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R O B E R T F . F O E R S T E R , The italian emigrai ioti of our times, Harvard economie studies, XX. Harvard university press, Cambridge Mass. 1919 (pp. xx-558, doli. 2,50 net).

Sogliamo lagnarci, non senza ragione, della grande ignoranza e leggerezza con cui troppo spesso si discorre e scrive all'estero dei maggiori problemi nostri; deplorevole andazzo di cui la guerra mondiale e le trattative che la seguirono ci ha consentito di apprezzare tutto il danno. Tanto maggior gra-titudine dobbiamo quindi a quegli stranieri che, nello studio delle questioni italiane, rifuggono dalle banalità consuete e superficiali, nè le ritengono indegne della coscienziosa indagine critica applicata all'esame obbiettivo delle cose del loro paese.

Veramente benemerito verso la patria nostra è, a questo titolo, l'autore del presente volume; frutto di lunghe, pazienti, esaurienti ricerche intorno ad un feuomeno che interessa, quasi in ugual grado, le genti delle due sponde del-l'Atlantico, e che perciò ha d'uopo di soluzioni armoniche, quali soltanto la spas-sionata analisi e l'onesto sforzo della mutua comprensione possono predisporre.

Credo sarebbe difficile ad uno scrittore italiano superare in ampiezza di informazione statistica, bibliografica e direttamente investigativa la base docu-mentaria del magnifico volume; in cui nessun giudizio si presenta senza pre-ciso appoggio di dati e di testimonianze, nessuna conclusione procede se non da uua discussione larghissima dei più vari punti di vista. Certo la lettera-tura scientifica nostra non possiede finora una monografia sintetica che possa reggere il paragone con quest'opera d'uno scienziato estraneo e lontano; il quale acquista, con l'insigne suo contributo, il miglior titolo di cittadinanza intellettuale nella nostra comunanza studiosa.

Il libro consta di quattro parti. Traccia la prima le direttive seguite dai 16 milioni di italiani emigrati in quarantanni, computa i ritorni, calcola la perdita demografica netta. Analizza la seconda le cause del movimento, ri-cercandole nelle peculiari condizioni interne delle varie regioni. Descrive la terza il contributo di energie e di opere recato dagli emigranti alle terre di arrivo, le fortune che vi incontrarono, le miserie che vi soffrirono, i problemi culminanti della loro nuova vita. Diseute la quarta le questioni internazionali connesse all'esodo imponente, l'inevitabile contrasto della politica che essi recla-mano con auella che provocano e subiscono, le basi pratiche d'una coopera-zione feconaa.

Se i primi capitoli,riescon di speciale interesse pei lettori americani, che vi trovan raccolte e sistematicamente ordinate in breve spazio le notizie più sicure

— 85 — circa la provenienza, i precedenti, l'indole, le tendenze, le attitudini delle masse

in arrivo, un valore particolarissimo hanno invece per noi quelli che illustrano i punti di vista caratteristici del pubblico degli Stati Uniti circa l'influenza che esercita sulla loro compagine sociale l'estraneo elemento e sul trattamento ehe è conveniente concedergli per migliorarne l'impiego e neutralizzarne gli inconvenienti. Le pagine che descrivono la crisi psicologica degli arrivati nel nuovo ambiente sono fra le più suggestive del libro; poiché, col sussidio di copiosissime osservazioni dirette, ci rivelano contrasti, affinità, orientamenti mentali, adattamenti, residui a noi stessi poco noti, come quelli che emergono e si palesano al contatto di genti e di cose diverse, l'impressione delle quali modifica in varia misura secondo i gruppi e gli individui, la psiche tradizio-nale, senza cancellarne le profonde caratteristiche. Il processo di americanizza-zione vi è scrutato, nelle sue fasi progressive, con sguardo penetrante. Le ragioni di contrasto con l'elemento locale discusse e pesate con rara coscienza.

