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I L RIPRISTINO DELLA LEGALITÀ COSTITUZIONALE IN N UOVA S PAGNA : POLITICA , ISTITUZIONI E SOCIETÀ Negli ultimi giorni di aprile del 1820, la notizia della restaurazione del regime costituzionale

L A N UOVA S PAGNA TRA REGIME COSTITUZIONALE E INSURREZIONE ITURBIDISTA

1. I L RIPRISTINO DELLA LEGALITÀ COSTITUZIONALE IN N UOVA S PAGNA : POLITICA , ISTITUZIONI E SOCIETÀ Negli ultimi giorni di aprile del 1820, la notizia della restaurazione del regime costituzionale

nella Penisola raggiunse le coste atlantiche del vicereame della Nuova Spagna. Non sarebbe improprio intravvedere nella sequenza di pronunciamientos a favore del ripristino della Carta, moltiplicatisi a partire dai primi di maggio e comunque ben prima di qualsiasi comunicazione ufficiale dalla Madrepatria, una certa vicinanza con quanto accaduto nei grandi centri urbani spagnoli tra gennaio e marzo: evidentemente, anche oltremare il ripristino dell’ordinamento fondamentale era particolarmente desiderato. Da Mérida e Campeche, fino a Veracruz e Jalapa più a nord1, in poche settimane si giurò la Costituzione: proprio come in Spagna, le autorità regie non potettero che prendere atto della pressione popolare. Nella capitale, come già era successo a Madrid, il viceré Juan Ruiz de Apodaca, Conte di Venadito, fu di fatto forzato dalle notizie in arrivo dalle province a proclamare la Costituzione il 31 maggio2. La prima, immediata conseguenza sull’assetto istituzionale del vicereame fu la cessazione de iure della stessa antica entità politica: il virreinato infatti si “smembrava” in cinque Diputaciones provinciales (Nuova Spagna, Nuova Galizia, Province interne di Occidente, Province interne di Oriente, San Luis Potosí e Yucatan)3 e la stessa carica di viceré cessava di esistere: Apodaca assumeva gli uffici di Capitano Generale (con giurisdizione sull’intero territorio dell’ex vicereame) e di jefe político superior della Nuova Spagna, intendendo quest’ultima, però, esclusivamente come singola “provincia”. Il giuramento della Costituzione, prestato pubblicamente il 9 giugno, certificò il nuovo status quo4.

Nonostante un iniziale temporeggiamento, probabilmente in attesa di notizie ufficiali dalla Metropoli, Apodaca non si oppose al ristabilimento della Carta, così come non lo fecero le alte autorità ecclesiastiche e i rappresentanti delle corporazioni cittadine, che a propria volta le giurarono

1 BENSON, La diputación provincial… cit., p. 56. 2 Cfr. RODRÍGUEZ, Nosotros somos… cit., II, p. 461.

3 L’art. 10 della Costituzione, che elencava la composizione territoriale della Monarchia, indicava i nomi dei Reinos che componevano l’antico vicereame della Nuova Spagna: si trattava di «Nueva España con la Nueva Galicia y península de

Yucatan […] provincias internas de Oriente, provincias internas de Occidente». Cfr. Constitución política de la Monarquia… cit., p. 7. In base all’art. 1 di un decreto emanato dalle Cortes gaditane il 23 maggio 1812 (tenendo conto

anche della previsione dell’art. 11 della Carta che rimandava l’ordinamento territoriale della Nazione a quando le condizioni politiche lo avrebbero permesso), ognuna di queste cinque entità ottenne una diputación provincial; in più se ne assegnò una anche alla grande provincia di San Luis Potosí. Cfr. il testo del decreto in Colección de los decretos y de

las ordenes que han expedido las Cortes Generales y extraordinarias desde 24 de setiembre de 1811 hasta 24 de mayo 1812, tomo II, Imprenta Nacional, Cadice 1812, pp. 236 e ss. A ciascuna delle entità così individuate corrispondevano

diverse province, coincidenti o meno, a propria volta, con intendenze. Nel corso del precedente periodo costituzionale, si erano già ufficialmente insediate cinque di queste nuove deputazioni. Nel 1820, immediatamente dopo il ripristino del regime costituzionale, tre organi furono ristabiliti ad interim (in Yucatan, Nuova Spagna e Nuova Galizia), mentre per istituire gli altri si decise di attendere le elezioni. Cfr. BENSON, La diputación provincial… cit., p. 57; RODRÍGUEZ,

Nosotros somos… cit., II, p. 464.

