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DINAMICHE DI RELAZIONE CULTURALEDINAMICHE DI RELAZIONE CULTURALE

IL RITO DELL'ENCHYTRISMÒS

3.1. PROBLEMI "ORIGINALI" 3.1.1.L'Anatolia

Aperta rimane la questione sulla possibile origine della deposizione dei defunti in enchytrismòs che, anche evocando analoghi anatolici e greci1, secondo alcuni potrebbe avere origini locali2. Il rito trova diffusione soprattutto nell'Anatolia sud- occidentale a partire dall'età del Bronzo antico II locale (2500-2000 a.C. ca.)3 ma in continuità con una limitata tradizione eneolitica. Questo porta l'archeologa orientalista francese Bérengère Perello a ipotizzare uno sviluppo regionale non rivoluzionario4 della pratica sepolcrale in un momento di profondi cambiamenti sociali che riguardano lo sviluppo giustappositivo degli insediamenti (città alta vs. città bassa) sempre più fortificati, la specializzazione delle produzioni e l'aumento degli scambi commerciali5. Proprio in questo quadro si diffonde l'uso delle necropoli extramurarie (per quanto quelle in abitato, soprattutto di soggetti infantili in vaso, ma anche di adulti, non vengono mai del tutto abbandonate6). Queste sono caratterizzate, da un lato, dalla diffusione della inumazione in pithos, dall'altro, dalla coesistenza di differenti prassi sepolcrali (in vaso, a inumazione in cista, in tombe a camera o in piena terra) e di inumazioni primarie monosome e

1 Bernabò Brea, 1985; Pagano, 1991; Marchese, 2005

2 L'archeologo britannico Robert Leighton (2009: 129) colloca la comparsa della

sepoltura in enchytrismòs in Sicilia nell'Eneolitico e, pur non citando le fonti che lo conducono a questa conclusione, pare lecito supporre che si riferisca alla necropoli di Contrada Castellazzo di Marianopoli (Caltanissetta). Non mostra dubbi circa una collocazione così alta dell'introduzione del rito in Sicilia nemmeno l'archeologa Maria C. Pagano (1991). Non dello stesso avviso si dimostra Veca (2013-2014).

3 L'inizio dell'età del Bronzo in Sicilia è posto tra il 2200 e il 2100 a.C. e si protrae fino al

1440/1420 a.C..

4 Perello, 2013: 31, 40 5 Ivi: 29

6 Ivi: 37. All'interno dell'abitato di Karataş-Semayük in Turchia le sepolture intramurarie

sono rappresentate tanto da deposizioni in enchytrismòs (maggioritarie) che in fossa le cui caratteristiche tipologiche e formali non variano rispetto a quelle del cimitero extramurario. Accanto a un elevato numero di soggetti infantili, inoltre, si contano anche sepolture di adulti monosome e bisome. L'archeologo olandese Machteld J. Mellink (1968: 254), valutando le interferenze tra tombe ed edifici, considera che in alcuni casi «They could represent an expansion of the burial area to the fringes of the settlement, ignored by the later builders (...)». Un gran numero di tombe è sepolto negli spazi tra gli edifici, altre tombe si rinvengono all'interno, altre ancora comportano la manomissione di edifici già in rovina. Alcune di queste tombe conservano il segnacolo di pietre intatto ben al di sotto del piano di fondazione degli edifici successivi (Ivi: 253-254).

