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IL RECUPERO DELLE AREE DISMESSE COME MEZZO PER QUALIFICARE IL TERRITORIO QUALIFICARE IL TERRITORIO

CAPITOLO 3. IL RIUSO DELLE AREE DISMESSE: UN’ OPPORTUNITÀ DI QUALIFICAZIONE URBANA OPPORTUNITÀ DI QUALIFICAZIONE URBANA

3.2 IL RECUPERO DELLE AREE DISMESSE COME MEZZO PER QUALIFICARE IL TERRITORIO QUALIFICARE IL TERRITORIO

Il dislocamento di molte attività fuori dalle città, avvenuto negli ultimi decenni, ed uno sviluppo inadeguato del mercato immobiliare hanno impoverito i centri urbani di funzioni ed attività causando squilibri sociali, territoriali ambientali ed economici. Le aree dismesse appaiono evidentemente un fattore strategico del processo di rigenerazione

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urbana e sviluppo territoriale dal momento che la città contemporanea continua a richiedere spazi e funzioni in un contesto stringente di dispersione urbana e consumo di suolo. La correlazione causa ed effetto tra operato delle istituzioni e trama organizzativa della città è tale che l’immagine anche fisica del territorio e del tessuto urbano è strettamente connessa con le caratteristiche storico politiche delle diverse società. In Italia le città stano cercando con fatica di superare il divario tra il loro adeguamento funzionale e le nuove esigenze della modernità usando gli strumenti della riqualificazione e approfittando del fatto che gli edifici costruiti nel dopoguerra sono ormai prossimi al degrado strutturale e alla obsolescenza funzionale e che le periferie ed i centri storici vanno ristrutturati essendo inadeguati ai bisogni dei nuovi utenti e degli abitanti. Benevolo al riguardo scrive “Una delle cose da cambiare nel nostro Paese è la

pianificazione delle città e del territorio. Il paesaggio delle grandi città, dei centri minori, delle campagne, delle coste, fotografa le storture di questo mezzo secolo di democrazia imperfetta”. Vanno sottolineati il ruolo delle istituzioni e della politica nel governo del

territorio, l’esigenza di avere strumenti efficaci per guidare le trasformazioni senza dimenticare il tema della bellezza dei luoghi spesso compromesso da una gestione del territorio basata più sull’emergenza che sulla programmazione per tempi lunghi.

Negli anni Ottanta del secolo scorso ci si è resi conto della crisi in cui volgeva la disciplina urbanistica essenzialmente a causa dell’impostazione politica in cui era scarso il coinvolgimento della componente sociale. A ciò si aggiunsero altri fattori determinanti tra cui i crescenti problemi ambientali, il rallentamento dell’espansione economica, la modificazione dell’andamento demografico nazionale. Nel decennio successivo furono identificati nuovi strumenti operativi e si è riscontrata una volontà comune della classe politica di affrontare i problemi in modo diverso da quanto fatto finora. L’indirizzo seguito è stato quello di governare le trasformazioni piuttosto che procedere per vincoli, volti a controllarle. Purtroppo ad oggi si deve constatare che l’impegno è rimasto in buona parte un proposito non applicato.

In questo quadro confuso e poco efficace, l’utilizzo delle aree dismesse e delle loro sinergie con l'economia e con la città, per la riformazione di civiltà, diventa difficile, perché difficile diventa la stessa classificazione delle aree da riqualificare in ambiti urbani, periurbani e rurali, poiché questi si accavallano confondendosi con vuoti agricoli, boschi e terreni abbandonati. E ciò avviene in misura notevolmente superiore, sia per numero che per estensione, rispetto ai vuoti urbani da riqualificare che si formavano ciclicamente nelle città del passato. Senza contare come verrà affrontata l’evoluzione delle grandi aree di diffusione periurbana o spread e di dispersione o sprawl, non ancora intaccate da fenomeni di decadimento e crisi, sia in Europa che altrove (Pedrocco P., La

valutazione tecnica…, 2015).

3.2.1 Alcune definizioni di qualità urbana

Nel tentativo di definire la qualità urbana vari studiosi si sono interrogati su argomenti quali “che città vogliamo?”, “quali caratteristiche non devono mancare in una città per vivere bene?”, “cosa non vogliamo avere vicino?”, e così via, ed hanno abbozzato delle risposta.

Kevin Lynch nel suo testo “Good city form”, ha raccolto varie opinioni al riguardo, che si sono dimostrate ricorrenti fra i progettisti e in letteratura.