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fedeltà5. Fu subito abolita l’Inquisizione e ripristinata la libertà di stampa6, cosa che significò

l’esplosione della pubblicistica politica: particolarmente interessanti erano le produzioni che inneggiavano al re come autentico fautore della svolta costituzionale, lodandone l’inclinazione liberale e segnalando come il precedente periodo assolutista fosse stato il prodotto dell’ennesima manifestazione di dispotismo ministeriale nella storia della Monarchia spagnola7.

Lo stesso Ferdinando VII, del resto, inviò un Manifiesto nelle Americhe, di tenore analogo a quello diffuso nella Penisola dal 10 marzo, ma con alcune notevoli differenze: lo scritto, infatti, nelle prime righe rivelava un certo, seppur sfumato, “pentimento” per la restaurazione dell’assolutismo nel 1814, evento determinato da una «fatalidad» che aveva fatto intraprendere «incautamente» al re un percorso di governo definito «triste experiencia […] en que los males y las desgracias se han ido acumulando». Ferdinando, ribadendo, come nel precedente proclama del 10 marzo, di aver deciso il ripristino della Costituzione «espontáneamente», ascoltando il «voto común de la Nación», «identificándome sincera y cordialmente con sus más caros deseos», passava a riferirsi al problema della perdurante insurrezione: questa, ormai, con la Costituzione vigente, non aveva più ragione di continuare. Il re invitava spagnoli europei e americani alla pace e all’unione con la Metropoli nei vantaggi reciproci nascenti dal ripristino del sistema costituzionale:

Hemos adoptado un sistema más amplio en sus principios y conforme con el que habéis manifestado vosotros mismos: nuestro carácter distintivo sea observar recíprocamente una conducta leal y franca, reprobando las máximas y consejos de aquella política descaminada y tortuosa que en sus falsas combinaciones pudo alguna vez favorecer efímeramente la fortuna. La Metrópoli os da el ejemplo; seguidle, Americanos, porque de eso depende vuestra felicidad presente y venidera8.

Ferdinando lasciava intendere che la sede opportuna per risolvere i problemi del Nuovo Mondo sarebbero state le Cortes, dove con ansia si sarebbe atteso l’arrivo dei deputati ultramarini:

Vuestros hermanos de la Península esperan ansiosos con los brazos abiertos á los que vengan enviados por vosotros para conferenciar con ellos, como iguales suyos, sobre el remedio que necesitan los males de la patria, y los vuestros particularmente:

5 Le voci sui fatti di Spagna sembra si rincorressero da ben prima del fatidico 31 maggio: le autorità del vicereame avevano scelto di mantenere il più stretto riserbo, per quanto, com’è ovvio, ciò non si rivelò possibile. Secondo la testimonianza di Lorenzo de Zavala, si erano conosciute finanche le fasi preparatorie del pronunciamiento di Riego, nel 1819, in particolare gli eventi che avevano coinvolto il Conte di La Bisbal: cfr. L DE ZAVALA, Ensayo Histórico de las

Revoluciones de México, desde 1808 hasta 1830, vol. I, Imprenta a cargo de Manuel N. de la Vega, Città del Messico

1845, p. 85. In particolare, sul ruolo di La Bisbal nella preparazione degli eventi di Cabezas de San Juan, si veda ARTOLA,

La España de Fernando… cit., pp. 634 – 639.

