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Rischi legati al cambiamento strutturale e finanziario delle banche

Capitolo 4. Scenari futur

4.1 Rischi legati al cambiamento strutturale e finanziario delle banche

In termini generali l’espressione “politica della raccolta” è sinonimo dell’espressione “gestione del passivo”. In un’accezione più ristretta, la politica o la gestione della raccolta fa riferimento all’attività di acquisizione da parte della banca di risorse della clientela esclusivamente a titolo di debito.

Gli obiettivi della banca sono la sua crescita dimensionale, il miglioramento della sua composizione e la sua stabilizzazione.

Nel contesto delle opportunità e condizioni di mercato, i bisogni e le preferenze della clientela, in ordine alla destinazione dei propri flussi di cassa e alla composizione delle proprie attività finanziarie, concorrono a determinare delle passività prodotte dalla banca. Sul mercato sono presenti altri soggetti che competono per l’acquisizione di risorse finanziarie a scopo di finanziamento: gli intermediari finanziari, i vari soggetti componenti il settore pubblico, le imprese emittenti di titoli di partecipazione e di debito (azioni e obbligazioni).

In merito all’equilibrio dinamico e statico complessivo dell’intermediazione creditizia, esistono relazioni di interdipendenza tra:

 Dimensione degli impeghi e della raccolta;  Struttura dell’attivo e passivo.

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La gestione della raccolta si propone, innanzitutto, un obiettivo di crescita quantitativa che si accompagna anche ad un obiettivo in termini di costi che si vogliono e si possono sostenere per acquisire le risorse finanziarie. La capacità di reperirle ad un costo ragionevole è diventata, negli anni più recenti, una delle variabili chiave della gestione di una banca, non solo perché la raccolta è diventata una risorsa scarsa e pertanto costosa, ma anche in quanto le maggiori pressioni concorrenziali che caratterizzano l’industria bancaria impongono un controllo più rigoroso dei costi, e tra questi anche quelli finanziari.

Le forme tecniche in cui può essere effettuata la raccolta diretta si differenziano da diversi punti di vista, in particolare per la natura dei contratti su cui si basano. Tale natura è spesso connessa agli obiettivi ricercati dal cliente, alla scadenza degli impegni che le parti (banca e cliente) assumono, al modo in cui sono espressi quelli che sono per il cliente i rendimenti e per la banca i costi dell’attività finanziaria posta in essere con i contratti suddetti, alla valuta (euro o valute estere) in cui tale attività è stilata e in cui sono assunti gli impegni contrattuali, alla dimensione finanziaria di questi ultimi e alle caratteristiche socio economiche del cliente. La varietà di forme tecniche e la diversificazione dei fenomeni sopra descritti sono dovute essenzialmente al desiderio delle banche di disporre di una gamma più diversificata possibile di forme tecniche di raccolta, in modo tale da poter soddisfare l’insieme più vario e numeroso possibile di bisogni della clientela. Ogni forma incide diversamente sulla liquidità della banca e la loro diversa combinazione influisce sulla stabilità della massa raccolta e sulla sua elasticità rispetto, per esempio, all’andamento dei tassi di interesse, a quello di inflazione, all’andamento del tasso di cambio dell’euro nei riguardi delle valute estere. La composizione della raccolta deve essere coerente con il costo medio programmato, con il grado di trasformazione delle scadenze e con il rischio che la banca è disposta ad assumere nel periodo di riferimento. L’obiettivo in termini di volumi comporta, quindi, anche la ricerca del mix di raccolta che minimizza pro tempore i costi.

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Una variabile chiave della gestione bancaria odierna è il controllo del rischio di tasso. La banca deve costruire una struttura del passivo flessibile, ovvero modificabile nel breve periodo al fine di sfruttare a suo vantaggio le variazioni attese nella curva dei rendimenti o al fine di correggere le conseguenze negative di previsioni errate sull’andamento dei tassi.

Per stabilizzazione della raccolta si intende la minimizzazione degli scostamenti del suo andamento rispetto all’obiettivo programmato. Le sue oscillazioni, specie se non desiderate dalla banca, si ripercuotono sulla liquidità e sulla tesoreria. Esse comportano sempre dei costi e impongono un lavoro di "manutenzione” della clientela particolarmente gravoso.