Facendo un passo indietro, bisognerebbe differenziare il concetto di qualità urbana a seconda delle epoche storiche considerate e ovviamente dei luoghi analizzati. Certamente non si può parlare nello stesso modo e con gli stessi indicatori di qualità urbana in un

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Paese industrializzato e in un Paese con problemi di fame e mortalità. Comunque grossomodo alcuni aspetti che possono definirsi primari sono la sicurezza, la difesa e la sopravvivenza dei cittadini. Sono fattori richiesti e ricercati dall’uomo fin dall’antichità, sappiamo che si manifestano in modi molto vari a seconda del tipo di pericolo da cui ci si difende, che sia interno od esterno, causato da calamità naturali o dall’uomo, tuttavia ancora oggi una città con basse probabilità di rischi, fatali all’uomo, è auspicabile e attrattiva. Limitandoci ai Paesi industrializzati di oggi, consideriamo altri fattori che incidono sulla qualità urbana e che sono stati variamente analizzati tra cui l’inquinamento nelle sue varie forme, il clima, la criminalità, il congestionamento del traffico e i tempi di trasporto, i costi monetari dei servizi e delle residenze. Hoch nel 1973, studiando la dimensione della città prese anche i referendum come indice di emotività, di stimolo o di tranquillità della popolazione in relazione a ciò che la città offriva in quel momento, Gilbert aggiunge fattori come le opportunità di lavoro, l’offerta residenziale, il valore delle scuole, la presenza di strutture culturali e ricreative e il generale sviluppo economico della città. A questi indicatori ne vengono aggiunti altri come la produttività lavorativa, la scelta delle relazioni sociali, l’integrazione etnica, l’andamento demografico e la produzione e la diffusione della conoscenza. Spesso ritornano le ragioni economiche, Blumenfeld, negli anni Sessanta del secolo scorso, ne cita alcune usate ancora oggi: l’efficienza produttiva, l’efficienza nella costruzione e nella gestione della città, l’eliminazione di sprechi ed inefficienze, la capacità di dosare il sotto e il sovra utilizzo delle risorse umane e materiali, la regolarità e la flessibilità del funzionamento, la prevenzione del declino, l’adeguatezza salariale e l’eliminazione della povertà, cita inoltre la costituzione di una salda base fiscale e di una solida finanza locale, i buoni profitti ed una pronta risposta al mercato. Altre motivazioni diffuse che denotano una città di buon livello qualitativo sono: la salute degli abitanti, la conservazione del territorio, la cura e la pulizia della città, la garanzia di privacy, la quiete ed allo stesso modo la vivacità e la vitalità, la presenza di stimoli per più fasce d’età possibili. Caratteristiche più legate alla morfologia sono l’armonia visiva del tessuto urbano, la presenza di luoghi storici e di luoghi che esprimano grandezza, la continuità e la chiarezza del tessuto urbano e di conseguenza l’orientamento intuitivo. Solitamente nel desiderio delle persone non manca il contatto con la natura, anche se il concetto è ampio ed interpretabile. Comunque sia, il contatto con gli elementi naturali (prati, alberi, cespugli, acqua, ed altri), che sia offerto dalla città e nella città, non può mancare, non soltanto per un fatto di qualità urbana. Tra le varie caratteristiche urbane che sembrano molto importanti nelle città che funzionano vengono spesso apprezzate la vitalità, i movimenti e le occasioni di svago, la storia urbana che vive attraverso gli edifici e i paesaggi urbani, le opportunità stimolanti offerte, la scala urbana che si percepisce a livello umano, gli spazi di quiete. Analogamente viene apprezzato il borgo rurale in cui la quiete e la natura sono protagoniste e dove il sistema produttivo è in gran parte agricolo in cui il ritmo è rallentato e la vita tranquilla. Un terzo quadro richiamato spesso nei desideri di alta qualità di vita sono le località naturali che vivono di turismo, naturali nel senso che sfruttano la posizione geografica per vivere e guadagnare, avendo cura della propria risorsa. Si tratta di località marittime, montane, lacustri, collinari ed altro in cui è presente il contatto con la natura ma, spesso non manca la vitalità portata dal flusso numeroso di persone che raggiungono periodicamente il luogo (Lynch K., 1990, pp. 369-376.).