6 RODRÍGUEZ, Nosotros somos… cit., II, p. 465. Un Real decreto, restableciendo los de las Cortes extraordinarias y

ordinarias, relativos al gobierno de las provincias de Ultramar era stato emanato a Madrid solo il 15 aprile: cfr. MUÑIZ MIRANDA, Colección oficial… cit., p. 88.

7 Si sofferma su questi temi M. A. LANDAVAZO, La mascara de Fernando VII. Discurso e imaginario monárquicos en

una época de crisis. Nueva España, 1808 – 1822, El Colegio de México – Universidad Michoacana de San Nicolás de

Hidalgo – El Colegio de Michoacán, Città del Messico – Morelia – Zamora 2001, pp. 280 – 296. Per un’ampia prospettiva sull’entusiasmo politico provocato dal ripristino del regime costituzionale, si veda REYES HEORLES, El Liberalismo

mexicano… cit., I, pp. 37 – 118.

la seguridad de sus personas tiene por garantía el pundonor nacional y aquel suspirado Código que á la faz del universo he jurado y observaré religiosamente9.

Il proclama, che si concludeva con una forte esortazione (caricata ulteriormente da un patetico richiamo al paternalismo regio10) a terminare la «guerra civil», riscosse un grande successo presso i novohispanos11.

In questo quadro, già si preparavano le procedure elettorali per la scelta dei componenti di ayuntamientos, diputaciones provinciales e deputati alle Cortes per la legislatura 1821 – ’22: per i primi, si cominciò già all’inizio di giugno; per le altre due consultazioni, si dovette aspettare agosto12. Le procedure prevedevano sempre l’elezione indiretta, col sistema del triplo grado elettorale, dei membri delle istituzioni rappresentative; per quanto concerneva specificamente le deputazioni e la scelta dei deputati a Cortes, si distingueva tra la fase di parrocchia (nei centri più grandi ulteriormente sdoppiata, con la nomina preventiva dei compromisarios), quella di partido e quella di provincia. Proprio allo scopo di gestire la più complessa elezione delle diputaciones e dei rappresentanti alle Cortes, furono istituite juntas preparatorias electorales, che fornirono istruzioni su tempi e modi delle procedure13. Per il 26 novembre si installarono tutti i sei organi provinciali14.

Le elezioni si svolsero con una partecipazione diffusa e un ordine su cui la storiografia perlopiù concorda15. La speditezza dell’intero processo fu possibile grazie all’ormai quasi completa pacificazione del territorio dopo l’insurrezione degli anni ’10, tranne che in poche aree a sud della capitale, dove operavano gruppi armati il cui comando era riconducibile principalmente a Vicente Guerrero16, ribelle mulatto che ancora combatteva dai tempi dell’insurrezione del cura Hidalgo17.

Come già accennato, a Madrid si riteneva la Nuova Spagna l’unico contesto americano davvero solido, tant’è che la Junta Provisional Consultiva non vi inviò alcun comisionado18.

9 Ibidem; il corsivo è di chi scrive. Ironia della sorte, in quel momento il Manifiesto non preoccupava della censura del “territorialismo” della rappresentanza americana, né del particolarismo delle istanze ultramarine: per bocca di Ferdinando si cercava solo di captare il consenso americano, in particolare assicurando specifica attenzione alle problematiche esposte dai rappresentanti inviati specificamente da quella porzione della Monarchia. È curioso infine notare come si rassicurasse finanche sull’incolumità personale dei deputati americani, garantita dalla Costituzione e dalla stessa parola del re. 10 «¡Oh, nunca llegue el momento fatal de una inconsiderada obstinación! Nunca; para no tener el grave dolor de dejar

de llamarme ni por un breve espacio de tiempo vuestro tierno Padre!»; ivi, fol. 4.

11 Cfr. LANDAVAZO, La mascara de Fernando VII… cit., pp. 283 – 284.

12 Poiché l’art. 310 della Costituzione assegnava a ciascun centro abitato con una popolazione non inferiore a mille abitanti la possibilità di installare un ayuntamiento constitucional, progressivamente si moltiplicarono le richieste in tal senso indirizzate alle deputazioni provinciali. Sul fenomeno, si veda RODRÍGUEZ, Nosotros somos… cit., II, p. 463.

