maligne.

Le critiche sono, in maggior numero, quelle su cose poco importanti di tutti i giorni, sciocchine, soggettive, di nessun peso, là per là. Molte sono solo nei nostri pensieri.

Poi, tra le critiche che vengono espresse, possono essere critiche anche le ironie, le allusioni, i commenti, le semplici considerazioni, un alzare le sopracciglia, un piccolo movimento della bocca, ecc., ecc..

Che si insulti o si parli piano è lo stesso. Sono allo stesso modo, critiche, una furiosa invettiva, come una distaccata constatazione. Parlando di futili argomenti; chiacchierando tranquilli; facendo qualche pettegolezzo. Poi, semmai, certe volte usiamo la critica sintetica di una sola parola volgare per definire negativamente un’altra persona. Molte volte, le critiche, sono dentro i nostri pensieri.

Ecco perché non è che non ci siano i casi colpevoli esposti dal nostro interlocutore, ma nella critica vanno soprattutto compresi i casi, come dire?, quotidiani.

INTERLOCUTORE – Come quando uno dice le cose sui vicini di casa?

Ma allora si parla insomma di quando uno fa la critica, solo per criticare?

AUTORE – Dovremmo fare qualche esempio.

INTERLOCUTORE – Qualche esempio? Ci penso io. Vediamo. Cerco di ricordarmi di qualcosa, di più quotidiano, come dite voi. Vediamo, vediamo; ecco: stamattina, ad un certo punto, ho pensato che mio fratello è troppo igienista, al punto di dare sempre fastidio agli altri.

Poi, vediamo, un altro esempio: appunto, giorni fa, ho detto ad una persona che conosco: “Non sembra mai che hai fatto certi studi: leggi sempre giornaletti da niente”.

AUTORE – Ci interessa conoscerne le motivazioni.

INTERLOCUTORE – Ehi, un momento: sugli esempi che ho fatto prima, adesso io vi dico subito perché.

Quando ho pensato all’igienismo di mio fratello, l’ho pensato perché è vero, e lo sanno tutti.

E quando ho criticato le letture di quell’altro gliel’ho detto per lui, per il suo bene; così vede di leggere qualcosa di meglio: ecco perché l’ho detto.

AUTORE – Se cerchiamo le vere motivazioni, solo “L’ho detto per lui” potrebbe essere una risposta valida: motivazione di altruismo.

Invece: “L’ho pensato perché è vero” è una risposta che non serve. Ed è il tipo di risposta che danno tutti, se interrogati, perché non sanno che è una risposta che non riesce ad indicare una motivazione. Lei ha criticato suo fratello, e, sì, quella cosa era anche vera, ma ciò è solo una caratteristica interna di quello che Lei ha pensato: non è, e non può essere, la spinta motivazionale. Se ci domandiamo: “Perché ho fatto questo?” subito siamo abituati a risponderci non con il perché c’è venuto di farlo, ma con le più varie valutazioni su quello che abbiamo fatto. Ma tutti questi sono solo i commenti del dopo, mentre qui interessa:

il prima. Non è la verità che spinge a criticare. Come facciamo a saperlo? Basta che Lei guardi dentro di sé.

INTERLOCUTORE – Ho capito: se non lo mettiamo in una vostra categoria, allora non si va avanti. Ma chi l’ha detto questo?

AUTORE – Tutti noi spesso diamo risposte di quel genere: risposte che non rispondono. Non siamo abituati ad andare a cercare veramente quale sia stata la spinta interiore. Siamo invece subito attratti dall’aggancio di valore che si presenta a portata di mano per affermarci (valore), o per giustificarci (valore), o per spiegare le nostre ragioni (valore). Siamo bravi, siamo intelligenti sia pure, ma che c’entra questo con la motivazione? Che c’entra la motivazione con questi apprezzamenti del dopo? La motivazione è tutt’altro.

La motivazione è la spinta interiore che ci ha fatto fare, o dire, quella certa cosa; ed anche questo ci è stato sempre ignoto.

Per conoscere quella spinta bisogna ritornare nel nostro animo di prima, e non rovistare per terra in mezzo ai contenuti manifestati.

INTERLOCUTORE – Io non rovisto.

AUTORE – Per quanto riguarda l’esempio della lettura Lei ha detto: “Per lui”: altruismo. Ma ne è sicuro?

