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L’avvicinamento degli eserciti alleati ai confini dell’Ostmark aveva stimo- lato le forze della resistenza; ridotte formazioni partigiane costituitesi a par- tire dalla seconda metà del 1944, avevano portato avanti azioni di sabotag- gio e di guerriglia, ma sarà solamente quando l’Armata rossa sfonderà le difese tedesche penetrando in Austria attraverso i territori orientali, che i diversi gruppi e movimenti della resistenza austriaca, fino a quel momento pochi e mal coordinati fra loro, daranno vita ad azioni più incisive con l’obiettivo di affiancare gli alleati nella conquista di Vienna e di contribuire a preservare la città dalle inevitabili distruzioni dell’imminente battaglia. Fra le forze antinaziste più attive e note nella capitale vi era il movimento “O5”171; gruppo eterogeneo a carattere sovra partitico, composto dalle di-

verse forze rappresentate nel POEN (socialisti, cattolici e comunisti), ma anche da giovani attivisti indipendenti non legati a ideologie di partito; il movimento “O5” si era costituito nella primavera del 1944 con l’obiettivo di abbattere il nazionalsocialismo e di ricostruire il paese danubiano su so- lide basi democratiche172.

mentari sarebbe continuati così come le polemiche sui giornali che indicavano l’Austria co- me «il paese sotto la tutela dell’UNRRA con la più bassa razione calorica». Si veda «Neues Österreich», 2 ottobre 1946.

170 Si veda il dettagliato rapporto di Parminter Bericht über die Arbeit der UNRRA

in Österreich (24 giugno 1947), in WStLA/Landesernährungsamt/A5/Sachablage, 2-

Stadtkommandanten, UNRRA Mission to Austria.

Il rapporto indicava come prioritario il raggiungimento dell’obiettivo minimo di soddisfare il fabbisogno calorico giornaliero, che andava dalle 2.700 chilocalorie per i lavoratori che svolgevano lavori pesanti alle 1.005 kilo calorie per i bambini inferiori ai tre anni, a fronte della media di 1.200 chilocalorie. Cfr. UNRRA.

171 La sigla O5 era il nome in codice per l’Austria: aggiungendo alla lettera O il

numero 5 infatti ci si riferiva alla quinta lettera dell’alfabeto, la e, che aggiunta alla o dava la lettera inziale del paese, Österreich appunto.

172 Cfr. W. Aichinger, Sowjetische Österreichpolitik 1943-1945, Österreichische

Gesellschaft für Zeitgeschichte, Wien 1977; O. Rathkolb, R. Bumballa, Ein politischer Non-

konformist 1945: Fallstudie zur Funktion der O5 im Widerstand und in der Parteienrestau- ration, in R. G. Ardelt, W. J. Huber, A. Staudinger (a cura di), Unterdrückung und Emanzi-

Tra i suoi rappresentanti più significativi vi erano gli indipendenti Anton Weber (già consigliere comunale a Vienna) e Raoul Bumballa (che assume- rà la guida del movimento nel febbraio del 1945 a seguito della deportazio- ne a Dachau di Hans Becker)173, Gustav Fraser, Ernst Lemberger (in esilio a Parigi fino al gennaio del 1945, era il rappresentante all’estero del POEN), Adolf Schärf, Eduard Seitz (socialisti), Emil Oswald (liberale), Mathilde [Clotilde] Hrdlicka (comunista), Viktor Müllner, Franz Sobek (nel dopoguerra sarà presidente dell’associazione sovra-partitica degli ex internati nei campi di concentramento) e Fritz Molden (cristiano-sociali), che avviò nell’inverno successivo i contatti con gli alleati174.

La limitata forza militare e la ridotta area d’azione del gruppo non consentì così al movimento di conquistarsi la fiducia degli alleati occidentali che, diffidando di un gruppo di resistenza del quale avevano poche e frammen- tarie notizie, non garantirono loro un ruolo attivo, anche perché, come evi- denziato dai servizi di intelligence, il movimento era «debole in modo de- ludente e ininfluente nel determinare il futuro dell’Austria»175.