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polisome (fino a tre soggetti completi), come nel caso della t. 305 all'interno del Circolo Y della trincea 98 del sepolcreto di Karataş-Semayük7 (Turchia, nella storica regione della Licia). Queste ultime sono indicative di una successione deposizionale8 particolarmente rappresentata nello stesso sito dove, ci dice Perello, interessa il 26% delle deposizioni9. In realtà leggendo il resoconto dell'archeologo olandese Machteld J. Mellink, che dirige gli scavi, più che di vere e proprie tombe plurisome primarie in alcuni casi si tratta di deposizioni primarie associate alla deposizione secondaria di alcune ossa di altri individui o alla riduzione con asportazione di alcune ossa di una deposizione precedente. Questo è il caso, nella trincea 37, delle tombe 213 (in cui ai resti di un soggetto infantile in giacitura primaria vengono associati il cranio e le ossa degli arti superiori di un soggetto femminile adolescente), 240 (contenente i resti di un soggetto maschile adulto e altri tre crani -due femminili e uno maschile- e alcune ossa lunghe), 245 (in cui uno strato di 10-15 centimetri di terra separa la deposizione di un soggetto maschile adulto da quella successiva, cui segue la terza deposizione di un cranio)10. Come Mellink sottolinea, però, molta cura veniva posta nell'operazione di riapertura e chiusura dei vasi sepolcrali, tanto che non si registra la rottura non intenzionale dei pithoi11. Operazione per altro resa possibile non solo dalle dimensioni dei vasi in generale ma anche dal fatto che il diametro massimo alla bocca risulta sufficiente per condurre in sicurezza questa procedura12. Lo studioso, inoltre, nel corso della presentazione delle tombe recuperate nella campagna di scavo1963-1964 descrive le caratteristiche della t. 84 definita un "giant pithos" di 2 metri di altezza (ma il pithos più alto è quello della t. 272 nella trincea 98 che raggiunge 2,15 metri)13, con un diametro massimo di 1,30 metri, un diametro alla bocca di 0,95 metri e uno spessore delle pareti di 5 centimetri, contenente i resti di quattro individui adulti. Mellink ragiona che con probabilità questi vasi venivano fatti rotolare dal luogo di manifattura a quello di sepoltura e sistemati nelle fosse prima dell'inizio delle cerimonie funerarie14.

L'enchytrismòs, che è comunque la pratica più diffusa nell'Anatolia occidentale, risulta piuttosto regolare nella sua applicazione15, per cui «(...) les jarres sont

7 Mellink, Angel, 1970: 245 8 Perello, 2013: 30

9 Ivi: 32. Il biologo e antropologo forense Lawrence J. Angel rileva che delle 244 tombe a enchytrismòs «Fifty-six large pithoi contained single adult skeletons but 63 other large pithoi contained family burials including 171 adults and 26 juveniles (...)» (Mellink, Angel, 1968: 261). 10 Mellink, Angel, 1968: 256 11 Mellink, 1965: 241 12 Ibidem 13 Mellink, 1969: 321 14 Mellink, 1965: 243

15 Le poche varianti riscontrate (il modo di fermare il vaso, la morfologia del vaso e la

quantità degli oggetti del corredo), vengono considerate dall'archeologa Bérengère Perello come non significativi e attribuiti, in alcuni casi, a scarsa cura(Ivi: 32, 38). Nel

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enterrées à 25/50 cm sous la surface d'occupation. Elle sont disposées à l'horizontale avec une légère inclinaison, dont le but est certainement de faciliter la mise en place du défunt. Les grandes jarres, destinées essentiellement aux adultes, mesurent entre 1,20 m et en peu plus de 2 m, celles des enfants mesurent moins de un métre. Des pots sont utilisés pour les périnatuax. Dans le jarres, le corps est couché sur le côté droit ou gauche avec les jambes repliées et il est éventuellement accompagné d'offrandes. La tête du défunt est généralement située du côté de l'ouverture de la jarre, sependant sur certains sites, la tête

est placées au fond (Ulucak Höyük). La jarre peut être fermée de plusieurs manières: un

pot retourné, un tesson, une dalle de pierre16. Sur ce premier scellement pouvait ête ajouté un amas de pierre, obstruant véritablement la tombe. Ensuite, la fosse était remplie jusqu'au niveau du sol de circulation»17.

