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Riaffermare il quadro delle scelte politiche e assicurare il coordinamento tra i livelli di governo

I contenuti delle Politiche di ricerca e innovazione. Errori da evitare, esperienze di successo

V.3 Riaffermare il quadro delle scelte politiche e assicurare il coordinamento tra i livelli di governo

Tutto ciò non può avvenire se non attraverso un ruolo forte delle Istituzioni.

Per uscire positivamente dalla situazione che stiamo attraversando è necessario che si affermi una politica complessiva capace di unificare i momenti di governo dei processi innovativi.

Una politica, dunque, che:

ƒ elimini la separazione esistente tra la politica scientifica e tecnologica e la politica dello sviluppo, separazione che ha portato, da un lato, le imprese a richiedere microincentivi a sportello dimostrando di concepire l’attività di ricerca in maniera subalterna e riduttiva, e, dall’altro, i centri di ricerca pubblici e le università a limitarsi a soddisfare proprie logiche e interessi, spesso esclusivamente di potere;

ƒ assuma la conoscenza come suo perno e la costruzione della filiera della conoscenza – l’alta formazione, la ricerca, l’innovazione, la competitività, nonché i processi che le attivano e le legano – come obiettivo imprescindibile da perseguire;

ƒ faccia maturare la consapevolezza che non è possibile rispondere sempre alle attese di un’economia dominata dall’ossessione di ottenere risultati a breve termine dal momento che la spesa in R&I è un investimento a redditività differita;

ƒ sappia guardare al medio-lungo termine e sia pertanto stabile e robusta rispetto ai cambiamenti di quadro politico nazionale e regionale;

ƒ spinga e agevoli il passaggio da un uso strumentale delle tecnologie e dei saperi ad un loro uso sociale, rendendo tutti consapevoli e convinti che è necessario investire di più in R&S.

Tale politica non può fare a meno di disegnare un forte sistema di relazioni tra le Istituzioni (Europa – Stato - Regioni), concependone i poteri in modo tra loro integrato e sussidiario.

Si tratta di decentrare senza separare, assumendo che la dimensione regionale è la base da cui partire, perché è la scala più efficace per migliorare le condizioni di contesto attraverso l’integrazione delle politiche settoriali, per potenziare le relazioni tra i diversi attori, per individuare i settori in cui è possibile accelerare le dinamiche di crescita.

È al livello locale, dunque, che spetta il compito di organizzare l’offerta di ricerca, animare il tessuto produttivo, far emergere e orientare la domanda di innovazione, far nascere imprese high tech, sostenere anche i settori produttivi maggiormente coerenti con le vocazioni territoriali, aumentare l’impiego di nuove tecnologie nei settori maturi.

È a livello locale che si deve creare la prima rete (quella regionale) tra i vari attori dello sviluppo. Una rete territoriale ovviamente aperta, da governare opportunamente.

Se questo si realizzasse, al governo centrale spetterebbe il compito di coordinare e armonizzare le regole e le politiche regionali, attraverso la definizione delle linee strategiche e l’individuazione degli obiettivi di lungo periodo che permettono di posizionare al meglio il Paese nell’ambito europeo e internazionale.

Sarebbe cura del governo nazionale:

ƒ sostenere e rafforzare la ricerca conoscitiva (curiosity driven);

ƒ impegnarsi a realizzare quei progetti di elevata qualità scientifica e tecnologica che richiedono una proiezione sovraregionale per massa critica, impatti di vasta portata sull’intero sistema produttivo del Paese e livello di rischio;

ƒ creare le reti nazionali, mettendo a sistema le reti regionali, per poter competere con successo in ambito europeo e internazionale.

Solo assicurando il rispetto di criteri di complementarietà e di scala di intervento si possono generare risultati significativi.

V.4 Indicazioni per le politiche 2007-2013 dei Ministeri e delle Regioni

V.4.1 Gli strumenti di programmazione e di intervento

Esistono oggi vari strumenti tesi a favorire la collaborazione tra imprese e quella tra imprese e sistema della ricerca pubblica. Senza avere la pretesa di essere esaustivi rispetto agli strumenti normativi, essi sono rappresentati da:

ƒ programmi comuni di ricerca; ƒ centri di competenza;

ƒ distretti industriali; ƒ distretti produttivi;

ƒ distretti tecnologici o cluster; ƒ laboratori pubblici-privati; ƒ parchi scientifici e tecnologici;

ƒ aiuti alla creazione di impresa (incubatori, spin off); ƒ poli di innovazione.