Secondo uno studio di Cappon e Roche che Lynch riporta nel suo libro “Good city form” vi sono molti aspetti che denotano la qualità urbana, di seguito ne sono riportati alcuni, in relazione a tre declinazioni: qualità morfologica, socio-economica ed ecologica (Lynch K., 1990, pp. 376-379).

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La qualità morfologica comprende tutti gli aspetti di una porzione di territorio che fisicamente lo interessano sia aspetti quasi del tutto naturali tra cui ad esempio le pendenze del terreno, la presenza di acqua, eccetera, che aspetti derivanti, in tutto o in parte, dall’azione umana quali il tipo di accessibilità ad un luogo, la composizione degli edifici, lo stato di degrado fisico di un edificio e così via.

La qualità socio-economica comprende gli aspetti riguardanti il sistema umano ed il suo rapporto con il territorio in senso economico, tra cui: l’uso delle risorse, la base economica diversificata, l’accessibilità a tutti i gruppi sociali, le strutture pubbliche e per il tempo libero, la possibilità di occasioni e di scelte, la possibilità di affermazione e soddisfazioni personali, l’offerta abitativa, di lavoro, di attività, la varietà di persone, di culture e di gruppi sociali (sportivi, culturali, religiosi,..), il senso di appartenenza, le relazioni di vicinato, le reti di interazione sociale, la disponibilità di luoghi d’incontro, i servizi efficienti (infrastrutture, scuole, alloggi, eccetera), un governo raggiungibile e la collaborazione tra Stato e cittadini.

La qualità ecologica comprende gli aspetti inerenti gli elementi vegetali e animali presenti, il grado di continuità cioè la presenza di corridoi ecologici, la varianza di biodiversità, un clima mite e così via.

La Carta AUDIS della Rigenerazione Urbana, redatta nel 2008 dall’associazione delle aree urbane dismesse, definisce nove qualità per la composizione di un progetto di trasformazione o riqualificazione urbanistica: qualità urbanistica, qualità architettonica, qualità dello spazio pubblico, qualità sociale, qualità economica, qualità ambientale, qualità energetica, qualità culturale e qualità paesaggistica. Essa si fonda sul fatto che la domanda di spazi e funzioni delle città e al contempo la stringente necessità di non proseguire con lo spreco della risorsa territorio, rendono evidente come le aree dismesse costituiscano un fattore strategico del processo di rigenerazione e sviluppo della città contemporanea.

Il concetto di “qualità urbana” comprende vari aspetti che interagiscono tra loro in modo diverso nello spazio a seconda della dimensione delle città e dei luoghi urbani considerati (centro, semicentro, periferia, sprawl) e nel tempo (varie condizioni storiche, sociali ed economiche).

La qualità urbanistica sottende una logica definita a monte dagli strumenti di pianificazione e programmazione strategica di ampia scala, poiché in assenza di un disegno complessivo può prevalere la logica interna dei singoli progetti a scapito della collettività e della qualità urbana. Vanno chiarite, oltre alle regole di governo, le strategie operative che scaturiscono dall’analisi degli interessi e dei bisogni sociali e dal quadro economico e culturale della comunità. L’impianto normativo e lo strumento urbanistico devono garantire la flessibilità delle modalità di attuazione per il medio-lungo periodo. La qualità architettonica è riferita a progetti ex novo, alle riqualificazioni ed ai restauri. Essa si compone di tre aspetti: l’interpretazione degli stili di vita odierni, l’uso delle tecnologie che assicurino il risparmio delle risorse e l’integrazione con l’esistente nel rispetto dell’identità locale.

L’equilibrio tra questi aspetti rende i luoghi attrattivi per i fruitori ed i potenziali investitori.

La qualità dello spazio pubblico riveste un’importanza particolare per il benessere della città e delle persone ed è un valido pretesto per la riqualificazione di aree dismesse. Essa infatti assume una funzione di rilievo per migliorare o riavviare i necessari processi di identificazione e riconoscibilità di un luogo. Una città con adeguati spazi pubblici favorisce la convivenza civile, la comunicazione e l’aggregazione sociale, la sicurezza e la partecipazione. Uno spazio pubblico di qualità accresce le opportunità, crea un

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ambiente sicuro e flessibile. L’obiettivo è ridare allo spazio pubblico urbano quel ruolo di elemento costitutivo del tessuto edilizio progettato per la mobilità anzitutto pedonale, limitando e, dove possibile, eliminando soluzioni viabilistiche adatte al flusso di veicoli di livello extraurbano, così da realizzare luoghi aperti senza pericoli di questo genere. Per qualità sociale si intende il benessere dei fruitori, che siano residenti, city users, turisti o altro. Il contesto urbano può indurre e favorire i rapporti sociali e l’interazione con il luogo, offrendo servizi ed evitando processi di esclusione. Una soluzione è l’offerta abitativa diversificata e la creazione di quartieri multifunzionali in cui a fianco alle residenze ci siano servizi e opportunità di svago, oltre che di lavoro.

