2.3.1 « L‟Eterno fa morire e fa rivivere Fa scendere alla fossa e risalire» Nuovi documenti per la storia del cimitero
2.3.2 I riti della sepoltura e del lutto
Il Pinqas permette al lettore di addentrarsi nel complesso mondo delle tradizioni ebraiche relative alla sepoltura e al lutto. Da quanto si apprende dalla lettura degli atti, la vita ebraica era scandita da norme precise – derivanti da una congiuntura di minhagim e mi vot tratti dalla Torah e dalla letteratura rabbinica – anche in tempo di dolore e di lutto.
Alla notizia della scomparsa di un familiare, gli avelim ossia i parenti stretti del defunto, manifestavano la propria sofferenza attraverso la pratica della keriah, ossia la lacerazione degli indumenti:
[…] Ella era l‟anziana e onorata signora Yokeved, vedova del fu, l‟anziano signor Aharon Berekyah Yeošua„ Ya yah […]. È stata sepolta con grande / onore secondo il suo merito, […] e tutta la santa comunità di Israele recitò la preghiera della giustificazione con partecipazione lacerandosi le vesti per il dolore come si conviene […].146
Il gesto viene descritto a più riprese nelle Scritture, dove assume significati differenti a seconda del contesto. Esso risale alla figura di Giacobbe che, nella narrazione biblica, si lacerò le vesti dopo essere venuto a conoscenza della morte del figlio Giuseppe.147 Ma sono presenti altri esempi: un messaggero con le vesti
strappate si presentò al sommo sacerdote Eli per informarlo che gli israeliti erano stati sconfitti in battaglia, che i suoi due figli erano rimasti uccisi e che l‟arca del patto era stata presa;148 quando udì le parole della Legge e riconobbe gli errori del popolo, Giosia si strappò le vesti.149
La keriah rappresentava un‟opportunità di sollievo psicologico da parte di chi aveva subito un lutto perché permetteva di esprimere la propria angoscia
146 Cfr. Ms. New York, JTS, Registro dei morti della comunità ebraica di Lugo per gli anni 1658-1825, f. 44v.
147 Gen. 37,34. 148 1 Sam. 4,12-17. 149 2 Re 22,8-13.
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attraverso un atto di distruzione controllato e legittimo. Maimonide – secondo l‟interpretazione di B.H. Epstein in Torah Temimah su Levitico 10,6 – osserva che questo sfogo è lecito in quanto soddisfa il bisogno emotivo del momento, in caso contrario non sarebbe consentito poiché si tratta di una chiara violazione del comando biblico secondo il quale non bisogna causare sprechi.150
Era considerata azione meritoria lavare il corpo di un morto, accompagnarlo nel suo ultimo viaggio e partecipare alla sua sepoltura. Dopo la lavanda rituale, la salma veniva avvolta in abiti di tela bianca, come simbolo di purezza spirituale. Il defunto era poi accompagnato con religiosa sollecitudine al cimitero e posto nel sepolcro. Prima della celebrazione del funerale si eseguiva la re i ah o lavaggio rituale, che corrispondeva simbolicamente alla avvenuta purificazione ( aharah) del corpo:
[…] la signora im ah […] è stata sepolta […] nella notte del santo sabato[…]. / Mentre stavano andando verso il sepolcro […], le donne erano occupate nelle operazioni di lavaggio e purificazione della salma […].151
La pratica dell‟abluzione non viene regolata dal Talmud, né tantomeno dalle opere di Maimonide. Se ne parla solamente in una nota di un codice rabbinico più recente, il Šul an ‟Aruk di Yosef Caro, un testo normativo-ritualistico risalente al
XVI secolo e pubblicato per la prima volta a Venezia nel 1565. In esso si specifica che la salma doveva essere lavata ed eventualmente profumata; gli occhi dovevano essere chiusi, così come la bocca e gli altri orifizi del corpo; capelli e unghie tagliati; infine qualsiasi ebreo, anche il più ricco, doveva essere avvolto in un lenzuolo semplice, e vestito di bianco:
[…] One closes the eyes of the dead and if his mouth opens one ties up his jaws and stops off the organs of the extremities after they wash him with various kinds