Di particolare interesse si rivela la lettura che Perello fa della relazione tra le necropoli, il loro orientamento interno e la posizione degli abitati. La studiosa comincia la sua analisi precisando che la distanza tra impianto funerario e insediamento è abbastanza breve (nel caso di Karataş-Semayük, all'origine è di appena 300 metri, distanza ulteriormente contratta dai successivi sviluppi dell'abitato)18. Ma soprattutto precisa che l'orientamento interno delle tombe, con la testa del defunto a E, è sempre opposto al punto cardinale in cui si localizza l'abitato, tanto che il commento di Perello è che «(...) Il considère cela comme l'expression d'une volonté ambivalente des populations de conserver les défunts à proximité mais sans pour autant souhaiter être 'observés' par eux»19. Unica eccezione è il sito di Ulucak Höyük in cui la bocca delle giare ha orientamento S-E.

La studiosa descrive in modo particolare l'organizzazione interna della necropoli di Karataş-Semayük sottolineandone la regolarità, nonostante l'utilizzo intensivo. Le tombe sono equidistanziate di almeno 1 metro e rese riconoscibili attraverso le pietre di copertura, o attraverso la creazione di circoli di pietre di diametro variabile da 1 a 6,5 metri20 con muri di spessore di 40-50 centimetri che non prevede l'alzato21 e in alcuni casi pavimentati in superficie con piccole pietre22, individuati in gran numero nella trincea 98 (Tav. I). Strutture simili, ma moderne, complesso, però, anche valutando le differenze qualitative e quantitative del corredo, la studiosa ritiene che esista una concezione dello spazio sepolcrale come luogo di segregazione (Ivi: 40). Nel caso dell'orientamento delle tombe, invece, Perello nota come all'interno di uno stesso sepolcreto caratterizzato da prassi inumatorie diversificate (in vaso, in piena terra, in cista), considerate come espressione della variabilità etnica o sociale, l'orientamento varia tra i diversi tipi (Ivi: 38) anche se non esiste una divisione in settori dell'impianto (Ivi: 40).

16 A Karataş-Semayük, in particolare, si registra una certa varietà con l'uso di «(...) sherds

of both small vessels and pithoi, stones and substantial portions of other vessels (...) as well as stone slabs» (Wheeler, 1974: 417).

17 Perello, 2013: 31-32 18 Ivi: 35 19 Ivi: 36 20 Mellink, Angel, 1968: 257 21 Perello, 2013: 38 22 Mellink, 1969: 319-320

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vengono registrate durante la campagna del 1881-1882 promossa dal Palestine Exploration Fund dal Colonnello Claude R. Conder, esploratore e antiquario britannico, nella Palestina orientale23. La maggior parte dei circoli di Karataş-

Semayük racchiude la deposizione di un singolo pithos funerario, la cui posizione risulta spostata lungo il bordo del circolo, come nel caso del vaso funerario del circola A la cui base si inserisce al di sotto del muro24. Ma particolare si rivela la situazione del Circolo X e non solo per essere l'unico a conservare l'accesso. Mellink argomenta che l'intero complesso risulta più elaborato e contiene di sicuro più deposizioni in pithos che descrivono lo stesso come circolo "familiare"25. Nonostante all'interno dei circoli si ritrovino deposizioni plurisome, lo studioso nota che nessuno raggiunge il numero di individui registrato nella zona S della necropoli, dove le tombe sono più povere, e dove nella t.112 si raggiunge un massimo di 8 soggetti inumati (completi?)26.

La stessa possibilità di riconoscere le singole tombe risulta di sicuro funzionale alla deposizione multipla degli individui, ma lo spazio lasciato libero tra le tombe è riservato anche ad accogliere i vasi dei soggetti morti in età infantile, sistemati in raggruppamento senza una particolare attenzione all'orientamento27. Deposizioni infantili si registrano anch all'interno dei circoli come "aggiunta" alla sepoltura degli adulti o come tomba indipendente per la quale viene costruito il circolo (come nel caso della t. 333 nel circolo AH)28. All'opposto, sembra che l'assenza di segnacoli contribuisca alla interferenza tra le tombe di alcune necropoli il cui impianto ha un aspetto irregolare e addensato29. Un'ultima nota interessante riguarda il fatto che la necropoli di Karataş-Semayük viene abbandonata a patire dal Bronzo Antico III e questo nonostante l'abitato sia ancora in funzione. La possibilità è che l'impianto venga spostato, ma le motivazioni sono difficilmente ricostruibili30.