Certo lo sforzo di obbiettività che si impone l'autore nel giudicare i rap-porti materiali, morali ed intellettuali degli immigranti con la nuova patria non lo salva sempre completamente dai preconcetti troppo noti con cui la gran massa dei suoi concittadini suole contemplare il fenomeno. La sua simpatia per il punto di vista operaio, che nello straniero di educazione ed abitudini inferiori considera sepratutto un pericoloso concorrente, non riesce sempre a dissimularsi. Onde il benefìzio economico incontestabilmente recato alla col-lettività dal poderoso contributo di forze a buon mercato perde agli occhi suoi alauanto valore di fronte al « fattore di disunione » offerto dalla presenza degli italiani al consorzio sociale. Perciò egli considera come necessarie le restrizioni legislative che, secondo lui, possono reagire beneficamente sulla politica interna italiana, rendendola più sollecita del livello d'istruzione e del tenore di vita delle plebi, specialmente meridionali. Perciò conclude augurando al nostro paese campi ai espansione proprii, dove abbia fecondamente a svolgersi « l'im-perialismo della povera gente ». Riserve molteplici potrebbero evidentemente opporsi a queste opinioni; nè chi scrive ha d'uopo di ripetere, riguardo a talune di esse, il suo modo di vedere recisamente contrario. Ma anche nei dibattiti che susciterà indubbiamente, il libro renderà alla causa dell'espansione italiana il migliore servizio; mentre, scientificamente considerato, rimarrà un buon modello della serietà di intenti e di metodi con cui è d'uopo affrontare pro-blemi di tanta vastità e portata. G . P R A T O .

Augusta Praetoria: Revue valdCtaine de pensée et d'action régionalistes, anno I, nn. 1, 2, 3. Aosta 1919 (mensile, abbon. annuo L. 15).

Uno dei più validi argomenti per provare l'attitudine dell'Italia ad aggregare a sè, in un regime di libertà, di autonomia, di rispetto etnico e culturale i gruppi di altra lingua e d'altro sangue testé inclusi nel suo confine setten-trionale, è dato dal secolare esempio di fraterna unione fra i popoli italiani del Piemonte e le genti di idioma francese della Valle d'Aosta, la cui filiale devozione alla patria comune si manifestò nella buona e nella avversa sorte, con costanza di fede e fervore di eroismo leggendario.

Una delle più autentiche glorie della storia nazionale splende, invero, in codesta tradizione regionale, che è interesse comune preservare, rinvigorire e difendere dai tentativi di assorbimento livellatore, per mantenerne intatte, con le forti caratteristiche, le irradianti virtù. Onde devesi salutare col più cor-diale plauso ogni sforzo che dalla miglior parte di quel colto e civile popolo venga compiuto a rivendicare, vivificare e diffondere i! patrimonio di idee, di sentimenti, di cultura di cui è materiata la sua salda e tetragona unità spi-rituale, frutto geniale della fusione armonica degli elementi caratteristici delle

due nazioni sorelle, fra le quali questi ardimentosi valligiani gettano un ponte di mutua comprensione, di laboriosa cooperazione, di feconda simpatia.

Risponde a tali scopi e si ispira a siffatti ideali la presente pubblicazione, coraggiosamente intrapresa da un gruppo di amici, eletto cenacolo di operoso intellettualismo locale. Eclettico ne è il contenuto, che si propone illustrare gli aspetti tutti di questa vita singolare, evocandone le memorie storiche, cantandone le poetiche leggende, spiegandone i bisogni economici, interpre-tandone le aspirazioni culturali e politiche, discutendone i problemi tecnici, studiandone le condizioni naturali, fisiche, geologiche. Programma a cui rispon-dono egregiamente i tre primi fascicoli, ricchi di articoli vari, di notizie copiose, di frequenti riproduzioni ed illustrazioni di luoghi, di cimeli, di documenti. Al buon focolare di fervida attività intellettuale acceso in ambiente tanto pro-pizio alle opere di persereranza, di fede, di intelligente propaganda educativa, si volge con entusiasmo cordiale il migliore voto nostro di crescente fortuna.