150 Si veda M. LAMM, The Jewish Way in Death & Mourning, Jonathan David Publishers, New York 1969, p. 38.
151 Cfr. Ms. New York, JTS, Registro dei morti della comunità ebraica di Lugo per gli anni 1658-1825, f. 51v.
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of perfumes and cut his hair; […] and [also] his nails. And one washes him throughly all over so that he be clean of all impurity […].152
La pratica della disinfezione rituale della salma sembra derivi da concezioni mistiche, comuni a diversi popoli orientali. Essa deve essere interpretata come una catarsi simbolica dell‟anima, necessaria per la sua presentazione al giudice supremo.153
Completato il rito di purificazione, il defunto veniva ricoperto con un lenzuolo o sudario e inumato:
[…] Essendo poi giunto il tempo appropriato / in questo nostro luogo, immediatamente si occuparono delle necessità della […] sepoltura [del Rabbino Isaia Romanin] e del suo sudario. Quindi, non appena ebbero terminato di recitare le preghiere di richiesta di perdono (selihot) nella sinagoga, lo lavarono e lo purificarono, come si richiede e in maniera appropriata, e lo posero nella cassa.154
E ancora:
[…] Dopo il discorso funebre […], / [la signora arah] è stata portata al suo riposo con grande onore da parte di tutta la comunità, […] e hanno versato calce e acqua sul suo corpo sotto la cassa.155
Come è noto, la Halakah proibisce la cremazione, quindi il corpo veniva posto in una cassa e seppellito in terra secondo il principio espresso nella Torah:
polvere tu sei e alla polvere ritornerai.156 Sulla base di questa affermazione e in
152Šul an ‟Aruk, Yoreh De„ah 353,4.
153 Cfr. P. HIDIROGLOU, Rites funéraires et pratiques de deuil chez les juifs en France, XIXe-XXe siècles, Les Belles Lettres, Paris 1999, pp. 106-110.
154 Cfr. Ms. New York, JTS, Registro dei morti della comunità ebraica di Lugo per gli anni 1658-1825, f. 55v. L‟atto di morte del rabbino è stato tradotto dal Prof. Mauro Perani in: PERANI, L‟atto di morte di Isaia Romanin, op. cit., pp. 182-84.
155 Cfr. Ms. New York, JTS, Registro dei morti della comunità ebraica di Lugo per gli anni 1658-1825, f. 43r. A questo riguardo si vedano anche: Ivi, ff. 17v; 48v; 51v.
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considerazione della fede sulla resurrezione, la tradizione ebraica richiede che il cadavere venga inumato in un terreno consacrato. In realtà, anticamente le salme erano sepolte in caverne: la grotta di Makpelah, tomba dei Patriarchi nei pressi della città di Hebron, né è un esempio classico:
È stata sepolta con onore secondo il suo merito il giorno successivo vicino al defunto citato. / Le colline eterne da Makpelah157 le hanno aperto i cancelli del
giardino delle delizie dandole il benvenuto.158 Voglia Dio, poiché una vita buona e
lunga / ha lasciato a noi e a tutta Israele, fino all‟avvento del redentore Yinnon,159 e
riunirà i dispersi di Israele,160 amen e così sia il beneplacito di Dio.161
Al funerale il rabbino pronunciava l‟hesped o discorso funebre in omaggio al defunto, nel quale venivano descritti i pregi e le azioni compiute in vita:
[…] qui si ricorda l‟onorato esperto della Torah scritta e orale, [l‟eccellente
akam, l‟onorato nostro maestro annania Monselici], proveniente da una stirpe di
anziani e di illustri, abile conoscitore della medicina, […]. / Faceva il bene […] per i vivi e per i morti, per i poveri e per i ricchi. Il sabato alla sinagoga hanno celebrato il sermone con un canto e hanno pronunciato il suo elogio funebre.162
Basato sui racconti biblici della morte e sepoltura di Sara,163 Giacobbe,164 Samuele,165 Saul e Jonathan166 e altri, l‟elogio funebre è considerato nella
157 Nome del luogo in cui si trova il sepolcro dei Patriarchi e delle loro mogli nei pressi di Hebron. Cfr. Jewish Encyclopedia, New York- London 1902, vol. VIII, pp. 247-248.
158 Cfr. HA-LEVI, Siddur berakah, passim; MAIMONIDE, Šeloš eśreh „iqarim, passim. 159 Nome simbolico del Messia.
160Mišneh Torah, Re e Guerre 11,1.
