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3 La ripartizione della produzione irrigua tra i comparti produtt

Attraverso la disaggregazione del valore della produzione irrigua in funzione dei diversi com- parti produttivi, è stato possibile valutare il peso relativo assunto da ciascuno di essi nel determinare il valore delle produzioni vegetali irrigate ottenute dalle regioni ricadenti nell’Obiettivo1.

Tab. IV.3 – Produzione vegetale irrigua e totale per comparto produttivo (miliardi di £) - 1999

Produzione vegetale

Irrigua % colonna Totale % colonna Irrigua/ da regime totale % irriguo

A frutto annuo 3.224.442 22 4.208.697 18 77 62 Altre legnose 251.981 2 255.211 1 99 99 Cereali 255.693 2 2.826.936 12 9 3 Fiori e piante ornamentali 1.438.610 10 1.438.610 6 100 100 Foraggi (in fieno) 228.294 2 913.175 4 25 0 Leguminose da granella 23.928 0 68.489 0 35 23 Patate ed ortaggi 6.111.997 42 6.535.794 28 94 83 Piante industriali 567.492 4 638.370 3 89 85 Prodotti trasformati 2.382.359 16 6.259.055 27 38 3

Tot. Ob.1 14.484.796 100 23.144.337 100 63 46

Fonte: Elaborazioni INEA su dati ISTAT

Il comparto che indubbiamente fornisce il maggior contributo alla formazione del valore della produzione irrigata è quello orticolo, del quale entrano a far parte anche le patate: il 42% dell’intera produzione irrigata, infatti, deriva da questo raggruppamento produttivo. Il comparto patate e ortag- gi si caratterizza anche per essere tra quelli maggiormente interessati alla pratica irrigua, con una quota pari al 94% della sua produzione ottenuta mediante il ricorso all’irrigazione, e vede, pertanto, incrementarsi sensibilmente il suo ruolo rispetto al suo peso in termini di produzione vegetale totale (28%). Solamente per alcune colture orticole, a ciclo autunno-invernale e localizzate in particolare in Sicilia e Calabria, il peso della componente irrigata è minore alla media del raggruppamento. La spie- gazione può essere ricercata nell’epoca di svolgimento del ciclo vegetativo di queste colture che avviene in un periodo in cui le esigenze idriche sono inferiori e nella localizzazione in regioni in cui la mitezza del clima consente di anticipare la chiusura del ciclo vegetativo, evitando il sopraggiun- gere della penuria idrica. Tra le colture orticole i prodotti più importanti, elencati in ordine decre- scente di priorità, sono il pomodoro, il carciofo, i cavoli e cavolfiori, le patate, i finocchi, ed allo stes- so livello, melanzane, peperoni, fragole e carote; nel loro complesso questi prodotti rappresentano quasi i 2/3 dell’intero valore di patate ed ortaggi irrigati prodotti nelle regioni Ob.1. Data l’elevata incidenza della produzione irrigua sul totale, le coltivazioni sopra elencate conservano lo stesso ordi- ne di importanza relativa all’interno del comparto anche in rapporto al valore totale. Ripartendo il valore della produzione irrigata del comparto in funzione delle regioni, come indicato nel grafico 3, emerge che quasi i 2/3 di essa è concentrata in sole tre regioni: Puglia (28%), Sicilia (24%) e Campania (21%), mentre il ruolo delle restanti regioni è molto più marginale. In particolare in Puglia si produce più della metà di piselli freschi, radicchio, sedani, patate dolci, bietole, cavoli, ottenuti in coltura irrigata dalle regioni meridionali; la Sicilia, per contro, si distingue per la produzione di quasi la metà del valore complessivo ottenuto in irriguo di zucchine, cetrioli, peperoni e melanzane e di una buona quota di carote (circa 1/3 del totale); dalla Campania proviene la maggiore quantità del valo- re di fragole, fagioli freschi e asparagi irrigati. Altre situazioni particolari sono rappresentate dalla produzione di carote in Abruzzo (oltre la metà della produzione complessivamente irrigate nelle regioni in esame), da quella di rape e zucca in Calabria (oltre il 60%) ed infine di cardi (75% del tota- le irrigato) e carciofi (23%) in Sardegna.

