Il quadro legislativo giordano attuato in risposta all’afflusso dei rifugiati sirian
Grafico 3: Numero di siriani nei governatorati con campi profugh
3.2 I rifugiati siriani nelle aree urbane: politica e pratica del bailout
Il bailout, chiamato quasi erroneamente in arabo kafālah194, è il processo
attraverso il quale i rifugiati siriani residenti all’interno dei campi presenti sul territorio giordano possono legalmente abbandonare le tende predisposte
194 Il termine kafālah esprime l’idea di “garanzia” o “patrocinio” ed è utilizzato in diversi ambiti, ad esempio in relazione alla tutela dei minori nel diritto islamico ma anche in riferimento al sistema che regola la relazione tra un datore di lavoro e un lavoratore migrante, una pratica molto comune nei paesi del Golfo. Sotto questo sistema il lavoratore straniero risulta regolare in quel paese poiché legato ad un garante, il kafīl, che dà all’immigrato un lavoro per un certo periodo di tempo. Questo sistema è stato, però, criticato poiché il lavoratore risulta completamente dipendente dal kafīl per quanto riguarda mezzi di sussistenza, residenza, libertà di movimento.
dall’UNHCR e trasferirsi nelle aree urbane. Per ottenere il permesso da parte delle autorità giordane, però, essi hanno bisogno di qualcuno che “garantisca” per loro ovvero che possa sostenerli finanziariamente pagando le spese e fornendo un alloggio, riuscendo così a ridurre al minimo il rischio che queste persone cadano vittime del lavoro nero e del mercato immobiliare.195 Tecnicamente solo coloro
che riescono a procurarsi un kafīl, cioè lo sponsor o garante, dalla comunità giordana circostante sono autorizzati a lasciare il campo. È richiesto che questa persona sia un cittadino di nazionalità giordana che abbia più di 35 anni di età, preferibilmente sposato, con un lavoro stabile e che abbia un legame di parentela con il richiedente.196
La pratica del bailout è stata impiegata ancor prima dell’apertura del campo profughi di Za‘tarī, avvenuta nel 2012, ma in origine il governo giordano si è dimostrato molto più flessibile che in tempi recenti. Inizialmente, infatti, la Giordania aveva creato un sistema in cui famiglie giordane agivano da “garanti” per i rifugiati siriani, autorizzando questi ultimi a vivere nelle aree urbane.197
Quando Za‘tarī fu completato nell’estate del 2012 la pratica del bailout ha continuato ad esistere ma è passata in secondo luogo, poiché il regno ha potuto accogliere queste persone nelle strutture appositamente create per loro. Riuscire a ottenere il permesso con cui traferirsi nelle aree urbane si è trasformato in un processo lungo mesi e tutt’altro che trasparente, in cui molte volte i siriani hanno ottenuto un garante che, in cambio di soldi, ha firmato i moduli richiesti per poi sparire.198 Il costo esatto di tale procedura è tutt’ora ignoto tant’è che varie
agenzie ed ONG riportano informazioni discordanti in cui il prezzo può variare dai 100 ai 1000 dinari giordani (dai 127 ai 1270 euro circa), a discrezione del cittadino giordano che si offre quale kafīl con l’unico scopo di avere un beneficio economico. Di fronte ai tempi lunghi impiegati per le pratiche legali e al procedimento poco chiaro, un gran numero di siriani ha scelto di abbandonare le tende senza attendere un permesso ufficiale e affidandosi a contrabbandieri.199
Presto, però, la composizione demografica dei centri urbani nel nord della 195 Fröhlich e Stevens 2015. 196 Achilli 2015, p. 6. 197 CARE 2013, p. 7. 198 Fröhlich e Stevens 2015. 199 Ibidem.
81 Giordania è stata visibilmente modificata e la comunità siriana è aumentata drasticamente, specialmente in governatorati come quello di Irbid (v. Grafico 2). Di fronte a una situazione in cui i guadagni illeciti sono cresciuti col crescere dei siriani nelle aree urbane, la politica giordana in merito al bailout ha subito un forte inasprimento a partire dal 14 luglio 2014, data in cui il governo ha ordinato all’UNHCR di non rinnovare i certificati d’asilo a coloro che non detengono l’opportuna documentazione comprovante un bailout svolto secondo le regole. Di conseguenza, senza un ASC, i rifugiati non possono usufruire dell’assistenza in denaro e cibo e di altri servizi forniti dall’UNHCR e dai suoi partner. Inoltre, questa decisione ha influito sugli aiuti messi a disposizione dal governo quali assistenza sanitaria200 e istruzione gratuite, a cui è impossibile accedere senza una
carta rilasciata dal MoI che si ottiene, a sua volta, solo previo presentazione del certificato di cui sopra.
Ma a quanto pare, l’adozione della procedura ufficiale inerente il bailout è avvenuta in maniera informale perché sembra che da nessuna parte vi sia il testo che regoli tale procedura e alcuni esperti hanno riferito che solo nel momento in cui la monarchia ha intensificato i controlli, volantini governativi sono stati affissi sulle bacheche dei campi profughi. È evidente che l’obiettivo del governo è duplice: ridurre la libertà di movimento dei siriani che vivono nelle aree urbane e limitare ulteriori fuoriuscite dai campi, rendendo il bailout quasi impossibile da realizzare. La nuova agenda del governo prevede un esercizio di verifica nelle aree urbane tramite cui i rifugiati siriani devono di nuovo effettuare la scansione biometrica al fine di ottenere una nuova carta del ministero e vedersi restituiti i documenti confiscati al loro arrivo. Questo ha ovviamente generato tra la popolazione siriana, nonché tra le ONG, il timore che chi venga trovato senza documenti possa essere separato dalla famiglia, deportato nei campi profughi o arrestato. Tale politica sta causando una drastica erosione dei rapporti sociali tra siriani e tra questi e le comunità ospitanti, giacché i rifugiati tendono a uscire di casa il meno possibile201 e, alla luce di un peggioramento inevitabile delle loro
condizioni di vita, hanno iniziato a preferire il rientro volontario in Siria al bailout.
200 In una recente conversazione con un rifugiato siriano mi è stato riportato che il governo giordano ha sospeso gli aiuti sanitari; chi riesce viene aiutato nelle spese sanitarie da alcune ONG seppure in maniera parziale senza riuscire a coprire totalmente i costi delle cure.