La qualità economica a scala urbana comprende due fasi: quella in fase di progettazione e costruzione e quella successiva che attiva processi induttivi sul contesto. Nel primo caso il bilanciamento tra qualità tecnica, tempi, efficienza attuativa e costo globale evita diseconomie nelle fasi di progettazione e realizzazione dell'opera, nella sua gestione e manutenzione. Nel secondo caso la qualità economica è intesa come la capacità di produrre occasioni di crescita dell'area urbana in cui si inserisce.

La qualità ambientale è un fattore molto sentito e non sempre raggiunto. Soprattutto nelle grandi città o nei luoghi in prossimità alle zone industriali i monitoraggi spesso ci mettono in allerta sullo stato dell’aria e dell’acqua. E soprattutto nei casi di aree dismesse o di terreni agricoli si hanno preoccupazioni relative anche al suolo contaminato. In questo senso le azioni di riqualificazione e bonifica delle aree dismesse sono di grande aiuto per il miglioramento della qualità ambientale. Una strategia mirata di bonifica dei siti contaminati, oltre a preservare la salute dei cittadini e dell’ecosistema, rende il luogo interessante e aumenta il potenziale del mercato locale.

Nel concetto di qualità energetica rientrano il tema della riduzione dei consumi energetici, delle risorse naturali, dei rifiuti e delle emissioni che alterano l’aria. Purtroppo il patrimonio esistente costruito nella seconda metà del secolo scorso non rispetta questi principi e costituisce una delle maggiori cause di inquinamento e spreco energetico. Si stano attuando politiche di riduzione delle costruzioni a basso costo che inficiano la qualità urbana e gravano sulla salute dei cittadini.

La qualità culturale è presente in ogni luogo, è costituita dalle stratificazioni storiche di un quartiere, di un edificio, di una piazza e così via.

Dal punto di vista architettonico, la conoscenza dei valori testimoniali dei manufatti presenti e del loro stato di conservazione consente di individuare le opere di intervento più adatte: restauro, recupero, ristrutturazione o sostituzione e demolizione qualora gli edifici siano fatiscenti o non necessitino di essere tutelati. Dal punto di vista urbanistico, la morfologia delle città che sono caratterizzate da interessanti stratificazioni storiche va riconosciuta e salvaguardata, senza per questo escludere la trasformazione urbana, che sia coerente con tali peculiarità locali, ma allo stesso tempo in linea con le esigenze attuali dei cittadini e dei fruitori.

La qualità paesaggistica si ottiene con una giusta sintesi tra la morfologia del territorio, il patrimonio presente, il sistema delle risorse di cui gode e il sistema sociale ed economico espresso dalla comunità che in esso vive, creando un 'bene paesaggio' inteso come costruzione collettiva.15

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3.2.2 La qualità urbana attraverso la riqualificazione dei vuoti urbani

Il tema della espansione urbana incontrollata è una delle priorità espresse nell’Agenda territoriale 2020, in quanto limita la risorsa del suolo, crea difficoltà nella gestione dell’evoluzione insediativa del territorio e genera problematiche ambientali non di poco conto. A questo proposito nella politica di coesione sono state sviluppate delle strategie di riconversione urbana e riuso delle aree dismesse o in dismissione. Poiché la città è per sua definizione espressione della società, la politica urbanistica da sola non può sostenere e risolvere le problematiche territoriali, economiche e sociali. Si rende necessario un confronto tra discipline, una cooperazione di conoscenze per la creazione di un’idea di futuro, di un modello propositivo che riesca a gestire il sistema in mutamento. Il concetto è ben chiaro nella Carta della Rigenerazione Urbana AUDIS, che auspica “l'integrazione

tra competenze specifiche, discipline e interessi diversi, basata sulla chiara individuazione di ciò che costituisce il bene comune”. Questa proposizione contiene due

