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Risposte della stampa

Agli inizi del XVIII secolo l'opinione pubblica in Inghilterra andò ad assumere sempre maggior rilievo politico. Questo accadde perché coloro che avevano intenzione di divenire influenti circa le decisioni politiche e statali del paese cominciarono a interpellare il popolo, o almeno una parte di esso, circa la legittimità delle proprie richieste. Questo fenomeno avvenne prima in Inghilterra rispetto al resto del continente europeo grazie alla Gloriosa Rivoluzione del 1688-89, dopo la quale si affermò un metodo di produzione capitalistico.

A seguito dell'affermarsi del sistema capitalistico in Inghilterra, si venne a creare una contrapposizione tra le generazioni anziane, che erano già insediate nel mercato, e le generazioni più giovani, che al contrario tentavano di inserirsi nel mercato, magari ampliandolo e cercando nuovi settori. A tal contrapposizione prese sempre più parte l'opinione pubblica, coinvolta dalle parti per trovare appoggio alle proprio argomentazioni. Non passò molto tempo prima che tale comportamento fosse poi assunto anche dalle forze politiche, le quali andarono a coinvolgere anche coloro che non avevano diritti elettorali.

Non solo il lavoro di politici e intellettuali, ma anche la stampa contribuì alla formazione di una sfera di opinione pubblica. Essa ebbe un ruolo fondamentale negli ultimi anni del XVIII secolo nell'informare e influenzare il pensiero della popolazione circa i fatti della Rivoluzione francese, o nel testimoniarlo. La stampa inglese in quel periodo era già molto sviluppata, seppur fosse ancora «giovane». Fino alla guerra civile a metà del XVII secolo, non vi furono veri e propri giornali, ma vi erano anzi delle pubblicazioni, piuttosto regolari, di pamphlet che riportavano notizie su un dato argomento o una data zona geografica.

una forma di controlla sulle notizie, favorendo alcune informazioni a discapito di altre. Anche la chiesa aveva ruolo in questo, infatti nella seconda metà del 1600 fu imposto direttamente dalla chiesa anglicana un limite di venti master printer, in modo da poter rallentare il nascere di giornali e poterli meglio controllarli, divenendo quindi il primo tentativo di censura nella stampa inglese e prima vera e propria interferenza delle istituzioni nella stampa. Nonostante questo molti giornali sorsero in quel periodo, allarmando le istituzioni per il potenziale pericolo che un organo di informazione potesse esercitare verso di loro. Fu proprio in virtù di questa paura che venne deciso, in seguito anche ad una segnalazione alla House of

Commons, che ogni articolo pubblicato dovesse riportare la firma

dell'autore, in modo che questi potesse essere perseguito in caso di oltraggio. A partire dal biennio 1660-1661, dopo che venne istituito il

Kingdom's Intelligencer (la rivista governativa ufficiale dello Stato), la

censura in Inghilterra divenne molto più rigorosa, senza che vi fosse alcuna protesta da parte dei giornali e, in generale, da parte dell'opinione pubblica, distratti dalla restaurazione della monarchia dopo la parentesi repubblicana di Cromwell. Nel 1662 fu emanato un atto allo scopo di prevenire pubblicazioni sediziose, che fossero articoli, pamphlet, libri o altro. A seguito dell'emanazione di tale atto, per ottenere che fosse rispettato, vennero istituiti numerosi dipartimenti di licenza, i quali gestivano concessioni e revoche del permesso di stampa, mettendo i giornali quindi sotto il controllo della Segreteria dello Stato.

Bisogna comunque tener presente che la stampa del XVII secolo era molto diversa dalla stampa odierna: conflitti interni e lotte fraterne erano quasi all'ordine del giorno, pertanto l'unico modo per poter esercitare un controllo senza il rischio di scatenare reazioni violente, era quello di esercitarlo preventivamente.