13 Sulle juntas preparatorias, si veda A. ÁVILA, En nombre de la Nación. La formación del gobierno representativo en

México (1808 – 1824), Taurus – CIDE, Città del Messco 2002, pp. 192 – 194.

14 BENSON, La diputación provincial… cit., pp. 58 – 59.

15 Alamán, forse perché insofferente, da conservatore, al processo elettorale gaditano, segnala che per quanto attenne alle elezioni dei deputati a Cortes si verificarono disordini esattamente come nel precedente periodo costituzionale; inoltre, l’entusiasmo per il voto, nel 1820, sarebbe stato inferiore rispetto alla precedente occasione. Cfr. ALAMÁN, Historia de

Méjico… cit., V – I, p. 34.

16 Cfr. C. M. BUSTAMANTE, Cuadro histórico de la revolución mexicana, comenzada en 15 de setiembre de mil ocho

cientos diez por el ciudadano Miguel Hidalgo y Costilla, tomo V, Imprenta de la Calle de los Rebeldes, Città del Messico

1846 (2a edizione), p. 89.

17 Per una ricostruzione della guerra civile in Nuova Spagna, si veda in particolare, tra gli innumerevoli titoli, E. VAN YOUNG, La otra rebelión. La lucha por la independencia de México 1810 – 1821 (titolo originale: The Other Rebellion:

Popular Violence, Ideology and the Mexican Struggle fo Independence), Fondo de Cultura Económica, Città del Messico

2006, alla cui estesa bibliografía si rimanda.

18 È vero, però, che nelle citate istruzioni dell’11 aprile 1820 la stessa Junta comandò ad Apodaca di mantenere alta la guardia contro i ribelli, pur invitando il viceré a intraprendere la politica di conciliazione: cfr. ROBERTSON, Iturbide de

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Come nota Jaime Rodríguez, dall’inizio di giugno, fino al marzo 1821 (quando si votò per l’elezione di deputati alle Cortes per la legislatura 1822 – 1823), il territorio dell’ex vicereame fu interessato da una continua e costante attività politica19. I novohispanos non si accontentarono del ripristino degli organi già previsti dalla Carta o dai decreti delle Cortes del precedente periodo costituzionale, ma, consapevoli dei propri diritti politici, immediatamente avanzarono pretese specialmente per un ampliamento del numero dei corpi provinciali, misura che essi interpretavano, a ragione, come nient’altro che l’applicazione del dettato fondamentale. L’art. 325 della Carta, infatti, prevedeva che in ogni provincia si sarebbe dovuta installare una diputación; dal combinato disposto con l’art. 326, che imponeva la presenza dell’intendente nell’organico della deputazione, si deduceva che l’installazione di un nuovo organo provinciale fosse possibile solo in province coincidenti con un’intendenza. Nel solo territorio dell’attuale deputazione provinciale della Nuova Spagna vi erano ben sette province che già rispettavano tali requisiti: di conseguenza, le petizioni per la creazione dei nuovi organi si indirizzarono alle Cortes già a partire dal luglio 1820. Da quanto accennato in precedenza, si sa che esse sortirono un effetto del tutto positivo, soprattutto grazie all’impegno di deputati come Mariano Michelena e Miguel Ramos Arizpe, che, in due momenti, nella legislatura del 1820 e in quella ordinaria del 1821, riuscirono nell’impresa di far approvare alle Cortes l’istituzione di nuove diputaciones in Nuova Spagna. Tuttavia, gli argomenti impiegati da ayuntamientos come quello di Puebla, proprio nel luglio del 1820, meritano un breve cenno, per dar conto del livello di consapevolezza costituzionale dei novohispanos.