Scarsa era anche la fiducia riposta sull’“O5” dai dirigenti comunisti in esi- lio; sprezzante e lapidario sarebbe stato il giudizio di Ernst Fischer, a segui- to dell’incontro clandestino tenutosi a Vienna il 12 aprile, alla vigilia della capitolazione della città, che li definì come «una banda di briganti, imbro- glioni e sprovveduti»176.

Nonostante ciò, anche grazie alla componente militare del gruppo – al movimento avevano infatti aderito alcuni soldati austriaci inquadrati nella Wehrmacht fedeli alla causa dell’indipendenza nazionale guidati da Carl Szokoll (comandante della diciassettesima guarnigione di stanza nella capi- tale)177 – furono avviati i primi ufficiali contatti col comando del terzo fron-

pation. Festschrift für Erika Weinzierl. Zum 60. Geburtstag, Geyer Verlag, Wien 1985, pp.

295-317; R. Luža, Der Widerstand in Österreich, cit., pp. 241-243.

173 Sulla figura di Bumballa cfr. O. Rathkolb, Raoul Bumballa. Ein politischer

Nonkonformist 1945, in R. G. Ardelt, W. J. A. Huber, A. Staudinger (a cura di), Un- terdrückung und Emanzipation. Festschrift für Erika Weinzierl. Zum 60. Geburtstag,

Studien Verlag, Wien–Salzburg 1985, pp. 295-317.

174 W. Neugebauer, Der österreichische Widerstand, cit., pp. 196-199; R. Luža, Der

Widerstand in Österreich 1938-1945, cit., pp. 185-190; M. Rauchensteiner, Die Zwei, cit., p. 34.

175 Si vedano in particolare i rapporti del servizio d’intelligence britannico in

TNA/FO 1007/306. Cfr. inoltre R. Keyserlingk, Austria in World War II, cit., pp. 162-163.

176 W. Mueller, Die sowjetische Besatzung in Österreich, cit., p. 83.

177 Tra le figure più note dell’antifascismo austriaco, Szokoll (1915-2004) era stato

in contatto diretto con il colonnello von Stauffenberg (ideatore ed esecutore del fallito atten- tato a Hitler il 20 luglio 1944); nell’aprile del 1945, dopo aver dato vita a un ristretto gruppo di ufficiali sensibili alla causa dell’indipendenza austriaca, fra cui Ferdinand Käs, avviò se- grete trattative con l’esercito sovietico, collaborando alla liberazione dei centri limitrofi a

te ucraino dell’Armata rossa, che permisero l’avvio dell’operazione militare denominata “Radetzky” per la liberazione di Vienna178.

Questa comune esperienza nella resistenza è alla base della contemporanea ricostituzione dei partiti politici nell’aprile del 1945.

Nonostante una linea di continuità con la Prima repubblica, come dimostra l’appartenenza di numerosi dirigenti, sia socialisti sia popolari, all’élite politica prebellica, l’SPÖ e l’ÖVP si presentavano come partiti nuovi nelle loro impostazioni politico-programmatiche e nelle forme organizzative.

SPÖ

Il primo a costituirsi, a meno di ventiquattro ore di distanza dall’abbandono della capitale degli ultimi reparti della Wehrmacht, fu l’SPÖ (14 aprile) nel municipio di Vienna; un luogo non casuale, ma con un preciso significato politico: i socialisti ripartivano laddove l’esperienza repubblicana si era tra- gicamente conclusa, dall’epicentro del potere politico prebellico179.

L’impostazione rivoluzionaria dell’SDAPDÖ, messo fuorilegge da Doll- fuss nel febbraio del 1934, fu definitivamente abbandonata per privilegiare una trasformazione della linea politica, che divenne più moderata e meno ideologizzata, frutto di un compromesso raggiunto all’interno della classe

Vienna. C. Szokoll, Die Rettung Wiens 1945. Mein Leben, mein Anteil an der Verschwörung

gegen Hitler und an der Befreiung Österreichs, Amalthea Verlag, Wien 2001. Cfr. inoltre

M. Rauchensteiner, Der Krieg in Österreich, cit., pp. 147-150.

Sul contributo dei militari austriaci inquadrati nella Wehrmacht alla resistenza si veda P. Broucek, Militärischer Widerstand. Studien zur österreichischen Staatsgesinnung

und NS-Abwehr, Böhlau, Wien-Köln-Weimar 2008.

178 Coordinata da Szokoll, l’operazione clandestina garantì l’appoggio logistico ai

sovietici, facilitò la presa di alcune postazioni strategiche, come i ponti cittadini sul Danubio e le principali arterie di comunicazione e soprattutto consentì al POEN di ottenere dal co- mando militare dell’Armata rossa la garanzia che Vienna sarebbe stata preservata da indiscriminate distruzioni. Bericht des Oberkommandierenden der 9. Garde-Armee and den

Chef des Generalstabes der Roten Armee über den in Wien vorbereiteten Aufstand (5 aprile

1945), in RAÖ, vol. II, doc. 14, pp. 88-91; si veda inoltre anche B. Stelzl-Marx, Carl Szokoll

und die Operation „Radetzky“. Militärischer Widerstand in Wien 1945 im Spiegel sow- jetischer Dokumente, in DÖW (Jahrbuch 2009), pp. 95-113; Id., Major Szokoll and the Sovi- ets. The Military Resistance in Vienna, 1945, in G. Bischof, F. Plasser, B. Stelzl-Marx (a

cura di), New Perspectives on Austrians and World War II (Contemporary Austrian Studies, vol. XVII), Transaction Publisher, New Brunswick-London 2009, pp. 88-120; W. Mueller,

Die sowjetische Besatzung in Österreich, cit., pp. 82-95.

179 All’incontro erano presenti: Karl Seitz, Adolf Schärf, Paul Speiser, Erwin

Scharf, Oskar Helmer, Johann Böhm, Karl Waldbrunner, Gabriele Proft, Karl Krisch, Hilde Krones, Franz Jonas, Otto Probst, Karl Mark, Paul Richter, Franz Adelpoller, Theodor Kör- ner e Bruno Pittermann. Protokoll n. 1 der Sitzung des Wiener Vorstande vom 14. April

dirigente socialista fra le posizioni dei socialrivoluzionari e quelle moderate degli antichi funzionari socialdemocratici. L’affermazione della unitarietà del partito emerse sin dai primi incontri del neocostituito comitato direttivo centrale dell’SPÖ, che ribadirono come «nel nuovo nome “partito socialista” sono uniti tutti gli ex compagni e compagne socialisti e socialrivoluzionari» e come «anche le attività illegali portate avanti dai socialisti rivoluzionari negli anni 1934-1945» avrebbero trovato «una visibile espressione»180.

Nonostante il nuovo nome l’SPÖ mantenne inalterata sia la sua struttura- zione interna, sia il programma politico che nei decenni successivi al con- flitto rimarrà identico a quello del congresso di Linz del 1926181.

Ciò permise, almeno fino al 1948, la sopravvivenza all’interno del partito della sua componente più estrema, quella rivoluzionaria di “sinistra” che, sebbene minoritaria, rimase rappresentata da leader quali Anton Afritsch,

180 Preziose indicazioni sulla strutturazione del “nuovo partito” si ritrovano nella

prima circolare dell’SPÖ diffusa da Helmer in qualità di responsabile provvisorio del gruppo socialista dell’Austria inferiore. In essa sono infatti contenute precise direttive per la ramifi- cazione territoriale dell’SPÖ e indicati dodici obiettivi da raggiungere, fra i quali vi era: la formazione dei quadri locali; lo sviluppo delle organizzazioni collaterali a livello territoriale («così come il partito comunista e popolare hanno iniziato ad avviare le loro organizzazioni parapartitiche in ogni centro, anche il partito socialista deve “risollevare” le proprie organizzazioni in tutte le regioni, in particolare in Austria inferiore, promuovendo lo svilup- po di un’azione efficace») con una particolare attenzione alla realtà femminile, giovanile e infantile, sportiva e culturale; l’avvio di una collaborazione con gli altri due partiti («per il rafforzamento dell’Austria i nostri funzionari sono chiamati a lavorare in concerto con entrambi gli altri partiti, purché agendo nell’interesse della collettività») anche nelle ammi- nistrazioni locali («per la composizione delle nuove amministrazioni comunali [delle località liberate] devono essere determinanti i risultati delle ultime consultazioni elettorali del 1934. Laddove vi sia stata una maggioranza socialista, l’SPÖ dovrà ovviamente anche oggi esprimere il sindaco. Qualora dovessero determinarsi difficoltà nella composizione [politica] delle amministrazioni sarà compito della rappresentanza regionale del partito darne tempestiva comunicazione»); l’incremento degli iscritti al partito (si raccomandava che «colui che può diventare membro dell’SPÖ deve essere inserito dal rispettivo direttivo regionale del partito socia- lista in una delle organizzazioni partitiche. Ogni soggetto che presenta la domanda di affiliazione al partito è tenuto a compilare un apposito formulario dal quale, fra l’altro, si deve poter evincere l’adesione politica prima del 1932»); la costituzione di sezioni sindacali periferiche (i cui promo- tori si sarebbero poi dovuti coordinare con il leader Johann Böhm). Sozialistische Partei

Oesterreichs (Sozialdemokraten u. Revoluzionäre Sozialisten). Landesorganisation Niederösterreich. Rundschreiben nr. 1 (5 maggio 1945), in AVGA/NP/ PN 17/11.

181 Cfr. 60 Jahre SPÖ-60 Jahre zweite Republik. Versuch einer Bilanz, Verein für

Geschichte der Arbeiterbewegung, Wien 2005; G. Sandner, Sozialdemokratie in Österreich.

Von den Anfängen der Arbeiterbewegung zur modernen Sozialdemokratie, Karl Renner

Hilda Krones ed Erwin Scharf, favorevoli a un’alleanza politico- programmatica con il KPÖ182.

A differenza del primo dopoguerra, quando l’adesione al partito era subor- dinata all’iscrizione a organizzazioni collaterali, sindacali e operaie, le mo- dalità di ammissione dei militanti furono semplificate, e l’adesione all’SPÖ resa libera (anche se fino al 1949 doveva essere accompagnata da una auto- certificazione recante la militanza politica negli anni precedenti l’Anschluss)183.

Fu inoltre modificata la stessa gestione interna del partito, reso più democratico attraverso l’adozione di una linea più collegiale della guida politica, impostata sull’equa distribuzione del potere politico fra il presidente e il segretario federale. Centralizzata e organizzata attraverso una capillare rete di circoli locali, provinciali e regionali, la struttura interna dell’SPÖ fu ricostituita da specifiche sezioni dedicate a settori fondamentali e strategici per la funzione sociale del partito, come l’istruzione e la forma- zione184.

Particolare attenzione venne inoltre dedicata dai dirigenti socialisti al radicamento territoriale del partito, necessario dato che le mutate condizio- ni politiche imponevano una non più derogabile necessità di allargare il consenso all’SPÖ, radicato nei centri urbani e nei distretti industriali, grazie a una classe operaia politicamente formata (Vienna e Linz), ma anche nei centri delle regioni più periferiche (Carinzia e Burgenland), dove a partire dal 1945 il partito socialista avrebbe governato per diversi decenni in maniera continuativa.

182 Erwin Scharf (1914-1994), giornalista e politico, nel quadriennio 1934-1938

aveva militato nelle fila dei socialisti rivoluzionari; arrestato per attività politica clandestina e rinchiuso in carcere (1938-1940), si ritirò a vita privata fino al 1944, quando aderì a una formazione partigiana in Carinzia ed entrò in contatto con i leader comunisti Honner e Fürn- berg. Ritornato a Vienna con la fine della guerra fece parte della segreteria centrale dell’SPÖ e nel 1945 fu eletto al Parlamento. Fautore di una linea politica unitaria col Partito comunista, intesa come preludio alla formazione di un partito unico della sinistra, fu espulso dall’SPÖ nel 1948. Eletto al Parlamento nella seconda legislatura nelle fila del partito dei socialisti di sinistra (da lui stesso fondato alcuni mesi prima) in una lista unitaria con il KPÖ, nel 1956 aderì al KPÖ diventando fra i leader dell’ala comunista più ortodossa, stret- tamente legata a Mosca. Cfr. HLW, ad vocem.