Altro comparto produttivo di particolare rilievo per quel che riguarda l’utilizzo della risorsa idrica sono le coltivazioni arboree, definite a “frutto annuo”. La produzione irrigata rappresenta oltre i 3/4 dell’intero valore prodotto, e pesa sul valore complessivo delle produzioni irrigate nelle regio- ni meridionali per il 22%. Anche per queste produzioni, come già indicato per quelle orticole, si deno- ta un aumento del loro peso in ambito irriguo, rispetto a quanto emerge a livello complessivo, in cui

rappresentano il 18% del valore totale. L’analisi delle produzioni arboree si completa considerando anche il valore dei “prodotti trasformati” (tutti derivanti da coltivazioni arboree e pari al 16% del- l’intera produzione vegetale irrigua) e quello delle produzioni provenienti dalle “altre legnose” (in pratica coincidenti con i vivai, per un valore pari al 2% del totale); ne consegue che nel complesso il valore delle produzioni provenienti dalle coltivazioni arboree rappresenta il 40% dell’intero valo- re delle produzioni irrigate. Mentre per i vivai la produzione è ottenuta quasi esclusivamente in irri- guo, per i prodotti trasformati il valore della produzione irrigata si ferma a poco meno del 40% del valore relativo all’intero comparto, evidenziando pertanto una riduzione di importanza della pratica irrigua nelle produzioni destinate alla trasformazione, e questo anche in riferimento all’incidenza registrata per le produzioni a frutto annuo, dove abbiamo visto essere pari a circa i 3/4 del totale. In termini complessivi, dunque, il valore delle produzioni irrigate costituisce il 55% dell’intero valore delle produzioni arboree. Oltre ai vivai anche per gli agrumi e per coltivazioni quali l’actinidia, l’al- bicocco, il pesco, la vite da tavola ed il susino la risorsa idrica svolge un ruolo di primaria impor- tanza, dato che per queste coltivazioni la produzione è ottenuta pressoché esclusivamente mediante il ricorso all’irrigazione; il valore delle produzioni provenienti da questa coltivazioni rappresenta oltre il 40% del valore complessivo delle produzioni arboree. Altre coltivazioni in cui la componen- te irrigata è prevalente, superando cioè almeno la metà dell’intero valore del prodotto, sono le netta- rine, le mele, le pere e le ciliegie che, tuttavia, forniscono nel complesso appena il 5% della produ- zione arborea irrigata. È interessante segnalare come un buon 40% di questo valore provenga, inve- ce, da prodotti trasformati, sostanzialmente olio e vino, per i quali si registra una minore incidenza della componente irrigua, che nel caso delle produzioni vitivinicole pesa per poco più del 40%, men- tre per quelle olivicole si ferma al 30%. Tenendo conto anche della localizzazione geografica di que- ste produzioni, come indicato in tabella IV.3, emerge in primo luogo l’elevata percentuale assunta dalle produzioni arboree irrigate in Basilicata, pari al 95% per le produzioni a frutto annuo ed al 62% per quelle trasformate, contro un dato medio delle regioni Ob.1 pari rispettivamente a 77 e 38%. Esso è per un verso il risultato di un rilevante ruolo svolto dalle produzioni agrumicole all’interno del comparto, produzioni che abbiamo visto derivare quasi esclusivamente dall’irrigazione, per altro verso sembrerebbero indicare una buona diffusione dell’irrigazione e, dunque, una buona dotazione strutturale, a favore delle aziende agricole regionali. In realtà, considerando che le produzioni arbo- ree lucane rappresentano solo l’8% di quelle complessivamente ottenute nelle regioni Ob.1, è molto più verosimile pensare piuttosto ad destinazione della risorsa idrica a vantaggio delle colture econo- micamente più redditizie, quali appunto quelle arboree. Livelli soddisfacenti, abbondantemente sopra i dati medi, si registrano anche per la Calabria, limitatamente, tuttavia, alle produzioni a frut- to annuo, e per la Campania, che presenta un valore elevato anche in corrispondenza dei prodotti tra- sformati. Situazione opposta per l’Abruzzo e la Sicilia, con le minori incidenze delle produzioni irri- gate sul dato globale del comparto. Per la Puglia e la Sardegna si verifica una situazione in linea con il dato medio, mentre il Molise, anche se presenta in corrispondenza delle produzioni a frutto annuo un valore equivalente a quello medio, presenta una ridotta incidenza della produzione irrigata a livel- lo di prodotto trasformato, come del resto anche in termini complessivi (solo 30%). L’ultimo aspet- to analizzato riguarda il peso assunto dalla singola coltivazione in termini di valore di produzione irrigata nell’ambito del comparto. Oltre 1/4 dell’intero valore di produzione irrigata proviene dal set- tore olivicolo, le cui produzioni si concentrano, naturalmente, in Puglia e Calabria (circa il 75% del complessivo valore della produzione olivicola); il settore vitivinicolo, con l’11% di valore dell’uva da tavola e un altro 16% di valore di produzioni viticole trasformate, interessa un ulteriore 1/4 del valore complessivo della produzione irrigata, portando, dunque, ad oltre la metà il valore della pro- duzione irrigata derivante nel complesso dal settore olivicolo e da quello vitivinicolo. Un’altra quota significativa di produzione irrigata nell’ambito delle coltivazioni arboree, proviene dagli agrumi, che nel complesso rappresentano circa il 27% dell’intero valore e tra cui spicca, in particolare, il valore