G. P.

E . W . K E M M E R E R : Tìl ABC of the Federai Reserve System ( 1 volume di 197 pagg.; Princeton University Press, 1919. Prezzo doli. 1,50).

Nel presente volume l'A. espone, in linguaggio semplice e chiaro, i motivi per i quali fu costituito negli Stati Uniti il sistema delle riserve bancarie federali, le sue caratteristiche essenziali, l'organizzazione ed il funzionamento. Egli tratta anzitutto dei difetti principali del precedente sistema bancario, allorché esistevano negli Stati Uniti 30.000 banche indipendenti l'una dal-l'altra, con una grande suddivisione delle riserve bancarie, prive di qualsiasi mobilità; mette in evidenza la mancanza, dapprima esistente, di elasticità del credito americano — il che, insieme colla decentralizzazione del sistema bancario, fu causa essenziale delle frequenti e vaste fluttuazioni nel saggio dell'interesse e dell'aggravarsi delle crisi economiche e finanziarie negli Stati Uniti. Anche il sistema dei depositi bancari era difettoso, e così pure lasciava a desiderare il meccanismo degli scambi interni ed esteri prima che venisse istituito il sistema della riserva federale.

L'A. dimostra i grandi miglioramenti introdotti con questo sistema, per mezzo del quale si rimediò ai principali difetti del precedente sistema bancario americano.

Chiude il volume la raccolta delle principali disposizioni legislative riguar-danti l'argomento trattato.

Il libro del Kemmerer è essenzialmente un lavoro di volgarizzazione, il quale ha il pregio di essere chiaro ed accessibile anche alle persone non provviste di coltura tecnica speciale in materia di banche.

A . G A R I N O - C A N I N A .

i

J A C O B H . H O L L A N D E R : War borrowing ( 1 volume di 2 1 1 pag.; New York, Macmillan, 1 9 1 9 . Prezzo doli. 1 , 5 0 ) .

Il problema del metodo migliore per ottenere i mezzi finanziari capaci di sostenere le spese cagionate dalle guerre, è stato oggetto di viva discussione, ed il prof. Hollander reca, nella trattazione di questo interessante argomento, copia di dati e di notizie, direttamente desunti dall'osservazione dei provve-dimenti finanziari e del mercato monetario degli Stati Uniti.

La prima questione se occorra, per fronteggiare la difficile situazione finanziaria creata dalla guerra o da altre circostanze, fare assegnamento sul gettito delle imposte, oppure ricorrere anche ai prestiti, è ormai superata; e

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l'A. si sofferma specialmente a considerare i diversi effetti dei prestiti a breve ed a lunga scadenza, sia sul mercato monetario, sia sul livello dei prezzi. Dopo un sommario esume dell'esperienza passata, dalla guerra del 1812 alla crisi economica del 1917, egli considera in particolar modo le emissioni dei prestiti fatte negli Stati Uniti durante l'ultimo conflitto. In questo periodo, caratteristico dell'economia americana, si possono distinguere due fasi: la prima dei prestiti a breve scadenza, dei quali si ebbero complessivamonte 31 emissioni per oltre 12 miliardi di dollari, e la seconda, caratterizzata dai prestiti a lunga scadenza, per l'ammontare di 10 miliardi di dollari, con i quali si cercò di assorbire una parte dei titoli a breve scadenza, prima emussi. L'A. ha così occasione di esaminare gli effetti dei prestiti a breve e di quelli a lunga scadenza sul mercato monetario e sul livello dei prezzi. Particolarmente interessante è la parte nella quale è trattata la questione se i prestiti di guerra producano inflazione della circolazione. Chiude il volume dell'Hollander un capitolo, nel quale sono proposte alcune norme per la futura politica dei prestiti. A . G A R I N O - C A N I N A .