La scelta degli strumenti più opportuni deve essere portata avanti con un approccio focalizzato, evitando assolutamente che i beneficiari degli interventi siano costituiti dall’universo indifferenziato delle imprese, a cui si aggiungono, senza particolari identificazioni di ruoli e funzioni, anche i centri pubblici di ricerca e le università. Solo così si disincentivano quei comportamenti, miopi e opportunistici, che si indirizzano verso gli strumenti a disposizione nel particolare momento piuttosto che verso quelli coerenti con vere esigenze di sviluppo.

Questi strumenti sono centrali sia nelle politiche del Ministero della Università e della Ricerca (MIUR) che di molte Regioni, e compaiono sistematicamente sia nel PON che nei POR (in particolare i distretti tecnologici, i centri di competenza e i laboratori pubblico-privati). Nonostante questo occorre osservare che, a fine 2008, non disponiamo di un quadro sistematico di valutazioni in grado di orientare le decisioni.

Il MIUR ha istituito un gruppo di lavoro per la valutazione e ridefinizione delle politiche di distretti tecnologici nel 2008, ma i risultati non sono ancora elaborati. Solo alcune Regioni

(es. Emilia Romagna) hanno recentemente svolto valutazioni su specifiche politiche regionali di collaborazione ricerca-impresa (nel caso specifico, laboratori congiunti pubblici-privati). Esistono alcuni studi (es. COTEC), basati tuttavia su un quadro informativo limitato.

In definitiva, su uno dei principali strumenti di Politica di ricerca e innovazione, a ciclo di programmazione 2007-2013 già avviato, non disponiamo di informazioni in grado di guidare le scelte operative.

A fronte di questa situazione, il Gruppo di esperti ha ritenuto utile:

ƒ ascoltare alcune testimonianze di buone pratiche (ampiamente riportate in Appendice 5.b, c e d) sulla gestione di un Parco Scientifico Tecnologico di successo (Kilometro Rosso), su metodologie per accelerare l’innovazione di prodotto in impresa (QuInn), su un approccio multistadio e negoziale ai Poli di Innovazione (Regione Piemonte); ƒ verificare con le Amministrazioni, le Agenzie e le Regioni presenti agli incontri le

principali problematiche emerse nella gestione delle esperienze passate;

ƒ distillare alcune Raccomandazioni, sulle quali ritornare nel corso dell’Accompagnamento al QSN.

V.4.2 Principali limiti delle esperienze in atto e proposte per il 2007-2013

Una rassegna delle esperienze in corso mostra una serie di forti limiti, che occorre con estrema decisione superare nel corso della programmazione 2007-2013:

ƒ le azioni di collaborazione ricerca-impresa devono essere orientate al conseguimento di un cambiamento culturale, in un’ottica di medio termine; nella realtà, al contrario, si osserva una focalizzazione su progetti di breve durata e un’incertezza sui tempi, in parte dovuta agli strumenti amministrativi che è necessario applicare;

ƒ è necessario definire l’agenda operativa con le imprese: il modello di collaborazione non è un modello lineare e richiede un rapporto di fiducia reciproca soprattutto da parte delle imprese che intervengono con propri saperi e capitali. Gli attuali modelli di

governance sono caratterizzati da un’eccessiva leadership della università rendendo

tali realtà espressione del sistema dell’offerta di ricerca;

ƒ occorrono figure professionali specifiche, credibili e dedicate al fine di evitare il ricorso a intermediari che si rivelano non sufficientemente qualificati;

ƒ è necessario fissare degli indicatori di risultato intermedi, che attengano a performance specifiche e misurabili;

ƒ è opportuno un alleggerimento delle strutture di costo degli intermediari;

ƒ per la fornitura dei servizi per l’innovazione è consigliabile il ricorso al mercato; il settore pubblico, seppure presente, non dovrebbe costituire il fornitore principale; ƒ occorrono metodi strutturati, in grado di favorire l’innovazione anche nelle imprese

che non hanno strutture dedicate alle attività di R&S;

ƒ occorre favorire in massimo grado le collaborazioni e i gemellaggi tra territori per lo scambio e la circolazione delle buone pratiche, specie nelle situazioni in cui il territorio è carente di un management propositivo e capace.