della produzione di arance (17% delle produzioni arboree). Il restante 20% di valore delle produzio- ni arboree irrigate si distribuisce senza significative differenziazioni tra le rimanenti coltivazioni per- manenti.

Tab. IV.4 - Percentuale della produzione irrigua sul totale per regione e comparto produttivo - 1998

Abruzzo Basilicata Calabria Campania Molise Puglia Sardegna Sicilia Ob.1

A frutto annuo 67 95 88 84 76 75 78 69 77 Altre legnose 100 100 97 98 100 100 99 98 99 Cereali 7 12 6 34 3 8 24 0 9 Fiori e piante ornamentali 100 100 100 100 100 100 100 100 Foraggi (in fieno) 25 25 25 25 25 25 25 25 25 Leguminose da granella 33 80 30 89 28 38 43 1 35 Patate ed ortaggi 88 100 79 99 91 97 100 89 94 Piante industriali 74 96 92 100 66 83 82 16 89 Prodotti trasformati 32 62 30 51 30 41 34 38 38

Totale 50 59 51 80 30 63 69 62 63

Fonte: Elaborazioni INEA su dati ISTAT

Il 10% del valore delle produzioni vegetali prodotte nelle regioni ricadenti nell’Ob.1 attraver- so il ricorso all’irrigazione è ottenuto dal comparto dei fiori e delle piante ornamentali; naturalmen- te il peso del comparto in riferimento all’intera produzione vegetale, e non solo la componente irri- gata, scende al 6%. Queste produzioni, come verificatosi per i vivai, si intendono esclusivamente pro- dotte ricorrendo alla pratica irrigua e dai dati a disposizione provengono per oltre 1/3 dalla Campania, e per valori poco inferiori al 30% del totale del comparto dalla Sicilia e dalla Puglia.