INTERLOCUTORE – Beh, in fondo, se ci penso bene, non l’ho detta, quella cosa, per altruismo. In fondo, ero arrabbiato, l’ho visto leggere quella roba, e gliel’ho detto. Allora perché glielo avrei detto?

AUTORE – Per una motivazione di valore forse?

INTERLOCUTORE – Ma che c’entra il valore? Comunque in che consiste insomma questa motivazione di valore?

AUTORE – Trovare negli altri qualcosa che non va, non ci costa nulla. Critichiamo a ragione?

Critichiamo a torto? E’ una strada comoda per valorizzare noi stessi.

INTERLOCUTORE – Ma è proprio questo che è assurdo: io critico una persona, e va bene, lo capisco che nella mia mente quella persona viene abbassata, va bene; ma quello che non posso capire è: io abbasso

gli altri, ma io poi che c’entro? Abbasso pure il valore degli altri, sì, però il mio valore non si alza. C’è una contraddizione. Vi siete confusi. Non fa niente. E’ il valore degli altri che scende: non il nostro che sale.

Che c’entra il, nostro, valore con l’abbassamento degli altri?

AUTORE – Invece è proprio così: anche il nostro valore sale con la sua visione panoramica (non ancora trattata).

Le critiche con motivazione di valore sono di due tipi: le critiche personalizzate e le critiche a pioggia.

Il primo tipo di critica con motivazione di valore sono le critiche personalizzate con le quali disapproviamo in modo specificamente mirato una determinata persona: quella, e non altri.

La svalutazione di quella persona è la motivazione assoluta.

Per esempio, ci può essere stata una persona, in qualche modo per noi importante, che ieri ci ha fatto fare una brutta figura. Ci ha fatto sentire molto giù. Semmai incominciamo a criticarla su quello, e su altro.

Per esempio, usciti dall’infanzia, attraverso le nostre soggettive impressioni, ci può essere una persona che sentiamo, come una persona che ha, fin da lontani tempi, contribuito a sotterrare il nostro valore. Ed allora continueremo a disapprovare questa persona, anche per lunghi periodi della nostra vita. Questa persona ha in qualche modo compresso il nostro valore; ci ha messo il piede sopra. Noi dobbiamo assolutamente togliere quel piede di là, e solo così una parte del nostro valore potrà regolarmente respirare.

Allora in questi casi tiriamo giù proprio quelle persone, quella di ieri o quella dell’infanzia: criticandole su qualunque cosa. E questa operazione inconscia mira a convincere il nostro valore di questo: quelle persone non sono, poi, così tanto autorevoli. Se perderanno ai nostri occhi la loro autorevolezza, le loro nefaste influenze svaniranno nel nulla. Che c’entra il, nostro, valore? E’ evidente che c’entra.

E, poi, a qualcuno sarà pur capitato di essere sempre criticato, una volta sì una volta no, da sua sorella o dal suo amico. Senza ragioni apparenti, questo accade, e raffredda il rapporto con quelle persone; senza ragioni apparenti, anche se la ragione c’è ed è la visone panoramica (non ancora trattata) di quelle persone.

Le critiche per piccole vendette?

Ebbene, mentre le cose che diciamo o facciamo, anche se sembrino avere motivazioni di valore possono avere altra motivazione, invece, in questo caso qui, non te lo chiedere, perché la cosa è uguale per tutti:

motivazione di valore.

Tutte le vendette hanno, senza alcuna eccezione, motivazione di valore.

Di qualunque tipo e qualità esse siano, anche le piccolissime.

Quando una certa persona ci ha fatto qualcosa che non ci doveva fare, quando non ci ha considerato come doveva, noi sentiamo che siamo rimasti svalutati nei suoi confronti. Inconsciamente, per una motivazione di valore, vogliamo allora procurare un qualche risarcimento al nostro valore, in modo da riportarci alla pari.

Non é vero forse che noi poi, spesso, diciamo loro cose con l’intento in qualche modo di abbassarli a loro volta?

Le nostre parole vengono fuori e sono una piccola vendetta. Ecco: un attimo fa; ma lo negheremmo

Le nostre parole vengono fuori e sono una piccola vendetta. Ecco: un attimo fa; ma lo negheremmo