Sotto il regno di Carlo II (Londra 1630 - ivi 1685), la stampa non visse un periodo florido, ma anzi fu osteggiata dal sovrano attraverso proclami, atti del parlamento, censure, multe e qualsiasi altro mezzo potesse impiegare per ostacolare pubblicazioni che egli non approvasse. Questo fatto non bloccò però lo sviluppo della stampa in Inghilterra, ma riuscì soltanto a rallentarlo: nonostante bisognasse ancora avere una licenza per poter pubblicare, continuarono a sorgere numerosi giornali, che spesso copiavano i titoli dei giornali regolari al fine di generare confusione e quindi di essere meno rintracciabili. Per sopperire a questo problema fu emanato da Carlo II un proclama «per la soppressione della stampa e pubblicazione di libri e giornali senza licenza». Questo proclama non contribuì molto a risolvere il problema, tanto è vero che l'anno successivo il monarca fu costretto a emanare una legge apposita; oltre a questo portò in tribunale alcuni editori sprovvisti della licenza. Da questi processi emerse una nuova direttiva che affermava che stampare e pubblicare nuovi libri o pamphlet di qualsivoglia notizia sarebbe stato considerato un crimine commesso deliberatamente contro la pace del regno. A seguito di questa legge molti giornali clandestini cessarono di pubblicare, ma allo stesso tempo tanti altri nacquero; sembrava quasi impossibile quindi riuscire a regolamentare la stampa in Inghilterra secondo il volere del suo sovrano.

Con la successione al trono di Giacomo II (Londra 1633 - Saint- Germain-en-Laye 1701) il rapporto avverso che si era formato tra la stampa e il trono lasciò il posto a un rapporto più tollerante: il nuovo re percepiva infatti la stampa non come una barriera tra lui e il popolo, ma piuttosto come un mezzo del quale servirsi per comunicare con esso. Dello stesso avviso fu il successore di Giacomo II, suo nipote Gugliemo III. Questi mantenne il clima di distensione che si era creato tra il suo predecessore e la stampa, favorendone quindi lo sviluppo; Guglielmo III arrivò persino a

chiedere che fossero istituiti l'Orange Intelligence e l'Orange Gazette, giornali propri del re. I due giornali della corona non furono però gli unici due giornali a sorgere tra la fine del XVII secolo e l'inizio del XVIII secolo: il fatto che a partire dal 1693 venne revocato il License Act e il fatto che vi fosse sempre una maggior richiesta di notizie da parte del popolo, portò alla nascita di nuovi giornali.

Sotto il regno della regina Anna (Londra 1665 - ivi 1714), precisamente nel 1711, fu introdotta la prima tassa sulla stampa in Inghilterra: ciò venne fatto, almeno in apparenza, con lo scopo di contrastare la licenziosità che alcune pubblicazioni politiche mostravano sempre più. Stando a quanto era scritto nello Stamp Act, ogni editore doveva consegnare una copia di ciò che intendeva pubblicare negli uffici appositamente adibiti, pagando in tal sede la tassa; la pena per chi trasgrediva a questa legge consisteva in una multa ammontante a 20£.

Sempre nel 1711 si cercarono altre soluzioni, oltre allo Stamp Act, per cercare di limitare l'abuso della libertà di stampa, provando a rinnovare il

License Act e approvando una legge che imponesse la firma sull'articolo da

parte dell'autore. Entrambe le idee però ebbero un impatto inferiore rispetto alla tassa, tanto è vero che vennero presto abbandonate. Conseguenze negative dello Stamp Act furono il fatto che i giornali più poveri, quindi non in grado di poter pagare la tassa, dovettero cessare le pubblicazioni, e il fatto che anche i giornali che potevano permettersi di pagare la tassa dovettero comunque alzare i prezzi di vendita, andando così a escludere la parte più povera della popolazione dall'accesso all'informazione. Si arrivò così agli anni '20 del XVIII secolo, periodo in cui si voleva a tutti i costi porre un freno all'espansione della stampa. Il 1 febbraio del 1724 la House

of Commons votò che per ogni foglio di giornale stampato da qualsiasi

Durante il corso del XVIII secolo la stampa cercava sempre di più di entrare nel mondo della politica per poterlo a raccontare ai lettori; fu così che nacquero diversi giornali che andavano a trattare proprio tal argomento, come il Craftsman, iniziato a pubblicare nel 1726, o l'Old Whig, la cui uscita in stampa iniziò nel 1729. Questi due giornali, insieme al Daily

Currant, Daily Gazetteer, British Journal, London Journal, Free Briton e Grub Street Journal, erano i giornali più importanti e più venduti

dell'epoca.