H . L . L U T Z : The State Tax Commission ( 1 volume di 673 pag.; Harward University Press, Cambridge, Mass. U. S. A. Prezzo doli. 2,75).

È uno studio assai particolareggiato riguardante lo sviluppo ed i risultati del controllo governativo sui sistemi adottati negli Stati Uniti per la tassa-zione della proprietà.' L'A. espone dapprima l'evolutassa-zione amministrativa della tassazione, e descrive quindi l'attuale organizzazione delle Commissioni ed il funzionamento degli uffici esistenti nei vari Stati per ottenere un uguale sistema di imposizioni di tributi sulla proprietà. Egli considera in particolar modo l'opera delle varie Commissioni, istituite a tal fine negli Stati di Massachusetts, Wisconusin, Michingam, New York, Indiana, Washington, Minnesota, Oregon, Kansas, ecc.

I risultati della centralizzazione amministrativa nell'imposizione dei tributi sono stati soddisfacenti. Sotto l'aziono delle Commissioni di Stato si ebbe l'inizio dell'effettiva coordinazione di tutte le parti dell'organizzazione ammini-strativa, e l'inizio perciò della soluzione del problema di un'equa distribuzione degli oneri delle imposte.

L'A. ha compiuto in questo lavoro, particolarmente notevole per la larga documentazione e per le precise indagini su cui si basa, uno studio accurato delle recenti tendenze amministrative della tassazione americana.

A . G A R I N O - C A N I N A .

J . A . H O B S O N : Richard Cobden, The international man. (London, 1 9 1 8 .

Fisher Unwin, in-S° gr., pagg. 416, prezzo 21 scellini).

- L'importanza dei risultati ottenuti da Cobden con la sua lotta contro i sistemi protezionistici aveva fatto sì che il pensiero del grande uomo politico in relazione ai problemi di politica estera rimanesse trascurato. Con la scorta di' numerose lettere inedite, oltre ad altro materiale, l'A. esamina la politica del non-intervento seguita senza eccezioni dal Cobden. La tendenza liberista così si inquadra in tutta la concezione politica, e risponde alla necessità di non impacciare le relazioni libere ed amichevoli degli uomini tra di loro.

Non è vero, però, che Cobden riducesse tutta la politica in termini di commercio: vide nelle classi commerciali medie lo strumento principale per imporre dei miglioramenti politici e sociali. Ma volle sempre credere alla identità degli interessi della nazione con quelli degli individui: e favorì sempre tutti gli scambi intimi ed amichevoli tra i membri di diverse nazioni.

L'Hobson lo segue nella preparazione politica: poi nel giro in Europa, e succes-sivamente nella difesa della politica del non-intervento di fronte al Palmerston, nelle discussioni relative alla guerra di Crimea ed al periodo di pace che vi tenne dietro: ne esamina l'attitudine rispetto alla guerra in Cina ed agli ammutinamenti indiani, e finalmente durante gli accordi per il trattato di commercio con la Francia. E sempre ne risulta l'opposizione alle guerre d'aggressione o non necessarie: ed il non intervento voleva dire un duplice guadagno, perchè non avrebbe fatto altro che creare nuovi ostacoli alle ami-chevoli relazioni tra i popoli. Cobden temeva l'azione del Governo in quanto mirasse a rendere la vita sempre più « servile »: preferiva incitare le libere iniziative degli individui.

J O S E P H B A R T H É L E M Y : Le próblème de la cotnpetence dans la democrutie (Paris, 1918, Alcan, in-8° grande, pagg. 266, fr. 6).

In regime democratico diventa necessaria, in chi regge il governo degli enti politici, la capacità tecnica : tuttavia si viene chiedendola sempre meno, spiega l'A., sia ai semplici cittadini come ai legislatori, ai governanti e perfino agli addetti alle funzioni pubbliche.

