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Il rapporto antinomico tra obbedienza alla legge e obiezione di coscienza

Nell’Enciclopedia Treccani l’obiezione di coscienza è definita come il rifiuto di sottostare a

una norma dell’ordinamento giuridico, ritenuta ingiusta, perché in contrasto inconciliabile con un’altra legge fondamentale della vita umana, così come percepita dalla coscienza, che vieta di tenere il comportamento prescritto […]23.

Alla luce di tutte le definizioni fin qui proposte è chiaro come il rapporto tra legge e coscienza sia riconducibile al fenomeno dell’antinomia in quanto va a rappresentare una situazione di incompatibilità: da un lato la norma giuridica positiva dell’ordinamento e dall’altro la norma promanante dalla coscienza. Tale rapporto antinomico, tuttavia, va a descrivere un’antinomia impropria da un punto di vista giuridico perché i termini della relazione di incompatibilità sono entrambi normativi ma non entrambi giuridici24.

19 Il Foro Italiano, Vol. 104. No. 3, marzo 1981, p. 625-626.

20 A. Pugiotto, Obiezione di coscienza nel diritto costituzionale, cit., p. 247.

21 L. Musselli, Libertà religiosa e di coscienza, in Digesto delle discipline pubblicistiche, Utet, Torino, 1994, p. 216.

22 M. Saporiti, La coscienza disubbidiente, ragioni tutele e limiti dell’obiezione di coscienza, cit., p. 109. 23 http:// www.treccani.it/vocabolario/obiezione di coscienza/.

E’ lecito dunque domandarsi se è possibile risolvere l’antinomia tra il dovere di obbedire alla legge e la libertà di obiettare ad essa in nome della coscienza, cercando di far coesistere, da un lato la valenza democratica e garantista della legge e, dall’altro, il rispetto della coscienza individuale. Infatti la caratteristica dell’obiezione consiste proprio in questo: nella capacità di conciliare la valenza democratica e garantista della legge con il rispetto della coscienza individuale25; dietro l’obiezione di coscienza c’è sempre la difficoltà della scelta tra

l’obbedienza imposta ad una norma e la disobbedienza a tale norma dettata da principi morali radicati nella coscienza personale di ognuno.

Rispondere a questa domanda non è semplice e merita analizzare i vari punti di vista che sono stati prospettati dalla dottrina e che sono ricostruiti nel Digesto delle discipline pubblicistiche26

da Andrea Pugiotto che ricostruisce sul punto tre tesi, tutte con l’obiettivo di dare una qualificazione all’obiezione di coscienza.

- Tesi dell’obiezione di coscienza come fattore di disgregazione dell’ordinamento giuridico:

questa dottrina nega la possibilità di risolvere il rapporto coscienza-ordinamento in termini di libertà; dunque il problema di coscienza eventualmente sollevato deve rimanere racchiuso entro la sfera morale cedendo alla norma imposta dall’ordinamento positivo27. Questo perché è

necessario mantenere la certezza del diritto e il valore cogente del precetto legislativo. Partendo da queste premesse l’obiezione di coscienza viene così a configurarsi come un fattore di disgregazione dell’ordinamento giuridico28.

Questa tesi è opinabile perché il concetto di democrazia accolto in Costituzione accoglie un’idea di una Democrazia pluralistica dove il principio di maggioranza è soggetto a limiti per scongiurare che il volere della maggioranza possa soffocare i diritti e le libertà dei singoli. - Tesi dell’obiezione di coscienza come scelta propedeutica all’obbedienza consenziente: la risposta al quesito inizialmente posto è più flessibile e più attenta alle esigenze dei consociati: un ordinamento democratico non vuole imporre un’obbedienza incondizionata ai precetti posti, bensì un’obbedienza che deve derivare da una libera adesione ai valori espressi dalla legge. Tale obbedienza è detta “consenziente” ed è il frutto di una comparazione che ciascuno individuo fa

25 A. Pugiotto, Obiezione di coscienza nel diritto costituzionale, cit., p. 242 e ss. 26 A. Pugiotto, Obiezione di coscienza nel diritto costituzionale, cit., p. 242 e ss.

