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Il processo di costruzione della scala di rating è complesso ed articolato, in quanto richiede il coinvolgimento da parte di tutte le divisioni componenti l’istituto bancario per permettere di valutare il grado di affidabilità dell’impresa. Si descriverà brevemente la costruzione di un modello di rating per poi trattare più da vicino la raccolta delle informazioni riguardo le piccole medie imprese e la loro valutazione.

Il fine principale di un modello di rating è quello di poter misurare il rischio di una determinata impresa, per questo viene solitamente costruita una scala composta da varie classi, a seconda del grado di rischiosità dell’impresa, ovviamente ogni classe di rating sarà costituita da imprese considerate equivalenti in termini di PD ( Default Probability). Gli indici

L'agevolazione

•Contributo in conto interessi a fronte del finanziamento erogato da una banca o da una società di leasing

Domanda

•Domanda da presentare ad un intermediario finanziario/ società di leasing convenzionata, con il modulo disponibile al sito Mise

Soggetti

•Le Pmi con sede in Italia ed iscritte al Registro delle Imprese

Entità del contributo

•Contributo è pari all'ammontare complessivo degli interessi calcolati al tasso del 2,75% con rate semestrali costanti e delle surata di 5 anni

Investimenti Agevolabili

•Agevolabili tutte le spese per l'acquisto di macchinari, impianti, beni strumentali di impresa ed attrezzature nuovi di fabbrica ad uso produttivo

•Investimento deve essere avviato successivamente la presentazione della domanda, ed il programma di spesa realizzato entro i 12 dalla stipula del contratto di finanziamento.

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utilizzati per indicare il livello di rischio sono gli stessi delle grandi agenzie di rating ( Standard & Poor’s, Moody’s, Fitch, ecc..), in modo tale da avere la stessa metrica senza dover perdere tempo e denaro in conversioni. Solitamente si valuta il rischio in base ad una scala alfabetica, composta da al massimo tre lettere che indicano il livello massimo di quella particolare classe di rating. Il modello di rating è considerato più affidabile se oltre a considerare la PD considera anche altre variabili quali: la Loss Given Default, valore del credito che sarà impossibile recuperare da parte dell’istituto di credito in caso di insolvenza, la Perdita Attesa e la Perdita Inattesa.

La costruzione di un modello di rating parte inizialmente dalla definizione di default, un’impresa si trova in questa situazione quando46

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L’impresa è considerata in uno stato di “sofferenza” cioè quando l’impresa è esposta verso soggetti che sono in stato di insolvenza od in uno stato equiparabile,

Si è di fronte ad un “incaglio” ossia, come afferma Gai: “ l’esposizione nei confronti

di soggetti in temporanea situazione di obiettiva difficoltà che sia prevedibile possa essere rimossa in un congruo periodo di tempo. Si prescinde dall’esistenza di eventuali garanzie poste a presidio dei crediti”.

Ci siano i cosiddetti “crediti ristrutturati” ossia quando una o più banche concedono una moratoria al pagamento delle rate del finanziamento ad un tasso inferiore a quello inizialmente concordato,

 L’azienda presenti uno sconfinamento ( si è oltre la soglia limite prevista dal fido) per oltre 90/180 giorni continuativi.

Spiegato il concetto di default, si deve specificare ora quale sarà l’orizzonte temporale di riferimento per la raccolta dei dati, per farlo bisogna definire: il periodo di raccolta dei dati, il

periodo di osservazione e l’holding period.

L’holding periodo è l’arco temporale nel quale ci si attende che l’azienda vada in default con una certa probabilità, ad esempio affermando che il cliente Alfa ha una PD ad un anno del 5%, significa che cinque di 100 posizioni con lo stesso grado di rischio entreranno in uno stato di default. Il periodo di osservazione è invece l’intervallo temporale nel quale si controllano le controparti per verificare in che stato classificarle, se default o non default.

46 Per maggiori approfondimenti si veda Il rating delle PMI, Lorenzo Gai, FrancoAngeli, Milano 2008,

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Infine il periodo di raccolta dati è la finestra temporale nella quale vengono raccolte tutte le informazioni relative all’azienda, dalla data dell’eventuale manifestazione del default fino ad un periodo che di norma corrisponde a dodici mesi precedenti.

Lo step successivo sta nell’aggruppare le imprese in cluster in base al settore di appartenenza, questa fase del processo potrebbe risultare la più semplice di tutto l’iter, invece è estremamente importante che la banca definisca sin da subito i criteri con i quali decide di formare i vari segmenti. Infatti se decide di formare segmenti sempre più specifici aumenterà l’omogeneità del campione, ma si ridurrà la base di dati per lo sviluppo dei modelli. Bisognerà quindi scegliere tra i vantaggi e gli svantaggi derivanti dall’avere molti segmenti tutti diversi tra loro, anche se differenziati da caratteristiche minime o se invece avere cluster contenenti imprese con caratteristiche diverse. I criteri utilizzati per la creazione dei cluster possono essere l’attività od il settore nel quale opera l’impresa, il fatturato o il volume d’affari, così come il settore merceologico ( ramo di attività economica) o la forma giuridica scelta dall’azienda. Appare chiaro, quindi, che alcuni criteri rimangono stabili nel tempo, mentre altri comporterebbero una continua revisione della composizione dei cluster da parte degli istituti di credito, come ad esempio il fatturato che varia ogni anno e si basa sul bilancio delle imprese.

I dati che riguardano le Pmi possono essere di quattro tipologie: 1. Quantitativi economico- finanziari

2. Dati Andamentali 3. Qualitativi 4. Di altra natura

I dati quantitativi sono quelli solitamente più utilizzati da parte degli istituti di credito in quanto sono ricavabili dai bilanci delle imprese, anche se c’è un’enorme differenza se l’impresa è obbligata a redigere il bilancio in forma standard o in forma abbreviata, nel secondo caso l’assenza di molte voci dello Stato Patrimoniale limitano il contenuto informativo. Dai dati presenti nel bilancio si possono comunque ricavare molti indici utili alla banca a capire lo stato di salute dell’azienda degli ultimi due anni, nel caso in cui vi sia un rapporto pluriennale si potranno svolgere degli studi temporali circa l’andamento, lo stato di salute e quindi l’affidabilità del soggetto analizzato.

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I dati andamentali sono classificati in quelli interni ( provenienti dagli archivi della banca e derivanti dalle informazioni richieste all’impresa dalla banca) e quelli “di sistema” (proveniente dalla Centrale dei Rischi). I primi vengono raccolti almeno una volta all’anno, questo dipende dalle richieste della banca stessa, mentre i secondi rappresentano tutte le informazioni raccolte dai vari istituti di credito riguardo una sola impresa, in modo tale che la banca possa avere un visione più completa circa la posizione finanziaria dell’azienda e circa lo stato dei suoi finanziamenti in essere.

I dati qualitativi normalmente si riferiscono più alle medie imprese che a quelle classificate sotto la categoria “micro” o “piccole”, si tratta di informazioni di contenuto numerico ed extra-numerico, questo dipende dal questionario della banca, la cui complessità solitamente aumenta all’aumentare della dimensione dell’impresa.

Infine i dati di altra natura possono essere quelli di settore, che hanno l’obiettivo principale di contestualizzare i dati della singola impresa, in modo tale da creare un benchmark con il quale confrontarsi, oppure possono essere previsionali, ossia relativi ai piani di sviluppo dell’impresa, normalmente il documento principali per ricavare questo tipo di dati è il business plan, che come abbiamo visto in precedenza le PMI non sono abituate a redigere soprattutto per la mancanza di competenze e di esperienza.