presidente uDIAS – Alumni San Michele
A
UGUST KOFLER ERA NATO SALORNO, CLASSE 1913, AVEVA STUDIATO PRESSO L'ISTITU-TO AGRARIO DI SAN MICHELE, COMPLETANDO GLI STUDI CON IL DIPLOMA DI “AGENTE
RURALE” NEL 1935. Erano i tempi di personaggi come Avanzi, Rigotti, Lechthaler, de
Bonetti, Agosti, Marchi: docenti e sperimentatori che non solo conoscevano alla perfezio- ne la materia del proprio insegnamento, ma erano dotati di quella umanità che tendeva sempre a rendere reale l’auspicio che Edmund Mach faceva agli studenti: “siate uomini probi”.
IN UN’INTERVISTA FATTAGLI NEL 1996, IN OCCASIONE DEI FESTEGGIAMENTI PER IL PRIMO CINQUANTESIMO DI UDIAS, August Kofler ricorda che era arrivato alla Scuola di San Miche- le dopo un periodo di lavoro in aziende agricole, aveva già 18 anni e non conosceva bene l'Italiano. Il prof. Agosti dedicò a lui e ad altri sei studenti altoatesini molto del tempo extrascolastico al punto che in breve tempo Kofler imparò l'italiano.
La scuola di San Michele di allora aveva una durata di sette semestri, cioè tre anni e mezzo di frequenza e lui, che non si fermava in convitto come la maggioranza degli altri studenti, doveva fare ogni giorno 20 chilometri in bicicletta per arrivare a lezione. D'estate lavorava in aziende agricole per guadagnare i soldi necessari per la frequenza a San Michele. Sempre nella stessa intervista Kofler ricorda che si entrava in classe alle 8 del mattino e si usciva alle 12; dopo il pranzo, dalle 13 alle 16 si faceva pratica in campa- gna, in stalla, nel caseificio, in cantina. Successivamente ad un’altra piccola pausa, dalle ore 17 alle 19 si doveva studiare. Poi, via in bicicletta fino a casa, frugale cena, compiti e a letto, dopo una giornata che era iniziata alle sei del mattino!
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1. August Kofler in un suo intervento all’assemblea UDIAS il 6 gennaio 1989.
TERMINATI GLI STUDI, KOFLER HA PASSATO UN CERTO PERIODO, COME VOLONTARIO, presso l'Osservatorio Fitopatologico per impratichirsi sulle malattie delle piante. Era certo faticoso, ma per lui l’impor- tante era poter usare il microscopio ed accedere alla ben rifornita biblioteca. Occasione importante per la sua forma- zione fu anche la possibilità di seguire, presso l’Università di Padova, un corso di botanica con riguardo particolare alle erbe officinali che, da quel momento, sono state la sua grande passione. In seguito, ha lavorato per anni, grazie alla sua specifica preparazione, presso un ente che faceva raccolta di erbe officinali in tutte le valli alpine e commercio delle stesse con tutto il mondo.
Non ancora contento di quanto aveva acquisito, andò anche in Cecoslovacchia e in Germania a seguire dei corsi che insegnavano l’importanza delle diverse erbe officinali, dei loro effetti e possibili- tà di utilizzo. Anche da queste esperienze nacque la sua consapevolezza dell’impor- tanza delle biodiversità della flora alpi- na, della scelta dei prati e dei pascoli, per valorizzare le specificità dei latticini e delle carni di montagna.
NEGLI ANNI DELLA SUA MATURITÀ AUGUST KOFLER SI È DEDICATO, come attività pre- dominante, alla consulenza agronomica dei soci dei Consorzi di agrari in Provin- cia di Bolzano (Consorzi frutticoli, Can- tine Sociali ...). Qui ha maturato molte relazioni e competenze, ma soprattutto la consapevolezza che l’agricoltura, in particolare quella dell’arco alpino, stava attraversando una fase molto delicata. Andato in pensione si è dedicato anima e corpo alla causa dell’ecologia e dell’agri- coltura biologica. Fino ad età avanzata - è scomparso nel 2004 a 91 anni -, è sempre stato attivissimo, partecipando e organiz- zando convegni e seminari, ma soprattut- to creando una rete di “pensatori” che lavorassero per un futuro diverso. Si è così avvicinato coscientemente a quello che egli stesso ha definito l'«umanesimo del lavoro», una visione cioè meno pro- duttivistica dell’attività agricola, con una
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maggiore attenzione agli aspetti sociali e ambientali. Un contributo importante è stato dato da Kofler alla stesura delle note tesi di Dobbiaco 1987 dedicate a "Il futuro dell'agricoltura. L'agricoltura del futuro".
Ogni anno a Dobbiaco (BZ) viene affron- tato un tema specifico di particolare rile- vanza, senza perdere di vista la comples- sa interdipendenza delle varie tematiche (nel 2013 il tema è stato: “Intraprendere la grande trasformazione”). Le conclusio- ni di questi incontri sfociano nelle "Tesi di Dobbiaco", le quali vogliono fornire sia il quadro concettuale per singoli temi, sia una base per misure concrete.
A distanza di oltre 25 anni le tesi, redatte nel 1987, mantengono la loro freschezza ed attualità al punto da sembrare rivolte a pieno titolo alla situazione dell’agricol- tura dei nostri giorni. Basti citare la tesi 11: “Il compito primario dell'agricoltura
alpina, al di la della produzione di ali- menti, è la cura e la tutela del paesaggio un compito che va assicurato con misure adeguate. Il presupposto è un utilizzo del suolo improntato sulle caratteristiche ambientali del luogo. Proprio questo uti- lizzo costituisce uno dei postulati dell'a- gricoltura ecologica. In questo senso, l'agricoltura di montagna può svolgere una funzione di precursore della svolta auspicata”.
