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LA S OBERANA J UNTA P ROVISIONAL G UBERNATIVA E LA R EGGENZA

Il 28 settembre 1821 si installò a Città del Messico la Junta (Provisional, secondo la nomenclatura fissata dal Trattato di Cordoba) Gubernativa: aveva così inizio il periodo di governo transitorio dell’Impero, da terminarsi solo con la riunione delle “Cortes” messicane e l’elezione e incoronazione dell’Imperatore. Già il 22 e il 25 settembre si erano tenute le sessioni preparatorie dell’organo, nella stessa cittadina di Tacubaya dove l’Esercito delle Tre Garanzie attendeva di fare l’ingresso nella capitale. A quanto pare, anche i nuovi componenti della Junta previsti dal Trattato di Cordoba vennero selezionati e nominati dal solo Iturbide: la lista dei membri si allargava a ben trentotto individui1, tra i quali resistevano alcuni degli undici già designati il 24 febbraio. Erano presenti, ovviamente, lo stesso Iturbide (al primo incarico istituzionale) e O’Donojú. Altri vocales erano invece alleati acquisiti o confermatisi fedeli durante la campagna di liberazione (emblematico il caso del vescovo di Puebla Pérez o del colonnello Anastasio Bustamante). In generale, si può dire che, rispetto alla Junta pensata a Iguala, pur mantenendo la provenienza mista dei membri (per quanto gli americani fossero ora in netta maggioranza sugli europei), Iturbide coinvolgeva finalmente i militari, certificandone così il ruolo meritorio svolto nel processo emancipatore2. Rimanevano numerosi i giuristi e tecnici del diritto (in particolare, gli oidores dell’audiencia); si confermavano coloro che, indipendentemente dall’estrazione corporativa, rappresentavano il ceto “illuminato” di

1 Il vero numero originariamente previsto per i componenti della Junta è oggetto di un piccolo intrigo. ZAVALA, Ensayo

Histórico… cit., I, p. 100, indica che i membri dell’organo erano quaranta; ALAMÁN, Historia de Méjico… cit., V – I, p. 326, afferma invece che erano trentotto, sottolineando in una nota che il numero riportato da Zavala era errato. Non è possibile verificare la veridicità del dato fornito da Zavala, perché questo non apporta documenti a sostegno della propria indicazione.

Una lista da trentotto nomi fu pubblicata sul Noticioso General, n. 113, 1º ottobre 1821, pp. 3 – 4 (consultato in BNM, LAF, vol. 395) come Lista de los Señores vocales nombrados por el Sr. primer Gefe del Ejercito Imperial de las Tres

Garantías, que componen la Junta Suprema de Gobierno del Imperio, hasta tanto se congreguen las Cortes: questo

elenco fu decretato, secondo quanto riporta il periodico, il 24 settembre a Tacubaya.

La versione proposta da Alamán della lista da trentotto nomi è del tutto coincidente con quella del Noticioso: l’autore specifica che quelli da lui indicati erano i presenti all’atto di installazione della Junta del 28 settembre, sommati ai sei che quel giorno non avevano potuto presenziare; cfr. ALAMÁN, Historia de Méjico… cit., V – II, Appendice, pp. 29 – 30. In effetti, il Diario della Junta riporta la presenza, alla prima sessione, di soli trentadue membri, poiché tanti erano coloro che si trovavano in quel momento a Città del Messico: cfr. J. BARRAGÁN BARRAGÁN (a cura di), Actas Constitucionales

mexicanas (1821 - 1824), tomo I, Diario de las sesiones de la soberana junta provisional gubernativa del Imperio mexicano, instalada según previenen el plan de Iguala y tratados de la villa de Córdova, Universidad Nacional Autónoma

de México, Città del Messico 1990 (da ora, semplicemente DSJPG), 28 settembre 1821, pp. 6 – 8.

