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Analisi di un caso

3.2 Riflessione sul tipo di depressione

In base alle informazioni da me raccolte sulla depressione materna, “il caso” esposto nel paragrafo precedente può essere diagnosticato in parte come depressione materna “vera e propria” e in parte come depressione post-partum.

Analizzando passo per passo i fatti così come sono accaduti nell’ordine cronologico e considerando gli avvenimenti intercorsi tra l’uno e l’altro episodio, la diagnosi non appare così ben definita almeno per ciò che concerne il periodo d ‘esordio dei sintomi depressivi.

I primi segni di depressione sembrano sorgere successivamente alla nascita del secondo figlio con alcuni dei sintomi caratteristici della depressione post-partum: preoccupazioni ingiustificate per il benessere del piccolo, sensi di colpa, difficoltà di concentrazione e di decisione. Queste preoccupazioni eccessive sembrano riguardare anche il figlio più grande suggerendo che, oltre ad una depressione di tipo più squisitamente reattivo conseguente alla nascita del secondo figlio, siano presenti anche difficoltà più generali nell’assumersi il ruolo di madre, forse esacerbate dalle carenze di supporto sociale (la madre più volte infatti riferisce la quasi assenza di aiuto da parte del marito).

Per ciò che concerne il primo fatto i sentimenti eccessivi di svalutazione nell’ accudimento sembrano assumere i connotati di veri e propri deliri, esplosi drammaticamente in un danno irreparabile nei confronti dei bambini.

Dal punto di vista psicodinamico ciò può essere spiegato con un rapporto di tipo fusionale con i figli e quindi l ‘infanticidio può essere considerato alla stregua di un suicidio allargato. Quindi, volendo sintetizzare una diagnosi relativa al primo episodio, si può far riferimento a quanto emerso nella prima perizia psichiatrica: la condizione depressiva post partum sommata a caratteristiche di personalità nevrotiche ha portato ad una depressione di tipo maggiore, da cui sarebbe derivata tutta la successiva ideazione.

Relativamente al secondo episodio, i sintomi di depressione sono già presenti prima della nascita del terzo figlio e si accentuano nei primi mesi dopo il parto con i soliti evidenti segni quali insonnia e agitazione. Presente anche in questo episodio un delirio riguardante la cura del bimbo :il non saperlo tenere in braccio e l’ossessione che possa sfuggirle dalle mani.

Un elemento diversifica però i due episodi: l’assunzione in quantità eccessive di medicinali per l’insonnia e l’agitazione nella notte precedente il fatto. Questo è da tenere ben presente perché potrebbe aver concorso, con un effetto confusionale da overdose, all’attuazione del gesto anche se la causa di questo sembra ben diversa.

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Bolwby, Attaccamento e perdita. La separazione dalla madre

La vista del bambino nell’acqua avrebbe dato vita a fenomeni suggestivi di riattualizzazione del primo episodio. Questo fenomeno di tipo isterico ha portato ad un restringimento del campo di coscienza e ha costituito così un aggravamento improvviso della depressione materna già presente.

A questo proposito è da tenere presente che un aspetto inquietante dei figlicidi è la modalità ,l’atto materiale con cui viene “tolta” a termine la vita.

Ci sono moltissimi casi di morti accidentali ma che poi tali non sono: cadute da balconi, soffocamento nei letti, lo scivolare in una scarpata o nei laghi o nei fiumi, il semplice cadere dalle braccia di un genitore, le caduta dalle scale. Molti degli incidenti domestici sono causati con totale volontà di uccidere. Altre volte si consumano dei veri e propri martiri, i bambini vengono uccisi con oggetti contundenti che fanno schizzare il sangue ovunque.

Nel caso preso in analisi la modalità è rappresentato dall’annegamento nella vasca da bagno dell'abitazione della signora B.B..

Come già precedentemente detto, nel primo fatto vengono uccisi i due figli, l’uno di pochi mesi e l’altro di qualche anno ,e questo atto sembra esser stato dettato da un improvviso impulso omicida.

Nel secondo caso invece sarebbe stata l’immagine del bagnetto del bimbo di pochi mesi a scatenare la “furia assassina”.

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Gabbard, 1994, Psichiatria psicodinamica

Perché proprio l’annegamento e per giunta nella vasca da bagno di casa?

Innanzitutto per ragioni pratiche. Non essendo i due omicidi progettati ma agiti subitaneamente, il luogo del delitto è venuto ad essere l’abitazione per il suo immediato utilizzo. Così pure penso possa esser stato fin da subito a disposizione dalla B.B. la vasca da bagno. Quindi in questo caso non si tratterebbe altro che di un raptus.

Negli altri casi, invece, l’acqua è stata scelta per la sua valenza simbolica.

E’ comune infatti pensare all’acqua come a ciò che purifica e cancella . Nel caso delle madri figlicide, ad esempio, il purificare potrebbe far riferimento al cancellare ciò che nella mente delirante di una madre possono essere le

“imperfezioni” del figlio e il cancellare, invece, fa riferimento a tutto ciò che è associato con una gravidanza dolorosa o non voluta.

Andreolli* riporta il caso di una madre che uccide il figlio di tre anni che non parlava e presentava anomalie di comportamento “facendolo scivolare in un canale”. Non a caso la madre parla del delitto dicendo: “Mi sono liberata, ho buttato via tutto quello che avevo dentro, la mia incapacità, il mio non essere all’altezza” E’ come se il gettare il figlio nel fiume stesse a significare che le menomazioni del figlio sarebbero così potute essere portate via dallo scorrere dell'acqua.

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Jung, Man and his Symbols

* 2002, pag. 38

Nel caso preso da me in esame, immagino una madre nel gesto impulsivo di spingere sott’acqua la testa di due bimbi nel primo delitto. Certamente tanta deve essere stata l’aggressività nel cominciare l’atto, ma altrettanta deve essere stata la distruttività omicida nel tenerli immersi finchè non cessassero di respirare.

Se nell’uccisione del terzo figlio annegare può voler dire cancellare il ricordo traumatico della morte dei primi due figli, nel primo doppio omicidio annegare può star a significare negare totalmente l’esistenza di due vite a cui si sente di non potere dare adeguate cure.

Volendo soffermarsi in particolare sulla personalità premorbosa della B.B.

si può notare come sintomi depressivi latenti siano già presenti alcuni anni prima della nascita del primo figlio. Ci sono elementi che fanno pensare ad aspetti di fragilità nella personalità: il bisogno di appoggio, primi rapporti sessuali caratterizzati da difficoltà, insorgenza di psoriasi dopo il fidanzamento, pensieri ossessivi di rovina ed impulsi cleptomanici nei primi anni di matrimonio.

Pur essendo così assenti disturbi psicopatologici, si può parlare di un disturbo della personalità con “caratteristiche depressive” ( Super Io esigente, bassa autostima, introversione ) e di infantilismo (bisogno di conferma,

precario controllo emotivo). Ciò può suggerire quindi una personalità di tipo nevrotico già ben strutturata.

Questo è un importante punto di partenza per la ricostruzione delle motivazioni dei delitti, in quanto queste iniziali caratteristiche strutturali accompagnate da episodi di depressione ricorrente hanno portato ad un peggioramento dei sintomi, sfociato nella creazione di un Sé di tipo psicotico con meccanismi difensivi quali proiezione e scissione.

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