161 Ms. New York, JTS, Registro dei morti della comunità ebraica di Lugo per gli anni 1658-1825, f. 44r.
162 Cfr. Ivi, f. 21r. 163 Gen. 32,2. 164 Gen. 50,10. 165 I Sam 25,1.
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tradizione ebraica come un dovere religioso; i pregi descritti però – secondo l‟ammonimento di Berakot – dovevano essere contenuti e non eccessivi:
Because it was taught in a baraita:167 Just as the deceased are punished, so too are
eulogizers and those who answer after them. The deceased are punished for transgressions committed in their lifetimes. The euologizers and those who answer are punished for accepting the attribution of virtues that the deceased did not possess.168
Nel giorno di lutto le botteghe e le attività commerciali chiudevano per onorare il defunto:
[…] il cielo è diventato tenebra oscura, il sole si è incupito a mezzogiorno poiché se n‟è andato lo splendore, la gloria e la bellezza.169 / Immediatamente hanno
chiuso tutte le botteghe e ogni artigiano ha cessato il suo lavoro in suo onore, secondo la legge.170
Dopo il funerale iniziava l‟avelut durante il quale gli ebrei osservavano la
šiva, o settimana di lutto: il giorno di sepoltura era considerato il primo, mentre
l‟ultimo terminava il settimo giorno dopo la recita della preghiera del mattino. La
šiva era osservata dai parenti stretti, quali genitori, figli, coniugi e fratelli del
deceduto, che si riunivano nella casa del defunto. I membri della comunità facevano loro visite di solidarietà per celebrare riti di preghiera e per portar loro del cibo:
[…] Il giorno successivo è stata sepolta con grande / onore secondo il suo merito, […] [in seguito] tornarono alle loro case e lasciammo loro i viveri […] secondo quanto richiesto dalla Halakah e dalla Torah.171
166 II Sam. 1,12.
167 Tradizione della legge orale ebraica che non è stata incorporata nella Mišnah. 168 Berakot 62a.
169 Adatt. da Raši sulla Genesi 28,10.
170 Cfr. Ms. New York, JTS, Registro dei morti della comunità ebraica di Lugo per gli anni 1658-1825, f. 52v.
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Il dolore della perdita doveva essere elaborato entro tempistiche ben definite, le quali, secondo il Talmud, non potevano essere estese o modificate in quanto colui che piange troppo per la sua morte, in realtà è in lutto per qualcun
altro.172
In caso di scomparsa di saggi o rabbini, questi venivano onorati dai membri della comunità con lamentazioni e commemorazioni funebri pronunciate all‟interno di lunghe sessioni notturne di preghiera:
[…] durante la settimana dei giorni di lutto, lo onorarono abbondantemente con la celebrazione di preghiere e commemorazione funebre, tutto durante la notte / a casa sua, alla presenza di tutta la santa comunità di Israele, poiché così era giusto fare all‟anziano dall‟aspetto eminente, il quale fu uno dei massari e degli amministratori / della santa comunità […].173
I pianti e le urla strazianti dei parenti e dei confratelli amareggiati per la perdita di grandi personalità vengono spesso paragonate a quelle di una donna al
primo parto, con allusione a Geremia 4:174
[…] I membri della comunità stati occupati tutto il giorno summenzionato per le necessità legate alla sua sepoltura, / con spirito affranto, piangendo con grida strazianti, come di donna al primo parto, poiché ci è stato sottratto il diadema, la nostra corona.175
Per descrivere invece una morte non particolarmente dolorosa, gli estensori degli atti citano un passo del Talmud dove si afferma che il tipo di morte più dolce è paragonabile a quella che assomiglia a un filo che si tira fuori dal latte:176
172 Mo„ed Katan 27b. Sui rituali del lutto e le sue tempistiche si veda BAR LEVAV, We Are Where We Are Not: The Cemetry in Jewish Culture, in «Jewish Studies» 41 (2002), pp.15-46.
173 Cfr. Ms. New York, JTS, Registro dei morti della comunità ebraica di Lugo per gli anni 1658-1825, f. 45v.
174 Ger. 4,31.
175 Cfr. Ms. New York, JTS, Registro dei morti della comunità ebraica di Lugo per gli anni 1658-1825, f. 52v.
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[la signora arah] non desisteva dal pronunciare le parole della Torah, infatti anche durante quel giorno volontariamente declamò / parola per parola […] insieme a me, suo figlio gemente, e ai membri della confraternita, fino a quando il suo spirito è uscito come un filo si tira fuori dal latte177 / davanti alla confraternita.178
Gli avelim dovevano recitare il Qaddiš non solo durante la šiva, ma per tutto l‟anno di lutto, accendendo candele per onorare il defunto:
[…] la signora Diana Pesaro, riposi in pace, / […] ha espresso il desiderio di donare alla cassa della Confraternita della Misericordia tutti i suoi beni mobili, a condizione che i suoi membri paghino chi reciterà per lei il Qaddiš, e che sia
acceso un lume perpetuo in sinagoga per un anno, / per la purificazione della sua anima e perché il suo riposo sia nella pace.179
177 Ibid.
178 Cfr. Ms. New York, JTS, Registro dei morti della comunità ebraica di Lugo per gli anni 1658-1825, f. 43r.
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