Alamán afferma poi che, nel comporre la propria lista, si era preoccupato di correggere la versione pubblicata nella Gaceta

del Gobierno Imperial de México del 4 ottobre, che presentava alcuni errori: in effetti quella versione, curiosamente

composta da trentatré nominativi, è diversa sia da quella del Noticioso che da quella della sessione inaugurale della Junta. BUSTAMANTE, Cuadro Histórico… cit., V, pp. 324 – 325, purtroppo, non aiuta a fare chiarezza, poiché pubblica un’ulteriore versione della lista, da trentatré effettivi, citandola da un diario di un anonimo abitante di Città del Messico che afferma di riprodurre fedelmente. Questo elenco è curiosamente l’unico a comprendere il nome di Iturbide. L’anonimo citato da Bustamante indica la “sua” lista come quella dei presenti alle sessioni preparatorie di Tacubaya; eppure, non sembra che questa indicazione sia del tutto attendibile, perché, tolto Iturbide, tra i trentadue membri rimasti vengono citati Maldonado e Suárez Pereda, che in realtà poi non avrebbero assistito alla sessione del 28 settembre. Difficile credere che costoro parteciparono alle sessioni preliminari e non all’installazione della Junta. Ad ogni modo, i due vengono compresi nelle liste “definitive” del Noticioso, di Alamán e pure della Gaceta.

2 I militari in servizio attivo membri della Junta erano però pochi, tra cui lo stesso Anastasio Bustamante e Manuel de la Sota Riva: cfr. T. S. DI TELLA, Política nacional y popular en México, 1820 – 1847 (titolo originale: National Popular

ispirazione liberale (come Guridi y Alcocer e Fagoaga), bilanciati dai “soliti” conservatori (come Monteagudo). Si aggiungevano diversi membri dell’aristocrazia novohispana (come il conte della Casa di Heras o il marchese di San Juan de Rayas). Si includevano per la prima volta soggetti provenienti dalle province (in particolare, Guadalajara e Veracruz), per aumentare la percezione di una partecipazione nazionale al governo dell’Impero. In generale, si confermava la prevalenza del criterio corporativo: il “legislativo provvisorio” – si consenta questa definizione, tutto considerato coerente col Trattato di Cordoba – appariva come una sintesi calibrata di ceti e classi, secondo uno schema decisamente tradizionalistico. Comunque, alcuni soggetti rappresentavano più che altro le istituzioni costituzionali (era il caso, ad esempio, del celebre Francisco Azcárate, che sedeva nella Junta anche in qualità di Síndico segundo dell’ayuntamento constitucional capitolino, o dello stesso Fagoaga, specificato anche come membro della locale diputación provincial, mentre Juan Lobo rappresentava le corporazioni costituzionali di Veracruz).

Nelle sue memorie, Iturbide si accaparrò l’esclusivo merito della scelta di soggetti (nel cui novero non si era incluso nemmeno stavolta) che dovevano rispecchiare ogni possibile esplicazione della «opinión del pueblo», i cui umori il Primer Jefe riteneva di essere capace di interpretare appieno3: Iturbide insisteva così nel perseguire quel paradigma conciliatore e compromissorio che era

stato la guida di ogni suo passo politico, fin dalla concezione del Plan de Iguala. Per come era costruita, la Junta messicana si avvicinava ora più nettamente al modello della Provisional peninsulare del 1820 (per quanto la composizione di quest’ultima fosse decisamente più scarna)4;

l’assenza di un dichiarato carattere “supremo” o “sovrano”, che dir si voglia, sembrava distanziare la Junta dell’Impero dallo spirito rivoluzionario delle omonime (ma a questo punto non omologhe) istituzioni peninsulari (e americane) del biennio 1808 – ’105. Nel Trattato di Cordoba, infatti, mancava un’esplicita, preventiva attribuzione alla Junta dell’esercizio della sovranità, per quanto si accordasse la titolarità del legislativo provvisorio (come si è visto, più nominalmente che sostanzialmente).

