III.3. Il turismo sessuale femminile
III.3.3 Il ruolo delle agenzie di viaggio e gli stereotipi nella promozione
Innanzitutto, è necessario precisare che le agenzie di viaggio e i tour operator non possono pubblicizzare esperienze turistiche sessuali con minorenni. La legge italiana è molto chiara a riguardo: nel 2000 è stato approvato il Codice di Condotta dell’Industria Turistica Italiana recepito dal Codice di Certificazione del Turismo Etico con il quale i firmatari s’impegnano a non promuovere ed incentivare lo sfruttamento sessuale dei minori. Si tratta di uno strumento di autoregolamentazione rivolto a tour operator, agenzie di viaggio, compagnie aeree e associazioni di
Repubblica Dominicana, ponendo particolare attenzione alla sfera femminile, indagando sulle differenze di comportamento di beach boys e sex workers, sugli approcci utilizzati nei confronti dei/delle turisti/e, sulle motivazioni alla base dei rapporti, sui compensi e sulle tipologie di relazioni.
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categoria per proteggere e tutelare i minori tramite la formazione del proprio personale, la stipulazione di contratti con clausole specifiche di comune rifiuto dello sfruttamento sessuale commerciale dei minori, offrendo e garantendo un’informazione trasparente alla clientela. Il Codice vuole rispondere all’esigenza di vigilanza e prevenzione di questo fenomeno diffuso in ogni parte del mondo fungendo da strumento d’integrazione alla legge statale e internazionale.
Per quanto siano sempre più numerose le strutture turistiche attive nella lotta alla prostituzione minorile, vi è comunque un’altra realtà legata al turismo sessuale che coinvolge esclusivamente gli adulti e dove la promozione e la vendita assumono connotati molto diversi. Di fatto, le agenzie non possono promuovere forme turistiche di questo tipo, tuttavia recentemente è sorto il cosiddetto “turismo erotico” per il quale anche in Italia sono nate delle organizzazione private che vendono pacchetti rivolti a coloro che sono desiderosi di partire da soli o in coppia per sperimentare in apposite strutture e in totale legalità delle esperienze di natura sessuale con single o altre coppie consenzienti. Una forma di turismo che, per quanto non sia illecita e a livello terminologico si definisca diversamente, non pare discostarsi dal più comune turismo sessuale poiché gli obiettivi alla base di queste esperienze sono sempre legati alla ricerca del piacere fisico.
Restando nell’ambito della promozione e della pubblicità turistica, interessante è accennare al ruolo dell’immagine e agli stereotipi di genere ancora radicati.
Immagine 3.3.: in questa immagine tratta da un catalogo di viaggi on-line, la bellezza del paesaggio
caraibico è associata alla sinuosità del corpo femminile con un velato richiamo alla sessualità (www.travelnet.it/magazine/?p=3909).
L’immagine è un fattore chiave delle strategie di marketing ed è un elemento pervasivo della nostra società fondata sulla comunicazione. L’uso del corpo umano è parte essenziale della rappresentazione dell’identità intesa come processo tramite il quale una cultura usa segni per
produrre dei significati specifici attribuendo valori ad un determinato soggetto o elemento (Caldas- Coulthard, 2005).
Nella nostra attualità, l’iconografia ha assunto fortissimi connotati di tipo sessuale ed è densa di stereotipi di genere. Anche l’immagine nella promozione turistica non è esclusa da questo fenomeno poiché è filtrata e mediata da strutture culturali e ideologiche in cui lo sguardo maschile è nettamente privilegiato. Il soggetto che si vuole richiamare è il turista bianco, occidentale, eterosessuale proveniente dai Paesi ricchi e più influenti del mondo, nei quali viene creata a tavolino la promozione e la pubblicità delle destinazioni esotiche. Le società dominanti costruiscono e gestiscono i mezzi di comunicazione e le relative strategie (Pritchard et al., 2005). Il corpo femminile è fortemente strumentalizzato e sfruttato per la promozione di destinazioni turistiche e il richiamo alla sessualità è palese.
Non di rado viene mostrato e veicolato come oggetto sessuale, spesso seminudo e in pose provocanti. Slogan ambigui per promuovere le destinazioni associati a figure femminili accattivanti rivelano una visione antiquata che lega la donna alla passività, all’emozionalità, all’irrazionalità e alla sottomissione. Virilità, forza e pragmatismo sono attributi esclusivamente maschili. Come rivelano le immagini 3.3. e 3.4, la donna è raffigurata come una merce esotica pronta a far vivere al turista un’esperienza edonistica introvabile in altri luoghi.
Immagine 3.4: foto tratta da un catalogo di viaggi on-line relativo alla Polinesia e alle Isole del Pacifico. Il
corpo femminile di una locale è messo in mostra in una posa sinuosa con il chiaro intento di promuovere queste destinazioni come luoghi paradisiaci, di bellezza ed erotismo, richiamando così l’attenzione del pubblico maschile (www.travelnet.it/cataloghi.php).
Alquanto raro, invece, è incontrare immagini di uomini prestanti in atteggiamenti provocanti per richiamare le turiste. Generalmente le fotografie e le pubblicità che ritraggono uomini e ragazzi lasciano trasparire concetti di natura sessuale in maniera molto velata: sono tendenzialmente
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mostrati nell’atto di svolgere attività sportive contestualizzate in paesaggi che catturano l’attenzione e fanno pregustare le bellezze della destinazione. L’avventura, l’azione e il movimento sono gli aspetti su cui si vuole puntare maggiormente in questi tipi di promozione. E’ evidente come la comunicazione sia tendenzialmente fatta dagli uomini per gli uomini, inducendoli e invogliandoli a ricercare esperienze ed emozioni durante la propria vacanza e questo perché fondamentalmente il turismo sessuale è di appannaggio soprattutto maschile.
La strategia comunicativa utilizzata, il marketing e la stampa specializzata sono perciò dense di questi stereotipi e fanno leva sulla bellezza femminile, sulla grazia, sulla gentilezza, sulla disponibilità e sull’accoglienza. La promozione turistica privilegia lo sguardo maschile eterosessuale per rispecchiare le percezioni stereotipate che dominano le culture sia dei Paesi d’origine dei flussi turistici sia quella dei Paesi di destinazione.
Gli stessi paesaggi sono oggetto di percezione di genere in cui l’intreccio tra femminilità e spazio è evidente e marcato. La sessualizzazione della natura, la descrizione di territori femminilizzati affondano le loro radici nell’antica epoca coloniale, quando le località dovevano essere esplorate, penetrate e conquistate dall’uomo occidentale. Da qui deriva l’idea delle “spiagge immerse in una natura vergine”, “ colline dalle forme sinuose”, e via discorrendo. I paesaggi femminili sono legati alla seduzione, i paesaggi maschili all’avventura e alla conquista, rivelando purtroppo una notevole discriminazione di genere.
Immagine 3.5: Immagine relativa ad un catalogo on-line dedicato ai viaggi
LGBT. Il richiamo sessuale è piuttosto evidente con l’obiettivo di catturare l’attenzione del potenziale turista (www.travelgay.it/info/chi%20siamo.asp).
Per quanto riguarda il già citato turismo LGBT, oltre alla promozione delle agenzie di viaggio e i
tour operator che si rivolgono ad omosessuali, si incontra anche in questo una tipologia di
Solitamente si possono osservare nei cataloghi cartacei e online immagini di donne e uomini piacenti a livello estetico, in pose e con sguardi ammiccanti. L’intento di veicolare un messaggio dai forti connotati sessuali è molto evidente (Hughes, 2006).