Dalle piante industriali proviene il 4% del valore della produzione vegetale irrigata. È un com- parto che si caratterizza per una alta incidenza della componente irrigua, che sfiora il 90% dell’inte- ra produzione del comparto e che porta ad incrementare il peso dello stesso in riferimento al valore dell’intera produzione vegetale meridionale. Questo risultato è fortemente condizionato dalla rile- vanza che coltivazioni quali il tabacco e la barbabietola da zucchero assumono all’interno del com- parto: se si escludono piccole quote di produzione attribuibili al girasole ed alla colza la quasi totali- tà della produzione irrigata del comparto (95%) deriva dal tabacco e dalla barbabietola da zucchero, colture per le quali la risorsa idrica entra stabilmente nelle tecniche di coltivazione. In relazione al peso delle singole coltivazione il tabacco fornisce oltre il 60% della produzione irrigata delle piante industriali, e la sua coltivazione risulta localizzata prevalentemente il Campania (più dell’80%) e molto più marginalmente in Puglia; un ulteriore 1/3 di valore proviene dalla barbabietola da zucche- ro, la cui coltivazione è distribuita molto più uniformemente interessando un po’ tutte le regione, tra le quali spicca il peso della Puglia, che produce oltre il 40% del valore della barbabietola da zucche- ro irrigata nel meridione. Nel complesso, dunque, come indicato dalla Figura IV.3 la Campania, con oltre la metà del valore delle produzioni del comparto, e la Puglia, con un ulteriore 1/4 della produ- zione, rappresentano le regioni che forniscono il maggior valore per le piante industriali irrigate. Molto ridotta è l’importanza del girasole sotto l’aspetto irriguo. La sua coltivazione, data la rusticità della coltura ed il livello di aiuti di cui gode, è limitata ad ambienti piuttosto marginali ed il più delle volte finalizzata alla sola percezione del premio comunitario; l’intensificazione colturale, in partico- lare attraverso il ricorso all’irrigazione, avviene negli ambienti meridionali soltanto sporadicamente. I cereali rappresentano un comparto formato da colture tipicamente realizzate in asciutto, senza cioè ricorrere all’irrigazione. Nonostante esso fornisca il 12% dell’intero valore di produzioni vegetali ottenuto nelle regioni Ob.1, il suo peso si riduce in maniera drastica se si analizza la sola pro- duzione irrigata, dove rappresenta appena il 2% del totale. Nell’ambito dell’intero valore dei cereali

la porzione irrigata rappresenta meno del 10%, alla formazione del quale partecipa in primo luogo il mais, che rappresenta il 47%, seguito dal frumento duro (37%) e poi dal riso, mentre le restanti col- ture assumono valori del tutto irrilevanti. Per i cereali l’incidenza della porzione irrigua sul totale è per un verso l’effetto del contributo di colture quali il mais ed il riso, la cui coltivazione è fortemen- te condizionata dalla possibilità di irrigare, per altro verso quello di colture, quali il frumento duro, prevalentemente condotto senza utilizzare acqua irrigua. Nello specifico, l’intera produzione di riso è irrigata, mentre per il mais essa costituisce circa il 90%. Viceversa, per il frumento duro e per quel- lo tenero è ridottissimo il ricorso all’irrigazione, limitata a qualche intervento di soccorso, in annate particolarmente siccitose, in cui potrebbe risultare compromessa la riuscita della coltura. Si è rileva- ta tale possibilità in regioni come la Campania, la Puglia e la Basilicata, mentre per le altre regioni questa possibilità è pressoché inesistente. La produzione di mais interessa un po’ tutte le regioni, anche se oltre la metà dell’intera produzione maidicola irrigata si localizza in Campania, mentre quel- la di riso è localizzata quasi esclusivamente in Sardegna.