In definitiva è necessario imprimere una svolta alle politiche di collaborazione ricerca-impresa, dopo il sostanziale fallimento (pur con alcune eccezioni importanti) dell’esperienza dei Parchi Scientifici e Tecnologici e la perdurante incertezza che caratterizza la stagione 2000-2006 quanto al raggiungimento degli obiettivi. La Tabella V.1 riassume i punti di maggiore criticità sui quali occorre un cambio di passo e si riferisce alla strumentazione per la collaborazione strutturata tra ricerca pubblica e impresa, ed in particolare, ai distretti tecnologici e ai centri di competenza, nonché ai Parchi scientifico-tecnologici (in gran parte finanziati sui precedenti cicli di programmazione) e ai Poli di innovazione.

Minori informazioni sono disponibili sui laboratori pubblico-privati attivati in alcune Regioni (che risultano peraltro di maggiore successo).

Una discussione delle attività degli incubatori di impresa è svolta nel Capitolo VI e non viene anticipata in questa sede. Sulle politiche dei distretti tradizionali è necessaria una riflessione in altra sede.

La Tabella V.I ricapitola i principali elementi di riflessione.

Tabella V.1 - Aspetti critici delle esperienze di collaborazione tra ricerca e impresa e obiettivi per il 2007-2013

Variabile critica Criticità delle esperienze passate (*) Caratteristiche da perseguire nel

ciclo di programmazione 2007-2013

Tipologia di investimento

Enfasi sull’investimento immobiliare e sulle strutture fisiche di insediamento

Enfasi sull’investimento in capitale umano e su servizi qualificati Obiettivo strategico Agglomerazione di soggetti attraverso la

co-localizzazione in strutture dedicate

Cambiamento culturale attraverso esperienze strategiche di

collaborazione Orizzonte temporale Breve

Dettato dalle tempistiche amministrative

Medio-lungo

Definito in funzione degli obiettivi strategici

Governance Guidata dal soggetto pubblico Partnership pubblico-privato Fissazione della agenda

di R&I

Soggetto pubblico Università

Centri di ricerca pubblica

Imprese

Struttura di costo prevalente

Alti costi fissi per investimenti materiali e alti costi di struttura

Separazione tra gestione immobiliare e gestione dei servizi

Struttura di costo a bassi costi fissi Figure professionali Figure generiche.

Assenza di certificazione di competenze

Figure professionali dedicate con competenze relazionali e gestionali Offerta di servizi alle

imprese

Servizi amministrativi Servizi qualificati per l’innovazione (ad alto valore aggiunto)

Fornitore di servizi alle imprese

Soggetto pubblico Mercato privato dei servizi qualificati Metodologie di

supporto ai processi innovativi

Assenti o sviluppate ad hoc Metodi strutturati

Inserimento delle strutture in reti

Struttura tendenzialmente isolate e autoreferenziali

Inserimento in reti nazionali e internazionali di competenze

Gemellaggi con territori con maggiore esperienza

Definizione di risultati intermedi della collaborazione ricerca-impresa

Assenza di indicatori intermedi di risultato. Finanziamento a piè di lista o con

copertura delle perdite

Indicatori intermedi di risultato negoziati tra soggetto pubblico finanziatore e soggetto gestore Finanziamento gestito secondo regole di condizionalità

(*) Per esperienze passate si intendono in questa sede gli strumenti seguenti, attivati nel periodo 2000-2006, tra l’altro, sui PON e POR: centri di competenza; distretti tecnologici o cluster; parchi scientifici e tecnologici; poli di innovazione.

VI.POLITICHE PER LO START UP INNOVATIVO E FINANZA REGIONALE

Il capitolo descrive le principali questioni relative al tema dello start up delle imprese innovative dettagliando, in particolare, il contributo delle politiche pubbliche per la domanda e l’offerta del capitale di rischio, poiché appare chiaro che non sempre il decisore pubblico, in questa materia, abbia saputo definire compiutamente quali fallimenti di mercato intendesse correggere con il proprio intervento, sia di scala regionale sia di scala nazionale.

Sulla base delle evidenze desunte dalla riflessione sul rapporto fra il fabbisogno finanziario nel ciclo di vita delle start up e l’intervento pubblico, nonché sull’analisi delle esperienze in corso, si delineano alcuni suggerimenti di policy per la programmazione 2007-2013, fra cui la ricerca della scala efficiente (anche inter-regionale) per la realizzazione di interventi di creazione di finanza locale e il richiamo al Fondo di fondi come soluzione auspicabile per le amministrazioni regionali.