Al popolo basta la competenza di scegliersi i capi e decidere in merito ai grandi principi che debbono dirigere la sua vita: l'esercizio di questa com-petenza deve essere organizzato, affinchè sia chiara e sincera l'espressione della volontà nazionale. A questo scopo vanno tolte le disuguaglianze di circoscri-zione e va abolito il collegio ristretto, per passare alla rappresentanza propor-zionale. Grandi strumenti di istruzione per il popolo debbono essere la scuola e la stampa.

Il popolo si sottomette alla direzione dei più capaci, i quali costituiscono non una classe ma una élite, cioè un gruppo aperto e continuamente rinno-vantesi : ciascuno può accedervi, cosicché il punto di partenza è uguale per tutti. A queste intelligenze e virtù superiori la comunità deve obbedienza. La difficoltà consiste però nella scelta dei più degni: e questi possono essere dei professionisti oppure dei dilettanti. Fino a che punto conviene piuttosto scegliere i più degni tra i primi anziché tra i secondi? L'A. per rispondere alla domanda traccia delle distinzioni.

La competenza del cittadino si limita a scegliere Yélite, senza decidere in merito ai provvedimenti : invece deve estendersi anche a questi quando i cit-tadini vengono raggruppati quali professionisti nei rispettivi sindacati. Pei legislatori, la necessità di procedere alla elaborazione tecnica delle leggi rende sempre più necessario operare la scelta tra i professionisti, allo scopo di evitare la promulgazione di provvedimenti inapplicabili o produttori di conseguenze impreviste e non desiderabili. Il potere esecutivo generalmente viene diretto da ministri dilettanti, perchè quelli tecnici tratti dallo stesso ramo di ammi-nistrazione che sono chiamati a presiedere, oppure scelti tra gli uomini d'affari, presentano dei pericoli. Viceversa il ricorso a ministri dilettanti impone una continuità amministrativa, e quindi presuppone alla base una forte organiz-zazione burocratica.

L'A. non si nasconde nemmeno gl'inconvenienti della prevalenza burocratica a lato del potere esecutivo tenuto da dilettanti : a rimedio crede serva l'allar-gamento del collegio e la rappresentanza proporzionale, che rendon necessario per riuscire l'elezione un forte prestigio. Dovrebbe inoltre servire a dare maggior equilibrio l'allargamento dei poteri, sia del potere esecutivo come del capo dello Stato: per es., come nella federazione nord-americana. In questo modo si raggiungerebbe una stabilità abbastanza lunga, permettendo ai ministri di acquistare le necessarie conoscenze e di assumere responsabilità precise.

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G I U S E P P E P R A T O : La terra ai contadini o la terra agli impiegati? (Biblioteca di scienze economiche, n. 2. — Milano, Treves, 1919, pp. vm-153 in-16*. Prezzo L. 4).

G I U S E P P E P R A T O : I problemi del lavoro nell'ora presente (Biblioteca di scienze economiche, n. 3. — Milano, Treves, 1919, pp. 149, in-16. Prezzo L. 4).

G I U S E P P E P R A T O : Gli orientamenti dell'economia italiana dopo la guerra (Le pagine dell'ora, n. 46. — Milano, Treves, 1918, pp. 55, in-16°. Prezzo L. 1,25).

I lettori della Riforma Sociale conoscono già la parte sostanziale del sug-gestivo studio sulla formula ingannatrice • La terra ai contadini ». Il volumetto riprende l'argomento con più ampi sviluppi. Risalendo attraverso la storia dei secoli scorsi, in Italia e fuori, l'A. dimostra con elegante chiarezza la coinci-denza costante del dominio collettivo del suolo con la decacoinci-denza e la barbarie, mentre gradùalmente l'appropriazione privata si perfeziona nelle epoche di progresso sociale ed economico. Con opportuno intuito storico, spiega come le istituzioni non ottengano forza dalla loro antichità, ma dalla utilità loro. Perchè dunque far rivivere la proprietà collettiva? Pare non vi sia riuscita nemmeno la costituzione dei Soviet in Russia, perchè ufficialmente vi si ammette che l'81°/o delle terre, tolte ai loro antichi proprietari, divenne proprietà individuale dei contadini, il 15 % non sarebbe ancora diviso e solo il 4 °/„ verrebbe coltivato comunisticamente dai Soviet.