Dello stesso ordine di grandezza dei cereali è l’incidenza del valore della produzione dei forag- gi in fieno ottenuti mediante il ricorso alla pratica irrigua, sul totale del valore delle produzioni vege- tali irrigate (2%); in relazione al dato complessivo, e non solo a quello irriguo, il comparto dei forag- gi ha un peso relativo superiore, pari al 4%. Purtroppo il mancato dettaglio nella composizione del raggruppamento impedisce l’analisi a livello di singola coltura, che avrebbe condotto a stimare la loro importanza relativa all’interno del comparto. Il commento è pertanto limitato alla sola distribu- zione territoriale delle produzioni di foraggi ottenute mediante irrigazione (Figura IV.3), concentrate per il 27% in Campania e per quote simili, intorno al 15%, in Sardegna, Sicilia e Calabria.

Per quel che riguarda le leguminose da granella, infine, il loro peso nell’ambito della produ- zione vegetale delle regioni meridionali, sia in termini complessivi, che riferito alla sola componen- te irrigata, è veramente molto esiguo, non arrivando a superare nel primo caso lo 0,3% e nel secon- do lo 0,2%. Per la gran parte la produzione di leguminose irrigate è rappresentata dai fagioli secchi (oltre l’80%), mentre molto ridotto è il contributo delle restanti leguminose; più della metà di questa produzione di fagioli è localizzata in Campania che, con concentrando il 54% del valore delle pro- duzioni irrigate, costituisce la regione che più di ogni altra è interessata alla produzione di legumi- nose da granella mediante il ricorso all’irrigazione.

CONCLUSIONI

Ruolo e peso dell’irrigazione nell’agricoltura meridionale

Il quadro che emerge dalle analisi svolte nel presente studio pone in risalto l’importanza che il fattore irriguo riveste nell’economia agricola meridionale.

Innanzitutto l’irrigazione, se pur in misura differente per le diverse regioni, sembra essere un fattore critico per l’economia agricola del Mezzogiorno. Infatti l’irrigazione è un fattore strutturale, nel senso della sua diffusione in termini di unità produttive, che vi ricorrono e interessa soprattutto gli assi portanti dell’agricoltura meridionale: il settore ortofrutticolo, il floricolo, quello viticolo, lo zootecnico, le colture industriali. Da notare che per alcune produzioni (orticole, agrumi e vite soprat- tutto) l’irrigazione è concentrata nelle regioni meridionali e quindi la presenza e l’efficienza nell’u- so di tale fattore divengono determinanti per settori chiave dell’intera economia agricola nazionale. Anche i dati della RICA sembrano confermare questa tendenza: il 67% delle aziende rilevate nel biennio 1995/96 ricade in quelli che qui sono stati definiti come irrigui, anche se mediamente l’inci- denza della SAU irrigua sul totale non raggiunge il 25%.

Allo stesso tempo, tuttavia, l’agricoltura irrigua meridionale sembra essere caratterizzata, non- ostante una certa tendenza verso il riaggiustamento1, da una certa debolezza strutturale. Soltanto il 37% delle aziende irrigue ricade in pianura, l’ampiezza media, in termini di SAU irrigua, è di poco superiore ai 2 ha, vale a dire circa un terzo del corrispettivo delle aziende irrigue del centro nord. Ma soprattutto si rinviene una scarsa razionalità nei sistemi di approvvigionamento e distribuzione aziendale delle acque che pone seri interrogativi sia riguardo all’efficienza tecnico-economica che di natura ambientale.