Fino al 1967 vengono individuate 323 tombe nel cimitero extra-murale31, delle quali 12 non in enchytrismòs (cui aggiungere la tomba del circolo AQ della trincea 98 dove, nel corso degli scavi del 1969, viene messa in luce quella che Mellink definisce una "tomba pseudo-costruita" contenente i resti ridotti di un singolo individuo, forse trasferiti da una precedente deposizione, interpretato come possibile capo della comunità32). Esse vengono esaminate dal biologo e antropologo forense anglo-americano Lawrence J. Angel, in prestito alla missione 23 Conder, 1889: 98-100 24 Mellink, Angel, 1968: 258 25 Ibidem 26 Mellink, 1969: 321 27 Perello, 2013: 38 28 Mellink, 1969: 320 29 Perello, 2013: 39 30 Ivi: 36 31 Mellink, Angel, 1968: 258 32 Mellink, 1969: 324-327

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dallo Smithsonian Institution. Lo studioso esamina la distribuzione delle età alla morte da cui risulta che delle 323 tombe solo sei contengono resti di soggetti infantili, rendendo evidente che la comunità dispone in modo differente dei neonati e dei soggetti al di sotto di un determinato limite di età33. 75 sono i bambini tra 1 e 14 anni, 18 gli adolescenti fino a 19 anni, 147 i giovani adulti fino a 34 anni, 76 gli adulti fino a 54 anni e solo un soggetto di età superiore a 55 anni. Incrociando questi dati con le dimensioni dei vasi funerari Angel afferma che è possibile stimare che quelli con dimensioni in altezza inferiori ai 37 centimetri sono destinati ai soggetti infantili, al di sotto dei 70 centimetri e fino a oltre 1 metro ai bambini (non oltre 50 cm per i più piccoli), tra i 70 e i 110 centimetri agli adolescenti (10-14 anni) e al di sopra dei 110 centimetri (e mai meno dei 90 cm) agli adulti o a intere famiglie34. Gli adulti, per altro, hanno una statura media di 166,3 centimetri quando maschili, 153,5 centimetri quando femminili, con gli individui inumati sotto i circoli della trincea 98, più ricca sotto molti aspetti in confronto ad altre aree della necropoli, con una taglia corporea più piccola35. Per quanto l'impianto di Karataş-Semayük sia il più noto, anche perché quello più estensivamente indagato sia da un punto di vista archeologico che antropologico, altri sepolcreti coevi offrono importanti spunti di riflessione. A tale proposito, l'archeologa Tamara Stech Wheeler analizza questa prassi sepolcrale, che definisce tipica dell'Anatolia occidentale, sulla base di quattro necropoli in particolare, tra le quali quella di Karataş-Semayük. Le altre sono quella di Yortan e di Babaköy (BA II) non compiutamente scavate, e Kusura (BA I) cui si può aggiungere il sito di Bakla Tepe Höyüğü discusso dagli archeologi Michele Massa e Vasif Şahoğlu36.

La prima notazione fatta da Wheeler è che ancora una volta ci troviamo di fronte a cimiteri extramurari regolari e alla mancanza di deposizioni all'interno degli insediamenti con rare eccezioni di tombe in vaso di soggetti in età infantile (Babaköy, Kusura e forse Yortan)37. La descrizione ricalca quella già presentata, con in più la considerazione che con probabilità i vasi sono prodotti ai soli fini sepolcrali38 e la dolente constatazione che per quanto riguarda gli impianti di Yortan, non puntualmente descritto, e di Babaköy, saccheggiato, la composizione e posizione dei corredi rimane non ricostruibile.

33 Mellink, Angel, 1968: 261 34 Ibidem

35 Mellink, Angel, 1970: 254, 258 36 Massa, Şahoğlu, 2011

37 Gli archeologi Michele Massa e Vasif Şahoğlu riportano le motivazioni di queste

deposizioni infantili, che collocano in un range compreso tra il perinatale e l'anno di vita, all'alta mortalità di questa fascia di età (che a Karataş-Semayük arriva al 30% degli individui) e a un minore legame affettivo parentale dimostrato anche dall'assenza di corredi (Massa, Şahoğlu, 2011: 165).

