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L’INFLUENZA DELLA RIVOLUZIONE DIGITALE SUL DIRITTO D’AUTORE.

2.2. La ricerca di un equilibrio.

In questo scenario in cui il progresso tecnologico ha moltiplicato le modalità di creazione, produzione e utilizzazione economica delle opere protette e in cui si sono aperti dibattiti scientifici e politici finalizzati alla ricerca di nuove soluzioni, si manifesta una tendenza, sia al livello internazionale che comunitario, alla conservazione dell’esistente. Ossia, si cerca di mantenere le categorie e gli istituti giuridici già esistenti in

51Ivi, p. 340.

Any one of the six characteristics of digital media mentioned in this essay would be enough to cause some disruption and adjustment in the doctrines of the existing intellectual property systems. But the six of them in combination seem to me likely to change the face of intellectual property law as we know it. Probably the old legal forms, copyright and patent, will continue to

exist and be called by their old names. There will undoubtedly be some significant family resemblances between the old legal forms and the new ones we will create to deal with digital media. But the law of intellectual property will look different after coming to terms with digital media. And not everybody is going to like the facelift, however it comes out.

materia di tutela del diritto d’autore, adattandoli alla nuova realtà dell’ambiente digitale e alle nuove modalità di sfruttamento economico delle opere nel nuovo formato “immateriale”52.

Il fondamento della nuova società dell’informazione, dettato anche da una sempre maggiore consapevolezza e conoscenza degli utenti, è costituito dalla produzione e dallo scambio di informazioni, per cui il problema che si delinea è quello di trovare un equilibrio tra libertà e controllo. Infatti, risulta difficile oggi esaminare le problematiche inerenti al settore ICT53

(Information and Communications Technology) senza prendere in considerazione i temi della libertà della cultura, della tutela dei diritti fondamentali nel mondo elettronico, della libertà di accesso alle opere e ai patrimoni culturali54. Riguardo al rapporto tra

controllo e libertà, si era espresso nel 199755 il giurista americano

Lawrence Lessig, il quale, in seguito all’introduzione dei primi sistemi di filtraggio56 dei contenuti in internet, si era dimostrato

particolarmente preoccupato per le ripercussioni sulle libertà, in quanto avrebbero potuto tradursi in veri e propri strumenti di censura, per ogni tipo di censore e per ogni finalità, bloccando intere categorie di contenuti in internet. Inoltre, per Lessig, non si trattava di discutere se la legge dovesse o meno proteggere la proprietà intellettuale, ma si doveva discutere sull’eventualità che le tecnologie stesse proteggessero invece troppo la

52 Stabile S., Il diritto d’autore nella società dell’informazione, in riv. Il Diritto

Industriale, n. 1/2004, p.88.

53 La sigla indica in italiano la “Tecnologia dell’informazione e della

comunicazione" ed è usata per indicare il settore dell’informatica e delle telecomunicazioni.

54 Ziccardi G., Diritto d’autore, libertà del codice e accesso al patrimonio

informatico e culturale, in riv. Equilibri n.2, Il Mulino Rivisteweb, agosto 2008.

55 Lessig L., Tyranny in the Infrastructure, in riv. Wired, 1997

https://www.wired.com/ Data di consultazione: 30/04/2019.

56 In particolare il progetto PICS (Platform for Internet Content Selection), alla

cui base c’era lo scopo di permettere ai genitori di bloccare alcuni contenuti in fase di consultazione del World Wide Web.

proprietà intellettuale, anche più della legge stessa. Al contrario, secondo lui, dovrebbero essere gli utenti a dover sviluppare un senso critico nei confronti del sistema informatico, allo stesso modo in cui hanno sviluppato quello nei confronti della legge.

Ogni cittadino dovrebbe esaminare il software che sta utilizzando e chiedersi se esso sia compatibile con i valori che si considerano fondamentali per la società. Tuttavia, Lessig non sostiene che il Cyberspazio57 sia uno spazio non assoggettabile

al governo, anzi, la libertà nel cyberspazio non verrà data dall’assenza dello Stato, ma verrà da uno Stato che garantisce un certo tipo di controllo, creando un luogo dove la libertà possa fiorire58.

57 Voce Cyberspazio in Treccani, enciclopedia online: “Il termine cyberspazio

apparve nel 1982, nella sua forma inglese cyberspace, in un racconto di fantascienza dal titolo Burning Chrome, pubblicato da William Gibson sulla rivista Omni, per poi essere nuovamente utilizzato due anni dopo nel suo romanzo Neuromancer. Quest’ultimo lavoro di Gibson ebbe maggior fortuna, contribuendo in modo importante alla diffusione del termine, che deriva dalla fusione di «cibernetica» (parola coniata nel 1948 da Norbert Wiener per indicare i fenomeni biologici, artificiali o misti di autoregolazione) e «spazio». Sebbene l’iniziale accezione di Gibson fosse volta a identificare con cyberspazio un luogo immaginario di fantasticherie e allucinazioni tecnologiche, contrapposto allo spazio reale (...), il significato si è successivamente arricchito e il termine è divenuto di uso comune nel terzo millennio, di pari passo con la diffusione, sempre più vasta e capillare, delle innovazioni nei campi dell’informazione e della comunicazione. Anche se più correttamente dovrebbe estendersi a tutti i sistemi digitali di connessione, acquisizione e condivisione delle informazioni (dagli smartphone ai terminali GPS), l’uso del termine cyberspazio si è diffuso come sinonimo di Internet, ambito per il quale sono, infatti, ampiamente utilizzate metafore spaziali: la fruizione della rete viene normalmente definita navigazione e spesso i browser evocano, sin dal nome, pratiche di viaggio, esplorazione o appropriazione spaziale (Navigator, Explorer, Safari); ancora alla navigazione e al trasporto di merci fanno riferimento gli atti di immissione e prelievo di file dalla rete (caricare, scaricare); i singoli elementi costitutivi del web sono denominati siti, e gli ambiti posti sotto il controllo del (temporaneo) proprietario del sito vengono detti domini”.