La stabilità della raccolta va combinata con la sua elasticità, cioè la sua capacità di adattarsi alle mutevoli condizioni interne (alla banca) ed esterne (riguardanti l’ambiente in cui opera la banca) che possono esigere o comunque rendere convenienti e opportuni cambiamenti anche importanti e rapidi del mix di operazioni di cui la raccolta si compone. L’elasticità è una componente necessaria della raccolta affinché essa possa essere stabile.

La trattazione della politica e della gestione della raccolta impone due ulteriori considerazioni:

 In quanto impresa, la banca deve rispettare stringenti condizioni di equilibrio reddituale, cioè deve produrre reddito mediante l’esercizio della propria attività di intermediazione;

 Deve rispettare egualmente stringenti condizioni di equilibrio finanziario, cioè deve essere in grado di far fronte tempestivamente ed economicamente alle obbligazioni, di pagamento o di rimborso, rappresentate nelle passività o nei debiti assunti.

In astratto, la soluzione del problema della dimensione conveniente e opportuna della raccolta rispetto a quella degli impieghi è facile. Se si assume l’ipotesi che lo sviluppo dell’attività di impiego (concessioni di credito) comporti ricavi marginali (ponderati per il rischio di insolvenza) decrescenti, e che viceversa lo sviluppo

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della raccolta implichi costi marginali crescenti, appare chiaro che, nell’aspetto reddituale, la dimensione massima conveniente della raccolta è determinata dalla situazione di equilibrio fra ricavo marginale (ponderato per il rischio) degli impieghi e costo marginale della raccolta.

Nella realtà operativa l’identificazione di questo punto di equilibrio è tutt’altro che agevole perché la banca opera su mercati di impiego e di raccolta variamente frazionati e segmentati, a causa della diversa mobilità della domanda delle varie categorie di clientela e caratterizzati da diversa intensità di concorrenza (si consideri ad esempio la possibile diversità tra aree urbane e aree rurali). Comunque, in linea generale, il riferimento alla menzionata situazione di equilibrio può essere considerato sufficiente per inquadrare il problema.

Più articolato e complesso si presenta, invece, il discorso sull’equilibrio statico- dinamico fra la composizione degli impieghi e quella della raccolta. Al riguardo conviene concentrare l’attenzione sul concetto di struttura per scadenze. Appare corretto, in prima approssimazione, affermare che debba sussistere una condizione di corrispondenza (di equilibrio o di matching) fra le scadenze dei contratti di finanziamento (prestiti) e scadenze dei contratti di indebitamento (depositi, obbligazioni, pronti contro termine). Questo equilibrio di scadenza, generalizzabile nella condizione di eguaglianza fra la scadenza media ponderata dell’attivo e quella del passivo (si noti che non necessariamente ci deve essere una di eguaglianza per importo e scadenza fra singoli contratti di indebitamento e singoli contratti di impiego) apparirebbe opportuno dal punto di vista del corretto governo dell’equilibrio finanziario, poiché occorrerebbe evitare che la banca si veda impegnata a far fronte al rimborso di passività prima che la naturale estinzione (scadenza) degli impieghi effettuati renda disponibili i flussi monetari (liquidità) allo scopo necessario.

L’osservazione della realtà delle strutture patrimoniali delle banche (attivo- passivo) pone in evidenza una situazione ben diversa. Nella generalità si rileva, infatti, che la struttura per scadenze del passivo si configura con orizzonti temporali assai più ravvicinati di quelle dell’attivo. In altre parole, la scadenza

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media ponderata dell’attivo è notevolmente superiore a quella del passivo. Infatti, fondandosi sull’osservazione della realtà, si è soliti dire che la banca svolge sistematicamente una “funzione di trasformazione delle scadenze” ed è in grado, ciò nonostante, di mantenere dinamicamente una condizione di equilibrio finanziario (sostenibile). L’operatività corrente della gestione bancaria, nell’ambito dell’intermediazione creditizia, dimostra nei fatti che la politica della composizione per scadenze della raccolta dispone di notevoli gradi di libertà rispetto alla composizione per scadenze degli impieghi. Occorre perciò esaminare le condizioni di sostenibilità della menzionata trasformazione delle scadenze esaminando con attenzione:

 Le cause che la determinano e i motivi che la rendono conveniente;  I rischi che ne derivano;

 I modi con cui la banca riesce a governare questi rischi, minimizzando il loro impatto sul proprio equilibrio reddituale e finanziario.

Le cause vanno ricercate primariamente nelle preferenze della clientela. Da un lato le imprese finanziate esprimono mediamente fabbisogni finanziari durevoli nel tempo e proiettati su orizzonti temporali non ravvicinati (investimenti in capitale fisso e in parte capitale circolante). Dall’altro la clientela depositante esprime una marcata preferenza per la liquidità, che deriva innanzitutto dalla decisioni di mantenere e di disporre di adeguati fondi di cassa in forme tecniche di deposito (i depositi in conto corrente) che hanno una specifica funzione monetaria (moneta scritturale). Tutto ciò si riflette nella composizione del passivo. Ne deriva che la stessa configurazione delle domande della clientela attiva e passiva impone alla banca condizioni di raccolta che determinano una scadenza media ponderata del passivo notevolmente più breve di quella dell’attivo. Se la banca attuasse politiche di raccolta finalizzate a ridurre la trasformazione delle scadenze preferite dagli agenti dell’economia reale, essa dovrebbe rinunciare a una quota rilevante delle opportunità di raccolta e di impiego. Occorre aggiungere che il bilanciamento delle scadenze non sarebbe neppure conveniente dal punto di vista dell’equilibrio reddituale della gestione bancaria. Se si considera che la struttura per scadenze dei

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tassi di interesse esprime solitamente una funzione crescente, incorporando remunerazioni maggiori per più lunghe durate, risulta evidente che la trasformazione delle scadenze genera margini d’ interesse unitari, differenza tra ricavi per interessi attivi e costi per interessi passivi rapportata al totale dell’attivo finanziario, maggiori di quelli che alternativamente si otterrebbero con strutture attivo passivo bilanciate.

La trasformazione delle scadenze comporta rischi specifici la cui natura e dimensione devono essere comprese per spiegare il contesto in cui la politica della raccolta diretta sviluppa le proprie decisioni e azioni. In particolare si evidenziano:  Rischio di liquidità - la minore durata media del passivo rispetto all’attivo può determinare situazioni di squilibrio finanziario, se i flussi di cassa in uscita determinati dall’estinzione delle passività superano o precedono nel tempo flussi di cassa in entrata derivanti dal rimborso dei finanziamenti concessi;

 Rischi reddituale - diminuzione del margine di interesse unitario in caso di variazioni sfavorevoli del livello di mercato dei tassi di interesse.

Le possibili soluzioni del problema del rischio di liquidità sono:

 La selezione della clientela potenziale in funzione delle scadenze preferite – la banca potrebbe limitare l’attività di raccolta alla clientela le cui preferenze di scadenza coincidono con quelle preferite dalla banca stessa. Si tratta di un criterio fortemente restrittivo in termini di sviluppo dei volumi di raccolta, poiché importanti segmenti di clientela risulterebbero esclusi, e il criterio stesso contrasterebbe con l’opportunità di attuare una trasformazione delle scadenze;

 Il Frazionamento della clientela effettiva – l’esperienza operativa delle banche commerciali conferma ampiamente che, mediante il frazionamento della clientela, si ottiene una stabilizzazione del volume complessivo della raccolta indipendentemente dalla sua struttura per scadenze. Sulla base di un’intuitiva legge dei grandi numeri, il frazionamento della clientela,