27 Allineati su questa posizione sono, ad esempio, i contributi di G. Capograssi, Obbedienza e coscienza, FI, 1950, II, 47 ss; Gomez De Ayala, L’obiezione di coscienza al servizio militare nei suoi aspetti

giuridico-teleologici, Milano, 1966, 241 ss; A. D’Atena, Commento all’art. 9 l. 22-05-1978 n. 194,

NLCC, 1978, 1651 ss., nt. 13; P. Moneta, Obiezione di coscienza e riconoscimento delle esigenze

religiose del cittadino, in scritti in memoria di D. Barillaro, Milano, 1982, 312; S. Mangiameli, La “libertà di coscienza”di fronte all’indeclinabilità delle funzioni pubbliche. (A proposito dell’autorizzazione del giudice tutelare all’interruzione della gravidanza della minore), GiC, 1988, II,

538 ss.

dentro di sé tra norma giuridica e norma interiore e l’ordinamento deve ridurre i casi di obiezione ottenendo un consenso diffuso ai suoi precetti29. Se tuttavia i casi di obiezione sono

elevati è sintomo che il precetto legislativo imposto può –ma non deve- essere modificato. L’ordinamento giuridico, di fronte alle scelte obiettanti ha tre possibilità: a) l’ordinamento giuridico può negare legittimità al comportamento obiettante, sanzionandolo e riaffermando integralmente il proprio precetto legislativo; b) l’ordinamento può riconoscere legittimo il comportamento obiettante, prevedendolo legislativamente in un rapporto di eccezione rispetto alla regola rappresentata dall’obbligo giuridico rifiutato; c) l’ordinamento può mutare l’originario precetto legislativo, generalizzando erga omnes quello obiettante ormai impostosi come nuova regola.

E se alla legge disobbedita per motivi di coscienza viene a sostituirsi una nuova legge è necessario trovare un aggancio costituzionale della libertà di coscienza e della possibilità di obiettare alla legge in nome di essa.

E’ opportuno allora domandarsi in quali articoli della Costituzione l’obiezione di coscienza trovi le sue fondamenta secondo questa tesi: per alcuni di centrale importanza è l’art. 2 Cost. quale fonte di nuovi diritti non compresi nella Costituzione ma affermatisi nella prassi30 oppure

previsti in Convenzioni internazionali31. Per altri sarebbe l’art. 19 Cost. che sancisce la libertà

religiosa cui andrebbe ricondotta l’obiezione di coscienza32. Per altri ancora di importanza

centrale ai fini di un aggancio costituzionale per l’obiezione di coscienza sarebbero gli articoli 2, 19, 21 Cost. letti congiuntamente, infatti l’obbedienza alla coscienza sarebbe una forma di esercizio delle libertà di pensiero , coscienza e religione33. Con riferimento particolare poi

all’obiezione di coscienza al servizio militare, alcuni prendono come riferimento l’art. 52 comma 2 Cost. nell’interpretazione in base al quale lo Stato può assegnare allo svolgimento di servizi civili parte dei giovani obbligati alla leva34 e l’art. 23 Cost. quale principio

29 Vedi a tal proposito: E. Rossi, Obbedienza alla legge e obiezione di coscienza, in AA.VV., Obiezione di coscienza al servizio militare. Profili giuridici e prospettive legislative, Padova, 1989, 71 ss..

“Obbedienza consenziente” è definizione di Passerin D’Entreves, Legittimità e resistenza, in Studi

sassaresi, III, autonomia e diritto di resistenza, Milano, 1973, 35.

30 Barbera, Commento all’art. 2, in Comm. della Cost. Branca, Bologna-Roma, 1975, 50 ss.; F. Palazzo, “obiezione di Coscienza” in Enc. Dir., XXIX, Milano, 1979, 542.

31 Belgiorno De Stefano, L’obiezione di coscienza e la Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo, in L’obiezione di coscienza tra tutela della libertà, cit., 238 ss.

32 Pace, Problematica delle libertà costituzionali, pt. Gen., Padova, 1985, 4; D’Avack, “Libertà di coscienza, di culto, di propaganda”, in Enc. Dir., XXIV, Milano, 1974, 592 ss.; Finocchiaro, Commento

all’art. 19, in Comm. della Cost. Branca, Bologna-Roma, 1977, 258 ss..

33 Modugno-D’Alessio, Tutela costituzionale dei trattamenti sanitari e obiezione di coscienza, in Parl., 1986 (3/4).

34 J. Martinez, Obiezione di coscienza difesa della patria, in Studi in onore di L. Spinelli, IV, Modena, 1989, 1407 ss; G. Bognetti, L’obiezione di coscienza al servizio militare tra Costituzione e legge

dell’ordinamento a copertura di prestazioni personali delle quali l’obiezione di coscienza sarebbe matrice35.