Il punto giuridico formale, circostanziato nell’art. 325 e seguenti della Costituzione, era centrale nella Representación che l’organo municipale di Puebla inviò l’11 luglio 1820 a Ramos Arizpe, allora già a Madrid in qualità di deputato supplente. Si evidenziava l’incostituzionalità della diputación provincial della Nuova Spagna conformata nel 1812, in quanto appunto comprensiva di sette province, ovvero México, Veracruz, Michoacán, Querétaro, Puebla, Oaxaca e Tlaxcala, che invece avrebbero avuto tutti i requisiti per ospitare una diputación ai termini degli artt. 325 e seguenti della Carta gaditana. Con un’ulteriore previsione illegittima, sempre nel 1812 era stato previsto che l’organo novohispano si componesse con un solo membro per ciascuna provincia. Peraltro, pur prescindendo dagli aspetti giuridico – formali della questione, l’ayuntamiento di Puebla segnalava che una simile istituzione non avrebbe potuto certo occuparsi delle necessità di quasi tremilacinquecento municipios, quanti erano quelli compresi nel territorio dell’attuale diputación20.

Si noti come l’argomentazione della municipalità poblana si incentrasse sul tema della territorialità del governo politico, che dunque non solo si dimostrava caro agli americani nella definizione dei rapporti transoceanici con la Penisola, ma anche nell’articolazione istituzionale regionale e provinciale. La prossimità del governo, cifra essenziale della visione giuspolitica novohispana, era idonea anche a sostanziare la petizione per l’aumento del numero di corpi di governo provinciale. Si osservi poi come l’ayuntamiento di Città del Messico, che appoggiò senz’altro l’iniziativa di Puebla, non esitò a segnalare che una simile visione non nascondeva implicazioni federaliste21; l’autonomismo politico – amministrativo reclamato dai poblanos non aveva altro fondamento che la stessa Costituzione. Si confidava nel buon fondamento della pretesa al punto che, nel mese di settembre, la junta preparatoria electoral che doveva riunirsi per organizzare

19 J. E. RODRÍGUEZ O., La transición de colonia a Nación: Nueva España 1820 – 1821, in Historia Mexicana, vol. XLIII, n. 2 (1993), p. 276.

20 La questione posta dall’ayuntamiento di Puebla è trattata in BENSON, La diputación provincial… cit., pp. 64 – 65. 21 Il municipio di Puebla aveva inoltrato il suo scritto alle altre sei capitali di provincia della Nuova Spagna. Cfr. ivi, pp. 65 – 66.

l’elezione del rappresentante per Puebla alla diputación provincial novohispana ripropose la questione alle Cortes in termini simili.

Queste pressioni, insieme all’abilità dialettica dei deputati novohispanos, contribuirono a convincere le Cortes a emanare i decreti che raddoppiarono il numero di diputaciones in Nuova Spagna. Venendo creata la prima per la provincia di Valladolid nell’ottobre del 1820, la notizia ufficiosa sul decreto istitutivo arrivò oltremare tra gennaio e febbraio: l’ayuntamiento della città michoacana sollecitò Apodaca affinché l’elezione della diputación si tenesse già in marzo, in concomitanza con le nuove consultazioni per la scelta dei deputati a Cortes per la legislatura del 1822 – ’23. Tuttavia, segnalò il Venadito, in mancanza di una comunicazione ufficiale non sarebbe stato possibile procedere ad alcuna istituzione. La provincia di Michoacán, ad ogni modo, decise autonomamente di tenere le elezioni per la deputazione in occasione di quelle per i nuovi rappresentanti parlamentari, ma l’organo non poté comunque insediarsi fino a dopo la consumazione dell’indipendenza22. Nella seconda metà del 1821, la vicenda delle nuove diputaciones avrebbe appunto finito per intrecciarsi con quella dell’emancipazione.

Sia le elezioni municipali, che quelle provinciali e dei deputati a Cortes furono di fatto dominate dalla componente creola della popolazione: il dato non sorprende, poiché nel territorio dell’ex vicereame il 22% della Nazione spagnola era costituito da castas, ovvero da soggetti con ascendenza africana, che l’ordinamento escludeva dalla cittadinanza23. La componente indigena, che per effetto del ripristino del principio di uguaglianza formale fu del tutto emancipata da qualsiasi diminuzione di status e obblighi di prestazione personale che le Leyes de Indias le avevano imposto nei secoli, a dispetto della propaganda costituzionale24 non produsse, a quanto sembra, una

significativa espressione politica.