grandi problematiche di significato: la prima è l’integrazione di competenze, la seconda è l’accordo su ciò che costituisce il bene comune. In entrambe è condizione necessaria la volontà di collaborazione tra esperti e partecipanti. Da decenni le tematiche sulla città sono rivolte, non tanto verso la crescita, quanto al suo interno. Il soddisfacimento dei bisogni abitativi è stato ormai perseguito con un certo successo, negli ultimi decenni del secolo scorso, anche grazie ai programmi complessi. Le problematiche più urgenti con cui si confronta il tema della qualità urbana dalla fine del secolo scorso ad oggi sono i fenomeni di frammentazione del tessuto urbano, sconnesso e privo di continuità, la dilatazione dei tessuti, la fine di alcuni cicli di produzione, il degrado ambientale, la crisi degli spazi pubblici, ed altri.

Nella società odierna inoltre i sistemi classici di pianificazione delle città non sono più sufficienti, bisogna tener conto delle variabili di mercato e dei processi di decisione che inseguono velocemente le mode e i cambiamenti di costume. L’architettura gioca un ruolo di estrema rilevanza, ma è necessario il supporto di una precisa strategia economica che sottende operazioni mirate a fornire plus valore ai beni immobili e agli spazi attraverso un’estetica e una funzionalità vendibili sul mercato. La riqualificazione urbana, secondo Ugo Leone, deve partire da posti strategici che hanno il potere di emanare un’aura in grado di trasmettere positività e immagine a tutte le attività che si andranno organizzando attorno a quel luogo e trarranno vantaggio dalla sua localizzazione.

Il grande evento nasce dalla specificità del territorio dove è realizzato e, allo stesso tempo, diventa un rilevante veicolo per esprimerne l’immagine ed il posizionamento strategico. È l’occasione per connettere i singoli elementi di una certa area geografica e valorizzarli. Tuttavia, affinché gli effetti positivi non siano transitori, ma riescano ad innescare un duraturo processo di arricchimento e di innovazione territoriale, per favorire la competitività internazionale, è necessario che queste occasioni particolari siano supportate da una serie logica di marketing territoriale e di pianificazione lungimiranti. Francesco Indovina riassume nel concetto di riqualificazione urbana l’insieme delle attività volte a riqualificare un’area o una parte di città programmate ed eseguite secondo un progetto complessivo. Lo scopo è generare una rinnovata qualità urbana, recuperando aree ed immobili dismessi e colmando vuoti urbani, trasformandoli con un adeguato progetto urbanistico ed architettonico, tenendo conto della complessità paesaggistica, storica, economico-sociale del luogo e inserendovi nuove funzioni, ma soprattutto cercando di innescare una spirale di sviluppo e di rinnovamento in tutte le attività indotte. E’ fondamentale soffermarsi anche sulle conseguenze sociali delle trasformazioni urbane per comprendere l’efficacia delle azioni sul territorio e gli errori da rimediare o evitare.

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Nelle città infatti convivono differenti comunità caratterizzate da diversi stili di vita che necessitano di un’identità culturale e sociale da ricercare nella molteplicità dei modi di insediamento. Le varie forme di insediamento sono effetto oltre che della morfologia territoriale, della posizione geografica e delle vicende storiche, anche delle realtà culturali proprie di un ambito locale attraverso le quali si genera il senso di appartenenza e d’identificazione ad uno specifico territorio. Questa chiave di lettura va considerata in relazione alla condizione informatizzata in cui viviamo, nella quale le realtà urbane lasciano spazio alla congregazione virtuale e si modifica il rapporto con il contesto territoriale circostante e si estende il raggio d’azione quotidiano secondo una visione globalizzata delle funzioni e dei servizi.

Tuttavia la riqualificazione urbana, in quanto processo di coesione urbana non deve basarsi solo su un fatto estetico perché ciò significherebbe porre le basi per una serie di speculazioni edilizie, bisogna invece tenere conto del significato funzionale e della specificità del luogo. Il rinnovamento urbano deve poter incidere sul complesso sistema dei rapporti sociali. La semplice sostituzione o edificazione di parti di città ottenuta attraverso il recupero di aree dismesse, strutture obsolete e spazi degradati non ha una sufficiente influenza sulla riqualificazione sociale e culturale dei cittadini. La questione principale sta nel valutare se un intervento di rigenerazione urbana offra benefici alla struttura sociale o sia una mera sostituzione sociale generata dal recupero edilizio e soprattutto un esclusivo vantaggio degli investitori. Il tema è delicato in quanto la