Kofler era convinto che fosse necessario modificare il rapporto fra tecnologia ed ambiente, in particolare per il mondo agricolo riteneva che fosse necessario ritornare alla saggezza delle “tecniche tradizionali”. “Naturalmente la mia - sosteneva Kofler - non è una condanna di tutto ciò che fanno l'industria e la scienza, perché è innegabile che sono state fatte anche cose utili”. Riteneva, 2
piuttosto, che fosse necessario trovare il giusto punto di equilibrio fra industria ed agricoltura, evitando che la produttività spinta fosse l’unico obiettivo del coltiva- tore. Questi ragionamenti lo portarono sempre più a condividere in prima perso- na gli obiettivi e le metodologie di lavoro dell’agricoltura biologica.
NELLA SUA “VISIONE PROFETICA” AUGUST, UN QUARTO DI SECOLO FA, sosteneva che “…visto il degrado al quale è giunto l'am- biente soprattutto alpino è necessaria non tanto una correzione di rotta, quanto una modifica allo stesso sistema di colti- vazione e di produzione. è necessario che tutti comprendano che la zona alpina e prealpina ha delle caratteristiche pecu- liari che sono straordinariamente favo- revoli alla produzione di certi prodotti, che non vengono così bene da altre parti e che quindi viviamo in zona favorevole. una politica ambientale e di produzione adatta alla nostra condizione di agricol- tori di montagna dobbiamo farcela noi, da soli, perché non è pensabile o sperabi- le che la politica agricola comunitaria, di natura strettamente economica e fatta a Bruxelles, possa anche tener conto anche delle piccole realtà e delle caratteristi- che specifiche della nostra zona alpina. [….] Noi non potremmo mai competere con altre zone fertili, sul piano della quantità. Questa specie di gara porterà rapidamente al degrado della campagna, perché c'è un eccessivo sfruttamento del terreno, attraverso l'eccessivo utiliz- zo della chimica. La scienza va bene, la usiamo anche noi, ma ci vuole cautela. Il nostro obiettivo è, e deve essere, la qualità del prodotto, la cura del prodot- to naturale, quindi il lavoro agricolo nel rispetto della natura…”.
NELLE SUE CONSIDERAzIONI ARRIVAVA AD
AzzARDARE UN CONCETTO AUDACE: “…
Probabilmente ci salveranno le malattie – diceva -, vale a dire che l'insorgenza di allergie sempre più frequenti, legate al degrado ambientale ed alla coltivazione con l’ausilio dei prodotti di sintesi. Con il tempo, ci si accorgerà che converrà pro- durre meno e meglio, e poiché l'uomo sul piano fisico è ciò che mangia, allora la salute verrà meglio tutelata dall'utilizzo dei prodotti sani e non inquinati.”. Kofler aveva anche un’idea molto chia- ra dell’importante ruolo che istituzioni storiche come l’Istituto di San Michele dovrebbero avere in questo cambiamen- to di paradigma. Affermava, infatti, che: “Noi qui in Regione, in questa battaglia, potremmo essere avvantaggiati rispet- to ad altre zone, per la presenza di una istituzione di didattica e ricerca come quella dell’Istituto di S. Michele che, grazie ai suoi grandi maestri (docenti, ricercatori, sperimentatori) del passa- to, non solo ci ha insegnato ad amare la montagna ed i suoi prodotti, ma ha sem- pre fatto marciare in parallelo la teoria e la pratica: vale a dire che le cose che si imparavano sui libri, venivano poi appli- cate nel campo. è questo, ancora oggi, un aspetto fondamentale dell'Istituto di S. Michele, anche se l'aspetto pratico in questi anni è venuto un po' meno. Sareb- be auspicabile che l'indirizzo didattico e di ricerca applicata di questa valida isti- tuzione potesse tener debitamente conto del cambiamento radicale degli indirizzi produttivi necessario per questo territo- rio. Il traguardo ideale per una agricol- tura del futuro dovrebbe essere l'azienda di media grandezza a gestione familiare, capace di coniugare la sostenibilità eco- nomica con quella ambientale…”.
TALI CONVINzIONI hANNO ACCOMPAGNATO GLI ULTIMI ANNI DELLA VITA DI QUESTO GRAN- DE PERSONAGGIO, attivo fino all’ultimo, partecipe di ogni seminario, convegno, iniziativa che potessero interessare il mondo agricolo, ma soprattutto promotore di quel movi- mento dell’agricoltura biologica e sostenibile che solo in anni più recenti sta avendo il meritato spazio anche nel mondo della sperimentazione e ricerca.
All’appuntamento annuale dell’assemblea UDIAS August non mancava mai, una sua paro- la, un suo consiglio sempre espressi in modo lucido e pacato, permettevano a giovani e vecchi amici di trovare spunti di riflessione e di azione. Determinate il suo contributo alla creazione di contatti e collaborazioni tra i ricercatori della allora Stazione sperimentale di San Michele e quelli del mondo tedesco che indagavano sulla qualità degli alimenti (tra tutti, F.A. Popp e M. hoffmann); inoltre ha pure pubblicato diversi articoli scientifici e divulgativi e promosso ed organizzato seminari e convegni.
A cento anni dalla sua nascita (1913) e a ormai dieci dalla sue morte (2004), vogliamo ravvivare il ricordo di chi ha avuto la fortuna di conoscerlo, ma soprattutto dei giovani che, pur non avendo avuto questa fortuna, hanno comunque bisogno di figure ideali a cui ispirarsi. Grazie August!
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