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Ancora da sottolineare l'organizzazione interna con indicazione delle tombe tramite circoli, o comunque marcatori, indispensabili soprattutto in impianti nei quali si riscontra l'uso di deposizioni multiple con la ovvia necessità di poter individuare la tomba (Karataş-Semayük e Babaköy)39. Particolare la situazione registrata a Bakla Tepe Höyüğü dove, per far posto a una seconda inumazione, i resti del primo occupante della tomba (t. 107) vengono traslati all'esterno e sepolti accanto e a NE del vaso40. Fatto che viene letto come probabile rispetto per gli antenati41. Le necropoli risultano esclusivamente con deposizioni in enchytrismòs tranne i casi di Karataş-Semayük, Bakla Tepe Höyüğü (dove si registrano due periodi, il primo a rito misto con tombe in cista, in fossa e pithos, il secondo con tombe a grossi pithoi formato famiglia42) e Kusura. In quest'ultima in particolare le tombe in vaso convivono con quelle in cista e in piena terra, ma un altro dato rilevante riguarda proprio le modalità di sepoltura in enchytrismòs.

Wheeler riporta che a Kusura vengono rinvenuti 4 pithoi, tre "pseudo-pithoi" composti dall'assemblaggio di due metà di vasi sezionati longitudinalmente, e una deposizione all'interno di un frammento di vaso43. Qui il vaso di dimensioni maggiori ha una altezza di 1,40 metri mentre il resto si aggira attorno al metro44, diversamente da quanto riscontrato nelle altre necropoli dove l'altezza dei vasi arriva a superare i 2 metri (Karataş-Semayük, Yortan e Babaköy)45. La conclusione della studiosa è che forse gli artigiani locali non erano in grado di produrre vasi di dimensioni maggiori46. Un'altra differenza/anomalia sostanziale è che a Kusura i cadaveri vengono inseriti con la testa verso il fondo del vaso (come a Ulucak Höyük) per cui, anche se i vasi stessi hanno orientamento a E, i defunti hanno orientamento a O. E per concludere la composizione dei corredi ("cups, jugs and pitcher") risulta limitata rispetto alle altre necropoli e la loro posizione presso la testa diverge da quella più diffusa davanti al torace. Elemento comune è l'organizzazione interna regolare con segnalazione delle tombe. Secondo Wheeler le differenze riscontrate potrebbero essere ascritte a una questione cronologica per cui l'impianto di Kusura, attribuito al BA I, è di poco precedente agli altri collocabili nel BA II, e quindi i vasi bisezionati e il frammento vengono letti come forme primordiali di deposizione in pithos, le dimensioni ridotte come limitata 39 Ivi: 416-417 40 Massa, Şahoğlu, 2011: 166 41 Şahoğlu, 2016: 170 42 Ivi: 167 43 Wheeler, 1974: 418 44 Ibidem

45 Vd. anche Kiamil, 1980: 23. L'archeologo Turhan Kiamil esaminando i pithoi funerari

delle necropoli di Karataş-Semayük, Yortan e Babaköy (e nonostante la descrizione alla fonte dei vasi di Yortan non sia esaustiva) afferma che la decorazione non risulta rilevante ed è invece limitata ad alcuni motivi plastici tra i quali quello a medaglione accomuna Karataş-Semayük e Babaköy (Ibidem).

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capacità tecnologica e l'omogeneità dei corredi come l'espressione dello stile del momento47.