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associato all’aumento della sua numerosità, riduce notevolmente la volatilità della massa dei depositi a vista o a scadenza indeterminata, poiché aumenta la probabilità che le variazioni negative dei singoli depostiti siano compensate dalle variazioni positive di altri depositi;  La diversificazione della clientela effettiva e potenziale - la politica della

raccolta può mirare a comporre la clientela allo scopo di aumentare la probabilità che i suoi comportamenti finanziari (prelevamenti e versamenti, estinzioni e accensioni di passività) presentino valori di correlazione più bassi. In termini pratici ciò significa che la banca deve attivare un’appropriata segmentazione della clientela, in modo da identificare gruppi, classi o cluster (segmenti) caratterizzati da comportamenti finanziari omogenei, e successivamente combinarli secondo il criterio della correlazione più favorevole (negativa) ai fini della stabilità dell’intera massa della raccolta;

Negli anni antecedenti la crisi del 2007, l’eccessivo ricorso a fonti di raccolta wholesale, caratterizzate da elevata volatilità potenziale, ha permesso alle banche di aumentare moltissimo la loro leva finanziaria, però il venir meno di alcune fonti di raccolta e le perdite delle banche scarsamente patrimonializzate hanno imposto salvataggi da parte dei governi. Si è notato come, in tanti casi, l’incremento della leva sia stato attuato anche affiancando all’attività core investimenti rilevanti in attività finanziarie e derivati oppure sviluppando maggiori business nel comparto immobiliare, fino a raggiungere livelli elevatissimi nel rapporto impieghi-depositi. Con l’introduzione dei due standard di liquidità, il Comitato ha come obiettivo modificare la struttura degli incentivi e guidare un processo di deleveraging, il più possibile ordinato ai fini di una maggiore solidità dei bilanci bancari. Questo processo non vuole essere un vincolo finanziario alla crescita ma vuole essere un ridimensionamento qualitativo dei bilanci. Le banche che resteranno in una situazione precaria di liquidità e patrimonio saranno, evidentemente, quelle che vogliono evitare perdite e dunque limiteranno l’erogazione di nuovi prestiti al fine

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di migliorare la propria posizione di bilancio. Quelle invece che riusciranno a completare l’aggiustamento potranno contribuire a sostenere l’economia.

I due standard di liquidità, dunque, intendono spingere le banche verso:  Modelli meno dipendenti dalla raccolta wholesale;

 Miglior bilanciamento delle poste attive e passive;  Leva più contenuta;

 Rapporto impieghi-depositi più bilanciato.

Le prospettive di funding, lo sviluppo di strategie di raccolta equilibrate e di successo saranno condizionate dai vincoli di liquidità e, allo stesso tempo, non potranno prescindere da fattori rilevanti quali la redditività e la solvibilità. I trade off e i rapporti di equilibrio tra queste variabili sono, pertanto, destinati ad assumere un peso crescente nel tempo. Da sottolineare come i livelli di profitto osservati in passato, favoriti in parte da un mercato che premiava l’esasperazione dell’innovazione finanziaria, saranno difficilmente replicabili.

La riconsiderazione del ruolo e delle dimensioni del debito ha avuto notevoli effetti anche sull’operatività bancaria, e non solo dal lato dell’attivo (deleveraging), ma anche dal lato del passivo e delle politiche di raccolta. Questo spiega perché sempre più autorità di vigilanza tendano a monitorare le dinamiche del funding gap e come quest’ultimo sia divenuto ben presto vincolo e obiettivo delle strategie del management delle banche, soprattutto in Europa, in particolare negli Stati che hanno sofferto maggiormente la crisi.

Siamo di fronte a un cambio di paradigma, per cui se prima contava soprattutto la gestione dell’attivo, e il passivo era ritenuto funzionale ad un adeguato finanziamento delle strategie di espansione degli impieghi, oggi siamo a un modello in cui è necessario prima trovare le risorse da impiegare e poi pensare al modo più redditizio ed efficiente di investirle. Si tratta evidentemente di un modello che garantisce più del precedente un controllo degli squilibri sia dal punto di vista micro che macroeconomico. E’ del tutto evidente, infine, che questa

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diversa visuale è coerente e rafforza la centralità dei requisiti patrimoniali nella gestione dell’attività bancaria.

Tutto ciò ha fatto si che il passivo delle banche, per la sua dimensione e composizione, sia divenuto, piuttosto rapidamente, elemento potenzialmente critico per lo sviluppo dell’attività del settore bancario.

4.2. Possibili strategie attuabili dalle banche per accrescere il Net Stable