Ciononostante, subito la Junta Gubernativa impose al proprio ruolo istituzionale una svolta piuttosto radicale. Dopo aver formato, nel corso della prima sessione preparatoria del 22 settembre, le commissioni interne6, già il giorno 25, all’interno della seconda sessione preparatoria, avvennero le prime, significative deliberazioni. La commissione incaricata di studiare «la formación de los reglamentos de la Junta y Regencia del Imperio, y clasificación de su carácter, representación y atribuciones respectivas»7, propose:

3 Iturbide teneva a sottolineare la scelta dei membri della Junta «no á mi arbitrio, pues quise sobre todo llamar á aquellos

hombres de todos los partidos, que disfrutaban, cada uno en el suyo, el mejor concepto»: cfr. ITURBIDE, Manifiesto… cit., p. 16. Tuttavia, non è certo difficile concordare con l’interpretazione di Rodríguez, secondo cui i componenti del legislativo provvisorio furono individuati previo accordo tra Iturbide e O’Donojú: cfr. RODRÍGUEZ, Nosotros somos… cit., II, p. 518. Esiste anche una versione dei fatti secondo cui José Manuel Zozaya y Bermúdez cercò di convincere il suo amico Primer Jefe a coinvolgere le diputaciones provinciales nell’elezione diretta dei membri della Junta, affidando così alle corporazioni provinciali un ruolo politico – rappresentativo della volontà nazionale che la Costituzione di Cadice di certo non assegnava loro. Com’è evidente, la proposta non fu accolta. Si veda sul punto ALAMÁN, Historia de Méjico… cit., V – I, pp. 325 – 326.

4 Si avalla qui l’interpretazione proposta ivi, V – II, p. 484.

5 L’interpretazione offerta in FRASQUET, Las caras del águila… cit., p. 122, avvicina invece la Junta messicana proprio a quelle peninsulari.

6 Cfr. DSJPG, 22 settembre 1821, p. 3.

7 La commissione era composta dal vescovo Pérez, da Guridi y Alcocer, da Azcarate e da Espinosa de los Monteros: ormai è ben noto come il primo e l’ultimo fossero particolarmente vicini a Iturbide.

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1. Que la Junta tendrá exclusivamente el exercicio de la representación nacional hasta la reunión de las Cortes.

2. Que la Junta provisional gubernativa tendrá por este atributo de gubernativa, todas las facultades que están declaradas á las Cortes, por la Constitución política de la monarquía española, en todo lo que no repugne á los Tratados de la Villa de Córdova.

3. Que las decisiones de la Junta por su atributo legislativo, serán las que declaran dichos Tratados, entendiéndose provisionales, para la reforma que el Congreso de la Nación estime conveniente.

4. Que la Regencia tendrá las facultades que obtuvo la Regencia de España por el último de los tres reglamentos que se formaron en lo que no repugne á los Tratados de Córdova.

5. Que la Junta se denominará Soberana y tendrá el tratamiento de Majestad. 6. Que para la división de comisiones permanentes se adapte la propuesta de la

comisión, variando según la pluralidad de votos en la tercera clase la denominación de este modo. Primera: De relaciones interiores. Segunda: De Exteriores. Tercera: De Justicia y lo Eclesiástico. Cuarta: De Hacienda. Quinta: De Guerra.

7. Que las comisiones permanentes, ó fixas en dichos ramos, las distribuirá el primer Gefe.

8. Que el juramento de los vocales de la Junta, se haga baxo esta formula. ¿Juráis observar las garantías proclamadas en Iguala por el Exército del Imperio Mexicano con su primer Gefe: los Tratados celebrados en la Villa de Córdova referentes al Plan del mismo Iguala, en que se hizo el pronunciamiento de la Independencia del Imperio, y desempeñar fielmente en servicio de la Nación vuestro engargo de vocal de la suprema Junta provisional gubernativa, que se ha establecido en consecuencia de lo ordenado en los mismos Tratados? = Sí Juro. = Si así lo hiciereis, Dios os ayude; y si no, os lo demande8.