Qualunque sia l’aggancio costituzionale dell’obiezione di coscienza, essa per affermarsi nell’ordinamento necessita comunque di un intervento del legislatore che deve prevedere l’obiezione a livello legislativo perché essa non va a costituire autonomamente un diritto costituzionalmente riconosciuto direttamente azionabile36 ma è necessario una norma di legge

che preveda il diritto del singolo di disobbedire alla legge in nome della propria coscienza. Secondo questo orientamento l’obbedienza ai precetti legislativi è la regola, l’obiezione l’eccezione e l’interpositio legislatoris è la conditio sine qua non affinchè l’obiezione di coscienza possa trovare una sua tutela giuridica che ne garantisca il legittimo esercizio e, in assenza di un intervento del legislatore, è da escludere la liceità del comportamento obiettante e sta proprio allo stesso legislatore decidere se l’obiezione di coscienza sia da ricondurre, nelle sue modalità di esercizio, a un diritto soggettivo perfetto o a un interesse legittimo.

- Tesi dell’obiezione di coscienza come diritto dell’uomo costituzionalmente garantito ed immediatamente azionabile: tale orientamento dottrinale risolve l’apparente antinomia tra legge e obiezione di coscienza in termini ancora più avanzati di tutela per la libertà, qualificando l’obiezione di coscienza come diritto dell’uomo costituzionalmente garantito e direttamente azionabile anche in assenza di un interpositio legislatoris.

In questa tesi è possibile rinvenire più orientamenti:

- Un primo orientamento di matrice ecclesiasticistica vede l’obiezione di coscienza come il recupero da parte del singolo della propria centralità in una società sempre più sterile e caratterizzata dall’impersonalità dei rapporti. E questa spinta all’autodeterminazione sarebbe da ricondurre alla libertà di coscienza, ossia all’art. 19 Cost. pur letto in senso lato, come libertà di vivere ed operare secondo i propri convincimenti interiori37.

- Un secondo orientamento àncora l’obiezione all’art. 2 Cost. intendendo tale articolo capace di conferire inviolabilità a tutti i diritti costituzionali comprendendo non solo i diritti espressamente sanciti in Costituzione ma anche quelli necessariamente conseguenti38; infatti

l’obiezione di coscienza in quanto espressione del diritto di comportarsi secondo coscienza è esternazione del rispetto della personalità e quindi piena applicazione dell’art. 2 Cost..

- Un terzo orientamento riconduce il diritto di obiezione di coscienza, come diritto di vivere ed operare secondo coscienza, all’art. 13 Cost., inteso come previsione e garanzia della libertà

35 Albisetti, La Corte Costituzionale e l’obiezione di coscienza, in L’obiezione di coscienza tra tutela della libertà, cit., 158 ss.

36 A. Pugiotto, Obiezione di coscienza nel diritto costituzionale, cit., p. 243 e ss.

37 L. Guerzoni, L’obiezione di coscienza tra politica, diritto e legislazione in L’obiezione di coscienza tra tutela della libertà, cit., 163 ss.

personale39. Tale articolo genera una serie di diritti relativi tra l’altro alla coscienza della

persona.

- Un quarto e ultimo orientamento prende le mosse dalla riflessione sul modo di essere di uno stato laico e pluralistico che riconosce le condizioni del confronto e del conflitto tra ideologie senza però prendere parte a esse40. Tale conflitto, di regola, si risolve nel primato dell’individuo

e, dunque, alla decisione legislativa di maggioranza viene sottratta una decisione circa i valori della coscienza e si impone così alla legge di prevedere varianti nell’esercizio di comportamenti vincolati.

Secondo questa tesi, allora, l’obiezione di coscienza è un diritto dell’uomo primordiale, essenziale, capace di imporsi all’ordinamento di per se stesso e l’esercizio di tale diritto è di per sé legittimo anche in assenza di un interpositio legislatoris. Anzi, la normativa dovrebbe prevedere modalità di adempimento alternative tale da permettere un’obbedienza al precetto non in contrasto con i dettami della coscienza, e la ragionevolezza di tali modalità alternative dovrà essere vagliata dalla Corte Costituzionale.

Queste sono le varie tesi prospettate dalla dottrina nel tentativo di ricomporre l’antinomia tra obbedienza alla legge e obiezione di coscienza.

Per capire quale è stato quello recepito nel nostro sistema costituzionale vigente è necessario analizzare la giurisprudenza costituzionale in materia di obiezione di coscienza.

4. La giurisprudenza della Corte Costituzionale in materia di obiezione di coscienza: