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4. RISULTATI DIFFICOLTA’ E RISORSE DEGLI ERGOTERAPIST

6.2 RIFLESSIONE SU LIMITI DEL LAVORO E ACQUISIZIONI PERSONAL

Il presente lavoro presenta sicuramente anche diverse lacune. Le cinque interviste forniscono uno spaccato esauriente dell’esperienza delle ergoterapiste presenti sul territorio italiano all’interno degli hospice (esse sono presenti in numero purtroppo esiguo) ma non un campione sufficiente per una generalizzazione ampia dei risultati. Non sono stati intervistati, infatti, ergoterapisti che lavorano in strutture diverse dall’hospice ma che forniscono comunque cure palliative ai loro pazienti. Ho inoltre deciso di non intervistare i pazienti e i loro familiari che avrebbero potuto dare un quadro più completo del fenomeno considerato: in particolare del modo in cui vivono il distress esistenziale e di cosa sentono il bisogno in tale situazione. Benché l’approccio delle ergoterapiste, nei confronti dei loro pazienti con distress, sia stato riscontrato come volto all’empatia, il punto di vista delle persone alla fine della vita avrebbe potuto fornire validi spunti per ampliare l’orizzonte, visto che le teorizzazioni sul processo del morire valgono fino ad un certo punto (vedi il discorso sulla buona morte e la cattiva morte nel quadro teorico), contando di più l’esperienza vissuta individualmente dalla persona. Inoltre, la presente ricerca non ha considerato i casi di pazienti con distress che presentano deliri, confusione mentale, afasia o che sono affetti da patologie che compromettono o invalidano la comunicazione verbale: si è presupposto che le persone, di cui qui si è trattato, fossero tutte in grado di comunicare verbalmente e godessero di lucidità mentale. Il distress esistenziale evidentemente colpisce anche chi (e forse di più) non si può esprimere a parole e gli ergoterapisti, supportati dalla ricerca, dovrebbero impegnarsi a trovare soluzioni per la presa in carico anche di queste persone.

Ironia della sorte, la possibilità di intervistare alcune persone, per la prima volta in maniera così approfondita, mi ha fatto comprendere, in minima parte, quanto sia difficile dialogare con le persone e raggiungere l’obiettivo che ti sei preposto: nel mio caso ottenere risposte dettagliate e spunti non banali sulla questione che mi interessava indagare e riuscire poi a trarre, attraverso l’analisi, gli elementi portanti per lo svolgimento della presente discussione e trattazione. Ho potuto saggiare, in questo modo, la sfida che le ergoterapiste incontrano ogni giorno sul proprio posto di lavoro. Mi auguro di essere alla loro altezza nel caso si profilasse l’opportunità di lavorare in questo preciso ambito, adoperandomi nel reperire soluzioni maggiormente efficaci e creative alle varie situazioni di pratica professionale che si dovessero presentare. Ciò è maggiormente raggiungibile, come questa ricerca sul campo mi ha permesso di capire, mediante il reperimento di evidenza scientifica aggiornata, grazie alla partecipazione a corsi di perfezionamento post-diploma e attraverso il confronto quotidiano con un team multidisciplinare, aperto allo scambio e alla collaborazione trans-disciplinare.

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9. ALLEGATI