La Junta Gubernativa, un collegio di trentotto individui convocati secondo i desiderata di un ex colonnello realista creolo che, all’improvviso, di propria iniziativa, aveva proclamato l’indipendenza il 24 febbraio precedente, si dichiarava “rappresentativa della Nazione”, facendone derivare l’esercizio di un deposito di sovranità nazionale grazie a un atto del tutto autonomo ed estemporaneo. La titolarità provvisoria del potere legislativo assegnata dal Trattato di Cordoba assumeva così un senso istituzionale più pieno e compiuto, vicino, almeno nella terminologia adottata con riguardo al “deposito di sovranità”, all’esperienza rivoluzionaria del momento gaditano. Tuttavia, le attribuzioni legislative venivano fatte esplicitamente coincidere “solo” con quelle attribuite alle Cortes dalla Costituzione spagnola: non si trattava, dunque, di quelle “straordinarie” di Cadice (con potere costituente), ma delle legislative “ordinarie”. A fronte della caratterizzazione, come detto, del ruolo di depositaria della sovranità, la Junta non poteva quindi permettersi di esercitare un potere costituente pur sempre riservato al futuro Congresso messicano9.

La Carta gaditana, in quanto compatibile con i documenti super – costituzionali messicani, Plan e Trattato, veniva confermata come ordinamento provvisorio: la Junta configurava così una

8 DSJPG, 25 settembre 1821, pp. 4 – 5. Il corsivo appartiene al testo originale.

9 Cfr. sul punto l’interpretazione di I. FRASQUET, Alteza versus Majestad: el poder de la legitimidad en el estado – nación

mexicano: 1810 – 1824, in V. MÍNGUEZ, M. CHUST (a cura di), El Imperio sublevado. Monarquía y Naciones en España

gerarchia delle fonti che, con a monte il Trattato di Cordoba (unico, diversamente dal Plan, a essere riconosciuto giuridicamente vincolante), trovava la Costituzione spagnola al gradino inferiore e, infine, i provvedimenti del legislativo provvisorio. I decreti della Junta non avrebbero dovuto travalicare i limiti del Trattato e avrebbero potuto essere sempre riformati dal futuro Congresso nazionale. Il trattamento di “Maestà” completava, dal punto di vista cerimoniale, il quadro della nuova supremazia istituzionale esercitata dalla Junta nel governo provvisorio dell’Impero: la Reggenza, le cui attribuzioni esecutive erano risultate già ben definite nel Trattato di Cordoba e quasi preponderanti su un legislativo molto limitato, usciva ridimensionata al cospetto della Junta autoproclamatasi “sovrana”. Alla Reggenza, la Junta già riservava l’applicazione del Regolamento dell’omologa gaditana del 1813, un complesso normativo che, consolidando ulteriormente il retaggio rivoluzionario peninsulare, serviva a confinare nell’ambito esecutivo le attribuzioni dell’altro organo del governo provvisorio messicano.

In questo quadro, si può dire che il Trattato di Cordoba fu interpretato piuttosto estensivamente, per non dire travalicato: la “sovrantà” della Junta, le attribuzioni delle Cortes e il trattamento di “Maestà” non erano certo previste dal documento. Sorprende in particolare la natura “dichiarativa” e non costitutiva di questa manovra politica, come se tutto fosse stato già predeterminato dal Trattato e solo in attesa di essere rivelato. A tale proposito, c’è da chiedersi se un simile colpo di scena fosse stato deciso con il consenso o almeno l’assenso di Iturbide: difficile dirlo, per quanto il plausibile, stretto controllo di Iturbide sulla neonata Junta e il fatto che le sessioni preparatorie si svolsero a Tacubaya, praticamente nell’accampamento dell’Esercito delle Tre Garanzie, renderebbe abbastanza improbabile che la svolta del giorno 25 sia stata impressa contro la volontà del Primer Jefe10. Di certo, la tendenza a un liberalismo rivoluzionario di alcuni dei membri della Junta11 emerse già in quelle prime determinazioni. I testimoni dell’epoca riportano che alcuni dei componenti liberali del collegio fossero ostili a Iturbide, come ad esempio Fagoaga, Odoardo o Sánchez de Tagle12: così, dal punto di vista di questi soggetti, la dichiarazione della sovranità della Junta attraverso la proclamazione della sua rappresentatività nazionale avrebbe ben potuto fungere da limite istituzionale alle plausibili velleità autocratiche di Iturbide. Del resto, nei piani del Primer Jefe, la gestione della sovranità era sempre appartenuta solo alle future “Cortes” messicane e mai alla Junta, in virtù dell’attribuzione alle prime, in via esclusiva, del potere costituente.