Rendere collettiva la proprietà del suolo significa affidare amministrazione e direzione dei fondi a degli impiegati: l'esperienza di questi anni di guerra Cermise di constatare che difficilmente questi possono portarvi competenza e uon volere superiori a quelli degli individui. Il convulso vertiginoso rotolìo di decreti contraddittori, inapplicabili, rovinosi, lo dimostrò nel modo più evi-dente. L'A. segue con implacabile severità la commedia dei favori alternati-vamente prodigati ai cereali od ai foraggi, gli sprechi nelle distribuzioni, le rovinose imposizioni di dissodare i prati stabili, la tragica farsa della motoara-tura di Stato, ] ridicoli divieti di circolazione da provincia a provincia.

Perchè lo Stato vuol risuscitare istituti condannati dalla esperienza, quando la terra va da sè ai contadini? In tutte le parti d'Italia, con moto spontaneo graduale, i contadini che hanno le attitudini necessarie, r più laboriosi e per-severanti, riescono a comprare dei poderi ; nell'Italia settentrionale è sòrta anzi una categoria di speculatori (in gran parte israeliti) che ha assunto il dif-ficile còmpito di operare il trapasso, agevolandolo con le più opportune forme di credito: spezza le tenute signorili in piccoli e medi poderi, dotandoli di case, e provvedendo a bonifiche ed irrigazioni. Al contrario, le proprietà troppo polverizzate vengono fuse, per riportarle a dimensioni più convenienti. Non occorrono nuovi organismi nemmeno per la concessione del credito: quelli già esistenti bastano a concederlo largamente a tutti coloro che sanno lavorare. Gli enti politici si limitino dunque a dare soccorsi indiretti, aprendo o miglio-rando le strade, con opere d'irrigazione ed antimalariche, con rimboschimenti, senza trascurare le agevolazioni e semplificazioni nei trasporti e nel contratto di enfiteusi.

Di varie questioni relative al lavoro si discute nell'altro libretto: disoccu-pazione, concorrenza del lavoro femminile, sistemi di partecipazione agli utili. Per lenire la disoccupazione si è ricorso al sistema antieducativo dei sussidi, finché i lavori pubblici fruttiferi, l'emigrazione (liberata dai vincoli che si vor-rebbero creare da alcune categorie di interessati) e l'investimento di capitali esteri non abbiano risolta la crisi. L'impiego delle donne nelle industrie mentre prima della guerra dava occupazione a 600.000 persone (di fronte a 2-3 milioni

di uomini: quindi '/5 di fronte a 4/j), durante la guerra aumentò di 250.000: e le donne trovarono lavoro anche in sezioni che prima si ritenevano inadatte. Invece esse, informa l'A., rivelarono efficienza ed abilità pari all'uomo: infe-riori solo nell'adattarsi alle ore straordinarie e nel maggior sciupìo del tempo. L'ingresso delle donne in queste industrie produsse modificazioni radicali: si poterono diluire i qualificati con ingenti masse non qualificate; e le condizioni di lavoro e l'atteggiamento delle fabbriche dovettero tener conto del benessere e dell'igiene indispensabili alle maestranze femminili. La smobilitazione resti-tuisce alla casa quelle che sostituivano solo i loro uomini : altre sostituiscono i combattenti morti od emigrati ; le rimanenti sentono la pressione dei tornati, che male tollerano la loro concorrenza anche per il non facile adattamento del personale femminile alla rigida disciplina sindacale.

Al sistema della partecipazione degli utili, per interessare gli operai all'au-mento della produzione, l'A. giudica preferibile l'organizzazione scientifica del