Anche nella Nuova Spagna, esattamente come nella Vecchia, il panorama politico non poteva però dirsi omogeneo: accanto ai sostenitori del Nuovo Regime, alcuni settori sociali si dimostrarono piuttosto ostili alla svolta costituzionale. Coloro che sin dall’inizio non esitarono a promuovere il ripristino della Carta gaditana e il regime liberale, lo fecero anche per proteggere i propri interessi, soprattutto commerciali, come nel caso del ceto mercantile di Veracruz25: si trattava di soggetti

(europei e americani) per lo più mediamente abbienti e “progressisti”, che vedevano nelle riforme istituzionali l’occasione per imporsi definitivamente anche da un punto di vista politico. Al polo opposto si trovavano invece quei gruppi sociali che dalla Costituzione avevano quasi solo da temere, specialmente per il ripristino, che si riteneva certo, di alcuni tra i più radicali provvedimenti delle

22 Ivi, p. 71. Come si ricorderà per quanto già accennato e come del resto sottolineato anche dalla Benson (ivi, p. 73), Michelena, il 4 giugno 1821, all’interno del suo importante discorso alle Cortes, assicurò di essere stato in contatto, tra aprile e maggio di quell’anno, con la diputación provincial di Valladolid, cui aveva svelato i lavori della Commissione per l’Oltremare sul progetto autonomista americano: ciò indicherebbe che il deputato fosse convinto dell’installazione dell’organo, essendo venuto certamente a conoscenza dell’elezione “informale” dei suoi membri.

23 Il dato è tratto da J. DEL ARENAL FENOCHIO, Un modo de ser libres. Independencia y constitución en México (1816-

1822), El Colegio de Michoacán – Instituto Nacional de Estudios Históricos de las Revoluciones de México, Città del

Messico 2010 (2a edizione), p. 80.

24 RODRÍGUEZ O., Nosotros somos… cit., II, p. 466 riporta il caso di pubblicazioni pro costituzionali in lingua náhuatl e castigliano.

25 Sul diffuso sentimento costituzionale nell’antico porto atlantico, si veda B. HAMNETT, Revolución y contrarrevolución

en México y el Perú. Liberales, realistas y separatistas (1800 – 1824) (titolo originale: The politics of Counter-revolution: Liberalism, Royalism and Separatism in Mexico and Peru, 1800 - 1824), Fondo de Cultura Económica, Città del Messico

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Cortes del 1812 – ’14. In questo partito di “scontenti” si collocavano gli ecclesiastici26, che già nella

primavera del 1820, all’arrivo delle prime voci sui fatti della Penisola, prefiguravano la reviviscenza delle politiche anticlericali, e i militari, che temevano la perdita dei loro privilegi, soprattutto foranei, eventualità che non solo li contrariava da un punto di vista ideologico (ritenendo piuttosto di meritare di essere premiati dopo gli sforzi per reprimere l’insurrezione del 1810 – ’16), ma che faceva loro intravvedere anche la tremenda possibilità di venire processati dalle autorità civili per i crimini commessi negli anni della repressione27.

I partigiani dell’ordinamento fondamentale erano invece in buona parte eredi della tradizione politica autonomista, risalente al 1808 e all’epoca frustrata dal colpo di Stato ordito contro il viceré Iturrigaray28. Grazie alle opportunità offerte dalla Costituzione, costoro speravano di proseguire il

26 Il ruolo del clero nei primi mesi di vigenza della Carta presentò comunque risvolti positivi nel processo di consolidazione del regime costituzionale in Nuova Spagna. Infatti, ai prelati fu imposto di leggere articoli della Costituzione nelle messe, oltre che di insegnare l’ordinamento fondamentale nelle scuole: cfr. ivi, p. 467. Molti uomini