Massa e Şahoğlu, invece, mettono in evidenza la mancanza di testimonianze certe di cerimonie connesse alla sepoltura, con eccezione del sito di Bakla Tepe Höyüğü. In questo caso ci troviamo di fronte a due insediamenti nella stessa area. Il primo in continuità con l'età del Rame e con la sua necropoli extramuraria a est- nord-sud dell'insediamento e a rito misto (deposizioni in cista e monosome e plurisome in pithos di numero limitato, e in fossa più ricche e rappresentative di quasi la metà delle circa 40 tombe) attribuito al BA I. Il secondo insediamento occupato dopo una breve pausa sempre con la sua necropoli extramuraria questa volta quasi esclusivamente a enchytrismòs (delle circa 200 tombe solo poche risultano in piena terra), spesso plurisome con fino a 6 inumazioni48, e attribuita al tardo BA II e al primo BA III49.

All'interno della necropoli del BA I accanto a due tombe a cista, entrambe accoglienti soggetti maschili adulti (laddove questo tipo di sepoltura, con orientamento non uniforme, risulta invece destinata a soggetti infantili) vengono ritrovati dei pithoi impostati in verticale nel terreno, la cui presenza è considerata come possibile testimonianza di pratiche post-sepolcrali. Nel caso della t.40 (in effetti una bisoma con riduzione di un soggetto di circa 12 anni) il pithos si trova a E della cista e il suo collocamento comporta il taglio della lastra litica posta a copertura della tomba, dimostrando la complementarietà delle due strutture. Nel caso della t.107, che come visto è una sepoltura riutilizzata spostando all'esterno i resti del precedente inumato, il pithos posto a NE della cista viene riempito di pietre. In entrambi i casi viene rinvenuta solo la metà inferiore dei vasi il che, secondo Şahoğlu, indica che la metà superiore doveva sporgere al di sopra del piano di calpestio assolvendo al duplice compito di segnalare la tomba a cista e permettere lo svolgimento di cerimonie commemorative50. Nel corso delle fasi successive di utilizzo dell'impianto, invece, all'esterno dei pithoi funerari la deposizione di brocche e boccali viene letta come testimonianza di offerte praticate durante o dopo il rito funerario. Oltre a questo, in una fossa cronologicamente contemporanea (tardo EB2-iniziale EB 3), ma collocata al di fuori dell'area sepolcrale, contiene ossa animali combuste e vasi per bere e versare, il che porta a valutare il luogo come sede di cerimonie performate prima e dopo le deposizioni51. Particolare è il fatto che in alcune tombe sono presenti

cereali carbonizzati, il che sembra una prassi locale risalente all'età del Rame52. Sempre da questa necropoli provengono indizi del possibile differente trattamento

47 Ibidem

48 Şahoğlu, 2016: 174 49 Ivi: 169

50 Ivi: 172

51 Massa, Şahoğlu, 2011: 166; Şahoğlu, 2016: 173 52 Şahoğlu, 2016: 175

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riservato a defunti di alto livello pur nella invarianza di rito (mentre in alcuni casi si ritiene che proprio le diverse prassi sepolcrali che convivono all'interno dello stesso impianto siano espressione di differenze sociali piuttosto che culturali53, in

altre la stessa caratteristica viene riportata alla pacifica convivenza tra gruppi "religiosi" differenti54). Si tratta della deposizione, nel corso dell'ultima fase di utilizzo della necropoli, di una donna adulta, fatta oggetto di una trapanazione cranica, inumata all'interno di un pithos non prima né dopo utilizzato, con a corredo un rasoio, un'ascia, uno spillone, tre vasi e un sigillo in osso a forma di volatile (strumento forse amministrativo ma di foggia non anatolica)55. Allo stesso modo, la ricchezza del corredo sembra risulti distintivo di una intera area della necropoli di Karataş-Semayük56.

Quello che in linea generale manca per una completa interpretazione di questi complessi è l'analisi dei resti umani, a eccezione di quelli di Karataş-Semayük, Bakla Tepe Höyüğü e pochi altri. Mancanza da un lato determinata dal pessimo stato di conservazione dei resti (Babaköy), dall'altro dallo scarso interesse che molti scavatori/archeologi dimostrano da sempre per gli scheletri (nel caso in oggetto questo vale per Yortan)57.

La deposizione in enchytrismòs è adottata nel corso dell'età del Bronzo antico

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