183 Cfr. Sozialistische Partei Österreichs. Landesorganisation. Rundschreiben nr. 1, cit.

184 Furono per questo ideate e costituite apposite commissioni, come quella per

l’istruzione della popolazione a livello federale (Bundesbildungsausschuß) e quella per l’organizzazione del movimento femminile e giovanile (Bundesfrauenkomitee e Junge

Questa riforma fu incoraggiata e sostenuta dai leader indiscussi del partito, oltre ai già citati Renner e Schärf, Körner ed Helmer185.

Nonostante i contrasti e le contrapposizioni che caratterizzarono la definizione e l’adozione di una linea politica capace di rappresentare al meglio le diverse anime del partito, il compromesso fu raggiunto a partire dalla stessa denominazione del nuovo partito186.

La difficile mediazione, raggiunta grazie a Renner da una parte e ad Afritsch dall’altra per la definizione di una linea unitaria e condivisa, aveva ricompattato il partito e indotto i vertici dell’SPÖ a cercare una possibile intesa politico-programmatica col KPÖ per dar vita a un partito unico della sinistra. Il primo, ufficiale contatto tra socialisti e comunisti per dar vita a un partito unico si verifica nella primavera-estate del 1945. È il 19 giugno quando il comitato centrale dell’SPÖ ricevette da un militante comunista una lettera in cui la direzione del KPÖ si dichiarava pronta alla creazione di un partito unico della sinistra austriaca187. La missiva era giunta in un

momento particolarmente delicato dei rapporti tra i partiti antifascisti, ancora divisi dai negoziati avviati per la gestione amministrativa provvisoria dei quartieri della capitale. Sebbene i socialisti potessero contare su una propria rappresentanza in molti distretti, ciò che aveva suscitato più perplessità e dato vita anche a momenti di tensione col KPÖ,

185 Theodor Körner (1873-1957), già colonnello dell’esercito imperiale e capo di

stato maggiore della prima Armata “Isonzo” nel corso della prima guerra mondiale, dopo il crollo della monarchia asburgica fu membro della Costituente, deputato e ministro della di- fesa; nel 1924 fu eletto membro del Comitato centrale della Lega di difesa repubblicana (Republikanischen Schutzbunds). Arrestato più volte negli anni 1934-1944, nel 1945 fu elet- to sindaco di Vienna e nel 1951 divenne il primo Presidente federale eletto direttamente dal popolo; in tale veste firmerà il Trattato di Stato austriaco (1955). Cfr. HLW, ad vocem.

Oskar Helmer (1887-1963), iscrittosi giovanissimo al partito socialista, segretario personale di Renner, svolse un’intesa attività politica e propagandistica fino al mancato gol- pe socialista del 1934, quando venne arrestato e incarcerato per alcuni mesi. Ritiratosi dalla vita pubblica dopo l’avvento del nazismo, nell’aprile del 1945 fu tra i fondatori dell’SPÖ in Bassa Austria, dove si batté contro i “soprusi” dei sovietici. Sottosegretario con Renner e poi Ministro dell’interno con Figl fino al 1959, promosse una depoliticizzazione della polizia e un profondo rinnovo degli apparati di sicurezza, culminato con la nomina ai vertici della polizia del compagno di partito Josef Holaubek. Cfr. HLW, ad vocem.

186 La completa denominazione del partito era “Partito socialista austriaco dei social-

democratici e dei socialisti rivoluzionari” (Sozialistische Partei Österreichs. Sozialdemokraten

und revolutionäre Sozialisten). Per una ricostruzione dettagliata delle vicende alla base della rico-

stituzione del partito cfr. F. Weber, Der kalte Krieg in der SPÖ, Lit Verlag, Wien 2011; cfr. inol- tre A. Schärf, Österreichs Wiederaufrichtung im Jahre 1945, cit., pp. 52-53.

187 Protokoll n. 2 der Sitzung des Wiener Vorstandes (19 giugno 1945), in

era il suo rapporto di sudditanza con le autorità militari sovietiche188. Nel corso del dibattito Paul Speiser aveva invitato i membri del comitato ristretto (Adelpoller, Afritsch, Krones, Nödl, Strasser, Probst, Jonas e Wei- khart) ad attendere prima di aprire un contenzioso coi comunisti, poiché «i rapporti di forza si misureranno dopo le elezioni». Ciò che era più importante, secondo il responsabile della sezione socialista di Vienna, era mantenere l’unità interna; una linea fatta propria da Afritsch, che avanzò la proposta di mantenere invariato il rapporto di rappresentanza delle due anime del partito in seno agli organi interni, nella misura del 50% ciascuno. Secondo Speiser era più importante che l’SPÖ mantenesse la propria specificità e, al contempo, fosse in grado di sviluppare una chiara e ben riconoscibile linea politica, più che aprire una polemica col KPÖ per la su- premazia nella sinistra.

Sebbene alla proposta comunista non fosse stata data una immediata risposta, nel dibattito interno all’SPÖ iniziarono a emergere posizioni di chiusura, anche se non mancarono tentativi di mediazione, come quelli portati avanti da Speiser. Ad alcuni mesi di distanza, infatti, è lui che propone al comitato cittadino del partito la costituzione di una commissione

ad hoc per la definizione di una bozza di programma in grado di mitigare i

persistenti e conflittuali rapporti col KPÖ. Questa bozza avrebbe dovuto affrontare i problemi di natura pratica derivati dall’«assalto alle istituzioni» democratiche del partito comunista in un periodo particolarmente delicato come quello dei primi mesi del dopoguerra.

Sollecitato dalle richieste della minoranza socialrivoluzionaria, ferma nel voler avviare una federazione politico-programmatica col KPÖ, l’incontro del comitato cittadino era stato indetto per individuare una risposta condivisa alla proposta di fusione. Alla richiesta di Speiser, accolta all’unanimità dal Comitato centrale189, fece seguito la nomina di una

188 Secondo il rapporto presentato da Afritsch, responsabile delle trattative con i

popolari e i comunisti, il rapporto di forza per la gestione dei distretti viennesi era favorevole all’SPÖ, che poteva contare sul controllo del 2°, 5°, 6°, 11°, 13°, 18°, 19°, 20° e 21° distretto; di contro il KPÖ controllava il 9°, 10°, 12°, 14°, 15°, 16° e 17° distretto. I popolari infine erano numericamente superiori nei distretti medio-borghesi, del 7° e dell’8°. E nonostante fossero state avanzate pesanti lamentele da Otto Probst per la perdita di distretti che fino al 1934 erano stati vere e proprie roccaforti del consenso socialista, come i quartieri popolari e operai di Favoriten (10°) e Ottakring (16°), alcuni delegati, come Speiser, avevano evidenziato il successo ottenuto dal partito socialista nella “spartizione” delle amministrazioni circoscrizionali della capitale, soprattutto constatato il fatto che alle imposizioni sovietiche mirate a favorire i comunisti, come era già successo per il controllo di Favoriten, non si era potuto far altro che cedere (Afritsch). Ibid., p. 2.

commissione ristretta (composta, oltre che da Speiser, anche da Jonas, Hackenberg, Krones e Skritek), incaricata di elaborare una definitiva linea di azione politica190.

Molte, tuttavia, erano ancora le componenti dell’SPÖ favorevoli a un ac- cordo, nel quale però la posizione maggioritaria del partito quale leader in- discusso della sinistra doveva essere chiaramente ribadita. In questo senso va interpretata la proposta di collaborazione formulata dall’SPÖ e avanzata al KPÖ l’8 agosto; articolata in cinque punti, si presentava come «un’importante tappa» verso l’unità del fronte delle sinistre. Dopo aver ri- badito come in Austria l’unità del movimento operaio fosse realizzabile so- lo sotto l’egida dei socialisti, i dirigenti comunisti furono invitati a unirsi alla lotta dell’SPÖ che sarebbe stata portata avanti attraverso l’attuazione di precisi punti programmatici, frutto della cooperazione tra i due comitati di- rettivi, e finalizzati ad avviare una comunalizzazione o una socializzazione di tutti i beni e le proprietà ritenute vitali per l’economia nazionale, così come delle risorse di coloro ritenuti dei “nemici del popolo”; a mantenere un approccio inflessibile nei confronti della Nazifrage (gli ex nazisti che