La diffusione dei giornali andò avanti, al punto che ogni città arrivò ad avere alla metà del 1700 un proprio giornale locale; pure nei villaggi si riuscì ad avere una buona circolazione delle informazioni. Grazia a tutto ciò si diffuse la possibilità di instaurare un dibattito e quindi di formare un'opinione pubblica sempre più aggiornata sugli accadimenti contemporanei; chiunque visitasse l'Inghilterra all'epoca poteva constatare che la conoscenza media di un cittadino inglese fosse superiore alla conoscenza media di un suo pari straniero. Non tutti i giornali erano però interessati a trattare di politica, alcuni giornali come il London Evening Post o il St. James Chronicle, i quali preferivano dare notizie non attinenti con la

politica, e in particolare con le attività parlamentari nelle due camere, vista la difficoltà con cui si riusciva a reperire quel genere di informazioni.

Nel 1759 venne istituita una nuova legge che puniva severamente, con una multa di 100£, chiunque pubblicasse il nome di un membro della

House of Lords, a prescindere dal fatto che l'articolo lo criticasse o ne

tessesse le lodi. Il 5 febbraio del 1771, quindi alcuni anni dopo la House of

Lords, anche la House of Commons prese provvedimenti circa le

«Upon discovery of the authors, printers or publishers of any such written or printed newspapers, this House will proceed against the offenders with severity»69

Bisogna riconoscere però che arrivati agli anni '70 del 1700 la stampa inglese era finalmente riconosciuta come rappresentativa del popolo. Era divenuta un mezzo per sorvegliare l'attività parlamentare, nonostante la lotta che era stata portata avanti dalle forze politiche durante il XVIII secolo perché ciò non accadesse. Per ottenere il grande traguardo di poter avere giornalisti nella sede della House of Commons, vi fu una lotta che, come scritto sopra, alcune volte mise in crisi lo sviluppo stesso della stampa. Ciò fortunatamente non avvenne e in quegli stessi anni si potevano contare solo a Londra 16 giornali, di cui: 7 quotidiani, 8 pubblicati tre volte a settimana, 1 pubblicato due volte a settimana70. La pubblicazione frequente e costante

di questi giornali permetteva di soddisfare il desiderio dei cittadini d'Inghilterra di essere continuamente aggiornati sui fatti politici dell'epoca. È doveroso comunque ricordare che spesso le notizie riportate non erano precise o corrette e spesso si rendeva necessaria una ritrattazione nelle pubblicazioni successive.

Con l'aumento del numero di testate giornalistiche in Inghilterra, e di riflesso di giornalisti ed editori, aumentarono anche le norme per regolamentare questo settore: Giorgio III emanò una legge che prevedeva che presso gli stamp office, gli uffici in cui gli editori dovevano depositare gli articoli che mandavano in stampa, bisognasse lasciare le generalità dell'articolo e del giornale, quindi il nome del redattore e del proprietario

69 House of Commons, vol. XXXIII, p.142.

70 Fino al 1778 non si ebbero però giornali pubblicati la domenica, anno in cui per la prima volta si iniziò a stampare il Johnson's Sunday Monitor.

del giornale, l'indirizzo del luogo di stampa e tutte le altre informazioni utili alla regolamentazione del giornale. Sempre per la medesima legge entro sei giorni dalla pubblicazione occorreva consegnare una copia del giornale sempre presso lo stamp office, pena una multa di 100£.

Il ruolo della stampa alla fine del XVIII secolo era divenuto molto importante; essa infatti non trattava solamente delle questioni interne del paese. Essendo l'Inghilterra un vasto impero coloniale, notizie da tutto il mondo raggiungevano Londra e le altre città, finendo così sulla stampa. Ciò successe anche per quanto riguarda la Rivoluzione francese; molto fu lo spazio che i vari giornali inglesi dedicarono all'argomento, e molte furono anche le risposte che si avevano a tali pubblicazioni, andando a creare così un forte dibattito sulla rivoluzione al quale poteva partecipare gran parte della popolazione.

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