È probabile che Iturbide avallò implicitamente questa svolta sulla sovranità perché contava di manovrare la fase di assestamento istituzionale dall’interno della Junta: in quei giorni, questa aspirazione dirigista doveva apparirgli del tutto legittima, visto anche il giubilo popolare che accolse l’esercito indipendentista all’entrata nella capitale. Iturbide veniva acclamato come Libertador e la sua figura acquisì un forte significato simbolico: non a caso, nel corso della solenne funzione religiosa, celebrata lo stesso 27 settembre nella cattedrale di Città del Messico per rendere grazie per la riuscita dell’impresa indipendentista, il Primer Jefe occupò il posto tradizionalmente riservato al viceré13. O’Donojú, accontentandosi ormai, come da lui stesso proclamato il giorno 2214, del ruolo di

10 In CALVILLO, La consumación de la independencia… cit., p. 123, si ipotizza invece che si trattò proprio di un “colpo di mano” dei membri della Junta.

11 FRASQUET, Las caras del águila… cit., p. 122.

12 Secondo ZAVALA, Ensayo Histórico… cit., I, pp. 101, quello di offrire all’opinione pubblica la maggiore rappresentanza tramite i designati a membri della Junta rappresentò un vero errore politico, che alla lunga finì per ritorcersi contro Iturbide.

13 Cfr. il resoconto della giornata in Noticioso General, n. 113, pp. 1 – 3. 14 RODRÍGUEZ, Nosotros somos… cit., II, p. 517.

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“tutore legale” degli interessi della Spagna, non era né interessato, né personalmente in grado (poiché ammalatosi gravemente di pleurite proprio alla vigilia dell’entrata nella capitale) di rappresentare un’alternativa personale e istituzionale al Libertador.

Quando, il 28 settembre, si installò ufficialmente la Junta, l’elezione di Iturbide a presidente del collegio «con absoluta pluralidad de votos» apparve del tutto scontata e naturale15. In seguito, la sera dello stesso giorno16, si procedette alla lettura della Dichiarazione di Indipendenza, già firmata

dai membri della Junta. La Dichiarazione capovolgeva totalmente il senso del proclama annesso alla prima versione del Plan de Iguala, specialmente in relazione al rapporto storico della Nazione messicana con la Spagna. L’Acta de Independencia, infatti, esordiva con una condanna del regime peninsulare in Nuova Spagna, annunciando la “liberazione” dalla plurisecolare oppressione spagnola e il recupero dei diritti naturali di sovranità. La matrice scolastica di questo paradigma del diritto naturale della sovranità sembra apparire nella definizione dell’origine di tale diritto, individuata nell’«Autor de la naturaleza». Inoltre, riprendendo il presupposto contrattualista (anche qui forse più tendente allo scolasticismo) del diritto di resistenza, rintracciato nell’atteggiamento dispotico del governante che aveva compromesso la “giustizia” del patto sociale, la Dichiarazione di Indipendenza era studiata, una volta di più, per conferire a quelli che definiva gli «heroicos esfuerzos de sus [della Nazione messicana] hijos» un fondamento di assoluta legittimità, in quanto tensione al ristabilimento dell’equilibrio politico di giustizia. Poiché il documento riproduceva uno schematismo retorico proprio del linguaggio rivoluzionario degli anni ’10, lo si è interpretato come un primo, palpabile sintomo dell’insofferenza dei vecchi “autonomisti liberali”, ben rappresentati nella Junta, nei confronti dell’ideologia iturbidista, conciliatrice con la Metropoli peninsulare17. Si tratta di un’ipotesi

plausibile, soprattutto se si considera che il redattore della Dichiarazione pare essere stato Sánchez de Tagle18, capofila, appunto, del partito “autonomista”, che vedeva nell’indipendenza del 1821 il coronamento di un percorso iniziato nel decennio precedente e indicato da Zavala tra gli allergici alla personalità del Primer Jefe: d’altra parte, nella Dichiarazione si censurava apertamente uno dei capisaldi del proclama annesso alla prima versione del Plan de Iguala, quello dell’esaltazione del ruolo civilizzatore della Spagna. Tuttavia, la citata interpretazione mette a confronto, per contrapporli, due momenti, il 24 febbraio e il 28 settembre, e due documenti, il proclama annesso alla prima versione del Plan e l’Acta de Independencia, che invece appaiono piuttosto distanti tra loro da un punto di vista temporale e contestuale: infatti, tra il proclama e la Dichiarazione intercorse tutto il frastagliato percorso della campagna di emancipazione. Il proclama del 24 febbraio, “proemio” di una versione del Plan che non era stata più considerata “ufficiale” già a partire dal 2 marzo (soppiantata da quella pubblicata dal Supplemento n. 14 de La Abeja Poblana), rappresentava un prodotto ancora acerbo, del tutto provvisorio rispetto allo sviluppo organico del processo indipendentista e in fin dei conti peregrino, perché quasi subito rimpiazzato da altri apporti, sia ideologici che retorici. Infatti si è visto come, nel corso dei mesi di campagna indipendentista, allo stesso Iturbide venissero attribuite espressioni di forte biasimo e censura nei confronti del regime spagnolo in America, all’interno di corrispondenze private e proclami pubblici: il governo peninsulare

15 DSJPG, 28 settembre 1821, p. 8.

16 DSJPG, 28 settembre 1821 («Sesión del mismo día a las siete y media de la noche»), pp. 9 – 11. 17 Cfr. in particolare RODRÍGUEZ, Nosotros somos… cit., II, p. 520.

18 In R. PÉREZ JOHNSTON, Algunos aspectos para una reflexión constitucional sobre el Acta de Independencia del Imperio

Mexicano, in A.LIRA, E. SPECKMAN GUERRA, El mundo del derecho II: instituciones, justicia y cultura jurídica, Universidad Nacional Autónoma de México, Instituto de Investigaciones Jurídicas – Escuela libre de derecho, Città del Messico 2017, p. 7, si attribuisce piuttosto la redazione principale della Dichiarazione a Espinosa de los Monteros.

era etichettato, in quelle occasioni, come “oppressore” e “tiranno”. All’entrata in Città del Messico questo nuovo stile retorico non era mutato: in un celebre proclama agli abitanti della capitale, il 27 settembre, il Primer Jefe dichiarava che la strada percorsa da Iguala in poi era servita per colmare «el inmenso espacio que hay desde la esclavitud á la libertad (…) Ya sabéis el modo de ser libres: a vosotros toca señalar el de ser felices»19. Alla luce di queste considerazioni, ritenere che la Dichiarazione di Indipendenza fosse un documento provocatorio nei confronti dei dogmi del pensiero iturbidista solo perché celebrava la fine dell’“oppressione” spagnola può risultare in qualche modo fuorviante. Fermo resta, poi, che al 28 settembre Iturbide guidava dal di dentro i primi passi della Junta: ritenere l’antagonismo tra alcuni membri del collegio e il Primer Jefe già conclamato, a sole