Il ruolo fondamentale dell’irrigazione nell’agricoltura meridionale si evidenzia attraverso la stima effettuata del peso dell’agricoltura irrigua sul totale del valore della produzione: la quota di PLV sicuramente riconducibile a colture in “regime irriguo” è di almeno il 46%, pari a 10.683 miliar- di di £, dell’intero valore della produzione vegetale delle regioni analizzate; è in altre parole, questa è l’incidenza della produzione che è possibile ottenere solo attraverso il ricorso alla pratica irrigua. A questa va aggiunto un ulteriore quota riferibile alla frazione di produzione definita nello studio come “intermedia”. In conclusione la quota, in valore, delle produzioni vegetali ottenute nelle regio- ni meridionali mediante il ricorso alla pratica irrigua, è stato stimato in poco meno dei 2/3 del totale (circa il 63%), per un ammontare complessivo di 14.485 miliardi di £. Naturalmente, data la meto- dologia estimativa adottata, è preferibile indicare, più che un valore unico, un intervallo di valori all’interno del quale è presumibile che ricada il reale peso della produzione vegetale irrigua sul tota- le delle regioni meridionali Nel caso specifico si ritiene che questo valore possa essere compreso tra il 60 ed il 65% dell’intero valore delle produzioni vegetali ottenute nelle regioni meridionali, per una cifra variabile tra i 13.900 ed i 15.000 miliardi di £. Ciò significa che in riferimento all’intero valo- re della produzione agricola delle regioni ricadenti nell’Ob.1, comprensiva, quindi, anche dei valori della produzione animale e dei servizi annessi, la produzione attribuibile alla pratica dell’irrigazione rappresenti tra il 45 ed il 50% del totale.

Il valore della produzione vegetale ottenuta mediante il ricorso alla pratica irrigua si caratte- rizza per una elevata variabilità in funzione sia dei diversi contesti regionali che dei vari comparti produttivi. Per quanto attiene le diverse regioni si deve notare che, tranne in Molise, la quota di PLV

vegetale riferibile all’irrigazione si attesta minimo sul 50%, ma nella maggior parte delle regioni (Puglia, Sicilia, Basilicata) si è attorno al 60%, con un picco di quasi il 70% in Sardegna e dell’80% in Campania. Per quanto riguarda i comparti produttivi quello che fornisce il maggior contributo alla formazione del valore della produzione irrigata è quello orticolo (il 42% dell’intera produzione irri- gata), seguito dalle coltivazioni arboree, la cui produzione irrigata rappresenta oltre i 3/4 dell’intero valore prodotto, e pesa sul valore complessivo delle produzioni irrigate nelle regioni meridionali per il 22%.

Impiego delle risorse e risultati economici

Per quanto riguarda tali aspetti lo studio condotto ha preso in esame tre livelli: quello azien- dale, quello per Orientamento Tecnico Economico (OTE) e quello per singolo processo produttivo.

Rispetto al primo l’agricoltura irrigua, rispetto a quella asciutta, si caratterizza, come d’al- tronde ci si poteva aspettare, per l’intensività che viene bilanciata dalla minore ampiezza media aziendale. La maggiore intensità di produzione influenza in maniera diretta la concentrazione di risorse dei sistemi produttivi irrigui: a questi attengono il 68% della Plv prodotto dalle aziende irri- gue meridionali della RICA ed il 70% delle Unità Lavorative, il 64% dei capitali impiegati.

I risultati economici esaminati appaiono in gran parte funzione della produttività della terra. Più si va verso aree di pianura con alta incidenza di SAU irrigua, maggiori sono le differenze con l’a- gricoltura non irrigua. La forbice massima si registra infatti passando dai quasi 10 milioni di £/ha delle aziende dei sistemi irrigui, in cui la SAU irrigua sia superiore al 50% del totale, agli 1,6 milio- ni di £/ha delle aziende dei sistemi non irrigui in cui la SAU irrigua sia inferiore al 30% del totale. Analoghe le differenza riscontrabili in termini di redditività unitaria (Rn/ha).

Tali differenze vengono tuttavia compresse, o addirittura annullate, se si esaminano i redditi aziendali ed i redditi da lavoro, parametri per i quali i più favorevoli rapporti strutturali (ampiezza media aziendale e rapporto terra/lavoro) consentono alle aziende dell’agricoltura non irrigua risulta- ti comparabili

Queste tendenze vengono in gran parte confermate dalle analisi condotte a livello di singolo OTE, come viene mostrato anche dalle figure 1, 2 e 3.

La figura 1 mostra chiaramente come la produttività unitaria del fattore terra, all’interno di